CantaNapoli - Il processo
Cric e Croc
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- By Dominiobianconero
Luciano Moggi lo aveva promesso qualche settimana fa.
Non sarebbe stato più spettatore passivo, ma sarebbe sceso in campo per cominciare a puntualizzare e a replicare attraverso le dichiarazioni spontanee, alle deposizioni rese dai testimoni dell'accusa.
Aveva cominciato nel corso dell'udienza del 13 novembre, replicando pesantemente alle dichiarazioni rese in aula da Manfredi Martino, e ha continuato ieri, 24 novembre, con una filippica al vetriolo di circa 10 minuti.
I suoi missili terra-aria stavolta sono stati puntati dapprima contro il PM Narducci, accusato di aver avuto un tono arrogante nei suoi confronti durante i primi interrogatori del 2006, poi contro Zeman, protagonista di una delirante deposizione il cui "riassunto" potete seguire qui. Le ultime due bordate dell'ex- Direttore Generale della Juventus sono riservate al "santo subito" Facchetti, e alla fraterna commistione tra arbitri e guardalinee organizzata da Leonardo Meani, definito recentemente, da Roberto Beccantini, il "preservativo" milanista di Galliani per i rapporti con gli arbitri.
Moggi prende la parola verso la fine dell'udienza, dopo aver ascoltato gli altri testi presenti in aula, tra cui una delle sue segretarie di quando lavorava alla Juventus, Morena Mosca.
La dichiarazione spontanea appare il giusto corollario alla testimonianza della sua ex segretaria.
Regalare gadgets e biglietti era infatti una usanza consolidata, e ne approfittavano tutti, finanche i carabinieri che periodicamente si recavano in visita ispettiva nella sede di Corso Galfer.
Queste affermazioni determinano un gustoso siparietto tra il Presidente Casoria e il PM Narducci che, insofferente e polemico, le definisce "fesserie e sciocchezze".
La Casoria insorge e "spegne" il Narducci con una bastonata ben assestata, intimandogli di lasciar parlare l'imputato e ricordandogli che l'imputato può dire quello che vuole. Moggi - Narducci 1-0.
Emerge un particolare interessante dallo scontro tra Moggi e il PM. Moggi accusa Narducci di averlo accolto con tono arrogante nel maggio del 2006, nel corso del primo interrogatorio, subito dopo lo scoppio dello scandalo. "Lei ha finito, Moggi" questa la frase che Narducci avrebbe pronunciato.
Narducci, nel corso dell'esame a Morena Mosca si era soffermato sulle telefonate tra la segreteria della Juve e quella di Diego Della Valle come indizio dei contatti illeciti per salvare la Fiorentina. Moggi stigmatizza questa affermazione dichiarando che si sentivano spesso, da molti anni, con Della Valle e che, se avesse voluto fare qualcosa di illecito, non lo avrebbe fatto certamente passare dalla segreteria! Quello che Narducci dimentica (o fa finta di non sapere) è che la segreteria della Juventus ha contatti con tutte le segreterie delle altre squadre, con le quali ci sono tutta una serie di adempimenti di reciprocità su biglietti, trasferte e altri impegni istituzionali.
Nel corso della deposizione Moggi si accalora, il tono di voce si fa più duro, sferzante, soprattutto quando parla di Zeman. Le dichiarazioni del tecnico boemo hanno profondamente amareggiato Moggi ("mi ha rovinato la carriera"), che non fa nulla per nasconderlo. Gli rinfaccia le cifre che ha guadagnato a Napoli, dove, secondo Zeman, sarebbe stato Moggi a mandarlo per metterlo in difficoltà. La redazione del Team si sta chiedendo se forse non è meglio mettersi contro Moggi per farsi mandare a Napoli a 2,5 miliardi di lire all'anno; in questo modo avremmo risolto un bel po' di problemi.
Poi Moggi inizia a parlare di calcio e dell'importanza dei risultati, della sovranità dei "fatti" rispetto alle "chiacchiere". Ecco dunque che snocciola il curriculum di Zeman: retrocessioni, esoneri, piazzamenti mediocri con regolarità disarmante. Gli appunti di Lucianone infilzano "l'allenatore migliore d'Europa" fino a farlo diventare un Oronzo Canà un po' più tecnico. E alla fine l'annuncio: "I miei legali stanno studiando una querela".
Le ultime "attenzioni" sono dedicate a Babini, il guardalinee amico di Leonardo Meani, che lo aveva accusato (udienza 13 novembre) di andare regolarmente negli spogliatoi degli arbitri a fine partita.
Moggi spiega che era permesso ai dirigenti andare negli spogliatoi a fine partita e che, a differenza di altri dirigenti in odore di santità, lui non ha mai ricevuto 4 mesi di squalifica per essere andato nell'intervallo a parlare con la terna arbitrale, proferendo strane minacce ("Adesso capisco tutto, ci penso io....")
Babini aveva raccontato di aver chiesto ai designatori di arbitrare la Juve. Moggi lo asfalta: "Se leggete le intercettazioni, vedete che alle 11,53 io sapevo le terne, mentre alle 11,40 Meani telefonava direttamente a Babini per dirgli che era stato designato insieme a Puglisi, Cric e Croc, e gli impartiva anche ordini su come alzare o abbassare la bandierina!"
Il fiume in piena si placa. La Casoria ascolta e annota tutto. Moggi ringrazia e affila la lingua per la prossima deposizione spontanea. Ci sta prendendo gusto. Si siede proprio mentre da Torino arrivano altre buone notizie...
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Clamoroso a Napoli: alla Juve distribuivano gadgets
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- By Pinobici
Meno di un'ora è durata ieri l'udienza del processo Calciopoli a Napoli. Ciò a causa della defezione dei testi principali previsti, ovvero Carraro, Ghirelli e Lanese. Carraro per precedenti impegni nelle aule del tribunale di Avellino, gli altri due perché si sono avvalsi della facoltà di non rispondere, il primo in quanto indagato nello stesso procedimento e poi prosciolto dal GUP, il secondo in quanto ha scelto il rito abbreviato. La sola testimonianza sentita in aula oggi è stata quella della signora Mosca Morena, impiegata della segreteria generale della Juventus, attualmente in congedo per maternità.
La signora Mosca inizia la sua testimonianza dicendo di essere stata assunta nell'ottobre del 2001, da Giraudo, Moggi e Bettega, e di lavorare in segreteria generale. Si occupava della gestione organizzativa interna, di rispondere al telefono e anche dell'organizzazione delle trasferte della Juventus. La parte iniziale dell'interrogatorio verte sugli omaggi elargiti dalla Juventus agli addetti ai lavori, ai collaboratori ed anche ai designatori. Infatti, il PM le chiede:
"Nell'ambito di queste mansioni Lei si è mai occupata della preparazione, e poi dell'invio, del recapitare biglietti omaggio relativi alle partite?”
Mosca: “Gestivamo la biglietteria omaggio, avevamo una dotazione di biglietti nostri di segreteria che ovviamente venivano dati dai dirigenti ai dipendenti piuttosto che consulenti o collaboratori esterni”
PM: “Senta, si è mai occupata della preparazione di questo materiale e dell'invio di questo materiale in relazione ai designatori arbitrali in quegli anni, parlo di Paolo Bergamo e Pierluigi Pairetto?”.
Mosca: “Allora, non ricordo esattamente quante volte possa aver preparato del materiale, può essere capitato un paio di volte di aver preparato gadgettistica, però i gadgets potevano essere dei gagliardetti piuttosto che dei calendari squadra piuttosto che pins, comunque cose inerenti la società e veniva dati comunque ad altre persone, forse una volta, un paio di volte ”.
PM: “Cosa, non ho capito una volta o un paio di volte, scusi?”.
Mosca: “Il materiale, le ripeto, erano delle gadgettistiche della società, quindi potevano esserci dei pins, potevano esserci dei calendari, potevano esserci materiale inerente comunque..., forse delle magliette, materiali della società, quindi che venivano... delle borse che venivano preparate, e poi questo non lo facevo io, lo facevano altre persone, venivano lasciate in reception e poi prelevate dalle persone che venivano indicate ”.
PM: “Mi scusi e Lei ricorda soltanto questo materiale e non i biglietti omaggi di cui abbiamo parlato?”.
Mosca: “Biglietti omaggio sinceramente io non ricordo di aver preparato, so che ad inizio anno c'erano delle tessere, ricordo chiaramente che ad inizio anno venivano date delle tessere omaggio che venivano date a più persone, quindi c'era un elenco, una serie di persone a cui venivano date le tessere omaggio, poteva capitare che delle persone.... , nella fattispecie Lei mi faceva la domanda del sig. Bergamo e del sig. Pairetto, io ricordo che il sig. Pairetto avesse fatto un paio di volte richiesta di biglietti aggiuntivi”.
Il Pm contesta alla teste di non ricordare bene i fatti. Rilegge il verbale del 30 maggio 2006 e ricorda quanto affermato dalla teste all'epoca dell'interrogatorio, ovvero che i biglietti omaggio venivano dati a Pairetto in una busta identificata dalla lettera P, e che i due designatori venivano indicati dalla segreteria, con le sole iniziali, ovvero P e B. La teste conferma e ribadisce che era usanza della segreteria usare delle abbreviazioni per velocizzare le registrazioni.
Il Pm chiede: “Questo è l'unico caso, che Lei rammenta, di persone non indicate con il proprio nome e cognome, con le proprie estese generalità, e solo con una sigla, ovvero con una lettera dell'alfabeto?”.
“No, usavamo dei sinonimi piuttosto che magari dei nomi abbreviati”, risponde la teste.
PM: “Sempre in relazione [ai designatori]?”.
Mosca: “Non in relazione a loro, in relazione ad altre persone....”.
Definito il capitolo “gadgets” e biglietti omaggio, il PM vuole approfondire i rapporti tra la Juve e Pairetto, chiede infatti alla teste:
“Lei come addetta a questa segreteria si è mai occupata ovvero ha mai potuto constatare che la struttura della segreteria di cui Lei faceva parte si è occupava anche di questioni relative al rinnovo di passaporti riguardanti Pairetto?”.
La teste chiarisce che in segreteria si sono sempre occupate del rinnovo dei passaporti dei dirigenti, o dei calciatori. Nel caso specifico ricordava una una telefonata finalizzata a velocizzare il rinnovo di alcuni passaporti, visto che loro avevano dei contatti diretti con la questura. Il Pm "aiuta" la memoria della teste rileggendo il verbale del 30 maggio, in cui è verbalizzato che la richiesta proveniva da Moggi e che i passaporti da rinnovare erano quelli del socio di Pairetto e della moglie di questo. La signora Mosca conferma e ribadisce che, essendo passati oltre tre anni, non ricordava bene i singoli episodi.
Il Pm chiede, infine, se ricorda che nella primavera del 2005 fossero intercorsi frequenti colloqui tra i Della Valle e Moggi. Morena Mosca chiarisce che capitava spesso di sentire la segreteria della Fiorentina e che, anzi, era prassi prendere accordi con le altre squadre prima degli incontri di calcio, per risolvere problemi logistici e l'invio di biglietti omaggio. Il Pm contesta ancora, rileggendo il verbale in cui si afferma che nella primavera del 2005 ci sono state diverse chiamate dei Della Valle a Moggi.
La signora contesta che all'epoca le venne chiesto, in specie, se ci fossero state parecchie telefonate in quella primavera, ma le telefonate erano frequenti con tutte le squadre in ogni periodo dell'anno.
La teste viene quindi congedata. Nessun avvocato delle difese o delle parti civili ha operato il controesame.
Questa deposizione ci ha permesso di apprendere che:
1. la Juve ha distribuito gadgets anche a Pairetto, come “anche ai carabinieri che si sono recati nella sede della Juve per fare le verifiche”, come ha poi precisato Moggi nella sua dichiarazione spontanea;
2. la Juve distribuisce biglietti omaggio anche a Pairetto, oltre che a tutte le forze dell'ordine di Torino, come detto poi da Moggi;
3. la Juve ha fatto rinnovare il passaporto al socio di Pairetto, il che, ci permettiamo di affermarlo, è sicuramente meno grave che fabbricarlo ex novo in autonomia come successo all'ombra della Madonnina;
4. Moggi si sentiva spesso con i Della Valle, e non solo nella primavera 2005, come precisato da Moggi.
Sulla rilevanza penale di queste scoperte lasciamo ampia facoltà di valutazione al lettore.
Zeman, un testimone così e così
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- By Penalty
Si diventa vecchi come un vecchio indiano,
che si finge forte e si canta piano.
Per Zdenek Zeman la Juventus, certamente nel bene e, a suo dire, anche nel male, per quanto distante, sembra sia l’artefice del suo destino. Il 20 novembre 2009 viene chiamato a testimoniare al Processo di Napoli. Deposizione spesso caratterizzata da momenti di ilarità, sia per il carattere del tecnico boemo, che per lo spirito “napoletano” della maggior parte dei presenti in aula, soprattutto del Giudice Maria Teresa Casoria, che ha spesso rimproverato il teste per il suo “carente” tono di voce.
Quanto detto da Zeman si potrebbe racchiudere tutta in una strofa di una nota canzone di Ron: raccontare dei successi e dei fischi non parlarne mai.
Per comprendere meglio gli interventi degli avvocati difensori e verificare le affermazioni del tecnico boemo è necessario conoscere la sua carriera calcistica. Mettiamo in calce all'articolo una breve sintesi della carriera di Zdenek Zeman. [1]
Nelle intenzioni dell'accusa appare evidente che Zeman è stato chiamato a deporre per chiarire tre punti essenziali:
1. Analisi della conduzione arbitrale della partita Lecce-Juventus del 14 novembre 2004;
2. La partita Lecce-Parma del 29 maggio 2005, terminata in modo sospetto;
3. Il presunto ostracismo nei confronti del tecnico da parte della Juventus e dei suoi dirigenti, atto ad impedirgli di svolgere la sua carriera.
Vediamo in dettaglio questi tre punti.
La partita Lecce-Juventus
Lecce-Juventus è una delle partite sotto inchiesta, probabilmente perché è stata arbitrata da De Santis; prima di essa risulterebbero alcune telefonate fra le SIM attribuite verosimilmente a Moggi ed altri elementi della “cupola”. In realtà l'unica nota di rilievo di questa gara fu che venne giocata su un campo al limite del praticabile, per il resto non risulterebbero episodi dubbi, la Juventus vinse con un gol di Del Piero che raccolse nell'area piccola un pallone rallentato da una pozzanghera.
Già alle domande fatte dal P.M. [2] Zeman risponde che sulla partita non c'è molto da dire, se non che secondo lui non era una partita da disputare, anche se poi ammette che si è giocato su campi peggiori.
Quindi niente da dire, appunto! Era probabilmente una partita da non giocare, ma chi dovrebbe essere sfavorito a rigor di logica da un campo pesante fra due squadre se non la più dotata tecnicamente?
Come prova inconfutabile in questo caso si potrebbe presentare al tribunale un video della famigerata Perugia-Juventus per far comprendere alla giuria in che condizioni un arbitro insospettabile permise di far giocare una partita di calcio.
Solo una considerazione. Zeman omette di dire cheDel Piero segnò al 15' del primo tempo ed è, quindi, probabile che lui ed i giocatori salentini chiedessero l'interruzione della partita quando erano già in svantaggio.
La partita Lecce-Parma
Lecce-Parma fu giocata nell'ultima giornata del campionato 2004-05, la gara risultava importante soprattutto per gli emiliani, cui serviva almeno un punto per sperare di salvarsi o avere garantito almeno uno spareggio, mentre i salentini con un punto sarebbero stati aritmeticamente salvi. Rientra fra le partite sospette perché fra le compagini a rischio retrocessione, quell'anno, c'erano Lazio e Fiorentina, due società, secondo l'accusa, "protette" dal sistema. La partita terminò con un salomonico pareggio, 3-3, un risultato "strano" per poterlo definire combinato, ma tant'è.
In questa circostanza Zeman conferma che la partita fu giocata in maniera corretta dalla sua squadra fino all'inizio del secondo tempo, dopodiché notò un atteggiamento passivo nei suoi giocatori. Comunque, dice anche che è prassi nel calcio non infierire su chi lotta per la retrocessione, anche se lui si dissocia da questi comportamenti. Durante quella stessa partita, ad un certo punto andò dietro la panchina rivolgendo le spalle al campo di gioco, "tanto non c'era niente da vedere" disse [3].
Apriamo una parentesi per far capire l'atteggiamento che molti testimoni, che dovrebbero essere al di fuori delle parti, hanno nei confronti degli imputati. All’inizio della deposizione Zeman sostiene di aver conosciuto Moggi e Giraudo solo sui campi di calcio ed in trasmissioni televisive, non ricorda che, proprio lui, in un film a lui dedicato, parla di una cena proprio con Luciano Moggi e Sogliano. Inoltre spesso si attribuiscono fatti e circostanze come vissute direttamente, invece puntualmente, incalzati dai difensori, tali testi devono ammettere che raccontano episodi di cui sono venuti a conoscenza da terze persone e, spesso, smentiti [4].
L'ostracismo ed il boicottaggio.
Passiamo ora alla parte più importante della deposizione. Secondo l'accusa, l'ostracismo nei confronti di Zeman è una forma di vendetta, che scaturisce dalle dichiarazioni del 1998 che innescarono l'inchiesta da parte della procura di Torino contro la Juventus per doping.
Verificare questo punto è fondamentale per l’accusa, perché sarebbe la dimostrazione dell’esistenza del sistema Moggi, un sistema al quale molti presidenti di altre società avrebbero dovuto sottostare.
Alla fine, a differenza di quanto pubblicato dalla Gazzetta dello Sport in merito a questa deposizione, vedremo che le accuse appaiono assolutamente infondate, non riscontrate nei fatti, anzi la deposizione smentisce, senza ombra di dubbio, anche le "sensazioni" ed i "pettegolezzi" su cui si basa l'impianto accusatorio.
Inevitabilmente le domande iniziali vertono sulla faccenda doping.
Zeman sostiene che, grazie alle sue dichiarazioni (per sua stessa ammissione, estratte però da un'intervista manipolata [5]), la Juventus ha dovuto sostenere un lungo processo, dal quale si è salvata grazie alla prescrizione dei reati.
In realtà, molti frequentatori del nostro sito sanno perfettamente che la Juventus fu vittima di quel processo, che la Cassazione annullò un verdetto di assoluzione e che la prescrizione fu dovuta soprattutto ai tempi occorsi a Guariniello per la fase indagatoria (vedi il nostro dossier doping).
Ma Zeman sembra sincero, mentre parla dà quasi l'idea di quello che la sa lunga, è evidente che è un fanatico delle sue opinioni, non si interessa, non capisce o non vuole capire anche di vicende di cui è stato protagonista.
Chi conosce la vicenda doping oggi dovrebbe restare inorridito nel constatare da quale pulpito partì la predica. L'analogia è presto fatta, un personaggio che non si discosta molto dagli stessi che accesero la miccia delle accuse calciopolare.
In qualche modo, la logica di quanto dice per tutta la deposizione ha questo filo comune: una visione sui generis della realtà. I boicottaggi che a suo avviso avrebbe subito riguarderebbero le seguenti esperienze:
1. Napoli.
Arriva a Napoli nella stagione 2000-01, firma un contratto annuale di 2,5 miliardi netti. I partenopei, neopromossi, hanno investito tantissimo per affrontare un campionato dignitoso. I risultati iniziali non rispettano però le attese, dopo 6 giornate racimola solo 2 punti e viene esonerato (vedi nota 1).
Il tecnico boemo sostiene che il suo esonero è frutto di un diabolico piano, ideato da Moggi, per rovinarlo. Tale piano prevederebbe il suo ingaggio e il relativo esonero dopo poche giornate. La prova starebbe in una dichiarazione di Ferlaino ad una testata di cui purtroppo non viene citato il nome, il giornalista o un qualunque estremo individuabile.
La ricostruzione è stupefacente. In pratica Ferlaino e Corbelli, per fare un favore a Moggi, avrebbero concluso un contratto di 2,5 miliardi netti con la società Napoli per poi farlo cacciare. [6]
2. Bologna, Palermo, Cagliari, Lecce.
Zeman rispondendo al pubblico ministero sostiene di aver notato in quegli anni molti casi di presidenti che prima lo contattavano interessati ad un suo ingaggio, poi misteriosamente non si facevano più sentire. Il problema è che non fornisce una prova efficace che sia una, sempre solo sensazioni, dichiarazioni a mezzo stampa, voci di corridoio.
Clamorose sono addirittura le risposte date a Prioreschi, difensore di Moggi, quando questi gli contesta le dichiarazioni rilasciate nel verbale del 19 maggio del 2006 riguardanti un contatto con il presidente del Bologna: in esse si contraddice asserendo prima che la circostanza gli è stata riferita da Gazzoni, poi che era una sua sensazione. [7]
Sensazioni, sempre solo sensazioni. A questo punto qualcosa potremmo farla direttamente noi! Potremmo provare a presentarci come persone informate sui fatti! D'altronde chi ne ha sentite più di noi? Chi ha potuto provare le nostre sensazioni?
Un caposaldo del teorema dell’ostracismo è legato al numero di squadre allenate, agli esoneri subiti, alla carriera da allenatore negli anni incriminati: le difese cercano di dimostrare che gli esoneri sono stati causati da scarsi risultati e che la carriera è proseguita regolarmente anche dopo il ‘98.
Un compito apparentemente facile per gli avvocati, ma i vaneggiamenti di Zeman a questo punto lasciano, davvero, perplessi, il tecnico boemo assume in molti casi i contorni di un personaggio tragicomico, uscito da una commedia di Pirandello, vale la pena leggere la versione quasi integrale dei passaggi su questo argomento [8] per farsi l’idea del personaggio, soprattutto il controesame dell'avvocato Trofino che, evidentemente preparato sull'argomento (potrebbe avere nascosto sotto la toga l'almanacco), resta sconcertato per come il teste neghi fatti evidenti, mentre è facilmente dimostrabile il contrario di quanto dichiara. Da notare che sia il giudice Casoria che gli avvocati non lo minacciano mai di comportamento irriguardoso nei loro confronti, come invece hanno fatto per altri testimoni, anzi rispondono per le rime, apparentemente quasi divertiti; il giudice ad un certo punto gli ricorda anche che è prevista la pena per testimoni falsi o reticenti, in questo caso dobbiamo dissentire, il boemo non sembra in malafede, sembra davvero convinto delle sue affermazioni, vive una realtà tutta sua e su questa basa tutto il suo pensiero.
Purtroppo per lui i numeri gli danno torto, è inutile puntualizzare sulle corbellerie sentite, vi rimandiamo a rileggere la nota per verificare quante volte Zeman è stato effettivamente e meritatamente esonerato a causa degli scarsi risultati.
Altro che sensazioni, qui carta canta!
Tecnicamente riteniamo che il problema del mancato successo va ricercato proprio nel suo tipo di gioco, in quanto si addice poco a formazioni di alto livello, per svariati motivi, primo fra tutti perché la fase difensiva è molto trascurata.
Insomma in conclusione possiamo affermare che Zeman è stato un allenatore così e così.
Per leggere la trascrizione completa della deposizione CLICCA QUI.
Per ascoltare una sintesi dei passaggi più significativi:
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Ma soprattutto, per farti quattro sane risate, sparati il nostro "Zemanlandia in tour al Tribunale di Napoli":
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NOTE:
[1] Evitiamo gazzettate e riportiamo, utilizzando fonti più attendibili (almanacchi, Wikipedia) le fasi della sua carriera calcistica di Zeman.
1. 1981-83 PALERMO. Giovanili. Assunto grazie all'intercessione dello zio Vycpalek (vincitore di due scudetti e, fatalmente, morto proprio il 5 maggio 2002).
2. 1983-86 LICATA. C2. Vince il campionato.
3. 1986-87 FOGGIA. C1. Esonerato dopo 27 giornate.
4. 1987-88 PARMA. Serie B. Esonerato dopo 7 giornate.
5. 1988-89 MESSINA. Serie B. 8° posto.
6. 1989-94 FOGGIA. Serie A/B. Nel 1991. Conquista la promozione, creando quello che si ricorda come il “Foggia dei miracoli”, una squadra di giovani che suscita clamore per il gioco spumeggiante che esprime. La carriera nella Capitanata si conclude dopo la sconfitta contro il Napoli di Lippi per lo spareggio UEFA, risultato che sarebbe stato storico per la città pugliese.
7. 1995-96. LAZIO. Serie A. Ci sono rumors che lo vorrebbero alla guida addirittura del Real Madrid, Zeman approda alla Lazio, ottenendo un secondo posto con 10 punti di distacco dalla Juventus. Ancora allenatore laziale, termina la stagione al terzo posto con 14 punti di distacco dal Milan.
8. 1996-97. LAZIO. Serie A. Viene esonerato il 27 gennaio 1997 in seguito a prestazioni deludenti (23 punti in 18 gare), gli subentrerà Dino Zoff che realizzerà 33 punti nelle restanti 16 gare.
9. 1997-99. ROMA. Serie A. Rifiuta una proposta dal Barcellona e viene ingaggiato da Franco Sensi nella Roma di Aldair, Cafù, Balbo, Tommasi, Totti, Di Biagio, Delvecchio, con i quali ottiene un quarto posto a 15 punti dalla Juventus, vincitrice del titolo.
10. 1998-99. ROMA. Serie A. 5° posto con 16 punti di distacco dal Milan, non viene confermato per la stagione successiva. Verrà sostituito da Fabio Capello.
11. 1999-00. FENERBAHCE. SUPER LIG (Serie A Turchia). Approda in Turchia, alla guida del Fenerbahçe, una delle squadre turche più amate e titolate, in tre mesi ottiene 2 sconfitte (di cui una contro gli eterni rivali del Galatasaray), 5 pareggi e 3 vittorie (contro squadre di media/bassa classifica), a causa di questi deludenti risultati dà le dimissioni dichiarando: “Ho fallito, lascio perché non sono riuscito a ottenere i successi desiderati. I giocatori non sono all'altezza, la stampa è durissima con me. In questo modo il Fenerbahce avrà la possibilità di vincere contro il Besiktas.” Infatti la giornata successiva la sua ex squadra vince per 2-0 lo scontro diretto.
12. 2000-01. NAPOLI. Serie A. Ritorna in Italia per allenare il Napoli appena promosso. Come sempre, Zeman non rinuncia al suo credo calcistico fondato sulla zona, sul pressing e sull'esasperazione del fuorigioco. I risultati sono deludenti: un solo punto conquistato in 5 partite. Emblematica la prima giornata: al San Paolo viene in visita la Juventus che vincerà, ribaltando il risultato, con un grandissimo tiro a giro di Pinturicchio Del Piero.
13. 2001-02. SALERNITANA. Serie B. Allena la Salernitana, con la quale ottiene un sesto posto, manca la promozione in serie A a causa di un disastroso finale di stagione, 3 punti nelle ultime 7 giornate.
14. 2002-03 SALERNITANA. Serie B. Aliberti, presidente della Salernitana, lo riconferma ma lo esonererà, a causa dei risultati deludenti, il 22 dicembre 2002; la stagione è caratterizzata dal caso Catania, riconducibile alla partita Catania-Siena del 23 aprile 2003.
15. 2003-04 AVELLINO. Serie B. Penultimo posto con 9 punti di distacco dalla terzultima. Il contratto non viene rinnovato per l’anno successivo.
16. 2004-05 LECCE. Serie A. Ottima stagione, nonostante conti la peggior difesa del campionato, ottiene l’11° posto grazie al 2° miglior attacco. Il contratto non viene rinnovato a causa di dissapori con la dirigenza salentina.
17. 2005-06. BRESCIA. Serie B. Subentra a Maran ad 11 giornate dal termine, rileva una squadra al 5° posto in classifica, in piena zona promozione. Il proposito è quello di conquistare la serie A senza passare dai play-off (infatti ai play-off non ci arriverà, concluderà il campionato al 10° posto).
18. 2006-07 LECCE. Serie B. Ritorna a Lecce, verrà esonerato dopo 18 giornate a causa degli scarsi risultati (10 sconfitte in 18 gare), conducendo in zona retrocessione una squadra con aspettative da promozione, gli subentra Papadopulo che condurrà il Lecce ad una tranquilla salvezza.
19. 2007-08. STELLA ROSSA. Serie A serba. La Stella Rossa è una delle società più blasonate in Serbia, Zeman viene esonerato dopo 3 giornate in cui ha totalizzato solo un punto ed è stato eliminato nell’intertoto dai ciprioti dell’Apoel Nicosia. Secondo quanto riferito dall’agenzia serba Tanjug è stato rimosso dall’incarico al termine di una riunione di emergenza tenuta nella tarda serata del 6.09.08 dai vertici del club.
[2] PM: Con riferimento alla partita Lecce-Juventus può dirci se ha potuto constatare fatti, circostanze, anomale in riferimento alla conduzione allo svolgimento di quella partita?
Zeman: Lecce-Juventus era una partita che secondo me non era da disputare perché era campo allagato, però arbitro deciso, si è giocato anche su campi peggiori devo dire, e la Juventus ha vinto 1-0, non c'è molto da dire.
PM: Lei, o altre figure dirigenziali del Lecce, prima o durante quell'incontro, avete in una o più occasioni rivolto l'invito all'arbitro che conduceva quella partita, Massimo De Santis, a sospendere quell'incontro per quelle condizioni meteorologiche?
Zeman: Noi lo abbiamo chiesto spesso sia io che i giocatori. Penso anche i dirigenti, però non so essere preciso, ripeto era una partita per noi da non disputare, da rinviare, l'arbitro ha deciso diversamente, l'abbiamo chiesto sullo 0-0, non perché perdevamo.
[3] PM: Con riferimento a quell'ultima partita, quella del 29 maggio, Lecce Parma risultato finale 3-3, cosa mi può dire?
Zeman: Sono partite di fine campionato, noi purtroppo venivamo da tre partite prima con Milan che abbiamo pareggiato in casa, dove Galliani dovette scappare dalla tribuna perché arbitro ha combinato dei guai contro il Lecce, alla seconda abbiamo pareggiato a Reggio dove non si è giocato, perché penso che due squadre si sono accontentate del pari, l'ultima partita era una partita che per noi non aveva importanza, nel senso che eravamo salvi, quindi penso che non c'era la giusta volontà. Fino a mezz'ora dalla fine della partita abbiamo giocato, poi abbiamo smesso, cioè abbiamo, la mia squadra ha smesso di giocare.
PM: Ad un certo punto di quell'incontro si alza, si mette dietro la panchina e dà le spalle al campo di calcio, è vero?
Zeman: Ripeto io faccio l'allenatore, cerco di giocare sempre, il discorso di salvare qualcuno per condannare un altro non era nella mia mentalità e quindi volevo che la squadra che ha giocato bene per un'ora continuava a giocare.
PM: Questa circostanza che le ho detto adesso è vera, la ricorda?
Zeman: Sì, mi sono alzato e sono andato dietro la panchina, perché non c'era niente da fare, niente da vedere.
PM: Cioè mi sembra di comprendere lei stava sostanzialmente protestando.
Zeman: Contro la mia squadra, sì! Specialmente quell’annata, dove erano invischiate nella retrocessione 8-9 squadre, penso che tutte le partite si sono giocata in questo modo. Nel senso per non farsi male.
Difesa: Questa è una cosa che capitava?
Zeman: Questo capita spesso.
PM: Queste circostanze sono state oggetto di discussioni tra lei e i suoi dirigenti dell'epoca?
Zeman: No, noi avevamo appuntamento dopo il campionato di parlare di prolungamento e penso che dopo queste partite, non solo l'ultima, ma dopo le ultime due, non c'era nessuna voglia, né mia né loro, di continuare.
[4] PM: Dal verbale al PM 19 maggio 2006 per quanto concerne il rapporto con la federazione, Lei dice: “Faccio riferimento a ciò che ho potuto constatare più volte allorché presso un ristorante sito nei pressi di piazza Barberini si incontravano Luciano Moggi, Innocenzo Mazzini, vice presidente della federazione, Zavaglia, Franco Melli ed Alessandro Moggi.
Zeman: Quella era una famosa cena a Roma.
Difesa: Vostro onore c'è opposizione! È vero che siamo in sede di esame, però ritengo che la contestazione va fatta per intero, sempre su questo punto il verbale contiene un punto che direi al pubblico ministero per correttezza di leggerlo, altrimenti continuo io: “Preciso che ciò mi è stato riferito più volte dal mio amico giornalista che scrive su Roma”, quindi romanista.
Casoria: Quindi Lei si ricorda di questi fatti che ha detto, Mazzini Innocenzo con chi si incontrava? Dove si incontrava? Come si incontrava? Su un po' di vivacità Zeman!
Zeman: Sì, ricordo che mi è stato detto dal giornalista. Un giornalista di Roma che attualmente lavora a Firenze, Andrea De Caro.
[5] Zeman: “…siccome alla Rai hanno fatto un servizio dove era tutto ritagliato per non dare senso alla mia dichiarazione e quindi sono passato un po' per scemo del paese.” – “Che poi il processo si è istituito per quello.” - “Una serie di interventi dove si è parlato di farmaci, poi è entrata la Juventus che ha avuto un lungo processo, che poi ha prescritto per tempi, come sempre.”
[6] Zeman: Io ho allenato in pace fino al 1998, ero anche considerato fra i migliori allenatori non solo in Italia ma in Europa, dopo il ’98, che ero a Roma, ho finito di allenare grazie alle mie dichiarazioni sui farmaci e su cose economiche del calcio.
Al Napoli sono stato esonerato alla sesta settima giornata dopo un pareggio a Perugia, dopo che il Perugia aveva vinto la partita prima proprio con la Juventus, noi abbiamo fatto una grande partita, vincevamo 1-0 poi c'è stato assegnato contro un rigore che non esisteva, alla fine della partita, in televisione, sono stato esonerato da Corbelli. Ferlaino ha poi dichiarato che io sono stato mandato al Napoli per rovinarmi, nel senso che dopo poche giornate dovevo essere esonerato, a prescindere dai risultati. Penso che Moggi ha dato ok alla mia assunzione, so che io ho fatto contratto alla presenza anche del figlio di Moggi, che a quel tempo era consulente del mercato del Napoli oltre che procuratore.
Avv. Mungiello: Quando lei allenava il Napoli è stato esonerato, era alla sesta giornata di campionato, quanti punti aveva fatto fino a quel momento?
Zeman: Forse quattro.
Avv. Mungiello: Glielo dico io, forse ho una memoria più fresca della sua, Lei aveva fatto fino a quel momento 1 punto. Ci sono gli almanacchi che parlano. Quindi praticamente Lei in sei partite aveva fatto 2 punti, perché Lei si è meravigliato dell'esonero?
Avv. Prioreschi: Lei rispondendo al PM, mi corregga se sbaglio, ha detto che Lei era stato fatto assumere al Napoli da Moggi proprio perché poi doveva essere esonerato?
Zeman: Io ho letto le parole di Ferlaino, sui giornali. Me lo disse pure il presidente del Salerno, Cannella, che mi ha detto che c'era una riunione a casa di qualcuno fra il signor Moggi, Ferlaino dove si discuteva se potevo venire a Napoli oppure no, quindi si è detto prima la mia assunzione a Napoli doveva passare dal benestare del signor Moggi, se no non ci andavo.
Avv. Prioreschi: C'è una contestazione su questo punto. Lui era stato sentito dal pubblico ministero il 19 maggio 2006 e dice: “Il direttore sportivo della Salernitana in quel periodo era Giuseppe Cannella che io conosco come amico e frequentatore di Luciano Moggi almeno negli anni passati, posso dire ciò in quanto Cannella valutava come il fatto che egli si era adoperato per farmi assumere alla squadra del Napoli e che tale operazione era stata combinata da Luciano Moggi, in prima persona”, poi Lei dice: “L'anno successivo fu lo stesso Ferlaino in un'intervista a dare concretezza alla mia ricostruzione, l'ex presidente infatti affermò che il mio ingaggio con preordinata decisione di esonero era stato in realtà architettato dallo stesso Moggi per distruggermi anche sul piano squisitamente tecnico”.
Avv. Prioreschi: Quale era l’ingaggio che doveva percepire dal Napoli?
Zeman: 2,5 miliardi di lire netti. Erano sempre pochi per la bravura mia!
Avv. Prioreschi: Io mi accontentavo anche della metà!
[7] Zeman: “…avevo contatti con diverse squadre, poi si è scoperto che il signor Moggi non voleva che mi assumevano le squadre tipo Bologna, tipo Palermo, e quindi non ho trovato poi sistemazione giusta.”
Zeman: Gazzoni lo ha dichiarato, si è letto, prima mi ha chiamato a me se era disponibile per andare ad allenare, gli ho detto di sì, poi non si è fatto niente perché aveva la pressione per non prendermi.
Circostanza già confermata dal verbale di assunzione di informazioni reso da Zeman in data 19 maggio 2006 al PM. “Moroni mi disse testualmente che egli aveva partecipato ad una assemblea di lega e che in quella circostanza Antonio Giraudo aveva detto ai presidenti di Palermo e Cagliari, Zamparini e Cellino, che io non dovevo essere da loro assunto come allenatore poiché prima stava maturando la possibilità che venissi ingaggiato.”
Anche in questo caso le risposte date ai difensori fanno venire non pochi dubbi sulla natura di queste accuse.
Avv. Prioreschi: Lei ha detto testualmente che c'era in atto un'attività di boicottaggio nei suoi confronti da parte della Juventus e fra gli esempi ha portato anche il suo mancato ingaggio nella squadra del Bologna. Mi dice sulla base di quali fatti, circostanze precise, Lei ha potuto fare questa affermazione?
Zeman: Su dichiarazione del presidente Gazzoni che ha fatto dopo, io so che mi ha chiamato per incontrarsi poi non ci siamo più incontrati, poi qualche tempo dopo ha spiegato motivo.
Avv. Prioreschi: Lei però il 19 maggio del 2006 al PM dice su questa circostanza ha detto: “Per alcuni versi questa è stata la mia precisa sensazione in diverse occasioni come ha descritto ad esempio allorché il Bologna subito dopo la retrocessione mi contattò nella persona di Gazzoni e ciò in verità anche prima dello spareggio col Parma prospettandomi la possibilità di divenire allenatore della stagione successiva. Quindi è una sua sensazione che il Bologna non ha preso poi perché sarebbe stata la longa manus della Juventus”
Zeman: La mia sensazione è che a parte che mi hanno chiamato 6-7 squadre di serie A che poi non si è fatto niente, è anche lì per arrivare io non ci vado studiare, però piano piano escono visto che il presidente Gazzoni poi ha dichiarato perché non mi ha preso è perché non mi poteva prendere.
Avv. Prioreschi: Quello che ha dichiarato Gazzoni non lo dice, Lei in questo verbale dice che è stata una sua sensazione.
Casoria: Lei dovrebbe spiegare questa sua sensazione su che cosa è fondata.
Zeman: E' fondata su Gazzoni ha dichiarato volevo prendere Zeman ma Moggi me l'ha vietato. Stop!
Avv. Prioreschi: Questo non lo ha detto, io Le contesto che Lei il 19 maggio non lo ha detto al PM
Zeman: Forse ancora non l'aveva detto, Gazzoni quel periodo, forse lo ha detto dopo.
Avv. Prioreschi: Quindi Lei cosa ha, qualità di veggenza? Io non capisco, però vado avanti.
[8] Avv. Mungiello: Mi può dire quante volte lei è stato esonerato?
Zeman: Io ho avuto un esonero vero, la Lazio nel ‘96, gli altri erano tutti procurati da altre cose.
Avv. Prioreschi: L'allenatore più bravo di tutti dal '98 quali squadre ha allenato?
Zeman: Non ha allenato più grazie al sistema, parliamo di questo, siamo qua per questo, se non c'era ero a casa e Lei pure.
Avv. Prioreschi: Però risponda alle domande.
Casoria: Dal 98 quali squadre ha allenato?
Zeman: Lo sa!
Casoria: Ma Lei deve rispondere, Zeman, Lei deve rispondere alle domande!
Zeman: Fenerbahce, Napoli, Salernitana, Lecce, Brescia, Lecce, Stella Rossa.
Avv. Prioreschi: Quindi ha allenato, voglio dire, non è che non ha allenato?
Zeman: Non squadre per migliore allenatore di Europa!
Avv. Prioreschi: Anch'io vorrei difendere Berlusconi ma non lo posso difendere, anch'io sono l'avvocato più bravo di tutti vorrei difendere Berlusconi ma mica mi riesce.
Zeman: E' diverso, io ho fatto, lei ancora no!
Avv. Prioreschi: Ma Lei sapesse io quante ne ho fatte. Le faccio la domanda che ha fatto prima l'avvocato Mungiello, ma la prego di essere più preciso: quanti esoneri ha subito nella Sua carriera?
Casoria: Ha già risposto, 1, Lazio.
Zeman: Non sente
Casoria: Però Lei è un po' contraddittorio, risulta che l'ha esonerata pure il Napoli, poi dice solo Lazio.
Zeman: Per me non è esonero.
Casoria: Perché che cos'è quello del Napoli?
Zeman: Quello che abbiamo detto finora.
Casoria: Vabbè! Sia pure che sia un esonero secondo Lei illecito, sempre esonero è, sia leciti che illeciti vogliono sapere quanti esoneri ha avuto?
Zeman: Uno normale, Lazio, e tre illeciti
Casoria: Quelli illeciti quali sono?
Zeman: Napoli, Salerno e Lecce.
Avv. Prioreschi: Visto che li definisce illeciti, ha fatto azioni ricorsi contro questi esoneri?
Casoria: Vuole sapere l'avvocato se Lei si è opposto a questa ingiustizia.
Zeman: No, le dovevo subire!
Avv. Trofino: Lei ha detto in relazione agli esoneri all'inizio della sua deposizione che dopo il 1998, dopo che si erano verificati alcuni fatti, Lei non ha più allenato, perché è stato vittima di un ostracismo, questa è la partenza della domanda, ora ha detto anche che Lei è stato esonerato una volta, due volte. Io facendo qualche scarabocchio sui miei documenti mi ricordo qualcosa in più, allora le volevo chiedere Lei è stato esonerato dalla Stella Rossa?
Zeman: No, me ne sono andato io.
Avv. Trofino: Va bene, se n'è andato per quale motivo, i risultati non erano buoni?
Zeman: No, ero troppo professionista per loro.
Avv. Trofino: Va bene, che Lei è il migliore del mondo l'abbiamo capito.
Zeman: Questo lo hanno detto loro. non l'ho detto io.
Avv. Trofino: Senta, è stato pure esonerato dall'Avellino che ha mandato in C, o sbaglio?
Zeman: No, da Avellino no!
Avv. Trofino: Cioè, l'Avellino è stato retrocesso in C con Lei allenatore e dopo non l'ha più allenato?
Zeman: Sì, ci faccio anche una precisazione. Io sono retrocesso una volta nella vita mia con Avellino, se vedete un film dove parla qualcuno dice mi hanno chiamato se ti esoneravo io mi salvavo, stranamente da parte vostra è arrivata la telefonata.
Avv. Trofino: Da parte nostra?
Casoria: Non ho capito niente veramente Zeman, questa volta spieghi meglio, è stato esonerato sì o no dall'Avellino?
Zeman: Non sono stato esonerato, sono retrocesso.
Casoria: Però l’anno dopo lo ha allenato?
Zeman: No, ma non c'entra. Però retrocessione dell'Avellino non era retrocessione sul campo, ma era retrocessione del sistema.
Casoria: Vabbè, ma l'anno dopo l'ha allenato?
Avv. Trofino: Vabbè Lei sta dicendo che dopo il '98 non ha più allenato perché è stato vittima di un ostracismo, invece qui scopriamo che è stato esonerato o dimesso, è stato esonerato dal Napoli, è stato esonerato dal Fenerbahce, retrocesso con l'Avellino.
Zeman: No, con Fenerbahce non sono stato esonerato, direttore voleva farmi contratto di 5 anni.
Discussione in aula fra Casoria, Zeman e Trofino, sul fatto che Zeman sostiene che è stato esonerato solo una volta, mentre Trofino sostiene il contrario.
Alla fine Trofino dice che vuole dimostrare che è falso quello che sostiene Zeman, cioè che dopo il '98 non ha più allenato a causa dell’ostracismo di Moggi e della Juve, se ha allenato 10 squadre (come dargli torto?).
Casoria: Avvocato, però lui ha spiegato che non erano incarichi adeguati alle sue capacità professionali che è di livello elevatissimo.
Avv. Trofino: Allora a questo punto Moggi impediva a Florentino Perez ed ai più grandi presidenti d'Europa di prendere Zeman?
Zeman: Ma infatti prima del '98 sono venuti a cercarmi.
Avv. Trofino: Volevo solo far notare che stato esonerato anche dal Brescia e dal Lecce.
Casoria: Dal Brescia Lei è stato esonerato?
Zeman: Dal Brescia no, ha sbagliato, Lei se non è informato non può parlare.
Casoria: Allora che è successo nel Brescia? Risponda.
Zeman: Niente, sono stato chiamato per le ultime 9-10 giornate, ho finito le 10 giornate, che poi non siamo andati in serie A e un'altra cosa, però non sono stato esonerato.
Avv. Trofino: Una volta è stato retrocesso e non è stato rinnovato.
Zeman: Non sono stato retrocesso ma che dice...
Trofino: Non ha raggiunto l'obiettivo.
Zeman: Non ho raggiunto l'obiettivo, tutti vogliono vincere, ma vince solo la Juventus, volevo aggiungere sull'esonero visto che lui ha messo Salernitana, lì di nuovo è sistema, Salernitana in quell'anno, mi hanno esonerato a dicembre, hanno venduto 18 giocatori hanno preso 18 giocatori a parametro zero perché sapevano che per quell'anno non c'erano retrocessioni e quindi Salernitana in B rimane nello stesso, con me questo giochino non lo facevano, perché io i giocatori non glieli faccio vendere, che mi servivano per fare calcio.
Avv. Trofino: Ma questo è sempre un esonero, non è importante il motivo.
Zeman: E' importante per questo processo, perché parliamo di quello che succedeva nel calcio.
Avv. Mungiello: Quanti titoli ha vinto lei fra campionati e coppe?
Zeman: Zero tituli, sempre grazie al sistema.
PM: Tornando alla domanda dell'avvocato Trofino, lei ha detto che se fosse stato esonerato la retrocessione per l'Avellino non ci sarebbe stata.
Zeman: E' una dichiarazione del presidente Casillo che è stata registrata nel film Zemanlandia, che è uscito ultimamente, compratelo e istruttivo.
Casoria: Vabbè, Zeman, lei può andare, si è comportato così così.
A Napoli, Carmignani fuga l'"ultimo dubbio" di Sandulli
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- By Pinobici
Nell'udienza del processo di Calciopoli di venerdì 20 novembre, è stato sentito, tra gli altri, Pietro Carmignani, ex portiere (difese anche la porta della Juventus scudettata nell'anno 71/72) ed ex allenatore. I Pm lo hanno convocato in quanto allenatore del Parma nella seconda parte del campionato 2004/2005, allorché subentrò a Baldini, esonerato il 14 dicembre 2005.
L'oggetto della deposizione è il famoso Lecce-Parma 3-3, per l'ultima giornata di quel campionato, match che nel 2006 venne definito dal presidente della Corte Federale Sandulli "L'unico dubbio del campionato" (“Non ci sono illeciti. Era tutto regolare. Il campionato 2004/2005 non è stato falsato. L’unico dubbio è Lecce-Parma. La Juve protesta? Mi stupisco. Abbiamo confermato la sentenza Caf").
L'ultima giornata di quel campionato era decisiva per la lotta per non retrocedere, che coinvolgeva diverse squadre, raccolte in una classifica cortissima. Solo l'Atalanta, già retrocessa con 35 punti, non aveva più speranza; le altre erano così posizionate: Lazio, Lecce, Reggina, 43; Chievo 42; Bologna, Brescia, Parma, 41; Siena 40; Fiorentina 39; Atalanta 35.
Questi i verdetti di quell'ultima giornata:
Bologna - Sampdoria 0-0; Fiorentina - Brescia 3-0; Inter - Reggina 0-0; Juventus - Cagliari 4-2; Lecce - Parma 3-3; Messina - Livorno 1-1; Palermo - Lazio 3-3; Roma - Chievo 0-0; Siena-Atalanta 2-1; Udinese- Milan 1-1.
Retrocedettero Atalanta, Brescia e, dopo spareggio col Parma, il Bologna di Gazzoni Frascara.
Lecce-Parma fu in effetti importante per l'esito finale del campionato, ma di per sé il risultato di questa partita non sarebbe stato sufficiente a decretare il destino di emiliani e pugliesi.
In aula, interrogato dal pm che va subito al dunque (“Ci dica quello che sa di Lecce-Parma”), Carmignani sottolinea l'importanza della partita, ripercorrendo l'andamento dei gol ed evidenziando come cinque suoi giocatori diffidati vennero ammoniti: Bolano, Bonera, Contini (poi espulso), Gilardino, Morfeo.
Carmignani rievoca il suo stupore allorché, a fine partita, il suo giocatore Vignaroli, ragazzo molto educato e tranquillo, minacciò pesantemente l’arbitro De Santis, fatto che gli costò una giornata di squalifica. Fu l’a.d. del Parma, Baraldi, a informarlo dei retroscena, raccontandogli che Vignaroli gli aveva riferito che De Santis, in occasione dell’espulsione di Contini per doppia ammonizione, in seguito alle sue proteste ("Perché ci butti fuori un giocatore che dobbiamo vincerla, questa partita?"), gli avrebbe risposto: “Io questa partita non ve la lascio vincere”. In realtà, nessuno, oltre Vignaroli, sentì quelle parole, né i calciatori, né gli assistenti e nemmeno vennero avvalorate dalle riprese televisive. Vignaroli stesso, ascoltato in seguito dall'ufficio indagini della FIGC, non confermò quella versione.
Il PM si è dimostrato interessato all'ipotesi delle ammonizioni "mirate", ma Carmignani non gli ha fornito riscontri utili, tutt'altro, ammettendo che in quel Lecce-Parma le ammonizioni furono somministrate correttamente (ndr: tra l'altro, nessuno avrebbe potuto prevedere, prima e durante quella partita, che il Parma avrebbe giocato lo spareggio).
Il riflettore si sposta così su un'altra partita, un Lazio-Parma arbitrata da Messina e finita 2-0: a caldo, Carmignani reclamò due rigori non dati al Parma, sull’1-0; al secondo rigore negato protestò in modo molto vibrato, fino a venire espulso, e poi la Lazio raddoppiò. Il teste però ammette di non aver visto l’episodio del secondo rigore con chiarezza, in quanto la panchina si trovava lontano dall’area in cui era avvenuto, e che venne condizionato dalle proteste di tutti i suoi calciatori. Insomma, a suo dire, quella partita ebbe tutto sommato un andamento regolare.
Prima di lasciare l’aula, Carmignani ha ricordato a tutti i presenti che arbitrare è la cosa più difficile che ci sia.
Provare per credere...
NOTA
Integriamo questo resoconto con uno stralcio della sentenza della CAF (pagg. 141-142) del 2006, in cui si dà per provato con assoluta certezza l'illecito riguardante Lecce-Parma, valutazione che costò un art.6 anche a Moggi e addirittura a Giraudo: "La disamina degli elementi acquisiti all’indagine consentivano di ritenere provato che il risultato della gara Lecce-Parma, con la designazione di un arbitro amico, era stato condizionato attraverso le intese via via intercorse tra il vice presidente federale Innocenzo Mazzini, il designatore arbitrale Paolo Bergamo, i fratelli Diego ed Andrea Della Valle ed il dirigente gigliato Sandro Mencucci: piano di salvataggio che aveva visto interessati e coinvolti Luciano Moggi e Antonio Giraudo, dirigenti della società Juventus. Dalla valutazione di tutto ciò è conseguita la richiesta, dal parte del procuratore federale, della declaratoria di affermazione di responsabilità disciplinare di tutti i soggetti sovra indicati ai sensi dell’art. 6, commi 1 e 2, C.G.S. e conseguente responsabilità, sia diretta che oggettiva, a carico della società Fiorentina, ex art. 2, commi 3 e 4, e 6 commi, 2, 3 e 4 C.G.S., con riferimento alle condotte tenute dai suoi dirigenti, ed a titolo di responsabilità presunta ex art. 9, comma 3, richiamato dall’art. 6, comma 4, C.G.S. Con riferimento ai soggetti estranei alla società Fiorentina. Quanto sovra premesso, osserva la CAF come dalle risultanze di indagine e dai documenti legalmente acquisiti si possa, con assoluta certezza, affermare la responsabilità di tutti i deferiti".
Calciopoli: Varriale ammette che nel 2006...
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- By Rinasco Bianconero
Venerdi 20 novembre 2009: a testimoniare si presenta l'inviato-conduttore partenopeo Enrico Varriale. Il periodo preso in esame comprende gli anni che vanno dalla fine del 2004 al 2006, l'argomento trattato, seguendo la traccia della precedente testimonianza di Francesca Sanipoli, è il presunto embargo che la Juventus, a detta di Varriale, adottò sistematicamente verso alcuni inviati Rai Sport e verso la trasmissione che lo stesso Varriale conduceva e tuttora conduce (Stadio Sprint su Rai 2).
Varriale sostanzialmente conferma in aula le ipotesi che aveva segnalato il 15 maggio 2006 agli inquirenti: "Quanto alla mia diretta esperienza personale, posso dire che ho vissuto, da un certo periodo in poi, una sorta di embargo da parte della Juventus, in quanto ad un certo punto nessuno dei calciatori o dei dirigenti juventini si è mai presentato nel corso della trasmissione che conducevo, Stadio Sprint. Ciò, evidentemente, dipese dal fatto che, in una trasmissione dedicata agli appuntamenti calcistici del 2005, io feci espressamente riferimento, mandando in onda un servizio, alla questione doping della Juventus".
La personale interpretazione di embargo di Varriale cozza con i successivi rilievi emersi: infatti il filmato fu trasmesso a Stadio Sprint proprio mentre era presente l'allenatore bianconero Fabio Capello, che si ripresentò una volta sola in diretta agli stessi microfoni, concedendosi, invece, per onorare gli impegni contrattuali, all'inviato della Rai. L'intervista andava registrata, sui titoli di coda, tra le lamentele di Varriale. Non solo, per ammissione di Varriale, a seguito del video del 1999 sulle flebo di Fabio Cannavaro trasmesso da Rai 2, proprio il giocatore della Juventus venne intervistato da Dribbling sull'episodio. Comunque, a tal proposito, ci sarebbe anche da sottolineare che lo stesso Varriale ammette senza riserve che, per coincidenza temporale, il video danneggiava l'immagine della Juventus dove militava e tuttora milita Cannavaro. Continuando a commentare lo strano embargo, l'inviato-conduttore campano conferma che anche Moggi "qualche volta" si è presentato nella sua trasmissione nel corso del 2005, evidentemente con l'intenzione di commentare i risultati sportivi stagionali, ma molto più spesso coinvolto in discussioni piuttosto che approfondimenti. Beh, vedendo e sentendo il conduttore, a questo si fa meno fatica a credere.
Varriale, anche in aula, si dimostra permaloso, arrivando a polemizzare e a fare raccomandazioni sia verso l'avvocato difensore della Juventus Vitiello: "...e le dico un'altra cosa che ho detto nel corso della mia risposta precedente che lei, evidentemente, ha sentito con un po' di disattenzione...", sia verso l'avvocato Prioreschi, difensore di Moggi: "...lo legga bene il verbale, è molto chiaro, non ci possono essere equivoci".
Durante l'esame ed il controesame fuoriesce nuovamente il nome di Ciro Venerato, il collaboratore che Rai Sport utilizzava più spesso per eseguire i "pezzi d'appoggio" sulla Juventus. In particolare un passaggio evidenzia più che la predilezione per un inviato, la bravura dello stesso nel far emergere un servizio. Per il giornalismo sportivo, il pezzo importante di una partita di calcio è proprio la partita stessa, a seguito ci sono le interviste. Nel caso di Lecce-Juventus, il servizio principale era affidato a Bizzotto, mentre le interviste a Venerato. Ecco la dichiarazione di Varriale rispondendo all'avvocato Misiani difensore di Ignazio Scardina: "Mi scusi, la cronaca della partita certe volte diventa il pezzo principale, giornalisticamente ci sono delle volte che il pezzo principale sono le interviste, perché questo fa parte della sensibilità giornalistica che si può dare ad una cosa o ad un'altra, ad una vicenda o un'altra, insomma. Il pezzo d'appoggio è diverso da fare una determinata cosa in una determinata situazione". Insomma chi è più bravo fa il servizio più importante, indifferentemente se si riferisca alla partita o alle interviste, indifferentemente che si definisca "pezzo d'appoggio" o articolo principale.
Varriale alludendo a gerarchie redazionali, a competenze specifiche, contesta in qualche modo le scelte di gestione del personale Rai Sport di Scardina (superiore diretto) e di Maffei (responsabile di testata): il primo avrebbe deciso a chi assegnare gli articoli sulla Juventus, e il secondo lo avrebbe esonerato sia dai servizi sulla Nazionale di calcio, sia dalla conduzione di un programma sportivo televisivo. Certo che, notando i recenti screzi di Varriale con i rappresentanti del mondo sportivo, in particolare con Zenga, capace anch'egli di raccomandare qualcosa a Varriale, e Mourinho, in precipitosa fuga, fossi in Varriale prima di addossare le colpe a qualcun altro sulla base di ipotesi e sensazioni, mi farei un bell'esame di coscienza sul tipo di lavoro che svolgo.
Tralasciando il contorno delle beghe interne a Rai Sport, è importante invece rimarcare le modalità con cui si svolse il primo interrogatorio a Varriale da parte dei P.M. Beatrice e Narducci, assistiti dal Maggiore dei Carabinieri Auricchio e dal Maresciallo Di Laroni il 15 maggio 2006. Varriale, che si è proposto in modo "nevrile", spesso sovrastando le domande del pm Narducci e degli avvocati difensori mentre stavano ancora formulando le domande, va in crisi e perde il suo brio quando inizia il suo controesame l'avvocato Prioreschi. Prioreschi incalza Varriale chiedendogli: "Ricorda se, prima di cominciare il suo esame, Lei è stato informato sulle fonti di prova che gli inquirenti avevano raggiunto, fino a quel momento, sull'obiettivo che avevano in relazione alla Sua convocazione?".
Varriale tergiversa rifugiandosi in un "Mmmm, mi ripete la domanda? Sinceramente non ho capito...". Il controesame va avanti in un ping pong a tre, con interventi anche del Presidente Casoria che, alla fine, spazientita, si rivolge a Varriale dicendogli: "Sì ma vuole sapere, l'avvocato, che Le hanno detto prima che lei cominciasse a parlare?" (vedi il video). Varriale alla fine risponde, ma l'avvocato Prioreschi insiste: "Le sono state fatte sentire anche intercettazioni?". Varriale, non più brioso, e con un tono di voce un po' dimesso, alla fine deve ammettere: "Mi pare di sì, una mi pare mi è stata fatta sentire, sì". Dall'audio del controesame si può rilevare un discreto brusio di sconcerto in aula, in seguito a questa ammissione. Il pm Narducci non contesta nulla. Sicuramente l'avvocato Prioreschi ha messo a fuoco, e portato alla luce, un modo di condurre l'interrogatorio di Varriale, a maggio 2006, non esente da rilievi e comunque anomalo.
Dall'esito di questa testimonianza, si può senz'altro affermare che anche il contributo di Varriale non aggiunge nessun elemento concreto né a sfavore di Moggi, né della Juventus, ma ribadisce ancora di più che i testimoni presentati fino ad oggi dall'accusa hanno riportato ipotesi e congetture più che fatti. Pensieri e parole che ricostruiscono una Juventus accerchiata nei tribunali, nelle prefetture e sui media, un'altra macchina spropositata e unita nell'imporre un'immagine distorta di una squadra e una società vincente, gestita da persone esperte e preparate e non da una banda di truffatori.
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