CantaNapoli - Il processo
Iniziato il rito abbreviato per Giraudo
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- By Redazione
Lo si è appreso oggi nel corso dell’udienza, davanti al gup Eduardo De Gregorio, del processo in corso nei confronti di 11 imputati che hanno scelto di essere giudicati con rito abbreviato. L’udienza di oggi, durata circa sei ore, è stata interamente dedicata all’esame della posizione di Antonio Giraudo, ex amministratore delegato della Juventus. Per il pm Narducci, che ha letto in aula una lunga serie di intercettazioni telefoniche, dagli atti dell’inchiesta non emerge un teorema secondo cui Giraudo "non poteva non sapere" degli illeciti sportivi.
Egli risponde invece "di quello che ha fatto in concreto e per il contributo che ha fornito in modo rilevante all’organizzazione (la presunta associazione per delinquere creata da Luciano Moggi, ndr)". Narducci ha citato varie vicende tra le quali:
1. l’ostracismo nei confronti dell’allenatore Zeman
2. il caso Paparesta (l’aggressione verbale al direttore di gara negli spogliatoi dello stadio di Reggio Calabria dopo un arbitraggio sfavorevole alla Juve)
3. gli incontri con i designatori Bergamo e Pairetto allo scopo, secondo l’accusa, di designare arbitri che avrebbero agito nell’interesse della società bianconera.
Il pm ha ricordato, tra l’altro, che nelle telefonate si parlava in maniera esplicita, facendo nomi e cognomi, su questioni di carattere generale, come le nomine ai vertici degli organismi sportivi. Secondo il pm le conversazioni appaiono più riservate allorchè si toccano argomenti scottanti.
L'esame degli elementi a carico di Giraudo dovrebbe ora concludersi il 9 febbraio, data della prossima udienza.
In quella data dovrebbe iniziare la parte di requisitoria affidata al pm Beatrice che si soffermerà anche sull’analisi di una serie di partite di campionato in cui si sarebbero consumati gli illeciti.
Poi si tornerà in aula anche il 9 marzo e il 3 aprile. Per i 24 rinviati a giudizio con il rito ordinario, invece, il processo inizierà il 20 gennaio.
Vi potrebbe essere, comunque, uno slittamento in quanto, secondo indiscrezioni raccolte oggi in aula, uno dei componenti del collegio sarebbe incompatibile perchè in qualità di gip negli anni scorsi avrebbe autorizzato alcune intercettazioni disposte nell’ambito dell’inchiesta.
Proviamo ad analizzare, secondo quanto ha riportato la stampa, le accuse fatte oggi in aula dal pm.
E' così anormale, fino a provare l'associazione per delinquere, che due dirigenti della stessa squadra discutano di un allenatore che, in ogni intervista, non perde occasione per lanciare sospetti ed accuse sulla loro squadra e, per di più, considerando che da alcune dichiarazioni da lui fatte sulla base del nulla, si è avviata un'inchiesta ed un processo durato otto anni? Ad oggi non siamo a conoscenza di prove di reati da loro commessi nei confronti di questo allenatore. Solo chiacchiere. Come è una chiacchiera quella che vede Zeman danneggiato da Moggi e Giraudo. Zeman fino al 2006 ha continuato ad allenare e a collezionare esoneri. Dal 2006 Giraudo non c'è più nel mondo del calcio ma la carrirera di Zeman non ha visto miglioramenti: anche quest'anno il solito esonero nelle prime giornate del campionato jugoslavo. All'estero non lo ha costretto Giraudo ma, forse, i risultati che ottiene con il suo gioco, risultati poco graditi dai presidenti.
Sull'aggressione "verbale" di Giraudo nello spogliatoio di Reggio Calabria, chi segue il calcio sa bene che sono cose sempre accadute. Ricordiamo che anche Facchetti si recò nello spogliatoio dell'arbitro per fare le sue rimostranze. Anzi, questo episodio fu più grave: l'irruzione avvenne nell'intervallo della partita, con ancora un tempo da giocare: se l'avesse fatto Moggi, l'avrebbero accusato di aver taroccato il secondo tempo. Fu deferito e squalificato dalla giustizia sportiva, però, penalmente, non successe nulla.
Sugli incontri con i designatori, atti ad ottenere arbitri compiacenti, secondo i pm, vale la pena ricordare che la Corte d'Appello di Roma ha stabilito che i sorteggi non erano truccati, dando ragione a Bergamo e Pairetto. Sì, perchè gli arbitri non venivano designati come fa oggi Collina. Allora venivano sorteggiati alla presenza di un notaio ed una sfera delle due dell'abbinamento la sceglievano i giornalisti presenti al sorteggio.
Calciopoli, rinvii a giudizio: Carraro e Ghirelli fuori dalla 'cupola'
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- By Mario Incandenza
Il primo atto di Cantanapoli si è concluso ieri con il rinvio a giudizio di 24 persone con accuse che vanno dall'associazione per delinquere alla frode sportiva.
Sotto processo finiranno 8 dirigenti di società: Andrea Della Valle, Diego Della Valle e Mencucci (Fiorentina), Foti (Reggina), Fabiani (Messina), Lotito (Lazio), Meani (Milan) e Moggi (Juve); 1 dirigente FIGC: Mazzini; 4 dirigenti CAN: Bergamo, Fazi, Mazzei e Pairetto; 5 arbitri: Bertini, Dattilo, De Santis, Racalbuto e Rodomonti; 5 assistenti: Ambrosino, Puglisi, Ceniccola, Gemignani e Titomanlio; 1 giornalista: Ignazio Scardina.
Fanno impressione i proscioglimenti di Franco Carraro, che doveva rispondere di frode sportiva, e Francesco Ghirelli, che era imputato di associazione per delinquere, ai tempi rispettivamente Presidente e Segretario Generale della Federazione Italiana Giuoco Calcio, vale a dire, se si parlasse di uno stato nazionale, Presidente della Repubblica e Premier.
Il proscioglimento deciso dal giudice è una decisione che si discosta dalle richieste dei pm Narducci e Beatrice, che possono valutare se impugnare il proscioglimento di Carraro e Ghirelli. Lo faranno?
Dunque all’inizio del processo penale la terribile e onnicomprensiva “cupola”, quella che secondo quanto raccontavano i media nell'estate 2006 aveva truccato campionati su campionati, perde i suoi pezzi migliori. A rappresentare la FIGC resta il solo Innocenzo Mazzini, del quale finora abbiamo ascoltato qualche telefonata goliardica. Particolarmente memorabile la sua stentorea risata alla “Amici miei”.
Peccato in particolare per l’assenza di Carraro. Ricordiamo che, secondo le informative dei cc misteriosamente divenute di pubblico dominio nel maggio 2006, in ben due casi l’ex presidente della FIGC, spaventato dalla possibilità di dover affrontare l'usuale canea mediatica anti-juventina, aveva fatto pressioni sull’ex designatore arbitrale Bergamo affinché nel dubbio l'arbitro prendesse una decisione sfavorevole alla Juve. Guarda caso ciò avvenne proprio in prossimità di incontri con Inter (partita del 28 novembre 2004) e Roma (5 marzo 2005), le grandi "miracolate" dallo scandalo.
Insomma, sarebbe stato interessante assistere alle sue spiegazioni riguardo a queste intercettazioni, ma non è escluso che intervenga almeno come testimone. E comunque c'è sempre l'altro interlocutore.
La prima udienza del processo è in programma per il 20 gennaio 2009, a quasi 3 anni di distanza da Farsopoli. Intanto, a mo di antipasto, per il 23 ottobre prossimo è attesa la sentenza per gli 11 imputati che avevano scelto il rito abbreviato: 1 dirigente di società: Giraudo; 1 dirigente CAN: Lanese; 6 arbitri: Cassarà, Messina, Rocchi, Dondarini, Pieri e Gabriele; 3 assistenti: Baglioni, Griselli, Foschetti. Non vediamo l’ora.
Per il resto, come sappiamo, i media le condanne le hanno emesse da tempo, linciando barbaramente Luciano Moggi e parlando di calcio truccato senza che ce ne fosse alcuna prova.
Per Repubblica, "si preannuncia un processo lunghissimo, a rischio prescrizione". Sì, c’è anche questo rischio. Soprattutto se, come accaduto per il processo alla Juve sul doping, la prescrizione interverrà per salvare la faccia all’accusa. Per l’occasione il quotidiano romano propone un “dossier calciopoli” che consente di rileggere articoli dell’epoca, come quello raffinatamente colpevolista di D’Avanzo (che pure ultimamente aveva dato segni di "svolte" garantiste), nel quale lo leggiamo paragonare Moggi a un condannato come Previti, oppure contestare il procuratore Maddalena che a Torino l’indagine sulla frode sportiva l’aveva archiviata sulla base di una ragionevole interpretazione del significato delle intercettazioni; ma probabilmente ai tempi era stato influenzato da Marco Travaglio (nel frattempo diventato suo nemico), che aveva scritto un pezzo in cui mistificava le intercettazioni torinesi (clicca sul link “Moggi-Pairetto: “l’arbitro con 50 occhi” del dossier).
Più pacato il Corriere, dove evidentemente sono ormai sazi dopo l’abbuffata di taglia e cuci del 2006; tra l'altro viene ricordato anche il processo GEA e le circostanziate accuse di “macchinazione” che Moggi vi ha fatto. Al contrario del Giornale berlusconiano, dove una specie di ultras nerazzurro (vedi link) confonde un rinvio a giudizio con la condanna definitiva solo per poter sfottere i tifosi juventini che evidentemente costituiscono per lui un'ossessione decennale; magistrali i passaggi in cui definisce "di cartone" lo scudetto vinto sul campo nel 2006 e parla di "partite già decise prima ancora che fosse fischiato il calcio d'inizio" solo perché la squadra per cui tifa non sapeva far altro che perdere.
Dalle venature trionfalistiche anche il pezzo de la Stampa, che parla di “grande vittoria” della procura di Napoli. In effetti, data la linea editoriale tenuta finora, sarebbe stato stupefacente il contrario.
Sim 'e Napule
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- By Dr. Telekom & Mr. Knag
Come si sa, su queste schede telefoniche non sono state disposte intercettazioni e non si possono quindi conoscere i contenuti delle conversazioni intercorse e neppure individuare con qualche certezza gli interlocutori.
Sarebbe stato possibile da parte della magistratura italiana disporle, sia pure limitatamente alle conversazioni tra utenze straniere e utenze italiane, ma anche in questo caso non sono state fatte.
Per intercettare invece le conversazioni tra utenze entrambe straniere sarebbe stato necessario che il magistrato italiano proponesse una rogatoria all’autorità giudiziaria straniera, nel nostro caso quella elvetica e, in caso di accettazione di questa, le intercettazioni sarebbero state disposte direttamente dal magistrato svizzero.
Vale infatti il principio che l’autorità giudiziaria italiana non possa svolgere indagini su territorio straniero.
Poco importa che le due schede straniere si trovassero, una o entrambe, in Italia: le intercettazioni in questo caso sarebbero state tecnicamente possibili in Italia, ma sarebbero state abusive se non autorizzate e disposte dall’autorità giudiziaria svizzera.
Parrebbe che tre di queste schede straniere siano state intercettate, senza però che siano risultate conversazioni, ma non si hanno elementi per capire se il tutto sia avvenuto tramite rogatoria all’autorità giudiziaria svizzera.
Lo stesso principio vale anche per i tabulati: l’acquisizione dei dati relativi al traffico telefonico di una utenza svizzera, ossia i soli dati relativi ai numeri chiamati e chiamanti, può avvenire allo stesso modo, proponendo una rogatoria all’autorità giudiziaria svizzera.
Diversamente si tratterebbe di una acquisizione arbitraria, magari ottenuta in buona fede, ma sicuramente inutilizzabile in un processo, in quanto priva dei requisiti formali che la rendano affidabile attraverso il vaglio del magistrato straniero competente, che direttamente ordini, sotto le sanzioni di legge, alla compagnia telefonica straniera di fornire i dati.
Una volta ottenuti quei dati, il magistrato straniero trasmetterebbe gli atti direttamente al magistrato italiano.
Stranamente nella informativa di polizia giudiziaria si dice che l’acquisizione dei tabulati in questione sarebbe avvenuta attraverso i “accertamenti mirati presso gli uffici collegati svizzeri “ e dopo “accertamenti presso i gestori nazionali“, formule verbali che lasciano qualche perplessità.
Gli uffici collegati svizzeri sono quelli di polizia o delle compagnie telefoniche straniere ?
I gestori nazionali sono le compagnie italiane e/o svizzere ?
Sono state svolte indagini su schede straniere senza un provvedimento del magistrato straniero ?
La stranezza è che non si fa cenno ad una rogatoria italiana alla magistratura svizzera per ottenere quei dati.
Si sarà trattato senz’altro di una imprecisione del redattore dell’informativa.
Si stenta infatti a credere che si stiano utilizzando degli atti nulli e inutilizzabili in un processo, informalmente acquisiti in via breve attraverso le compagnie telefoniche o gli organi di polizia corrispondenti.
Aspettiamo fiduciosi che le perplessità si diradino al processo.
AGGIORNAMENTO DEL 6-5-09:
Come abbiamo sentito nel corso dell'udienza del 5/5/2009, l'acquisizione delle schede sim straniere è avvenuto in questo modo: l'autorità giudiziaria italiana ordina l'acquisizione ai Carabinieri che si rivolgono alla Telecom e questa - così pare - alla collegata compagnia svizzera, che avrebbe fornito i tabulati direttamente di nuovo alla Telecom e da questa ai Carabinieri e quindi alla Procura di Napoli. il giudice svizzero sarebbe stato bypassato. A meno di accordi particolari tra Italia e Svizzera (improbabili in materia sensibile alla privacy), i tabulati non dovrebbero essere utilizzabili. Non c'è, infatti, alcuna garanzia che il materiale acquisito sia affidabile, passando di mano da compagnia telefonica svizzera a compagnia telefonica italiana senza alcun provvedimento del giudice svizzero. Con la rogatoria invece il giudice svizzero ordina alla compagnia telefonica svizzera i tabulati e quindi li trasmette direttamente al magistrato italiano. La compagnia telefonica svizzera risponde di fronte al suo giudice che i dati forniti siano genuini. Nessun intermediario si frappone nella tramissione dei tabulati al giudice italiano.
Calciopoli, un'indagine "debole"
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- By Redazione
Sembra che tra i soggetti sottoposti ad intercettazione per l'inchiesta di Napoli figurino molti esponenti della GEA fra cui Alessandro Moggi e Zavaglia (come riportato nelle ultime 200 pagine dell'informativa di aprile 2005), che erano contemporaneamente intercettati, dagli stessi investigatori, per l'inchiesta di Roma. Questo tipo di scelta induce, talvolta, a creare confusione e dubbi. Sarebbe stato sicuramente meglio avere due indagini completamente distinte e separate.
Che qualcosa nell'indagine non sia andata nel migliore dei modi sembra non essere solo un'ipotesi. Il Corriere della Sera del 10 settembre 2006 aveva scritto: "Le loro informative alla Procura di Napoli che si basavano sulle oltre diecimila telefonate intercettate durante l'anno calcistico 2004-2005 sono state ritenute figlie di una ricostruzione parziale, molto spesso lontana dalla realtà."
Su Panorama del 1 giugno 2006, in un articolo dal titolo "Calciopoli mancano le prove", Giacomo Amadori scriveva:
"Per gli inquirenti, le rivelazioni di Manfredi non valgono moltissimo e la mancanza di collaborazione di indagati e testimoni durante gli interrogatori sta ponendo un problema: come dare più peso alle informative dei carabinieri con riscontri testimoniali e prove documentali. Le 1.600 pagine di accuse stilate in quasi un anno di lavoro dai carabinieri hanno tuttavia già prodotto un risultato innegabile: una pressione mediatica che ha portato alle dimissioni di tutti i vertici del mondo del calcio (nota del Team: poi rientreranno quasi tutti!). Eppure, gli investigatori sono costretti a riconoscere che i risultati dell'indagine non sono inattaccabili.
Troppe parole, ma soprattutto troppi aggettivi hanno reso vulnerabile la pietra angolare dell'inchiesta. Titoli a effetto come «Il controllo del Palazzo», «L'asservimento della macchina amministrativa» o «I tentacoli nell'apparato della sicurezza» hanno tolto la doverosa asciuttezza alla ricostruzione. Solo nel primo dossier l'estensore del documento, il maggiore dei carabinieri Attilio Auricchio, usa 16 volte l'aggettivo «allarmante» e dieci volte «inquietante». Termini che ritornano anche nella seconda informativa. E quando si parla dell'associazione di procuratori Gea World sfuggono termini come «cupola» e «affiliati». Una scelta linguistica che tradisce un impeto accusatorio inconsueto.
Quanto al contenuto, il primo dossier prepara l'accusa di frode sportiva e associazione per delinquere, ricostruisce modi e partecipanti al «sodalizio criminale». Il secondo, scritto sette mesi dopo il primo, dovrebbe elencare gli episodi di reato annunciati nel precedente. In realtà diventa un poutpourri di notizie e nel calderone finisce persino l'ex ministro dell'Interno Giuseppe Pisanu che chiede un «aiutino» per la sua Torres, che con il campionato di serie A oggetto dell'informativa non ha nulla da spartire. Una delle perplessità maggiori le suscita il capitolo che si riferisce alle presunte «Collusioni con la questura di Torino e Roma». Il titolo lascia intuire una situazione di connivenza tra la polizia e il sistema moggiano. In realtà leggendo le notizie raccolte dai carabinieri si scopre che il direttore generale della Juve, in cambio di biglietti e magliette, otteneva piccoli favori da tre-quattro agenti o ispettori (su un totale di oltre 7 mila poliziotti che operano nelle due questure). Per i magistrati è un po' poco per mostrare tanta nettezza nelle conclusioni investigative.
Ma il vero paradosso è la terza informativa, quella che monitora le telefonate di Leonardo Meani, collaboratore del Milan con il ruolo di addetto all'arbitro. Al contrario delle prime due non è un'«informativa di reato a carico» di qualcuno e non contiene le due telefonate per cui Meani è stato indagato.
È quasi un allegato che dovrebbe dimostrare «l'esclusività del potere» moggiano «al quale non corrisponde un contraltare». Insomma la dimostrazione dell'inutilità di Meani. Poi, però, il documento cambia direzione e prende di mira l'amministratore delegato del Milan Adriano Galliani per i rapporti con Meani. Fra le righe spunta la presunta prova di colpevolezza del dirigente rossonero: «Approfitta della telefonata per chiedere a Meani se abbia parlato con i designatori».
Non molto per quello che dovrebbe essere uno dei «burattinai» del calcio italiano. Poi il rapporto sottolinea la preparazione di un incontro riservato tra Galliani e l'arbitro Pierluigi Collina dimenticando di scrivere che quel rendez-vous non c'è mai stato e che i due non si contattano neppure per telefono. Inoltre, sembra che il famoso «dossier» dell'arbitro Gianluca Paparesta non sia altro che una newsletter per la promozione di un carburante ecologico, il biodiesel.
Le divergenze di opinione tra investigatori e pm sono confermate anche nell'elenco dei 41 indagati stilato dalla procura di Napoli: tiene conto solo parzialmente dei 58 nomi a carico dei quali è stata preparata l'«informativa di reato». I pm hanno eliminato dalla lista degli «avvisati» 26 persone che i carabinieri avevano messo nel mirino: dall'avvocato Luigi Chiappero, legale storico della Juventus, al giornalista Tony Damascelli. Dunque le informative che hanno fatto detonare lo scandalo potrebbero essere il punto debole dell'inchiesta sul calcio."
Amadori mette in rilievo debolezza e alcune stranezze delle informative ma ce n'è una ancora più grande che sembra essere sfuggita a tutti i media. Noi non conosciamo gli atti processuali e non sappiamo se in questi è contenuta la risposta ai nostri dubbi: ce lo dirà il processo, o almeno lo speriamo. Da lettori possiamo formulare ipotesi e avanzare dubbi derivanti dalla lettura di quelle informative e dagli articoli della stampa. Distratti dal gettito di intercettazioni "fuggite" alla segretezza dell'indagine, e dal clamore generato da quelle informative, probabilmente, molti hanno fatto poca attenzione ad un particolare che acquisterà maggior rilievo ad aprile 2007, quando vengono resi pubblici i famosi "specchietti delle sim svizzere". Ma le "utenze riservate", se sono il filo conduttore della seconda informativa del novembre 2005, fanno la loro comparsa già nella prima informativa di aprile 2005. Alle pagine 20, 228, 286 e 298 della prima informativa, nonchè a pagina 93 della seconda di novembre 2005 è riportato, copiato ed incollato, il seguente passo:
"In particolare, dalle indagini è emerso l’utilizzo di speciali e sicuri canali di comunicazione da parte dei membri più strategici impegnati nello specifico contesto dei sorteggi arbitrali, ovvero la disponibilità da parte dei designatori BERGAMO e PAIRETTO e di MOGGI di utenze cellulari che, oltre a non essere nominativamente a loro riconducibili, risultano addirittura utenze di gestori stranieri e nella fattispecie della SWITZERLAND MOBILE SUNRISE.
Tali utenze, infatti, risultano utilizzate assolutamente a ragion veduta, ovvero solo tra loro e quando l’argomento trattato lo richiede (distintamente MOGGI con i due designatori arbitrali).
Accertamenti mirati, anche tramite gli uffici collegati svizzeri, hanno consentito di verificare che sull’utenza internazionale 0041-76 (gestore SVIZZERLAND MOBILE SURISE) individuata essere nella disponibilità di Luciano MOGGI, nel periodo compreso tra l’1.11.2004 e il 7.02.2005 vi era traffico telefonico verso il territorio italiano, avendo attivato ponti italiani dei gestori TIM e VODAFONE, in entrata ed in uscita soltanto da altre due utenze dello stesso gestore straniero: 00417 e 00417
Anche su quest’ultime due utenze si è rilevato un traffico italiano e, quasi esclusivamente, per contatti reciproci e verso l’utenza in uso a MOGGI, il quale come emerso e documentato in più occasioni ha fornito ai due designatori - proprio in quel periodo - i codici occorrenti per ricaricare utenze cellulari, che con ogni probabilità sono serviti per caricare le suddette utenze, atteso il traffico intercorso.
Le tre utenze svizzere, inoltre, risultano essere intestate tutte alla stessa persona: DE CILLIS Arturo, nato a Carovigno (BR) il 30.08.1924, residente a Cernobbio (CO) via Matteotti nr. 8, il cui figlio Cristino, nato a Carovigno il 26.06.1965 e residente a Cernobbio (CO), risulta titolare di una struttura alberghiera in Cernobbio, denominata “Giardino” sita in Cernobbio, via Regina n. 73. L’espletamento di specifica attività informativa ha consentito, altresì, di appurare che la citata struttura alberghiera è spesso utilizzata per l’alloggiamento riservato di esponenti del mondo calcistico (la stessa Cernobbio è crocevia di convegni e di attività anche di calciomercato)."
Quindi ad aprile 2005 gli investigatori già conoscevano tre numeri di sim svizzere.
Leggendo l'informativa si può pensare che non abbiano avuto tempo o modo di intercettare quelle sim, appena conosciuti i numeri. Però da "accertamenti mirati, anche tramite gli uffici collegati svizzeri" gli investigatori ricavano la conoscenza dell'intestatario di quei numeri.
Anche senza essere lettori di libri gialli, o amanti dei film polizieschi, la cosa più logica da aspettarsi è che gli investigatori procedano ad ascoltare l'intestatario delle schede straniere, Arturo De Cillis. Se fosse stato interrogato avrebbe potuto negare la proprietà delle schede? E come? Come credergli, dato che la scheda era intestata a lui? Avrebbe potuto nascondere di avere un figlio, Teodosio, con un negozio di telefonia a Chiasso? Perchè non si è seguita, come sembra, questa pista per pervenire all'intercettazione delle relative conversazioni?
Altra stranezza: ancora nell'informativa del novembre 2005 gli investigatori riportano il nome di Cristino De Cillis e mai quello del fratello Teodosio. Se fate una ricerca su Google ed inserite come chiave di ricerca "De Cillis Cernobbio" vedrete che compaiono, in testa alla pagina, almeno 5 link al ristorante di Cristino De Cillis di Cernobbio: è quello che i carabinieri hanno citato nelle informative. A leggere le informative, gli investigatori si fermano a Cernobbio, "crocevia di attività anche di calciomercato", quindi, anche "compatibile" con le ipotesi investigative.
Arturo e Cristino non sono il De Cillis "giusto". Sembra strano che una "squadra speciale" di ben 12 uomini non indaghi sul nucleo familiare di Arturo De Cillis, non scopra che ha anche un altro figlio, Teodosio, residente a San Fermo della Battaglia (Como), con un negozio di telefonia a Chiasso, pochi chilometri da Cernobbio.
Non sappiamo se agli atti c'è un verbale d'interrogatorio del De Cillis risalente ai primi mesi del 2005 (ricordiamo che le informative sono solo un sommario riassunto degli atti allegati). L'ipotesi che non abbiano interrogato nessuno dei De Cillis, oltre che da quanto scritto nelle informative, è generata da quello che accade dopo, ad aprile 2007, quando tutta la stampa riferisce che a maggio 2006 Teodosio De Cills si presenta spontaneamente a rilasciare una deposizione e consegna agli inquirenti l'elenco dei numeri, intestati ai suoi familiari, che erano stati acquistati per conto di Moggi. Solo da quel momento, 26 maggio 2006, l'indagine sulle schede straniere sembra trovare il filo per arrivare a quegli schemi di attribuzione delle sim svizzere che oggi rappresenterebbe il puntello cercato per irrobustire l'ipotesi d'accusa.
Quindi, secondo quanto detto dalla stampa, si conosce solo a maggio 2006 quello che era possibile sapere già da febbraio 2005. Ecco come alcuni mezzi di stampa hanno presentato la deposizione spontanea di De Cills:
29 giugno 2006 - Gazzetta dello Sport - di Vernazza Sebastiano
Decine di schede telefoniche «straniere», alcune intestate a un (ignaro?) papà di 75 anni. [...] per sfuggire alle intercettazioni Luciano Moggi foraggiava i suoi compari d'orecchio con speciali sim. Le comprava in Svizzera, a Chiasso, un passo oltre il confine, nel negozio di Teodosio De Cillis, 46 anni nato a Carovigno (Brindisi) e residente a San Fermo della Battaglia (Como).
«Le schede che sono state acquistate da me le ho vendute a persone di fiducia di Luciano Moggi», spiega De Cillis, il 26 maggio 2006, ai carabinieri di via In Selci a Roma. «Colui che diverse volte ha fatto questo genere di acquisti per conto del dirigente della Juventus è tale Giancarlo Bertolini (un osservatore della Juve, ndr), il quale, nella prima occasione in cui è venuto da me, credo nel mese di giugno del 2004, mi chiese di acquistare 3/4 carte sim del gestore Sunrise (svizzero, ndr) e se le stesse potevano essere "non intestate"». Così De Cillis attribuì quelle schede al padre, Arturo De Cillis, nato nel 1929.
15 aprile 2007 - Gazzetta dello Sport - di Pelucchi Roberto
"Ma che Moggi si rifornisse di schede «sicure» a Chiasso, i carabinieri lo hanno verificato già da tempo, registrando il 26 maggio 2006 a Roma la deposizione di colui che gliele vendeva, Teodosio De Cillis."
27 aprile 2007 - Gazzetta dello Sport - di Pelucchi Roberto
".... Arturo De Cillis è il padre di Teodosio, titolare di un negozio di telefonia a Chiasso. Il suo nome esce sui giornali e lui decide di presentarsi dai carabinieri di Como per rendere una dichiarazione spontanea."
19 aprile 2007 - www.ilgiornale.it
"Dai tabulati di quel numero saltano fuori le chiamate ad altre due sim svizzere. Gli inquirenti le attribuiscono a Bergamo e Pairetto, ma sono intestate a un certo Arturo De Cillis. Suo figlio Teodosio è titolare di un negozio di telefonia a Chiasso, in Svizzera. Quando i giornali a maggio scorso (ndr. 2006) parlano di quei «telefoni elvetici» di Moggi, si presenta dai carabinieri a Como e racconta di aver venduto a collaboratori del ds bianconero altre schede svizzere intestate a suoi familiari e altre, anonime, del gestore Ring Mobile del Liechtenstein."
maggio 2007 - La Nazione
"Gli inquirenti le attribuiscono a Bergamo e Pairetto, ma sono intestate a un rivenditore di Chiasso, Arturo De Cillis, padre di Teodosio, il negoziante di telefonia. E’ lui che, spaventato, si presenta dai carabinieri, e racconta il meccanismo delle intestazioni di comodo (anche al padre ndr) e del ruolo chiave di Bertolini, il «corriere» di Moggi che, interrogato, confermerà tutto."
I giornali danno diverse versioni sul luogo della deposizione (chi scrive a Roma e chi a Como) ma concordano sulla data e sulla motivazione che ha spinto il De Cillis a deporre. Solo La Stampa offre una versione diversa affermando che De Cillis "inizialmente" aveva negato (ma quando? nel 2005 o ad inizio interrogatorio nel maggio 2006?) ed indica nel 7 giugno 2006 la data della deposizione (per tutti gli altri è il 26 maggio):
19 aprile 2007 - www.lastampa.it
"Teodosio De Cillis, detto Teo, è il commerciante che le ha vendute a Moggi. Inizialmente aveva negato tutto. Ma il 7 giugno 2006, all’esplosione dello scandalo, davanti ai carabinieri, ammette: «Le schede sono state acquistate presso il mio negozio, le ho vendute personalmente a persone di fiducia di Luciano Moggi, tale Bertolini Giancarlo"
Un'ultima annotazione: c'era una ipotizzata associazione a delinquere in azione, tanto che i pm scrivono ancora nella chiusura indagini che ci sono "altre persone in corso di identificazione" , c'era ancora da scoprire (a causa della stranezza investigativa su ipotizzata) e, possibilmente, intercettare il giro delle schede svizzere che vengono acquistate fino ad aprile 2006, eppure, alla sempre ben informata stampa, non risulta esserci indagine o intercettazioni sulla stagione calcistica 2005/6, come del resto dichiarato dal procuratore aggiunto di Napoli, Roberti, il 18 maggio 2006: "Dalle indagini di Napoli non ci sono elementi per potere allo stato investigare sul campionato 2005-2006". Cosa era cambiato? Nel mondo del calcio, ipotizzato in mano alla "cupola", solo i designatori sostituiti da Mattei. Ci sembra poco per giustificare la sospensione dell'indagine investigativa che poi riprenderà, con nuove intercettazioni, alla fine del 2006.
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Omissis
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"Il 4 dicembre 2004, alle ore 10.09, Mauro Sandreani chiama Zavaglia e gli comunica che è andato a lavorare per la Juventus ad Arezzo a vedere la partita, sempre come vuole "...il direttore..." con la massima riservatezza." (pag.796-7 dell'informativa di Aprile 2005)
Questa la ricostruzione del Nucleo Operativo dei Carabinieri di Roma guidato dal maggiore Auricchio nell'informativa del 19 aprile 2005 indirizzata all'autorità giudiziaria, di una telefonata avvenuta tra Mauro Sandreani, ex allenatore e al tempo voce tv per la Rai, e Franco Zavaglia, manager di calciatori affiliato alla GEA. Questo un significativo stralcio della telefonata che potete sentire:
{mp3}montezemolo fa piazza pulita e porta franco baldini{/mp3}
SANDREANI: "parlando così con (nome incomprensibile) del calcio m'ha detto sai che adesso tra un po' ci sarà una grande rivoluzione perchè a Torino entra Franco Baldini che lo porta Montezemolo e fa piazza pulita di tutti ...[...]"
ZAVAGLIA: "[...] secondo me è una voce che ha messo in giro Franco Baldini"
SANDREANI: "questo è un amico amico amico di Franco Baldini che me l'ha detto eh..."
ZAVAGLIA: "e infatti l'ha messa in giro lui eh..."
SANDREANI :"Eh...e lui lo da per certo questo [...] ...io, facevo finta di niente, dico: ma guarda che il direttore ci ha un contratto ancora fino al 2005...sì sì ma i nuovi lo fanno fuori perchè sai Montezemolo i nuovi rampolli della famiglia così..."
Questo estratto e questa conversazione più in generale lasciano molti motivi per pensare, ma ancora di più lascia pensare la strana "riduzione" ad opera del Nucleo di Via In Selci. Un riassunto molto stringato: il solo valore ai fini di indagine di questa telefonata sarebbe la conferma che Sandreani lavora per la Juventus e contemporaneamente si sente al telefono con esponenti della GEA. Conferma che, per altro, anche questa, si presta a interpretazioni. Ma andiamo a vedere.
Questa telefonata e la sua ricostruzione a opera dei carabinieri è strana per almeno 7 ragioni:
1) E' evidentemente strano e foriero di sospetti che nella ricostruzione a fini di indagine di questa telefonata non compaia alcun riferimento a Baldini e Montezemolo, e al presunto piano per rimpiazzare Moggi. E' foriero di sospetti perchè, come emerso in fase dibattimentale durante il processo GEA, il maggiore Auricchio ha ammesso di avere regolarmente frequentato Franco Baldini nel periodo delle indagini (deposizione del 01-04-2008 al processo GEA). Pertanto questa omissione genera una doverosa riflessione sul ruolo di Franco Baldini nell'indagine e su un'eventuale sua illegittima vicinanza all'uomo che conduceva le indagini.
2) E' molto strana la dimenticanza riguardo a questa voce di corridoio che vorrebbe Baldini intento a trattare con la dirigenza Ifil per rimpiazzare Moggi, anche perchè una certa rilevanza a fini di indagine potrebbe averla.
Anzitutto, si perdoni la provocazione, è difficile derubricarla a voce di corridoio senza riscontro, in quanto tutta la fase inquirente prende avvio dalle famosi dichiarazioni di Dal Cin, che per sua stessa ammissione sono voci di corridoio.
Ma anche a voler credere a Zavaglia, ossia che sia una voce messa in giro dallo stesso Baldini, e che Montezemolo & Co ne siano ignari, le conseguenze avrebbero dovuto essere altre. Ossia: mettere in giro voci false per destabilizzare la concorrenza potrebbe configurare il reato di calunnia secondo il modello, perdonatemi l'ulteriore provocazione, emerso in fase dibattimentale al processo GEA, che ha portato alla denuncia a Blasi per calunnia, dopo avere smentito quanto detto in una telefonata intercettata.
Data l'obbligatorietà dell'azione penale, l'omissione è alquanto strana. E strano è che non sia stato sentito Montezemolo perchè ne offrisse o meno conferma.
Questo nel caso abbia ragione Zavaglia. Nel caso invece la voce corrisponda al vero, è perfettamente legittimo, dal punto di vista legale, che Montezemolo voglia rimpiazzare Moggi con Baldini. Certo stupirebbe il tempismo con cui, a pochi mesi dalla morte del Dottore Umberto Agnelli, tutore e garante della Triade, Montezemolo si vorrebbe disfare dei dirigenti che hanno regalato alla Juve una decade di successi; certo, ex post, il comportamento di Montezemolo, poi emerso come centrale nel ritiro del ricorso al TAR, apparirebbe dubbio e passibile di essere interpretato con malizia, ma il sostituire Moggi con Baldini non implica alcuna responsabilità legale. Però.
Però gli investigatori, da questa ricorrente voce, avrebbero probabilmente dovuto trarre qualche conclusione un po' diversa da quelle che poi hanno ispirato le successive fasi di inchiesta. Presa per vera, e vedremo nel prossimo punto come le conferme a questa voce siano più d'una, infatti, restituisce un quadro della situazione che inficia le incrollabili convinzioni a senso unico degli inquirenti.
Il capo della cupola è talmente potente che da un giorno all'altro si potrebbe trovare per strada.
Verrebbe sostituito da uno dei suoi più acerrimi concorrenti.
La dirigenza juventina non ha il sostegno della proprietà che anzi briga per sostituirla.
La dirigenza juventina si muove, scientemente, per simulare un potere che non ha, a differenza delle dirigenze delle altre big, che sono supportate dal gotha del sistema politico, bancario e finanziario italiano. Quello stesso potere che vorrebbe sostituire Moggi.
Il quadro cambia, anche nel contesto di un vuoto probatorio, in cui non emerge alcun vero illecito, ma soltanto un "mostrare i muscoli" esasperato, proprio perchè i muscoli non ci sono.
Per farla breve: sfugge come non possano essere equiparati i seguenti comportamenti.
Baldini dice che Moggi lo minaccerebbe dicendogli: "Occhio questo è un lavoro strano, un anno si lavora, un anno non si lavora per niente". E viene preso molto sul serio.
Baldini, dice Zavaglia, mette in giro la voce, vera o falsa che sia, che Moggi ha i giorni contati e che sarà lui a sostituirlo alla Juventus.
La ratio è la stessa. Con il dubbio, però, che Baldini non millantasse affatto.
3) La dimenticanza per Baldini, Montezemolo e il progetto di far fuori la Triade è strana perchè trova conferma in altre intercettazioni e dichiarazioni. Moggi e Giraudo nella famosa (ma solo agli juventini) intercettazione "quest'anno è Inter e Milan", discutono su alcune voci di corridoio provenienti dall'interno della FIGC, che li vorrebbero sicuri licenziati a fine anno, per volere di Montezemolo.
Franco Carraro, in un'altra misconosciuta intercettazione, parla di Montezemolo, Della Valle e Cipolletta come di un gruppo di potere che vorrebbe mettere le mani sul calcio, confermando in qualche modo a Moggi la cosa.
Alessandro Moggi rivela al padre di avere sentito la stessa teoria dal presidente del Genoa Preziosi.
La storia dice che appena scoppiata calciopoli e destituita la Triade, John Elkann in persona contatta per primo, tra i papabili, proprio Baldini per offrirgli il ruolo di DS della Juve. Baldini, è lui stesso a raccontarlo, si prende dei giorni di tempo per rispondere ed alla fine rifiuta per andare al Real Madrid. L'ipotesi fatta in quell'intercettazione si è dunque alla fine verificata puntualmente.
4) Un'altra cosa emerge chiara da questa intercettazione. Luciano Moggi e Alessandro Moggi non agiscono come un'unica entità. Sandreani, infatti, che lavora per Moggi, e gli riferisce quanto sentito, chiama Zavaglia per discutere l'opportunità di avvisare anche Alessandro Moggi della cosa. Comportamento alquanto strano, in quanto dovrebbe supporre, secondo la ricostruzione degli inquirenti, che ad avvisare Alessandro Moggi ci pensi il padre!
Sandreani tiene ai suoi rapporti con Zavaglia, in quanto, come scrivono gli investigatori, questi cura l'interesse di suo figlio. Si potrebbe supporre quindi che questa sia una captatio benevolentiae, un'informazione preziosa che sarebbe dovuta rimanere riservata, e che Luciano Moggi non gradisse arrivasse al figlio e ai suoi colleghi.
Tanto più che abbiamo visto come Luciano Moggi nasconda al figlio particolari importanti della sua attività di mercato come direttore sportivo della Juventus: gli mente, infatti, in altra occasione quando ormai finalizzato l'acquisto di Ibrahimovic, nega al figlio che la trattativa vada in porto perchè mancano i soldi.
Quella telefonata, che non faceva certo comodo all'impianto accusatorio, fu accolta dalla stampa come occasione per sollazzarsi su una presunta compulsiva attitudine alla bugia di Lucianone. In realtà nascondere un'informazione sensibile a un operatore di mercato, anche se in rapporti di parentela, è una pratica lodevole.
Ora presumere che Luciano Moggi usasse un sistema di chinese walls per altro non richiesto da alcuna legge, è forse eccessivo e non gliene canteremo le lodi. Ma fatto sta che il triangolo Luciano Moggi - Alessandro Moggi - GEA non è un monolite ma anzi si presta a una certa complessità di considerazioni. Complessità non emersa dalle informative.
In un'altra intercettazione, tra Zavaglia e Leonardi, ds dell'Udinese, che potete ascoltare:
{mp3}a leonardi - moggi jr. dg della Roma{/mp3}
si sprecano le critiche dei due a Moggi senior. Da parte di due persone che sono ritenute funzionali alla cupola! Zavaglia dice che Moggi lo chiama solo per le cravatte: comportamento strano per quello che gli inquirenti additano come deus ex machina della GEA, colui che tutto sa e nulla gli sfugge. Degli importanti agganci e procure di Zavaglia, Moggi se ne frega!
Infine, colmo dei colmi, Zavaglia dice a Leonardi che Alessandro Moggi non vede l'ora di andarsene dalla GEA. Ma come? Il figlio di Moggi, responsabile del conflitto di interessi più mostruoso della storia della Repubblica secondo gli antagonisti, quel conflitto di interessi non lo vuole affatto. Non vuole aiutare il padre a controllare il calcio italiano, ma semplicemente fare il suo lavoro altrove. Alla faccia dei Moggi che controllano la GEA e che sono una cosa sola!
5) Gli inquirenti non si premurano affatto di individuare chi sia il personaggio a cui fa riferimento Sandreani, che gli riferirebbe del tentativo di mandare a casa Moggi e tutti i suoi collaboratori. Il riferimento al settore giovanile indica infatti che con Moggi se ne andrebbero tutti gli uomini scelti dal direttore e che questo vuoto di poltrone potrebbe avvantaggiare molte persone. Chissà, magari quell'informatore ne ha già occupata una!
A parte le boutades, è chiaro che l'individuazione dell'informatore avrebbe potuto fornire conferma della veridicità della voce.
6) Gli inquirenti non si premurano di inserire i due personaggi nel giusto contesto. Sandreani, ad esempio, è un allenatore vicino a Luciano Moggi che, stranamente, Luciano tutto può, non trova lavoro.
Zavaglia, solo in quanto GEA, è ritenuto integrale al sistema di Moggi.
Chi pensate che sia il procuratore di Aquilani che oggi febbrilmente tratta con la nuova dirigenza?
Tanto per dire che, credesse o meno a quelle voci, Zavaglia sapeva, come tutti, che mantenere buoni rapporti con Moggi era giusto fintanto che conveniva. Quando non conviene, si fa in altro modo. Altro che cupola.
7) Infine questa intercettazione e questa ricostruzione trovano strane conferme in un'intercettazione contestuale e avvenuta qualche tempo prima:
{mp3}a corvia - baldini ha preso i soldi per mido{/mp3}
Scrivono i carabinieri:
"Il 10 novembre 2004, alle ore 13.33, il calciatore Daniele Corvia chiama Zavaglia al quale manifesta la volontà di lasciare l' A.S. Roma, ove milita, e trasferirsi ad Empoli. L'agente lo rassicura, informandolo che l'indomani avrà una cena con Del Neri e parlerà della sua situazione." (pag. 821 dell'informativa di Aprile)
Ora, a parte il fatto che Corvia non sa nemmeno in quale serie giochi l'Empoli, a parte il fatto che si intuiscono le difficoltà di gestione anche degli agenti GEA sui giocatori: è infatti Zavaglia a dire a Corvia che non vuole andare a giocare in Under21 per essere utilizzato in Coppa Italia di soprassedere a questa sua intenzione, e questi è tutto fuorchè rassicurato, non è tanto la mancata adesione alla realtà della telefonata, ma quello che manca a insospettire. Cioè l'opinione di Zavaglia che "Baldini si sia fatto i c***i suoi con Mido", alludendo a soldi guadagnati extra nel trasferimento dell'egiziano. E anche il fatto che, nonostante l'allenatore Del Neri sia assistito dalla GEA, preferisca Mido a Corvia, giocatore GEA, e lasci fuori anche i vari Aquilani e D'Agostino.
CONCLUSIONI
A) In questa trascrizione quanto meno impropria delle telefonate, troviamo uno dei capisaldi di Calciopoli. Il testimone che accusa Moggi non solo è, come si può evincere dall'intera informativa, creduto indubitabilmente, ma è anche sollevato da ogni sospetto o addebito che può emergere a suo riguardo. Una posizione fin troppo comoda. E che sconfina nell'assurdo, quando si considera che il testimone è non soltanto un'antagonista sul mercato dell'indagato, ma ha anche, o millanta di avere, appoggi importantissimi per scalzare il suo antagonista dalla sua posizione.
Con Dal Cin, Carbone e Baldini, ovvero il cuore in fatto di testimonianze dell'inchiesta Calciopoli, gli inquirenti assumono lo stesso atteggiamento: fiducia assoluta senza verificarne credibilità e ruoli all'interno del sistema calcio.
B) E' anche possibile che Zavaglia esageri nelle sue accuse contro Baldini, ed è comunque un fatto che Baldini non lo abbia querelato, ma quello che emerge della GEA da queste telefonate, è un quadro molto più complesso di quello univoco delineato dalle indagini. Baldini si pone in antagonismo con i procuratori GEA, e la ha vinta spesso. Nei rapporti tra Zavaglia e la Roma non si percepisce alcun illecito nè tentativo di illecito nè pressione indebita. E sopratutto, nessuna prova si ha che una pressione indebita provenga dai Moggi. Che poi sono due. E hanno comportamenti differenti e una comunicazione slegata. Alessandro vuole abbandonare la GEA, Luciano non chiama Zavaglia per informarsi o fare pressioni. Gli elementi di segno contrario sono molti di più.
C) Triste la riflessione su Montezemolo. Vuole cacciare la Triade e ci riesce.
D) Preoccupante che in Italia si possa redigere delle informative, omettendo nella trascrizione delle telefonate i particolari di senso opposto al teorema dell'indagine. Ora ripenso a tutte le telefonate che i carabinieri non hanno trascritto ma soltanto "raccontato". E penso che forse ci sarebbe da ridere.
Pensate a questa, sempre contenuta nell'informativa di aprile, ad esempio, quanto farebbe ridere presa per intero:
"il calciatore Marco Materazzi riferisce ad Alessandro Moggi di avere dei seri problemi con l'allenatore Mancini, tanto da non voler più essere allenato da questi. Materazzi manifesta all'agente la volontà di cambiare squadra nel prossimo mercato di gennaio, evidenziando anche di voler aspirare ancora ad essere convocato in Nazionale". (pag. 804 dell'informativa di Aprile)