CantaNapoli - Il processo
Bertini va avanti
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"Bertini va avanti sensa esitazioni.
Tocca a Mauro Messeri legale di Bertini, il compito di un'arringa a tutto tondo, in cui difende senza se e senza ma il comportamento del fischietto aretino. La scheda di Moggi? Paolo, spiega il legale non l'ha mai avuta, ma anche se per assurdo ne avesse ricevuta una, non basterebbe lo stesso per mandarlo a processo: non ci sono intercettazioni, non c'è un solo elemento in base al quale si possa affermare che gli arbitraggi di Bertini sono stati men che corretti. A cominciare da quello di Juve-Milan del 18 dicembre 2004, la partita alla vigilia della quale sulla sim, che secondo l'accusa era a disposizione del fischietto aretino, si sarebbe registrato un intenso traffico con Moggi e col suo uomo di fiducia, il direttore sportivo del messina Mariano Fabiani.
"A parte che non c'è un un solo elemento oggettivo in base al quale si può affermare che Bertini aveva la scheda - mette le mani avanti Messeri - quali indizi ci sono per dire che in quelle telefonate si è provato a condizionae l'incontro?". Ancora e sempre a proposito delle sim svizzere, uno solo dei presunti destinatari, il padre di Paparesta, ha ammesso di averne avuta la disponibilità. Ma è lui stesso a affermare di non avere mai parlato con Bertini, e questo è un altro elemento a discarico.
Di Inter-Fiorentina (3-2, il 20 marzo 2005) l'avvocato dice che Bertini è gia stato assolto dalla giustizia sportiva. Gli venivano contestate le ammonizioni di Obodo e Viali, che sarebbero stati squalificati nella partita seguente dei viola con la Juve, ma è risultato tutto regolare: i cartellini erano giustificati. Lo stesso per quelli comminati in Bologna-Fiorentina, sempre del 2004-2005. "Ci sono poi quatto incontri - si indigna Messeri - per i quali a Bertini non viene addebitato nessun fatto specifico. Sono il famoso Juve-Milan del 18/12/04, Siena-Juve (0-3 il 23/10/04), Fiorentina-Parma (1-0 il 23/01/04, e Siena-Messina 2-2 del 13/02/05). I Pm ci dicano quali sono i fatti storici contestati: un rigore, un'ammonizione, un fuorigioco, un gol non valido. Cosi è impossibile difendersi: è come accusare uno di essere un ladro senza addebitargli gli episodi nei quali ha commesso i furti". Inutile dire che al termine di un'arringa cosi critica dell'impostazione dei pubblici ministeri, Messeri chiede il proscioglimento in udienza preliminare, senza rinvio a giudizio. "E' un atto di fiducia nei suoi confronti - dice l'avvocato al Gup Ge Gregorio - vuol dire che crediamo nel suo scrupolo di andare a ricontrollare tutti i fatti in sette faldoni d'accusa".
In realtà, neppure la difesa si fa troppe illusioni, è probabile che al rinvio a giudizio si arrivi comunque, non perchè il giudice trovi elementi indizianti tali da far ritenere possibile una condanna, ma perchè il caso calciopoli è stato troppo clamoroso perchè un Gup si prenda la responsabilità d mandare tutti a casa dicendo: scusate abbiamo scherzato. La decisione del giudice De Gregorio fra un mese, il 13 maggio."
SUI FORUM. Sui forum l'articolo è stato dibattuto e quello che dovrebbe preoccupare è la palese sfiducia registrata nei confronti della Giustizia con la G maiuscola (non quella sportiva). Tanti gli utenti che hanno definito inquietanti le ultime righe dell'articolo eppure hanno considerato come possibile lo scenario previsto dal giornalista.
"Qual è secondo voi il giudice che non rinvia a giudizio dopo l'enorme polverone mediatico scaturito due anni fa?" ed ancora "Quella della prescrizione, secondo me, è la strada che intende percorrere l'accusa per giustificare anni di indagini con costose intercettazioni telefoniche, tanto per l'opinione pubblica Moggi è colpevole in quanto condannato dalla giustizia sportiva, e loro hanno svolto comunque un buon lavoro" sono state due delle considerazioni più frequenti ed avvalorate. Altri hanno puntato il dito contro il ruolo svolto dalla stampa: "Ecco a cosa è servita la campagna di stampa che va avanti dal 2006. A condizionare la giustizia. Il Gup non può archiviare. Anche se è palese che non c'è nessuna prova non può archiviare perché "il caso è stato troppo clamoroso", se ne è parlato talmente tanto che non può finire in una bolla di sapone".
Ci sono tornate in mente le parole di Pier Luigi Vigna, ex procuratore antimafia, che in un dibattito sul tema legalità e giustizia ha affermato: "Come si può dire che il processo dei media, specie quello televisivo, non influenzi quello reale? E chi lo sa se nel segreto della camera di consiglio i giudici, soprattutto i giudici popolari, non vengano influenzati dalla giustizia mediatica?".
Poche le voci di fiducia nei confronti della Giustizia, come quella dell'amico di Team Totò Schillaci, un avvocato: "Non ci vuole un eroe...basta un Giudice qualsiasi. Se gli elementi raccolti sono inidonei a sostenere l'accusa in giudizio un giudice deve fare quello che dice il codice di procedura penale, non la stampa. L'accusa fa la sua parte, come la difesa. Il Giudice sta nel mezzo: equo, equilibrato ed imparziale".
I PM SOSTENGONO. Ora noi ricordiamo cosa scrissero i magistrati riguardo Bertini e Juve-Milan: «Moggi e Fabiani quali istigatori, compivano atti fraudolenti finalizzati a influire sul risultato dell’incontro di calcio, esito perseguito dal Bertini che si adoperava per il raggiungimento di un risultato comunque favorevole alla squadra del Moggi».
Emilio Cambiaghi, nell'illuminante articolo "Farsopoli 2 - Le schede svizzere: tutte le incongruenze", che vi consigliamo di leggere, scriveva: "Nel resoconto dei Carabinieri vengono contestate a Moggi, alla vigilia di Juventus-Milan del 18 dicembre 2004, ben 42 telefonate con l’arbitro Bertini. Rimane da chiedersi cosa abbiano avuto di tanto importante da dirsi. Strano poi che due persone, appartenenti allo stesso “sodalizio”, sentano la necessità di confrontarsi in continuazione sul da farsi. E poi, è così necessario telefonarsi il giorno prima della partita quando l’arbitro fa già presumibilmente parte di un’associazione che comanda «l’intero sistema calcio professionistico»? O Bertini era duro d’orecchio, oppure non c’era lui all’altro capo del telefono."
E poi, ripetendo una domanda di Cambiaghi, aspettiamo ancora una valida risposta sul perché la Procura non abbia avanzato richiesta di intercettazione anche per le utenze "svizzere", dal momento che, se le chiamate finivano in roaming sul territorio italiano, le stesse sarebbero risultate intercettabili. Strano che nei 26 mesi dalla scoperta delle schede alla comunicazione di chiusura indagini non siano state fatte azioni in questo senso.
Riti processuali: facciamo chiarezza
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- By Redazione
Calciopoli, rito abbreviato per otto imputati.
A settembre ci saranno le prime sentenze di calciopoli: otto imputati hanno chiesto ieri il rito abbreviato e il gup Eduardo De Gregorio ha fissato per il 7 luglio la prima udienza nella quale i pm, Filippo Beatrice e Giuseppe Narducci, faranno le loro richieste, poi toccherà alla difesa e infine ai primi di settembre De Gregorio pronuncerà le sentenze. Il rito ordinario, che riguarda i restanti 29 imputati, il 13 maggio conoscerà il suo futuro: ancora due udienze (il 29 aprile e il 13 maggio appunto) poi nella stessa giornata di maggio il gup De Gregorio scioglierà le riserve e stabilirà chi dovrà andare a giudizio. Probabilmente sarà la Quinta sezione penale del Tribunale di Napoli a doversene occupare e il calendario vede due date possibili per la prima udienza: metà luglio (poi comunque scatterà la pausa per la «feriale») oppure primi giorni di ottobre.
Rito abbreviato. L'ex presidente dell'Aia Tullio Lanese, l'ex arbitro Stefano Cassarà, l'assistente Duccio Baglioni (tutti accusati di associazione per delinquere finalizzata alla frode sportiva) nonché gli arbitri Domenico Messina, Gianluca Rocchi, Paolo Dondarini, gli assistenti Alessandro Griselli e Giuseppe Foschetti (imputati per singoli episodi di frodi sportive seppure in concorso), hanno ieri fatto la loro richiesta di rito abbreviato al gup.
Parti civili. Ieri è poi toccato alle parti civili fare le loro «dichiarazioni ». In particolare l'avvocato Tito Lucrezio Milella per la Federcalcio ha dovuto chiarire la posizione relativa ai riti abbreviati: «La Figc non pronuncerà richieste di condanna nei confronti di Rocchi, Messina e Dondarini che sono stati assolti dalla giustizia sportiva e non sono emersi nuovi elementi».
Le difese. Sono cominciate anche le arringhe difensive dei legali degli imputati che proseguono con il rito ordinario. L'avvocato Gentile, per il presidente della Lazio Lotito, ha evidenziato come testimoni del Parma non abbiano rilevato nulla di anormale nella gara Lazio-Parma diretta da Messina (e uno dei capi d'imputazione). L'avvocato D'Amato che difende l'ex segretario Figc Ghirelli ha evidenziato come il capo d'imputazione nei suoi confronti sia «generico». L'avvocato De Falco per Gemignani ha presentato una ricerca scientifica sulla «possibilità di errore di un segnalinee ». Poi hanno parlato le difese di Bertini e Titomanlio. Per quest'ultimo l'avvocato Ostellari ha ribadito come l'assistente di Bassano non avesse in realtà potuto alterare, o tentare di farlo, Arezzo-Salernitana.
Il contributo chiarificatore del nostro Antonio, nick totò schillaci, avvocato penalista:
I giornali riportano le notizie in modo tecnico e "secco", incuranti del fatto che solo gli operatori della giurisprudenza possono distinguere la diversità dei diversi riti processuali. Abbiamo appurato, su diversi forum, che nel lettore si forma facilmente l'opinione che la scelta del rito abbreviato, per esempio, corrisponda ad una ammissione di colpevolezza. Vediamo di fare chiarezza e cercare di dare qualche informazione utile al fine di leggere la notizia nella maniera più esatta e oggettiva possibile.
Il rito abbreviato: si tratta di uno dei "procedimenti speciali" che servono a snellire la celebrazione di alcuni processi rispetto alle lunghezze del rito ordinario.
La celebrazione del processo secondo questo rito presuppone la richiesta dell'imputato, quindi la sua collaborazione allo snellimento della procedura.
Si distinge, il rito abbreviato, in due forme, quella cosiddetta "semplice" e quella cosiddetta "condizionata".
La prima presuppone la richiesta dell'imputato di essere giudicato allo stato degli atti mentre la seconda presuppone la richiesta dell'imputato di essere giudicato sì allo stato degli atti ma con un integrazione probatoria degli stessi, esplicitamente indicata dal richiedente.
La richiesta di "abbreviato semplice", in pratica, è accolta automaticamente. La richiesta di "rito abbreviato condizionato", invece, può essere accolta o respinta dal giudice sulla base della ritenuta conducibilità o rilevanza dell'integrazione probatoria ai fini della decisione.
Nei reati che prevedono l'udienza preliminare tale richiesta va fatta in questa sede, negli altri, invece, va fatta in sede dibattimentale.
Se la richiesta viene respinta dal GUP, può essere riproposta in sede di dibattimento e, in caso di ulteriore esito negativo, anche in sede di appello.
Se la richiesta viene respinta è ovvio che si procede nelle forme del processo ordinario.
Il rito abbreviato si conclude con sentenza che, come tutte le sentenze, è appellabile e ricorribile per Cassazione.
Quindi scegliere il "rito abbreviato" non è da interpretare come ammissione di colpevolezza, ma solamente come la scelta di procedere in maniera più veloce e con meno garanzie del processo ordinario.
Scelta che in se e per se viene premiata nel caso di sentenza di condanna.
Nessun premio invece in caso di assoluzione.
Ammissione di colpevolezza: questa, nel nostro processo penale, si ha con l'applicazione della pena su richiesta delle parti, ovvero il c.d. "patteggiamento", procedimento nel quale, in sostanza, vi è un accordo tra accusa e difesa sulla natura e quantità della pena, accordo che il giudice si limita a ratificare.
Il "giudizio immediato", invece, non è altro che la rinuncia da parte dell'imputato della fase dell'udienza preliminare, chiedendo di passare subito al processo che si svolge nelle forme ordinarie.
Il giudizio immediato può anche essere, e di solito lo è, richiesto dal pm quando l'accusa è basata su prove evidenti.
In quest'ultimo caso non è l'imputato a rinunciare al filtro dell'udienza preliminare, ma l'accusa che ottiene tale beneficio.
Nel processo GEA in corso a Roma, per esempio, non vi è stato alcun rinvio a giudizio per Moggi ma solo la richiesta di rinvio da parte della procura, come a Napoli: ha rinunciato Moggi all'udienza preliminare chiedendo l'immediato. Per Moggi, nel caso GEA, stanno facendo il processo in sede dibattimentale, avendo saltato l'udienza preliminare.
Processo che si sta svolgendo nella forma ordinaria, con l'assunzione delle prove in dibattimento. I giudici emetteranno la sentenza secondo e in base agli atti del dibattimento e, quindi, alle prove assunte in contraddittorio fra le parti.
La richiesta di rito abbreviato, ripetiamolo, non significa ammissione di colpevolezza, ma neanche si può dire che nasconda la paura di essere condannati e, quindi, sia spinta e motivata dallo sconto di pena nella generalità dei casi.
Da difensore, al fine di permettervi un giudizio più obiettivo possibile, vi dico questo: "da imputato di semplice frode sportiva, se mi ritenessi colpevole o se avessi paura di essere condannato, mi conviene di più collaborare per rendere più veloce il processo e ottenere uno sconto di pena, o puntare invece ad allungarlo il più possibile, stante che i termini di prescrizione previsti per questo reato sono relativamente molto brevi?"
Dopo aver fatto questa considerazione, tenete presente anche che i soggetti di cui si tratta non sono delinquenti abituali o soggetti recidivi, quindi, non corrono il richio di vedersi sottratti benefici già concessi (quale la sospensione condizionale della pena) in caso di condanne che si vanno ad aggiungere ad altre precedenti.
Infine, vi dico la mia opinione: fossi il difensore di uno degli imputati di frode sportiva gli sconsiglierei l'abbreviato qualora ritenessi che gli elementi a suo carico siano "pesanti".
Qualcuno ci chiede se il rito abbreviato non convenga anche a Moggi: assolutamente NO! Essendo l'accusa a suo carico basata solo sull'interpretazione fatta dagli inquirenti di conversazioni telefoniche, a Moggi conviene dare i riscontri oggettivi di segno contrario in un giudizio ordinario.
Basti pensare che, per cercare di fornire un univoco indirizzo interpretativo a quelle intercettazioni, gli inquirenti hanno pure sbagliato circostanze di fatto come risultati di partite e squalifiche di giocatori a seguito di ammonizioni presuntivamente indicate come preventive.
La Procura di Napoli e il senso della misura
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- By Drago di Cheb
Giovanni Falcone, Magistrato
Ieri, 29 Marzo Anno Domini 2008, il Pubblico Ministero della Procura della Repubblica di Napoli Giuseppe Narducci, ha svelato una verità sconvolgente che, se provata, indurrà gli storici a riscrivere la storia d’Italia degli ultimi vent’anni.
Secondo il pm napoletano esisteva (e chissà forse ancora esiste…) una pericolosissima organizzazione che fondeva (o fonde?) le peculiarità di due accolite criminali esistenti in Italia: la Mafia e la Loggia Massonica P2.
Sulle organizzazioni mafiose, che tengono prigioniere intere regioni della nostra disgraziata nazione, inutile soffermarsi, tutti sappiamo quelli che sono i loro fini e i loro metodi: mantenimento e crescita del loro potere per ottenere enormi ritorni economici tramite l’omicidio, le stragi, il ricatto, lo spaccio della droga e di armi, l’usura, le infiltrazioni nelle istituzioni democratiche locali, la gestione dello smaltimento illegale di rifiuti altamente pericolosi (in quest’ultimo settore è specializzata proprio l’organizzazione criminale di stampo mafioso radicata in Campania.), ecc.
A questo punto è facile capire la gravità delle affermazioni di Narducci: siamo tutti in grave pericolo, in emergenza democratica e di sicurezza; in Italia esiste un organizzazione che fonde le “peculiarità” della Loggia P2 e delle organizzazioni di stampo mafioso.
Ma quale sarà questa organizzazione così pericolosa?
Lasciamolo spiegare al PM Narducci: “L’organizzazione criminale facente capo a Moggi è stato qualcosa di più e di diverso, ricorda più un associazione segreta, che fa del vincolo della segretezza il suo dato essenziale, le cui finalità non si esauriscono nella commissione di uno specifico reato. E che esercita un condizionamento delle Istituzioni Pubbliche…”, inoltre il nostro rincara la dose dicendo che l’associazione moggiana ricorda anche: “i profili di un associazione di tipo mafioso”.
Senza voler fare della retorica, e tenendo comunque in considerazione il fatto che il pm rappresenta (solo) la pubblica accusa ci sembra che le “pietre di paragone” utilizzate da Narducci siano quantomeno esagerate. Come si può paragonare, nell’ipotesi che sia mai esistita, un’organizzazione che ha come fine quello di indirizzare il risultato di alcune partite di calcio, ad uno dei più grandi drammi nazionali come è la mafia?
Come si può paragonare Moggi allo stragista Totò Riina, quando uno al massimo ha rinchiuso, in un impeto d’ira, un arbitro in uno spogliatoio (nota bene lo stesso Paparesta ha negato di essere stato rinchiuso nello spogliatoio dello stadio di Reggio Calabria), e l’altro ha fatto uccidere e sciogliere nell’acido degli esseri umani e non ha esitato a far saltare in aria un intero tratto di autostrada pur di uccidere un magistrato onesto e coraggioso?
A voler essere magnanimi dobbiamo comunque dire che Narducci ha perso un occasione per tacere e quindi evitare di cadere nel ridicolo. Certi paragoni non arrecano offesa né a Moggi né alla Juventus, bensì alle famiglie dei tanti che nella lotta alla mafia hanno perso la vita.
Un ultima considerazione: nella inchiesta denominata Calciopoli e condotta in maniera valente dai pm napoletani vi sono, in effetti, dei punti oscuri che rimandano a personaggi e circostanze in qualche modo paragonabili ad associazioni con finalità segrete del tipo P2.
E addirittura a personaggi legati a episodi che hanno visto la tragica scomparsa di persone che lottavano contro la mafia.
Il giornalista di Repubblica, Giuseppe D’Avanzo, paragona alla Loggia P2 quella organizzazione interna a Telecom Italia che spiava l’intero gotha politico-economico nazionale (detto per inciso anche la Juventus s.p.a). Bene, tale organizzazione era guidata da Giuliano Tavaroli, tra l’altro capo di quel CNAG che per conto della procura di Napoli ha intercettato le utenze di Luciano Moggi e degli altri “associati” alla “cupola calcistica”.
Inoltre, il Tenente Colonnello dei Carabinieri Arcangioli che ha contribuito a redarre i famosi verbali delle intercettazioni che “inchiodano” la “cupola moggiana” è attualmente indagato presso la procura di Caltanisetta per aver fatto sparire, subito dopo la strage di via D’Amelio, l’agenda rossa del giudice Paolo Borsellino.
Noi siamo naturalmente garantisti, e questi due personaggi sono innocenti fino a prova contraria, ma ci permettiamo, sommessamente, di consigliare maggior prudenza ai pubblici ministeri, dal momento che i “collaboratori” dei quali si sono avvalsi paiono non essere esattamente persone al di sopra di ogni sospetto.
La Procura di Napoli chiede 37 rinvii a giudizio
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Articolo da leggere: Calciopoli e certe verità note dal 2006.
10 luglio 2007 - Dopo gli avvisi di chiusura indagine sono arrivate le richieste di rinvio a giudizio da parte della Procura di Napoli nel processo a Calciopoli. I Pm partenopei Filippo Beatrice e Giuseppe Narducci hanno richiesto 37 rinvii a giudizio. Per tutti l'accusa è di frode sportiva, ma per 20 imputati c'è l'aggiunta di un reato più grave, quello di associazione per delinquere. L'ipotesi è che questi 20 avrebbero messo in piedi una vera e propria organizzazione, con l'ex direttore generale della Juventus Luciano Moggi nel ruolo di principale promotore, che governava di fatto il mondo del pallone e alterava l'esito delle partite.
Gli indagati erano 48 in tutto. Per alcuni di loro la procura ha chiesto l'archiviazione per insufficienza di prove. Per l'arbitro Gianluca Paparesta, invece, è stata stralciata la posizione per eseguire ulteriori approfondimenti.
Luciano Moggi, Antonio Giraudo, Innocenzo Mazzini, Paolo Bergamo, Pierluigi Pairetto e Massimo De Santis, dai pm napoletani vengono indicati come promotori "costitutori ed organizzatori dell'associazione per delinquere".
Il reato di associazione per delinquere è stato contestato a Luciano Moggi, Antonio Giraudo, Innocenzo Mazzini, Paolo Bergamo, Pier Luigi Pairetto, Tullio Lanese, Massimo De Santis, Maria Grazia Fazi, Gennaro Mazzei, Francesco Ghirelli, Duccio Baglioni, Ignazio Scardina, Mariano Fabiani, Salvatore Racalbuto, Stefano Cassarà, Antonio Dattilo, Paolo Bertini, Marco Gabriele, Tiziano Pieri e Marcello Ambrosino.
Per gli altri, invece, l'accusa è di frode sportiva e concorso in frode sportiva. Questi i nomi: Franco Carraro, Enrico Ceniccola, Andrea Della Valle, Diego Della Valle, Paolo Dondarini, Giuseppe Foschetti, Pasquale Foti, Silvio Gemignani, Alessandro Griselli, Claudio Lotito, Leonardo Meani, Sandro Mencucci, Domenico Messina, Claudio Puglisi, Gianluca Rocchi, Pasquale Rodomonti, Stefano Titomanlio.
La Procura di Napoli ha indicato 29 partite del campionato di serie A della stagione 2004-2005 in cui è stata ravvisata la frode in competizione sportiva, mentre un'unica gara del campionato di serie B è finita nella richiesta di rinvio a giudizio (Arezzo-Salernitana del 14 maggio 2005). I testimoni indicati dai pm Filippo Beatrice e Giuseppe Narducci sono 94. Le loro deposizioni, rese durante la fase delle indagini preliminari, sono agli atti della richiesta di rinvio a giudizio depositata oggi alla cancelleria dell'ufficio Gip. Diversi tra loro potrebbero essere poi chiamati in aula a testimoniare al dibattimento dopo un eventuale rinvio a giudizio.
Si sono costituite parti offese il ministero dell'Economia e delle Finanze e quello per le Politiche giovanili e le attività sportive, i Monopoli di Stato, il Coni, la Figc, la Lega professionisti, la Rai e 14 società di calcio: Atalanta, Bologna, Brescia, Cagliari, Chievo, Lecce, Livorno, Palermo, Parma, Roma, Sampdoria, Siena, Udinese e Salernitana.
Nell'udienza del 17 aprile 2008 fanno richiesta di rito abbreviato al gup: Tullio Lanese, Stefano Cassarà, Paolo Dondarini, Gianluca Rocchi, Domenico Messina, Duccio Baglioni, Alessandro Griselli e Giuseppe Foschetti. L'avvocato Milella, legale della FIGC, parte civile, aveva dichiarato: "La Figc non pronuncerà richieste di condanna nei confronti di Rocchi, Messina e Dondarini che sono stati assolti dalla giustizia sportiva e non sono emersi nuovi elementi".
Nell'udienza del 29 aprile 2008 Massimo Krogh, difensore di Foti e Giraudo, aveva contestato il reato di associazione a delinquere per Antonio Giraudo, e contestato anche la tesi dei pm Beatrice e Narducci che, parlando della "resunta" associazione, avevano richiamato la P2 e la mafia. Krogh ha dichiarato: "I pm si sono lasciati prendere un po' la mano".
Successivamente hanno chiesto il giudizio con rito abbreviato Tiziano Pieri, Marco Gabriele, ed oggi Antonio Giraudo.
Il 3 ottobre 2008 è in programma l'udienza nella quale si deciderà sui rinvii a giudizio.
Il 27 ottobre 2008 ci sarà la prima udienza del rito abbreviato per: Giraudo, Lanese, Cassarà, Gabriele, Pieri e Baglioni, accusati di associazione per delinquere finalizzata alla frode sportiva, e per Messina, Rocchi, Dondarini, Griselli e Foschetti accusati di frode sportiva.
Le decisioni del giudice, il 3 ottobre 2008:
Napoli, 48 avvisi di chiusura indagine
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- By Redazione
Il 12 aprile 2007 la notizia della chiusura indagini della Procura di Napoli così veniva riportata dai giornali:
Oggi la Procura della Repubblica di Napoli, nel chiudere la sua inchiesta su Calciopoli, ha inviato 48 avvisi di chiusura indagini.
Nella vicenda sono entrati gli arbitri Paolo Bertini, Stefano Cassarà, Antonio Dattilo, Massimo De Santis (l'unico attualmente squalificato per Calciopoli), Marco Gabriele, Gianluca Paparesta, Tiziano Pieri e Salvatore Racalbuto e l'assistente Marcello Ambrosino. Per tutti il reato ipotizzato e' associazione per delinquere.
Le partite nell'inchiesta dei pm della Procura di Napoli Filippo Beatrice e Giuseppe Narducci sono 39 e ben 15 non erano citate negli avvisi di garanzia dell'anno scorso: per queste 15 a Moggi viene contestato il concorso in frode sportiva.
Oltre agli arbitri, alcuni dei quali non erano mai stati citati prima, è stato coinvolto anche l'ex direttore sportivo del Messina, Mariano Fabiani. Per il Messina sono nell'indagine le partite Messina-Reggina dell'ottobre 2004, Messina-Fiorentina del novembre, Juventus-Milan di dicembre (per la quale sono indagati Fabiani, Moggi e Bertini) e così via: Fabiani infatti sarebbe coinvolto sia in partite del Messina che di altre squadre, come Inter-Fiorentina del marzo 2005 e Lazio-Juventus dell'aprile 2005.
LE PARTITE NEL MIRINO
Sono 39 le partite al centro dell'inchiesta condotta dai pm di Napoli Filippo Beatrice e Giuseppe Narducci. Quindici di questi incontri non comparivano nei precedenti avvisi emessi lo scorso anno dai magistrati napoletani. Ciò si deve ai nuovi elementi acquisiti dai pm di Napoli dopo la trasmissione delle intercettazioni che erano state disposte dalla procura di Torino, nonché all'esame dei tabulati delle telefonate fatte da diversi cellulari nella disponibilità dell'ex direttore generale della Juventus Luciano Moggi.
A Moggi i pm hanno contestato presunti illeciti (l'ipotesi è di concorso in frode sportiva) in reazione a tutte le 15 ''nuove'' partite finite sotto inchiesta. Nello stesso tempo sono uscite dall'inchiesta di Napoli tre partite che figuravano nei precedenti avvisi. Tra queste l'ormai famosa Reggina-Juventus quando, secondo l'accusa, l'arbitro Paparesta sarebbe stato ''sequestrato'' dai dirigenti juventini nello spogliatoio dello stadio calabrese. Gli atti relativi a questa vicenda sono stati infatti trasferiti per competenza territoriale alla procura di Reggio Calabria.
Questo l'elenco delle nuova partite incriminate: Udinese-Brescia 1-2 (26-9-2004), Siena-Juventus 0-3 (23-10-2004), Juventus-Chievo 3-0 (31-10-2004), Messina-Reggina 2-1 (31-10-2004), Messina-Fiorentina 1-1 (28-11-2004), Juventus-Milan 0-0 (18-12-2004), Roma-Parma 5-1 (19-12-2004), Brescia-Bologna 1-1 (6-1-2005), Cagliari-Juventus 1-1 (16-1-2005), Messina-Parma 1-0 (23-1-2005), Sampdoria-Siena 1-1 (30-1-2005), Siena-Messina 2-2 (13-2-2005), Palermo-Lecce 3-3 (20-2-2005), Reggina-Messina 0-2 (13-3-2005), Lazio-Juventus 0-1 (24-4-2005).
ROMA-JUVENTUS 2005
Un sorteggio arbitrale manipolato alla base di Roma-Juventus, la partita del 5 marzo 2005 all'Olimpico: la gara, già finita tra quelle sospette nella prima fase dell'inchiesta della Procura di Napoli, si arricchisce di nuovi elementi. Sono indagati per frode sportiva, in seguito alle integrazioni dovute all'acquisizione di nuovi atti, l'allora dg della Juventus, Luciano Moggi, l'ex ad bianconero Antonio Giraudo, Paolo Bergamo e Pier Luigi Pairetto, allora designatori arbitrali, Mariano Fabiani, ds del Messina - e nome nuovo dell'inchiesta - Maria Grazia Fazi, impiegata della Figc, i componenti della terna arbitrale e cioè Salvatore Racalbuto, Narciso Pisacreta, Marco Ivaldi e il quarto ufficiale di gara Marco Gabriele.
L'accusa è di aver ''compiuto atti fraudolenti che, alterando la corretta e genuina procedura di sorteggio del direttore di gara valida per il campionato 2004-2005, quella per la designazione degli assistenti del direttore di gara e del quarto ufficiale di gara predeterminavano il risultato dell'incontro tra Roma e Juventus". Terna arbitrale e quarto uomo, sostiene la Procura, ''si adoperavano per il raggiungimento di un risultato comunque favorevole alla squadra del Moggi e del Giraudo''.
JUVENTUS-MILAN 2004
Il nome di Fabiani spunta anche nella indagine sulla partita Juve-Milan (0-0) del 18 dicembre 2004. Per quel match sono stati indagati Mariano Fabiani all'epoca ds del Messina, Luciano Moggi dg della Juve e l'arbitro Paolo Bertini. I tre "in concorso tra loro e in esecuzione del programma criminale della associazione per delinquere" avrebbero partecipato all'aggiustamento del risultato". Esito "perseguito dal Bertini" come scrivono i giudici.
GLI ALTRI INCONTRI
Si passa poi all'incontro Brescia-Bologna del 6 gennaio 2005. Risultano indagati Moggi, Fabiani e l'arbitro Paparesta. I fatti illeciti sarebbero costituiti in particolare dalle ammonizioni di Guana e Mannini gia' diffidati, in modo che fossero squalificati per la successiva partita che il Brescia avrebbe dovuto giocare contro il Messina (9 gennaio. 2-0 per i siciliani).
E si va a Messina-Parma (1-0) del 23 gennaio 2005. Indagati: Fabiani, Moggi, Bertini e Dattilo che si sarebbero adoperati per far vincere il Messina.
Moggi, Fabiani e Paparesta risultano indagati per Sampdoria-Siena (1-1) del 30 gennaio 2005 per l'ammonizione di Simone Inzagi della Sampdoria, successiva avversaria della Juventus. Il nome del dirigente del Messina compare poi, insieme a quelli di Moggi e di Bertini, nella parte dell'avviso che riguarda Siena-Messina (2-2) del 13 febbraio 2005: anche in questo caso si sarebbero adoperati per un risultato favorevole ai siciliani. Fabiani con Bertini è poi coinvolto per la vicenda delle ammonizioni dei calciatori della Fiorentina Viali e Obodo in Inter-Fiorentina del 20 marzo 2005 che, grazie alla squalifica, avrebbero dovuto favorire la Juve per il successivo incontro dei bianconeri a Firenze (3-3, il 9 aprile 2005).
Fabiani, con Moggi e l'assistente Marcello Ambrosino, è indagato per Lazio-Juventus 0-1.
NOTA: nella sezione Download del nostro sito potete leggere l'atto di chiusura indagine.