CantaNapoli - Il processo
Calciopoli: NO alle parti civili
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- By Nick66
No, il processo rimane a Napoli. Dopo cinque ore di Camera di Consiglio lo ha deciso la nona sezione del Tribunale di Napoli che ha respinto le istanze di incompetenza territoriale avanzate dalla difesa dell'ex direttore generale della Juventus Luciano Moggi. Questa è la notizia che utilizzeranno molti giornali per raccontare la ripresa delle udienze del processo a calciopoli. Ma la decisione veramente deflagrante è quella che i giudici hanno deciso l' estromissione dal processo di tutte le parti civili, ritenendo che non sussistano "danni diretti e immediati". Escono quindi dal processo tutte le società calcistiche che avevano proposto la costituzione di parte civile, l'Avvocatura dello Stato, la Figc, e gli altri enti.
A chiedere risarcimenti alla Juventus erano il Brescia, il Bologna e l'Atalanta, in fila per la richiesta alla Fiorentina c'erano invece il Lecce, l'Atalanta e il Bologna, mentre per la Lazio solamente il Brescia. Solo nel caso della fu Salernitana di Aniello Aliberti la responsabilità civile veniva allargata alla Federcalcio.Si contavano oltre 300 milioni di euro di richiesta danni complessiva, in una somma che sembrava destinata ad aumentare ancora. Il pallottoliere della Salernitana aveva sommato risarcimenti per cento di milioni di euro, mentre Bologna, Brescia e Atalanta retrocesse avevano quantificato il danno tra i 54 e i 56 milioni. Chissà la Roma quanti milioni richiedeva per ognuna delle 40 pagine di presunti torti subiti, e poi c'era anche il Lecce a presentarsi come parte lesa, per via di quel 3-3 con il Parma arbitrato da Massimo De Santis che poi non trovò di meglio da fare se non lodarsi e imbrodarsi di tanto "capolavoro". L'Inter non compariva fra le parti lese, forse soddisfatta di aver ricevuto in dono uno scudetto di cartone e Ibrahimovic a prezzo di saldo su cui impostare almeno tre o quattro anni di scudetti sicuri.
Ma a salire sul carro dei questuanti di calciopoli non sono state le sole società di calcio. I danni li chiedeva niente meno che il Ministero delle Finanze, sotto la cui responsabilità rientrano le scommesse, e poi il Ministero delle Politiche giovanili, nel 2006 guidato da Giovanna Melandri che tutti ricordiamo scodinzolare di gioia a bordo del bus con i campioni del mondo insieme all'ex consigliere di amministrazione dell'Inter Guido Rossi in procinto di assegnare all'Inter lo scudo di cartone di cui si diceva poche righe addietro. La lista continua con l'Avvocatura e i Monopoli di Stato e poi la Rai. Con chi ce l'aveva la tv di Stato? Ce l'aveva con i propri giornalisti Ciro Venerato e Ignazio Scardina chiamati a rispondere di danni per 1 milione di euro colpevoli niente meno di resoconti con un occhio di riguardo alla Juventus. Addirittura un'inviata Rai, Francesca Sanipoli, si era inserita sulla scia chiedendo i danni per essere stata dequalificata per volontà dello stesso Moggi, che ne impose l'allontanamento dalle partite della Juventus. Ma avete presente Francesca Sanipoli? Ci voleva Moggi?
Non poteva mancare naturalmente la Federcalcio con la sua costituzione di parte civile, ma allo stesso tempo attaccata da Aliberti: l'ex presidente della Salernitana avanzava richieste di onerosi risarcimenti per i consigli federali svolti all'epoca Carraro che portarono alla retrocessione e al fallimento del club. Nella lunga lista dei ricorrenti persino due abbonati di Sky che chiedevano la restituzione di una stagione di "canone pagato al calcio", 6-700 euro. Un abbonato romanista di tribuna Monte Mario voleva indietro 1.150 euro "per aver visto diverse partite false con risultati alterati" mentre un tifoso della curva nord romanista chiedeva il rimborso di nove biglietti con la seguente curiosa motivazione: "Per nove domeniche sono partito dalla Puglia per andare a vedere gare già decise". Non poteva naturalmente mancare la richiesta di danni morali quantificata in 5.000 euro.
Nella lista di quelli che pagheranno solo le spese dei propri avvocati ci sono anche quattro associazioni dei consumatori, costituitisi parte civile per tutelare abbonati allo stadio e telespettatori: si tratta di Codacons, Adiconsum, Federconsumatori e Casa dei consumatori. Ma non finisce qui perché nella lista figuravano le deposizioni anche di sette privati, mentre la casa editrice Edigamma Publishing reclamava dalla Juventus quattro milioni: "Abbiamo creato merchandising attorno allo scudetto della Juve - spiegavano quelli della Edigamma - bicchieri, posaceneri e un milione di figurine stampate. Il processo sportivo e la retrocessione hanno rovinato un'impresa".
Chissà che i danni veri, prima o poi, non li chiedano gli azionisti della Juventus che in quella nefasta estate 2006 furono letteralmente abbandonati insieme alla dirigenza da una proprietà che non trovò di meglio da fare che ammettere non si sa ancora quali colpe e chiedere scusa per il male procurato. A chi? Per che cosa? Ma soprattutto, perché? Sono domande che oggi come allora attendono una risposta da chi, dovendosene occupare, se ne lavò invece letteralmente le mani.
Abbreviati: il revival delle ammonizioni mirate
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- By Mario Incandenza
Giornata di revival ieri a Napoli, con la requisitoria dei pm per il rito abbreviato al processo Calciopoli.
I magistrati, per dimostrare il coinvolgimento di Antonio Giraudo (e di altri imputati dell'abbreviato, e cioè Tullio Lanese, Marco Gabriele, Stefano Cassarà, Duccio Baglioni, Domenico Messina, Gianluca Rocchi, Paolo Dondarini, Alessandro Griselli, Giuseppe Foschetti, e Tiziano Pieri), oltre a riproporre ipotesi accusatorie già ampiamente smontate da anni, a livello logico e finanche dalla giustizia sportiva, come quelle del sorteggio truccato o le ammonizioni a comando, hanno illustrato il famoso teorema delle Schede Svizzere, che per altro non comprende, tra gli ipotetici utenti, l'unico dirigente juventino imputato in questo procedimento, e cioè Antonio Giraudo stesso.
Ma sulla questione delle SIM svizzere, della quale abbiamo già messo in evidenza alcune incongruenze in occasione delle condanne sportive di Calciopoli 2, ci sarà tempo più avanti di entrare nel merito, ricordando che per il momento non solo nessun arbitro ha ammesso di averne fatto uso, ma addirittura in un caso, quello di Gianluca Paparesta, si è poi scoperto che la SIM a lui attribuita in fase investigativa, in realtà non l'usava lui.
Per celebrare degnamente il revival del teorema delle ammonizioni mirate, riproponiamo la seguente analisi del nostro Dr. Zoidberg, fatta a caldo nella primavera del 2007, alla chiusura delle indagini (avvenuta ben un anno dopo Farsopoli!) che sottopone l'accusa alla prova del riscontro della logica e dei fatti, analizzando le partite implicate (il testo completo è disponibile qui: se avete tempo, divertitevi a leggervelo tutto).
Esaminiamo le partite sopra le quali la longa manus moggiana è riuscita a posarsi:
UDINESE-BRESCIA 1-2
«atti fraudolenti consistiti, ad opera del Dattilo, nella dolosa ammonizione dei calciatori Pinzi, Muntari e Di Michele e nella dolosa espulsione del calciatore Jankulovski, tutti in forza alla squadra dell’Udinese – successivo avversario della Juventus […] la gara dell’Udinese risultava condizionata dalle tre ammonizioni e dalla espulsione inflitte dal direttore di gara».
Ci si chiede se chi ha vergato la frase sopra riportata abbia avuto la decenza di vedere la partita in questione o, almeno di informarsi. L’incontro è infatti passato alla storia per un gol (quello decisivo) segnato dal bresciano Mannini con il portiere udinese De Sanctis a terra infortunato. In seguito a questo episodio è scoppiata una maxi-rissa che ha visto coinvolti praticamente tutti i 22 calciatori in campo. Quindi è già andata bene ai friulani (inviperiti per il torto subito) di ritrovarsi con solo 1 giocatore sanzionato, Jankulovski che viene tra l’altro espulso giustamente. Questo il comunicato ufficiale della Lega Calcio in merito alle decisioni della Disciplinare:
SQUALIFICA PER UNA GIORNATA EFFETTIVA DI GARA:
JANKULOVSKI MAREK (Udinese): perché, al 31° del secondo tempo, colpiva a mano aperta sul volto un avversario senza conseguenze lesive di sorta; infrazione rilevata da un Assistente.
Incredibile, l’infrazione era sfuggita all’arbitro Dattilo ed è stata segnalata (opportunamente) da un guardalinee. Come faceva allora l’arbitro ad espellere volontariamente (e fraudolentemente) il calciatore ceco?
Ma le stranezze non finiscono qui: i tre calciatori friulani ammoniti (Pinzi, Muntari e Di Michele) non figuravano nella lista dei diffidati (infatti scenderanno regolarmente in campo contro la Juventus)… Per quale curiosissimo motivo Moggi ne avrebbe richiesto l’ammonizione? Per sfizio personale?
MESSINA-REGGINA 2-1
«il Moggi in qualità di istigatore, il Racalbuto quale direttore di gara dell’incontro compivano atti fraudolenti consistiti nella dolosa ammonizione del calciatore Mesto della Reggina»
Moggi è astuto, talmente astuto da fare di tutto per ottenere l’ammonizione di Mesto, elemento fondamentale in mancanza del quale la Juve non potrà battere la Reggina. Infatti, la domenica successiva a Reggio, la Juve perde… e con lo scandaloso arbitraggio di Paparesta… Tra l’altro la squadra calabrese rientra nell’esclusiva lista delle “elette” che godono dei favori dell’associazione. Perché mai la si è voluta penalizzare? E, per la cronaca, l’intervento di Mesto, qualificato in televisione come «entrataccia assassina», era da rosso…
FIORENTINA-BOLOGNA 1-0
«dolosa ammonizione dei calciatori Petruzzi, Nastase e Gamberini difensori del Bologna F.C, successivo avversario della Juventus».
Altri due fenomeni vengono “fatti fuori” dai killer infallibili al soldo di Moggi: i temibilissimi Nastase e Petruzzi (le ammonizioni sono state definite “dovute e necessarie dalla sentenza san dulliana). C’è poi da chiedersi cosa c’entri Gamberini, il quale non era nemmeno diffidato. Non è che dietro ogni ammonizione c’è Moggi e non ce l’hanno mai detto?
ROMA-PARMA 5-1
In questo caso i candidati palloni d’oro che la “cupola” fa provvidenzialmente eliminare sono Pisanu e Contini. E questo in vista di Parma-Juventus, partita in cui De Santis (l’arbitro per eccellenza del sodalizio) non concede alla Juventus un rigore per un fallo di mani di un difensore emiliano…
SAMPDORIA-SIENA 1-1
Qua si raggiunge il vertice dell’assurdità. L’impallinato in questione è Simone Inzaghi, centravanti della Sampdoria… che entra in campo a venti minuti dalla fine... Che precisione questa “cupola”! Far ammonire un diffidato che avrebbe anche potuto non scendere in campo e che, in quella stagione, ha fatto indigestione di chewing-gum seduto in panchina… Tutto questo per prepararsi la strada per la successiva Juventus-Sampdoria, che i bianconeri perdono 0-1, ma che Beatrice e Narducci trascrivono come “1-0” in favore della Juve. Avevano smarrito l’almanacco o hanno volutamente alterato quel risultato (sai, se la Juve vince allora vuol dire che la squalifica di Inzaghi è servita…)?
INTER-FIORENTINA 3-2
Moggi è molto preoccupato dei cecchini viola Obodo e Viali e provvede così ad escluderli per la prossima partita che vede la Juventus impegnata con i toscani. Il buon Bertini, esegue, anche se si sta ancora domandando perché mai non avrebbe dovuto far perdere direttamente l’Inter, rivale della Juventus, al posto che sbattersi per “far fuori” due giocatori viola. Beh, ma in vista c’è Fiorentina-Juventus! Che finisce 3-3 con Collina che non vede un gol fantasma di Cannavaro…
Va anche detto che Moggi è uno attento ai bisogni degli amici, infatti provvede a fare un favore al sodale Fabiani (dirigente messinese) provvedendo alla squalifica “preventiva” di Guana e Mannini in Brescia-Bologna (1-1 e arbitrava Paparesta!) per favorire il Messina per la successiva gara contro i lombardi. È un generoso Moggi, almeno questo bisogna riconoscerglielo!
Ma ci sono delle domande che restano aperte: visto che la Juventus comandava 8 arbitri, perché non chiedeva loro direttamente di far vincere le partite alla Juventus anziché produrre sforzi per far ammonire poco temibili avversari?. Ha dato delle schede svizzere d’altra parte! Che spreco di sim! E poi, quel De Santis che birbone! In Fiorentina-Milan (1-2), che anticipa lo scontro diretto a San Siro tra Juve e Milan, non espelle Stam per fallo da ultimo uomo e si dimentica di “impallinare” i tre importantissimi (questa volta sì) diffidati rossoneri: Nesta, Rui Costa e Seedorf!!! Evidentemente aveva il telefonino scarico…
Ricordiamo che ieri, come riporta il Mattino di Napoli, "La accusa ha sottolineato come la forza di quella Juve non era tanto come sostiene Moggi la caratura tecnica della squadra ma l'indebolimento sistematico delle avversarie attraverso le ammonizioni ed espulsioni mirate".
Se avete ancora dei dubbi che l'accusa possa avere ragione, qui trovate un'analisi delle intercettazioni che costituiscono la fonte del teorema. In questo video, l'arbitro De Santis, tra le altre cose, fa anche lui a pezzettini il teorema.
Sempre secondo il Mattino, "nel corso della requisitoria Beatrice ha ricostruito la questione dei presunti sorteggi truccatì relativi alle designazioni arbitrali". Ed eccovi dunque serviti con un altro revival sulla questione. Inoltre i magistrati hanno parlato de "La copertura mediatica che Moggi offriva agli arbitri", di cui a suo tempo abbiamo parlato qui. Più in generale, non dimenticherei nemmeno questo vecchio articolo, che confuta un po' tutta la tesi del condizionamento arbitrale.
E ora, godiamoci i ritorni di coppa e anche qualche partita di campionato, perché il processo proseguirà solo il 3 aprile prossimo, quando i pm avanzeranno le richieste al gup riguardanti le posizioni degli undici imputati del rito abbreviato (ripetiamo: Marco Gabriele, Tullio Lanese, Stefano Cassarà, Duccio Baglioni, Domenico Messina, Gianluca Rocchi, Paolo Dondarini, Alessandro Griselli, Giuseppe Foschetti, Antonio Giraudo e Tiziano Pieri). La parola passerà poi alle parti civili e a metà maggio, finalmente, inizieranno le arringhe dei difensori.
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Canossa sta almeno a 200 km da Torino /3
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Andrea Della Valle, nel suo interrogatorio di fronte agli inquirenti sportivi, considera episodi di sudditanza psicologica, non collegandoli però alle concomitanti elezioni in Figc e in Lega, le seguenti partite, in ordine cronologico:
Fiorentina-Lazio 2-3; Fiorentina-Roma 1-2; Fiorentina-Palermo 1-2; Sampdoria-Fiorentina 3-0; Siena-Fiorentina 1-0; Fiorentina-Milan 1-2. Infine Fiorentina-Messina 1-1, che orienta, nella sua percezione, i precedenti dubbi verso una teoria del complotto.
Arbitri, parimenti in ordine cronologico: Rizzoli, non facente parte della Cupola, tra i top dell'attuale team a disposizione di Collina, convalida 3 goal irregolari, due ai romani, uno ai viola, annulla un goal regolare ai biancazzurri, non vede un rigore per i toscani; Ayroldi, non facente parte della Cupola, a disposizione di Collina ancora oggi, annulla una rete per parte; Bergonzi, non facente parte della Cupola, a disposizione di Collina, non espelle, come giusto, il palermitano Ferri; Dondarini, sotto accusa a Napoli, ma non facente parte della Cupola secondo gli inquirenti, arbitra benissimo nonostante le polemiche. I viola finiscono in 9, ma l'espulsione di Bojinov, gomitata a Volpi (che non si accascia al suolo esanime à la Materazzi e quindi non fa gridare all'attentato cronisti e moviolisti), e quella di Delli Carri (andava espulso già prima per proteste esagitate), sono ineccepibili; Racalbuto, presunto associato alla Cupola, che infatti espelle Pasquale del Siena nel primo tempo, con un rosso diretto; De Santis, altro cupolaro, che effettivamente non espelle Stam, favorendo il Milan che, la domenica successiva, però, disputa la partita-scudetto contro la Juventus.
Infine, Fiorentina-Messina, se la fa Nucini. Risate.
Nucini che, come ricordato in un recente articolo, già intratteneva rapporti preferenziali con la dirigenza interista, ma che torna buono per corroborare un'accusa che ha poco a cui aggrapparsi.
Le partite considerate, infatti, le estrapoliamo dal racconto di Andrea Della Valle agli inquirenti. Sensazioni, insomma. E lo stesso Della Valle junior non riconduce in nessun modo un immaginato disegno persecutorio alla volontà di Luciano Moggi.
Il materiale probatorio agli atti per sostenere l'accusa di una presunta volontà persecutoria ai danni della Fiorentina, è invece praticamente insussistente. Tra le partite enumerate da Andrea Della Valle, in cui, per altro, dirigono per la maggior parte arbitri estranei al sodalizio anche secondo gli inquirenti, nessuna di esse è viziata dall'accusa di frode sportiva, nè vi sono intercettazioni che potrebbero confermare il fatto, con una sola eccezione, abbastanza significativa nella sua inidoneità a formare un capo di accusa per una presunta cupola.
Tra queste, l'unica partita additata come tentativo di frode sportiva con conseguente richiesta di rinvio a giudizio, è quel Sampdoria-Fiorentina, arbitrata da Dondarini, match in cui la direzione arbitrale fu particolarmente azzeccata, seppur eclatante per i due rossi affibiati ai viola.
Ma l'elemento probatorio che la sostiene non mira affatto nella direzione di Luciano Moggi.
Trattasi, infatti, di un'intercettazione in cui Bergamo, al telefono con Mazzini, si esibisce in una serie di lamentele verso il comportamento del collega Pairetto e definisce il comportamento di Dondarini come "sollecitato" da Pairetto. Ma non perchè questi abbia in realtà sbagliato qualcosa, ma perchè "la fa in maniera troppo energica (...) un po' di buon senso doveva usarlo".
Il riferimento di Dondarini è quindi Pairetto e, come abbiamo ascoltato in altra intercettazione, dalla bocca della Fazi, questi risponderebbe a tante parrocchie, compresa quella doriana di Garrone. La richiesta di rinvio a giudizio ha infatti riguardato un singolo episodio di frode sportiva e ha coinvolto anche il presidente della Sampdoria, poi scagionato.
La questione non riguarda minimamente la Juventus o la Cupola, ma, piccola parentesi, il Dondarini va a giudizio, per una partita arbitrata bene, in modo energico, con una giusta applicazione del regolamento e non del buon senso. Nella stessa telefonata, Bergamo esprime dubbi su un altro delfino di Pairetto, il magnifico Rosetti, accusato di avere commesso "una porcata" in Milan-Lazio, ossia la mancata espulsione del milanista Stam. Con lo stesso metro applicato prima, i Pm avrebbero dovuto rinviarlo a giudizio.
O forse "porcata" è espressione più tenue di "troppo energico"?
Ad ogni modo, nemmeno questa partita contribuisce, in alcun modo, a corroborare l'accusa di associazione a delinquere e messa in schiavitù di miliardario cinquantenne.
Un'altra partita è presa in considerazione dagli inquirenti, Fiorentina-Messina, arbitrata da Nucini, che convince la dirigenza viola di essere vittima di qualche potere forte non meglio identificato, ma che i Pm identificano, tra i tanti, in Moggi.
Naturalmente, non vi è alcun materiale realmente probatorio a riguardo. Le uniche intercettazioni ad essa collegate sono le lamentele del dirigente viola Mencucci esternate presso il vicepresidente FIGC, il ridanciano Mazzini. Mencucci ritiene che Nucini abbia arbitrato in modo da danneggiare la Fiorentina. E i Pm non hanno dubbi, tanto che suffragano la sua teoria con qualche ritaglio di giornale. Cosa era successo? Nucini concesse sei minuti di recupero sull'1-0 per la Fiorentina, espellendo contestualmente Maggio. Al sesto minuto di recupero, Arturo Di Napoli trovava il pari per i siciliani. Non merita la lente degli interlocutori, l'espulsione dell'ivoriano Zoro, avvenuta un minuto prima.
Altrettanto naturalmente, Mencucci non se la prende con Moggi, che non individua come mandante del killer Nucini.
Gli inquirenti però utilizzano questa partita come elemento di prova per sostenere la teoria della punizione, dedicandogli particolari attenzioni. La partita non costituirà base per accuse di frode sportiva, nè alcun illecito verrà considerato al riguardo.
Nucini ha una doppia veste per gli inquirenti: testimone di accusa contro Moggi per suffragare un'accusa, tassello di un disegno criminoso per provarne un'ulteriore. Non si può. E, infatti, se Nucini a Napoli non deve rispondere di niente, ma soltanto puntare il dito, nemmeno questa partita può essere presa in considerazione per provare alcun genere di accusa.
Il totale è zero. Zero illeciti o tentativi di illecito per provare la volontà persecutoria di una presunta associazione a delinquere. Questo è.
Illeciti ambientali? Tutto si riduce ad un dossier contro i Della Valle, proposto negli ambienti fiorentini al Mazzini, che ne informa Luciano Moggi. Moggi, inizialmente, prende in considerazione l'idea di servirsene, viste le elezioni federali imminenti, poi non se ne fa niente.
Non c'è nulla di male, a meno di non pensare che nell'entourage di Obama rifiutassero i dossier contro McCain, per fare un esempio buono per tutti. Moggi sponsorizzava la linea di Carraro, come del resto Milan e Inter, e contrastava legittimamente a livello politico la linea sponsorizzata da Della Valle che spingeva Abete verso la poltrona presidenziale.
Il dossier era bell'è fatto: non c'è, come in altro caso, un invito a costruirlo e non vi è nemmeno motivo di pensare che contenesse falsità.
Ad ogni modo non viene usato e Moggi, al telefono con Mazzini, esprime le sue perplessità sull'effettiva utilità delle notizie. Non vorrebbe, il direttore della Juventus, che dietro a questi tifosi confezionatori di dossier, ci sia qualcuno che vuol prendere il posto di Della Valle alla guida della Fiorentina. Moggi mostra di non desiderare questa opzione.
Infine, di contro all'auspicio del Mazzini che la Fiorentina perda qualche partita, Moggi non esprime alcun assenso al riguardo.
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Il caso Nucini: svariate versioni per una "macchina spropositata"
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- By Dominiobianconero
Tanto tuonò che piovve.
Il 9 febbraio u.s. a Napoli è cominciato, nell’ambito del Processo Calciopoli, il rito abbreviato richiesto da Duccio Baglioni, Stefano Cassarà, Paolo Dondarini, Giuseppe Foschetti, Marco Gabriele, Antonio Giraudo, Alessandro Griselli, Tullio Lanese, Domenico Messina, Tiziano Pieri e Gianluca Rocchi.
Nella requisitoria di apertura, i PM Beatrice e Narducci hanno parlato del leggendario (e presunto) incontro tra Nucini e l'entourage di Moggi, fornendo nuovi particolari che, confrontati con quanto detto sull’argomento in passato dai diretti “protagonisti”, offrono nuovi spunti di riflessione e nuove perplessità sui fatti narrati, ammesso ovviamente che siano veramente accaduti.
Cominciamo da quello che dice Tuttosport, facendo la cronaca del primo giorno di udienza del rito abbreviato: "Chiusura su Nucini: avvicinato da Fabiani e da Moggi, poi gettatosi tra le braccia e nella sede del compaesano Facchetti perché «si sentiva - dice Beatrice - a disagio nel sistema arbitrale vigente», anche se incontra Fabiani e prende una sim italiana (quelle svizzere arrivarono più tardi) ma dice di «non averla mai usata e di averla consegnata a Facchetti perché componesse un dossier sul campionato falsato», una relazione, dice il pm, «che resta dormiente». Senza denunce alla Figc da parte di Nucini e dell’Inter sul sistema di cui ormai si conoscevano i contorni."
Poche righe, su cui si potrebbe discutere a lungo.
Ci limiteremo a fare semplicemente le nostre osservazioni. Partiamo da quello che aveva detto Nucini.
La storia di Nucini con Facchetti e, di riflesso, con l’Inter inizia nei primi mesi del 2001. Lo rivela, in un'intervista concessa a Mensurati (Repubblica del 11 maggio 2006), lo stesso Nucini:
"Ho aperto gli occhi il 14 gennaio 2001. Arbitravo Juventus-Bologna, a nove minuti dalla fine ho dato un rigore contro la Juventus. Mi hanno squalificato per quattro domeniche".
[...]
Perché raccontò quelle cose a Facchetti? E cosa gli disse esattamente?
"Io credo che non sia corretto riferire i contenuti dei molti incontri che ebbi con Facchetti. Dico solo che non è stato un incontro casuale. Con Facchetti siamo stati in confidenza, se non amici, per anni".
Come era nato il contatto?
"Bisogna tornare alla squalifica che seguì il rigore dato al Bologna. [...] Dopo la squalifica venni spedito in serie B, mi spiegarono che se volevo tornare ad arbitrare in A dovevo andare a chiedere scusa a Pairetto. Io mi rassegnai e chiesi scusa. Mi mandarono ad arbitrare Inter-Udinese. Inter all'arrembaggio, io cerco di lasciare giocare, ma a un certo punto Di Biagio fa un'entrata pericolosa e devo fischiare per forza. Lui si arrabbia, fa per togliersi la maglia, io gli dico "Gigi guarda che se te la togli ti devo ammonire", e lui lascia stare. Negli spogliatoi arriva il commissario e mi fa una scenata perché non ho ammonito Di Biagio, dice che in tribuna c'era Pairetto che era del suo stesso avviso. Invece poi arriva Facchetti e mi ringrazia per il mio equilibrio. Il rapporto è nato da lì".
Fissiamo il primo punto, la prima data: il rapporto Nucini-Facchetti nasce nei primi mesi del 2001 (a seguito di un "favore" concesso in campo da Nucini). Successivamente si ha traccia di Nucini quando, scoppiata Calciopoli, si recò a deporre da Borrelli, fresco di nomina a Capo dell’Ufficio Indagini. Ecco uno stralcio della sua deposizione:
Era il 25 marzo del 2003 . Fabiani (Mariano, braccio destro di Moggi, ndr) mi telefona e mi fissa un appuntamento, a Bergamo, di fianco all'hotel Cristallo Palace [...]". L'incontro si risolve con poche parole ("mi dice che se mi dimostro loro amico arbitrerò in serie A") e con la promessa di rivedersi. Cosa che accade di lì a poco.
Il 25 settembre alle 17.30, Fabiani lo chiama e fissa un secondo appuntamento. [...] Quando Moggi lascia la stanza, Fabiani mi consegna una scheda telefonica e mi invita a comunicare con lui solamente tramite quella". A questo punto, Nucini fa una lunga pausa. Perché di qui in avanti si parla dell'Inter e della parte meno comprensibile di tutta questa storia. "Sono ripartito da solo per tornare a casa. Ho preavvertito Facchetti che dovevo assolutamente vederlo perché ero arrivato al cuore del problema. Subito dopo aver parlato con Facchetti buttai la scheda anche se della stessa ho annotato il numero". Tra lui e l'ex presidente dell'Inter, aveva spiegato Nucini a Borrelli e D'Andrea, c'era un rapporto ormai consolidato. "Con Facchetti mi vidi nei primi giorni di ottobre, a casa sua, a Cassano D'Adda. E a Facchetti raccontai tutto. [...] Mi disse che tutto andava denunciato. Su questo concordammo anche se le nostre opinioni divergevano sulle modalità della denuncia". Nucini pensava che uscendo allo scoperto da solo il suo racconto non sarebbe stato credibile. "Facchetti non intendeva scoprirsi, e questo non per mancanza di coraggio personale ma solo perché un suo coinvolgimento avrebbe coinvolto l'Inter in un ginepraio di polemiche che avrebbero finito per danneggiare la società [...]". Così non se ne fece niente. "Discutemmo
a lungo [...] poi le nostre frequentazioni si diradarono fino ad interrompersi".
Tralasciamo per ora le considerazioni sulla liceità del rapporto di un arbitro in attività con un dirigente dell'Inter, sul fatto che ne frequenti la casa e tralasciamo anche l'incomprensibile scelta di gettare una "pistola fumante" come la scheda sim dopo averne, per di più, parlato con Facchetti. Fissiamo, invece, la data: Nucini afferma che era il 25 settembre 2003 quando ricevette la prima, unica scheda, che gettò.
Ma non basta. A deporre al cospetto di Francesco Saverio Borrelli fu chiamato anche Massimo Moratti, il quale fu ben felice di raccontare la sua versione dei fatti: "Temevo che fosse una trappola. Ricordo che Facchetti mi disse che Nucini gli aveva raccontato di essere stato una volta accompagnato al cospetto di Moggi a Torino dove quest'ultimo gli aveva offerto la disponibilità di un'utenza telefonica cellulare riservata
"Ritenni opportuno fare delle verifiche in merito e a tal fine mi rivolsi al Tavaroli (Giuliano ex carabiniere, dirigente della Telecom già indagato nelle inchieste Telecom dalla procura di Milano, ndr) che conoscevo quale persona capace che curava la sicurezza per la Pirelli. Intendo precisare che il coinvolgimento di Tavaroli fu da me ritenuto utile per tutelare Facchetti affinché questi non compisse passi falsi nel rapporto con Nucini [...]. Non ho mai dato alcun mandato a Tavaroli per redigere un dossier sull'arbitro De Santis né ho mai visto alcun documento in merito. Ho appreso solo dalla lettura dei giornali dell'esistenza del dossier Ladroni e mi sento di escludere che un simile mandato possa essere stato dato da Facchetti". Insomma: a Tavaroli Moratti chiese una consulenza generica sulla vicenda Nucini. In ordine alla quale Tavaroli disse "che non c'era nulla di rilevante".
Lette queste dichiarazioni evidenziamo: Moratti dice di aver saputo che a Nucini era stata consegnata un’utenza telefonica da Moggi, teme chissà quale trappola (quale?) e si rivolge a Tavaroli.
Siccome Nucini ha affermato di aver ricevuto la scheda il 25 settembre 2003, il “reclutamento” di Tavaroli raccontato da Moratti dovrebbe essere avvenuto solo dopo questa data, quindi, alla fine del 2003.
Questa circostanza appare palesemente in contrasto con quanto dichiarato da Tavaroli e riportato in un articolo di Marco Liguori in esclusiva per www.indiscreto.it. secondo il quale lo stesso Tavaroli avrebbe confessato di essere stato “assunto, consultato”, per le motivazioni dichiarate da Moratti (che racconta della sim data a Nucini), ben un anno prima che il FATTO avvenisse: alla fine del 2002!
Leggiamo uno stralcio dell’articolo:
Giuliano Tavaroli ha vuotato il sacco sul sistema Moggi. L’11 ottobre scorso l’ex responsabile della security del gruppo Telecom Italia ha dichiarato a verbale, davanti ai Pubblici ministeri di Milano che indagano sui dossier illegali, nuove circostanze che fanno comprendere come già quattro anni fa i vertici dell’Inter fossero perfettamente a conoscenza della "rete" di rapporti di potere dell’ex direttore generale della Juventus. "Alla fine del 2002 dopo essere stato contattato dalla segreteria di Massimo Moratti – ha raccontato Tavaroli nella sua deposizione davanti ai Pm – incontrai Moratti e Facchetti presso la sede della Saras. Facchetti rappresentò a me e a Moratti di essere stato avvicinato da un arbitro della delegazione di Bergamo che in più incontri aveva rappresentato un sistema di condizionamento delle partite di calcio facente capo a Moggi ed avente come perno l’arbitro Massimo De Santis". Tavaroli ha subito precisato che "Facchetti non fece il nome dell’arbitro che lo aveva avvicinato anche se successivamente emerse che si trattava di Nucini". L’ex capo della sicurezza Telecom ha riferito nei verbali altre dichiarazioni del defunto presidente dell’Inter. Quest’ultimo ha raccontato a Tavaroli che il "misterioso" arbitro, cioè Danilo Nucini, era stato avvicinato da De Santis nel corso del raduno di Sportilia. In quella occasione De Santis gli aveva fatto presente che vi era un modo per avanzare nella graduatoria degli arbitri e che chi aveva contatti con Facchetti arbitrava prevalentemente in serie B. Tavaroli ha proseguito nella sua esposizione davanti ai magistrati, riferendo altri dettagli che sarebbero stati dichiarati da Nucini a Facchetti. De Santis avrebbe spiegato allo stesso Nucini che se avesse voluto dirigere incontri in serie A, che comportavano rimborsi più consistenti, doveva seguire i suoi suggerimenti. "De Sanctis gli aveva altresì raccontato – ha sottolineato Tavaroli – di aver migliorato la sua posizione economica e di aver acquistato una bella casa a Roma e un’auto di lusso". Stando sempre alle parole dell’ex capo della security Telecom, l’arbitro bergamasco aveva confidato a Facchetti di aver accettato il consiglio di De Sanctis. E qui il racconto di Tavaroli si arricchisce di un episodio degno di una spy-story di John Le Carrè. Infatti, dopo alcuni giorni Nucini fu prelevato da un’automobile dopo aver lasciato il cellulare nella sua vettura. "Dopo un lungo giro in città fatto per disorientarlo – ha proseguito Tavaroli nel suo racconto – arrivò in un albergo di Torino dove incontrò Luciano Moggi che gli chiese la disponibilità a favorire la Juventus penalizzando le squadre avversarie nelle partite giocate prima di affrontare la Juve. L’arbitro accettò e ricevette da Moggi un cellulare sicuro e diversi numeri dove poteva essere chiamato". Tavaroli ha aggiunto altri particolari alla sua ricostruzione e riferisce che "Facchetti mi disse che l’arbitro gli aveva raccontato i fatti in cambio di un favore da parte dell’Inter, un posto nella società nerazzurra, aggiungendo che era disposto a denunciare". L’ex presidente nerazzurro si mise d’accordo con Nucini per un nuovo incontro. E qui l’ex dirigente del colosso della telefonia arricchisce la sua versione dei fatti con altri dettagli da romanzo giallo. "Facchetti mi disse di aver registrato su un cd – ha sottolineato Tavaroli – i suoi colloqui con l’arbitro Nucini e mi chiese di fare delle verifiche su De Santis. Concordammo di dare l’incarico a Cipriani (anch’egli arrestato per la vicenda delle intercettazioni). Chiesi ad Adamo Bove (ex funzionario di polizia passato a Telecom e morto a suicida a Napoli) di verificare i numeri dati da Moggi all’arbitro per vedere se fossero riconducibili a personaggi del mondo del calcio. Bove confermò. Cipriani redasse un report: "Operazione ladroni"". Tavaroli ha poi raccontato di aver dato un consiglio all’ex numero uno dell’Inter. "Io proposi a Facchetti due opzioni: presentarsi in Procura o collaborare come confidente delle forze dell’ordine senza esporsi subito. Facchetti preferì la seconda opzione. Ne parlai con il maggiore Chittaro comandante del nucleo informativo dei Carabinieri di Milano. Di fatto Facchetti non diede seguito a tale sua disponibilità". Tavaroli ha concluso la sua deposizione davanti ai Pm spiegando che Facchetti presentò un esposto in Procura il cui contenuto non fu poi confermato da Nucini. Questi fatti sono ormai diventati cronaca da tempo. I magistrati hanno chiesto a Tavaroli come mai il report su "Operazione ladroni" fu pagato con 50mila euro a Cipriani. Tavaroli ha risposto che "non so se il report che mi esibite è quello con tutta l’attività".
La versione di Tavaroli, per quanto riguarda le date, sembra confermata anche da questo articolo di Gian Marco Chiocci per Il Giornale del 12 maggio 2006:
Si chiama «Op ladroni» il voluminoso rapporto riservato sulla giacchetta nera Massimo De Santis, elaborato nel 2003 da un investigatore privato finito sott’inchiesta in un procedimento penale tuttora pendente a Milano (pm Napoleone) che nulla, però, ha a che vedere col mondo del calcio.
[...]
Sotto il titolo «premessa/obiettivo» il documento si apre con un preambolo che spiega molte cose. Testuale: «Con il presente report Prima Parte siamo a riportare quanto emerso dall’attività di intelligence attualmente in corso (siamo nel febbraio 2003, ndr) a carico del De Santis Massimo e della di lui coniuge [...] sviluppata, giuste le motivazioni di incarico, al fine di individuare eventuali “incongruità” in particolare dal punto di vista finanziario/patrimoniale a carico del soggetto di interesse, oltre a collegamenti con Fabiani Mariano e Pavarese Luigi», quest’ultimo amico di vecchia data di «Lucianone».
Ricapitoliamo i capisaldi di quanto riportato fino ad ora:
1) Nucini dal 2001 ad almeno ottobre 2003 (quando andò a trovarlo a casa) intrattenne rapporti stretti con Facchetti;
2) Nucini dichiara a Borrelli di aver ricevuto la scheda telefonica il 25 settembre 2003;
3) Moratti dichiara a Borrelli che, in conseguenza di questo fatto raccontato da Nucini a Facchetti, si rivolse a Tavaroli per una consulenza “generica” (di che genere? ndr);
4) Tavaroli, però, dichiara di essere stato coinvolto alla fine del 2002, ovvero un anno prima della data che dichiara, di fatto, Moratti;
5) Nucini afferma di aver ricevuto da Fabiani una sim card che getta mentre Tavaroli riferisce che gli era stato raccontato di un “cellulare sicuro” dato da Moggi;
6) Moratti lascia intendere un rapporto breve con Tavaroli però, per quanto dice Tavaroli al pm, o la storia della sim a Nucini l’hanno raccontata nell’incontro della fine 2002, un anno prima che avvenisse (frutto di una consultazione della Maga Clara?), oppure i rapporti Tavaroli/Inter sono durati per almeno un lungo anno e l’episodio della sim Tavaroli lo ha appreso a settembre 2003, data indicata dal Nucini;
7) Beatrice parla di un Nucini a disagio nel sistema arbitrale vigente. Atteso che è universalmente noto che era un arbitro mediocre, ai PM non passa neanche per la testa di immaginare il rancore di un uomo verso un ambiente che lo sottoutilizzava a causa della sua pochezza tecnica?
8) Lo stesso incontro tra Nucini e Fabiani/Moggi è al momento solo frutto della deposizione di Nucini; L'unico particolare che potrebbe "provare" la circostanza è la SIM che secondo l'arbitro gli fu consegnata da Moggi. Invece, casualmente, questa SIM non esiste, se non nel fantasioso racconto di Nucini, che abbiamo fedelmente riportato;
9) Nucini quindi dichiara di aver buttato la scheda. Beatrice invece dice che "Nucini l'ha consegnata a Facchetti perchè componesse un dossier";
10) Nucini dice di averla buttata, ma di aver annotato il numero della scheda estera. Beatrice invece dice che la scheda è italiana;
11) L’inchiesta della Figc invece dice ancora che questa fantomatica scheda è estera; infatti, leggendo la sentenza del procedimento sulle ipotetiche schede SIM date agli arbitri.. pag 7:
”...emerge che lo stesso abbia costituito con il contributo del Fabiani un sistema di comunicazioni telefoniche riservate intrattenute con gli associati AIA di cui al presente procedimento. Invero a tale conclusione convergono i seguenti indizi gravi, precisi e concordanti:
- le dichiarazioni rese da TDC, da MC e da TG relativamente all’acquisto delle schede estere nell’interesse del Moggi;
- le dichiarazioni del Nucini in data 12.10.2006 il quale riferisce dell’incontro avvenuto in un albergo di Torino nel corso del quale il Moggi alla presenza del Fabiani gli consegnò una scheda delle sopracitate schede estere, allo scopo di renderlo partecipe del predetto sistema di comunicazione riservato.”
12) Al punto 11 c’è un'altra clamorosa incogruenza; si citano infatti i signori TDC, MC, TG i quali effettivamente dichiarano di aver venduto SIM estere a collaboratori di Moggi, ma di averlo fatto PER LA PRIMA VOLTA nel giugno del 2004!! Questa circostanza contrasta con la deposizione di Nucini, il quale dichiara di aver avuto la SIM da Moggi e da Fabiani nel corso del settembre 2003.
Considerazioni finali.
Nucini dichiara che il rapporto con Facchetti inizia prima dei fatti in oggetto; che lui già all’inizio del 2001 "capisce", ma solo in seguito, durante un raduno a Sportilia (presumibilmente estate 2001), viene “avvicinato” da De Santis. Nonostante ciò, il “sistema Moggi” non richiede subito le sue “prestazioni” e lo tiene a “bagnomaria” per ben 2 anni.
Lo ricontatta a marzo 2003 e poi ben 6 mesi dopo, settembre 2003, per dargli, secondo le dichiarazioni del bergamasco, una sim (italiana o estera?) che Nucini getta subito anziché consegnarla a Facchetti o alla giustizia. Che leggerezza vero?
Cercavano una prova da almeno due anni, potevano contare sulla consulenza di “persone capaci” e non hanno istruito Nucini sull’uso che doveva fare di una prova così importante come una sim segreta: consegnata alle forze di polizia, quella sim avrebbe potuto rivelare anche le impronte di chi l’aveva data, giusto?
Cosa dichiara, invece, Moratti a Borrelli? Fornisce una motivazione e dei tempi in contrasto con quelle che vengono riportate come le “confessioni” di Tavaroli ai pm. Se sono vere le dichiarazioni che vengono attribuite a Tavaroli, Moratti avrebbe solennemente preso in giro Borrelli.
Perché Moratti fa credere a Borrelli che convoca Tavaroli solo dopo la consegna della scheda sim a Nucini, quindi, a fine 2003?
Perché nessuno (Borrelli, Mensurati, giornalisti "attenti" della Gazzetta) nota che essendo i dossier di Cipriani dei primi del 2003 il “coinvolgimento” di Tavaroli, ammesso da Moratti, non poteva che essere precedente (nel 2002 come sostiene Tavaroli)?
Che interesse avrebbe Tavaroli a dire di essere stato convocato alla Saras nel 2002 e non nel 2003?
Che interesse aveva Cipriani a “confezionare” un dossier con i primi “report” nel 2003 se, come Moratti vuol far credere (a chi ci vuol credere), si è rivolto al Tavaroli solo dopo settembre 2003?
Ma soprattutto, prima di ogni altra evidenza, perché chiunque parli di questa vicenda fornisce puntualmente una versione diversa?
Tra le tante, non dimentichiamo quella fornita il 27 giugno scorso da Marco Tronchetti Provera ai PM Napoleone e Piacente, nell'ambito della chiusura a Milano dell'inchiesta sullo spionaggio Telecom (pag 81 del pdf pubblicato sul sito di Repubblica):
"E' chiaro, è come la questione di mio cognato e tutte le indagini su cose in cui il signor Tavaroli non doveva assolutamente coinvolgersi: ha un input da Moratti sui calciatori, poi magari Facchetti lo chiama per dirgli "ho questo problema del giovane arbitro", e lui attiva tutta una macchina spropositata che si muove in maniere non assolutamente nell'interesse dell'azienda o richiesta dall'azienda, cioè lo fa con l'Inter come lo fa... perché rientrano nella sfera in cui lui lo fa."
Canossa sta almeno a 200 km da Torino /2
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- By inunmondoche
Abbiamo analizzato nella prima parte alcuni incontrovertibili fatti che smentiscono l'impianto accusatorio dei Pm napoletani, che vorrebbero legare la salvezza della Fiorentina a una manovra della Cupola, da loro teorizzata. In questa seconda parte ci concentreremo su ulteriori fatti di natura, diciamo così, politica e sugli stessi atti a disposizione dei magistrati.
Beatrice e Narducci sembrano essere ansiosi di gettare nel calderone dell'accusa di associazione a delinquere una varietà di fatti, decisamente in mutua contraddizione.
Nella requisitoria finale, i Pm additano, quale ulteriore prova di tentativo di corruzione avvenuto nelle ultime giornate di campionato, il passaggio al termine della stagione sportiva 2004/2005 del direttore sportivo Corvino dal Lecce alla Fiorentina [*]. Il Lecce, quello di Zeman, che impattava 3-3 contro il Parma l'ultima partita del suo campionato, consentendo alla Fiorentina di salvarsi. Tralasciamo la consistenza di tale indizio e la sua idoneità a formare una prova, ma sottolineiamo come tale elemento di accusa vada in senso opposto a quello di un'associazione a delinquere che costringe la Fiorentina a piegarsi per poi salvarla, fraudolentemente. Se Corvino avesse svolto un ruolo per la salvezza dei viola, motivando all'eccesso i suoi giocatori per disputare una partita vera e avere la meglio sul Parma, questo significa, ancora una volta, che i dirigenti della Fiorentina si sono rivolti altrove per cercare la permanenza nella massima serie.
Oppure Pantaleo Corvino è accusato di associazione a delinquere? Non è così: Corvino non è imputato al Processo di Napoli, nessuna accusa di impropria vicinanza a Moggi è stata mossa.
Ripetiamo: la Fiorentina cercherebbe di apparecchiare una partita facendo pressione su un'altra squadra. Tentativo differente e di tutt'altra natura rispetto a una pressione arbitrale. Certo una non esclude l'altra. Ma, ancora, questo eccesso di zelo per garantirsi un pareggio in Lecce-Parma, non cozza con l'insensibilità verso il destino della propria partita contro il Brescia e della partita disputata dal Bologna?
Certo che sì. Ma Collina e Paparesta non figurano tra gli imputati. Solo il De Santis.
La tesi sostenuta dall'accusa, ad ogni modo, si incentra sull'antagonismo di Della Valle verso un sistema di cui si presume il vertice sia Moggi.
Questi sfrutta il suo capillare controllo dei vertici federali per contrastare la Fiorentina e di conseguenza fiaccare la resistenza di Della Valle. Una volta ottenuto il risultato, Della Valle è costretto a chiedere aiuto ai suoi carnefici.
Leggendo gli atti, il teorema non trova alcun riscontro nei fatti. I Della Valle chiacchierano con Mazzini e con Bergamo, questi si interessano effettivamente della questione (ed effettivamente la Fiorentina è squadra con un buon bacino di utenza e, visti i recenti accadimenti - vedasi il precedente fallimento - e la tifoseria calda, si potrebbe trasformare anche in problema di ordine pubblico), ma in nessun modo si confrontano con Moggi, stando alle informative.
E' vero Della Valle si sente anche con Moggi, ma il contenuto delle telefonate è decisamente innocuo, niente più che uno scambio di consigli sul come gestire la situazione.
Nessun capo cosparso di cenere, nessuna minaccia, nessun do ut des.
Semplicemente l'invito a farsi sentire di più presso i vertici federali. Lamentati e avrai. Come sempre, per sempre.
Anche prescindendo dall'assoluta povertà di intercettazioni atte a sostenere la tesi di cui sopra, gli indizi di segno contrario, e alla portata di tutti, formano una schiera ben più nutrita.
La battaglia di Della Valle è per i diritti tv. Nell'estate del 2004, il patron marchigiano si espone non contro un presunto sistema che governa il calcio, ma contro un presunto sistema che governa i diritti tv.
Lo slogan è sempre lo stesso: "non possono spartirsi tutto in 3".
Dove le 3 sono la Juve, il Milan e, è sempre bene sottolinearlo, l'Inter. L'attacco è feroce anche verso Sky che, a suo dire, ha formulato una proposta di contratto alla Fiorentina completamente fuori mercato, smaccatamente al ribasso. Tant'è: Sky ha praticamente un monopolio e decide i prezzi. Della Valle comincia a parlare di consorzio alternativo per i diritti tv, tentativo già miseramente fallito 2 volte, il primo con Sds di Cecchi Gori, Sensi, Tanzi e Cragnotti, il secondo appena un anno prima con GiocoCalcio dei vari Preziosi, Dal Cin, Matarrese. In ogni modo sfida Sky e il sistema di retribuzione dei diritti tv, di cui auspica una ridiscussione in senso collettivo. I diritti tv si decidono, come sapete, in Lega Calcio. Lega presieduta allora da Galliani.
L'attacco dell'agosto 2004 non è perciò rivolto a Moggi, ma a Sky e alla Lega Calcio, al sistema che governa i diritti tv. Moggi, in questo caso, c'entra poco. Giraudo difende gli interessi economici della Juventus, Moratti quelli dell'Inter, Galliani del Milan, e così via. La lotta per i diritti tv innescata da Della Valle è una questione politica. Non rappresenta il bene assoluto contro il male assoluto.
Non è epica, è politica. E come tale va considerata.
Moggi tenterebbe di contrastare questa battaglia, ricorrendo ad altri mezzi. Eppure.
Eppure in agosto Della Valle le spara grosse contro la Juve, il Milan e l'Inter. Ma a settembre si ritrova con una squadra decente grazie quasi soltanto all'aiuto della Juventus. Nonostante la battaglia politica, Moggi cede alla Fiorentina le comproprietà di Maresca, giocatore di livello internazionale, Miccoli, giocatore nel giro della Nazionale, e Chiellini, tra i giovani difensori italiani uno dei pochi dal futuro assicurato (e infatti), tutti e tre disputeranno la stagione 2004/2005 in maglia viola.
Bel modo di fiaccare la Fiorentina. Mettergli a disposizione 3 giocatori con i fiocchi.
A fine stagione, Della Valle è talmente ansioso di sdebitarsi per i presunti favori ricevuti dalla Juventus che la denuncia all'Antitrust insieme a Inter e Milan per "intesa restrittiva della concorrenza". Non solo: la dirigenza bianconera sarebbe ben contenta di monetizzare le cessioni dei cartellini di Miccoli e Maresca, in vista di nuovi acquisti per rinforzare la squadra. I viola rifiutano seccamente e rispediscono i giocatori al mittente, nonostante le insistenze. Moggi, tiè!
Insomma, le premesse e le conclusioni di questo teorema sono entrambe errate. Della Valle combatte una battaglia che lede gli interessi della Juve sì, ma anche di Milan e Inter. Una battaglia che è nel suo interesse economico.
Moggi lo contrasta, by any means? Macché, gli dà una grossa mano in sede di mercato.
E Della Valle si mostra riconoscente per i presunti favori prestatigli dalla presunta Cupola? Men che meno, lo denuncia all'Antitrust e scarica i giocatori che Moggi gli voleva vendere.
Nel prossimo articolo, andremo a vedere la sostanza delle accuse, ovvero le partite con cui la presunta Cupola avrebbe punito la Fiorentina. Perché per salvarla, come abbiamo visto nella prima puntata, non ha mosso un dito.
[*] Lo stesso Andrea Della Valle conferma davanti agli inquirenti "sportivi" che la trattativa per l'ingaggio di Pantaleo Corvino ha inizio nell'aprile 2005. Nel gennaio del 2005, la Fiorentina aveva acquistato dal Lecce il giovane attaccante bulgaro Valeri Bojinov per ben 15 milioni di euro.
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