CantaNapoli - Il processo
L'ordinamento non ammette sedute spiritiche
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- By Mario Incandenza
Fabio Monti è un teste chiamato al processo 'Calciopoli' che si celebra a Napoli per raccontare quel che una persona defunta gli raccontò di un testimone d’accusa che, dopo aver deposto un anno fa, avrebbe dovuto essere presente in aula lo stesso giorno (ieri, martedì 1° marzo) in cui lo stesso Monti si è presentato, ma non c’era.
Fabio Monti è anche giornalista del Corriere della Sera, conosciuto per essere particolarmente addentro alle cose dell’Inter, tanto che a un certo punto il presidente del tribunale è stato colto da un dubbio: “Scusi, Lei per caso è tifoso dell’Inter?”. “No, non sono un tifoso…” Ma forse l’omissione della specificazione ”dell’Inter” sapeva d’ammissione, perché in aula è scoppiato un putiferio di risate e proteste. Pare che la fede interista del teste fosse tutt’altro che in discussione, per chi era nel pubblico. Pare per pare, per dire, pare anche che nel 1983 lui e altri due giornalisti italiani avessero consegnato a Felix Magath un premio per aver segnato il gol che tolse alla Juve una Coppa dei Campioni. Pare.
Perché la testimonianza di Monti a carico della cupola moggiana si riduce solo a tanti “pare”. Le chiacchiere dell’ambiente giornalistico (incredibilmente verbalizzate dai pm, e non si dovrebbe!), le chiacchiere di Facchetti. Le chiacchiere di Nucini. Tante chiacchiere, come fatto notare dagli avvocati difensori.
Chiacchiera per chiacchiera, il teste Monti ha anche detto che sì, crede proprio che Moratti sapesse delle indagini di Facchetti, dei legami con Nucini, tutte cose che verbalizzate in aula dovrebbero interessare anche la giustizia sportiva, no?
Chiacchiera per chiacchiera, Monti ha inoltre confermato che Facchetti gli avrebbe detto che Nucini faceva parte della cupola. Nucini, il testimone d’accusa, che un anno fa sullo stesso banco di Monti aveva spiegato di non aver fatto carriera per aver quella terribile cupola rifiutato.
Se Nucini riuscisse a non presentarsi neanche a quella che il prossimo 15 marzo si preannuncia come un'udienza molto pepata, solo una persona potrebbe a questo punto dirimere i dubbi. E’ stata evocata dallo stesso Monti, quando la Casoria gli ha chiesto di spiegare cosa intendesse quando ha detto che Bertini era nella cupola “solo in parte”. “Bisogna chiederlo a lui, se si potesse…” E la presidente, col suo ironico pragmatismo: “Le sedute spiritiche ancora non sono ammesse dall'ordinamento.”
Chiacchiera per chiacchiera, l'avvocato Morescanti a un certo punto, quando il Fabio Monti ha ammesso che il fatto che una volta De Santis negli spogliatoi juventini avrebbe detto che non potevano più contare su di lui era solo una chiacchiera che girava, senza fonte, ha sbottato: "Non c'è limite, vivaddio, facciamo un processo serio!".
Fabio Monti, giornalista della redazione sportiva del maggiore quotidiano italiano, interista presunto ma non confesso, anti-juventino pare almeno dal 1983, non ha detto altro di significativo. Era stato ascoltato il 3 maggio 2010, subito dopo Gianfelice Facchetti (26 aprile 2010) e delle sue sommarie informazioni testimoniali i legali non erano stati informati, come evidenziato in una recente udienza dall'avvocato Gallinelli. Alla domanda se si fosse recato spontanemente o se fosse stato convocato, ha risposto così: "Mi è stato chiesto se volevo presentarmi e mi sono presentato." Per inciso, lo scorso 26 aprile, il figlio di Facchetti, assieme agli appunti del padre, aveva consegnato ai pm dei fogli di giornale (Corriere della Sera soprattutto e una Gazzetta), e ben sei di quegli articoli pare fossero proprio del teste Fabio Monti.
Domandona finale. Perché Fabio Monti, giornalista sportivo di una delle testate più veementi nel fustigare i costumi del mondo calcistico nell'estate 2006, non fece notare all'amico Facchetti che avere contatti extracalcistici con un arbitro in attività era un comportamento inopportuno?
Nel dubbio, Palazzi potrebbe convocare Moratti e farsi spiegare quella storia dei rapporti con Nucini, di cui a detta di Monti era al corrente. Non c'è bisogno di sedute spiritiche.
Udienza del 1° marzo 2011. Lo sdegno di Bergamo
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- By Redazione
Gianfelice Facchetti e Nucini assenti, come Zamparini ed il pm Narducci. Nella sua deposizione il giornalista Fabio Monti prima dice al pm che Facchetti "Di Nucini non aveva parlato in particolare, mi pare che lui su Nucini avesse un'idea un po'... non riusciva a decifrare bene il personaggio", poi, a Prioreschi che gli ha chiesto "Quindi Facchetti Le disse che Nucini faceva parte della cupola?", Monti risponde: "Confermo tutto quello che è stato detto".
L'udienza di oggi doveva essere un'udienza "piena" e molto lunga, visto che il tribunale aveva accolto la richiesta del pm di poter andare ai tempi supplementari del dibattimento ed ascoltare ben 9 testimoni: Facchetti Gianfelice, Monti Fabio, Nucini, il maresciallo Ziino, Bresciani Francesco, Zamparini, Corbelli, Baraldi e Minotti.
In aula ha seguito l'udienza per noi Frales; diretta anche sul forum tifosibianconeri.com e commenti sul nostro Blog. Potete ascoltare l'audio dell'udienza su Radio Radicale: www.radioradicale.it/scheda/322344
Il presidente Casoria era stata chiara nell'ultima udienza: "Il pm procederà ad avvisare con avviso di indispensabilità, e avvertendoli che non comparendo sarà disposto l'accompagnamento coattivo, tutti indistintamente i testi da Lui indicati". Si è potuto applicare l'art. 507 del cpp anche perché le difese non si sono opposte a queste nuove testimonianze. Come in una mano di poker il pm Narducci ha fatto la sua puntata e le difese sono andate a vedere, con l'avvocato Trofino che ha dichiarato: "Presidente, la difesa non si oppone, vogliamo sentirli tutti, anche perché da quello che abbiamo letto la difesa ritiene che siano delle chiacchiere". Vedremo chi ha il punto più alto e chi bluffava.
Le difese non si sono opposte neppure alla nuova deposizione di Nucini, eppure potevano farlo avendo ravvisato un'anomalia evidenziata dall'avvocato Trofino: "La difesa fa rilevare che per quanto riguarda il teste Nucini ha avuto, sul numero di telefono, domande dalle difese e anche mie personali, e non si ricordava il numero, non sapeva niente, dopodiché ricompare davanti al pm e dice, tra l'altro, che lui non aveva detto tutta la verità; io credo che a quel punto l'interrogatorio doveva essere sospeso e munire Nucini di un difensore, e questo avrebbe impedito di usare il 430, perché allorquando deve intervenire un difensore, il Pm non può più fare questa attività. Invece, non solo non gli si dà un difensore dopo questa dichiarazione ma, addirittura, adesso si ritiene di doverlo citare come teste. Quindi, voglio dire, non ci opponiamo, però vogliamo segnalare questa anomalia rispetto a quella che è stata una attività integrativa di indagine da parte del pm". Non è una cosa di poco conto quella evidenziata dall'avvocato Trofino: interrogando Nucini non si è agito "secondo il codice di procedura penale", frase che abitualmente accompagna le opposizioni del pm Narducci.
Facciamo una breve analisi sulle possibili testimonianze attingendo a quanto la stampa ha pubblicato circa le sommarie informazioni testimoniali (SIT, ndr) rese dai testi ammessi.
MONTI FABIO. Narducci ha riferito che "Analoghe confidenze in vita erano state fornite da Giacinto Facchetti al giornalista Fabio Monti" e possiamo presumere che il giornalista del Corriere della Sera abbia fatto dichiarazioni sul Nucini e su cose che Facchetti aveva saputo dall'ex arbitro. Vedremo se nella deposizione di Monti ci sono "prove" nuove contro gli imputati tali da giustificare il suo esame in aula, o se si aggiungerà alla lunga lista delle testimonianze fondate sulle sensazioni, sulle impressioni, sui "si dice".
ZIINO SERGIO e BRESCIANI FRANCESO. Bresciani è risultato essere, secondo quanto detto da Narducci, "l'apparente intestatario, un signore napoletano che ha potuto dichiarare di non aver nulla a che fare con l'acquisto o l'utilizzazione di questa utenza cellulare che Nucini ha detto di aver utilizzato perché fornita dal Fabiani". Il maresciallo Sergio Ziino verrà ascoltato perché "persona che ha curato questo veloce, breve accertamento di natura tecnica" sull'anagrafica del numero ricordato da Nucini. Un'anagrafica fornisce la data in cui un numero di cellulare viene attivato, i dati dell'intestatario e quelli del negozio che ha effettuato l'operazione.
ALTRI TESTIMONI. Delle deposizioni rese da Zamparini e Corbelli hanno dato ampie anticipazioni i media. Baraldi aveva già deposto e sarà interessante capire come si è giunti a questa nuova deposizione. La deposizione di Minotti dovrebbe essere quasi una copia di quella di Baraldi.
L'UDIENZA. Ore 9.40 - Aula già gremita. Presenti Bergamo, Pairetto, gli avvocati al completo e abbiamo intravisto anche Baraldi e Minotti. Sembra certa l'assenza di Gianfelice Facchetti e di Nucini, che non ha dato nessuna giustificazione. E' arrivato anche Luciano Moggi in un'aula gremita in ogni ordine di posto, oggi.
Ore 10.10 - L'appello è terminato e c'è una comunicazione del perito trascrittore, ing. Porto: E' indispensabile l’utenza intercettata per individuare il cd sul quale ci sono le telefonate. Per 27 conversazioni questo numero non trova corrispondenza con il cd. Il perito deve innanzitutto verificare se gli elementi forniti dalla difesa e dall’accusa sono validi dal punto di vista legale, so che molte telefonate sono anche su internet ma io non posso certo prenderle in considerazione. Delle 121 telefonate da trascrivere, 36 sono state trascritte, per 27 anche con i dati forniti dal consulente della difesa non sono individuabili. (il perito elenca le telefonate con i numeri di telefono e i progressivi, e sottolinea che le date o le utenze non corrispondono).
Avv. Prioreschi: Quando si tratta di due imputati abbiamo dato un solo numero perché si intercetta il numero del chiamante, sul quale abbiamo i dati del progressivo. Alcuni indagati avevano più numeri intercettati e, quindi, noi pensavamo che la telefonata fosse stata intercettata su un numero, invece era su un altro. Se i carabinieri avessero fatto i brogliacci come si deve non ci sarebbe stato questo problema.
Presidente Casoria: Nei brogliacci ci sono queste telefonate?
Porto: Ho verificato, ma se non mi si riferisce l’altra utenza non posso fare nulla.
L'avvocato Prioreschi deposita un altro elenco con le indicazioni richieste dal perito Porto, cosa che fa anche l'avvocato Gallinelli.
Fino ad ora è assente il pm Narducci. Entra il teste Baraldi.
DEPOSIZIONE BARALDI. (PDF della trascrizione integrale)
PM Capuano: Nel 2002 dove lavorava?
Baraldi: Ero direttore generale del Parma Calcio.
PM Capuano: In quel periodo, mi riferisce dei fatti relativi alla cessione di Di Vaio?
Baraldi: Nella sessione estiva del 2002 ci fu la cessione di Di Vaio dal Parma alla Juve.
PM Capuano: Come si arrivò alla cessione?
Baraldi: Di Vaio per tutto il mercato era stato in trattative con l’Inter, poi ci fu un interesse flebile anche di altri club. Poi ci fu una partita di Supercoppa Italiana dove Di Vaio giocò una buona gara; dopo quella partita la Juve approcciò Sacchi, che era direttore tecnico, e proprio il 30 agosto iniziò un trattativa che si concluse con la cessione.
PM Capuano: Chi era il procuratore?
Baraldi: La Gea, quindi Alessandro Moggi.
PM Capuano: Come seppe della trattativa?
Baraldi: Ero in sede, Sacchi mi disse che ci fu un incontro tra lui e Moggi e Giraudo in presenza del procuratore.
PM Capuano: Per quanto si concluse?
Baraldi: Intorno ai 27 milioni e mezzo di euro: la trattativa fu impostata con la cessione a titolo definitivo per una cifra intorno ai 15-16 milioni, poi per raggiungere i 27 fu strutturata un’operazione con l’acquisto del 50% di Brighi con l’impegno per la Juve di cedere l’altro 50 dopo due anni. Ci fu una scrittura privata tra le società.
PM Capuano: Quando parla di scrittura privata parla di questo documento? (Capuano mostra il documento)
Baraldi: Sì.
Presidente Casoria: Chi sono le parti?
Baraldi: Parma e Juve.
PM Capuano: Questa carta bypassava il regolamento federale?
Baraldi: Sì non era prevista
PM Capuano: E perché si fece?
Baraldi: Perché la Juve chiedeva di pagare in 5 anni e non in tre come era la regola quindi per venire incontro alla Juve si fece questo accordo.
Capuano mostra un altro documento che Baraldi non riconosce.
Gli avvocati chiedono di che si tratta.
PM Capuano: E' un documento sequestrato al Parma Calcio nella cartellina di Di Vaio, all’esito delle dichiarazioni.
Gli avvocati si oppongono anche alla visione del documento.
Avv. Russo per la Juventus: La Juve fa opposizione: è un foglio anonimo.
Presidente Casoria: Un documento anonimo al teste, non sarà ammesso.
Pm Capuano: A prescindere da ciò: i restanti 11 milioni di euro come dovevano essere pagati?
Baraldi: Attraverso un nuovo documento, dopo tre anni su moduli della lega, per cui la Juve avrebbe riacquistato brighi per quella cifra.
Pm Capuano: E poi che accadde?
Baraldi: Alla scadenza bisognava formalizzare la scrittura privata e a quel punto telefonai a Giraudo per un appuntamento che mi venne concesso. La controparte firmataria in quel momento era il commissario straordinario del Parma dottor Bondi. In quell’appuntamento andammo io e Minotti, nella sede della Juve, dove c’erano Moggi, Giraudo e Bettega, e ci venne detto che erano disposti a formalizzare ma in cambio ci chiesero delle opzioni su Gilardino, Marchionni e Bresciano. Io dissi di no, perché non era negli accordi e poi, come società in liquidazione, non potevo svendere il patrimonio della società. Ci demmo appuntamento il 23 giugno, ultimo giorno utile e il mattino stesso, sempre io e Minotti, incontrammo Giraudo che mi chiese in cambio una opzione almeno su calciatori del settore giovanile. Io mantenni la mia linea. Aspettammo tutta la giornata anche perché senza quei soldi il Parma sarebbe fallito.
Pm Capuano: La dirigenza della Juve era a conoscenza delle difficoltà?
Baraldi: Beh, ne era a conoscenza tutto il paese. Dopo ciò, verso la tarda serata, a poche ore dal termine venimmo chiamati da Giraudo che era arrabbiatissimo. Io dissi a Giraudo che avremmo portato in Lega la scrittura privata, anche per far vedere che avevamo un credito. Giraudo disse che non avrebbe fatto più affari con noi e che avremmo avuto difficoltà dal punto di vista sportivo.
PM Capuano: Che intendeva con conseguenze dal punto di vista sportivo?
Baraldi: Non ricordo le parole specifiche ma disse che avrebbe manifestato il desiderio di vederci retrocessi ma non ricordo.
PM Capuano: La stagione successiva il Parma che fece?
Baraldi: Il Parma si salvò dalla B dopo lo spareggio.
Avv. Russo per la Juventus: Lei di questa minaccia ha informato gli organi federali?
Baraldi: No.
Avv. Russo: Perché?
Baraldi: No, no, non lo feci perché allora la colsi come uno sfogo. Io ho avuto un rapporto di amicizia con Giraudo e in quel momento l’avevo colto come uno sfogo e basta, è stata un’affermazione fatta in quel momento, per questo non l’ho denunciato.
Avv. Prioreschi: Nella sua esperienza di dirigente, quella è stata l’unica volta in cui ha visto una scrittura privata o è frequente nel calcio, per allungare i termini di pagamento?
Baraldi: Per quanto mi riguarda, per queste ragioni, la compravendita, fu la prima volta, anzi ne avevo vista un’altra sempre fatta da Sacchi per Gilardino con il Verona.
Avv. Prioreschi: Lei rispondendo al PM ha detto che Di Vaio era rappresentato da Alessandro Moggi, se Le dico che, invece, era rappresentato da Zavaglia e che mai è stato rappresentato da Alessandro Moggi che mi può dire?
Baraldi: Non ricordo.
Avv. Galinelli: Con riferimento al 2004/2005, in particolare l’ultima giornata con il Lecce, ricorda chi era l'arbitro?
Baraldi: Sì, De Santis.
Avv. Galinelli: Come giudicò la sua condotta arbitrale?
Baraldi: Io di quell’arbitraggio non contestai l’aspetto tecnico ma quello delle ammonizioni. Dal punto di vista tecnico fu una buona partita con situazioni di errori non evidenti.
Avv. Galinelli: Il problema delle ammonizioni cosa comportò?
Baraldi: Che i sei ammoniti erano sei diffidati e non giocarono lo spareggio.
Avv. Galinelli: Al termine della gara venne dato un recupero?
Baraldi: Non ricordo quanto.
Avv. Galinelli: Sapevate in quel momento se il Parma era salvo?
Baraldi: No, finita la gara non sapevamo quali erano i risultati e non sapevamo se eravamo salvi, i risultati non c’erano sui tabelloni.
Avv. Galinelli: Voi faceste un dossier sui torti arbitrali, ma c’era anche la partita di Lecce?
Baraldi: Noi lo facemmo alla trentesima giornata, quindi prima della gara con il Lecce.
Avv. difesa Pairetto: Ebbe modo di avere degli incontri con Pairetto?
Baraldi: Non ricordo
Avv. difesa Pairetto: Non andò mai ad una cena organizzata da Sacchi?
Baraldi: Sì, a casa di Tanzi, non fu nella prima mia presenza al Parma, ci fu una cena.
Avv. difesa Pairetto: Chi c’era?
Baraldi: Io, Sacchi, Tanzi, Pairetto e Bergamo.
Avv. difesa Pairetto: Minotti?
Baraldi: Non credo, non ricordo.
Presidente Casoria: Ma Giraudo non fece accenno in quello sfogo a come avrebbe fatto a farvi retrocedere?
Baraldi: No.
Presidente Casoria: Ma la scrittura privata la ritenevate rilevante?
Baraldi: Dal punto di vista civile sì, era firmata da persone legittimate.
Presidente Casoria: Ne eravate convinti?
Baraldi: Sì.
Presidente Casoria: Era irregolare questo accordo per la Lega.
Baraldi: Sì, non è previsto dalle norme federali che ci sia un accordo privato per un pagamento oltre i tre anni.
Presidente Casoria: E quindi perché la ritenevate rilevante?
Baraldi: Perché la Juve è una società quotata.
DEPOSIZIONE MINOTTI (trascrizione integrale).
Presidente Casoria: Generalità complete e qualifica.
Minotti: Minotti Lorenzo. Sono nato l’08/02/67 a Cesena ed attualmente faccio il dirigente presso il Cesena Calcio.
Presidente Casoria: Dirigente del Cesena Calcio. Da quanto fa il dirigente del Cesena Calcio?
Minotti: Ho iniziato nel novembre 2007, poi ho avuto una pausa l’anno scorso e quest’anno ho ricominciato.
Presidente Casoria: Prima del 2007, nel periodo dei fatti in contestazione 2004-2005, Lei che qualifica rivestiva?
Minotti: Io ero team manager e responsabile dell’area tecnica del Parma.
PM Capuano: Quindi Lei nell’agosto 2002 che ruolo aveva nel Parma Calcio?
Minotti: Nell’agosto 2002 ero il team manager. Praticamente ero il dirigente che stava con la squadra e facevo un po’ da collegamento tra la squadra e la società.
PM Capuano: Lei ricorda che tipo di attività prestò nell’affare che poi condusse nella cessione Di Vaio dal Parma alla Juventus?
Minotti: Per quanto riguarda l’affare Di Vaio io nel 2002 non partecipavo praticamente alle operazioni di mercato, quindi posso dire che Di Vaio fu ceduto alla Juventus, però non ero presente all’atto del …
PM Capuano: Lei partecipò all’incontro per l’esercizio del diritto di opzione di Brighi, no?
Minotti: Sì, quello sì.
PM Capuano: Ed era nell’estate 2004, due anni dopo la cessione.
Minotti: Due anni dopo, sì.
PM Capuano: Vuole dire cosa accadde?
Minotti: Nel 2003, dopo il crack della Parmalat, io cominciai ad avere un ruolo un po’ più attivo anche a livello dirigenziale. E quindi, nell’estate del 2004, praticamente cominciai a fare una sorta di direttore sportivo, anche se a livello decisionale poi le decisioni venivano prese da Baraldi e da Sacchi. Io facevo un po’ più l’operativo. Però in quel periodo cominciai anche ad andare ad incontri per la cessione o per l’acquisto di calciatori. Nello specifico c’era da risolvere questa questione della operazione di Brighi, che era in prestito al Parma. Da quello che mi risulta, perché poi io non avevo partecipato all’atto iniziale, si doveva risolvere questo prestito e la Juve aveva una sorta di obbligo per riportare il giocatore a Torino ad un prezzo già stabilito.
PM Capuano: Sì.
Minotti: Quindi, ecco, invitato da Dottor Baraldi, mi ricordo che andammo a Torino. Era giugno , cioè nel periodo in cui si risolvono appunto i prestiti, le compartecipazioni. Andammo a Torino nella sede della Juve. Era un lunedì pomeriggio e lì incontrammo i dirigenti della Juventus e ci fu un approccio proprio per risolvere questa situazione. Ricordo che coi dirigenti della Juventus si parlò, si discusse, anche perché volevano un attimino sistemare questa situazione, creando cioè una sorta di vestito, perché non so se è già stato detto che l’accordo di riscatto di Brighi non era contemplato nei documenti della Lega. Era un agreement che c’era tra le due società. Quindi probabilmente si voleva in quel momento dare un vestito a questa operazione. Mi ricordo che in quel frangente parlammo di opzione o di qualche calciatore nostro tipo Gilardino, tipo Bresciano, tipo Bonera, per dare un senso a questa operazione, anche perché Brighi non è che avesse fatto benissimo ed il prezzo che veniva pagato per il giocatore si capiva che non era inerente… non era attinente, ecco.
PM Capuano: Quindi? E andò a buon fine questo incontro?
Minotti: No. Lì a Torino parlammo in maniera tranquilla però non si trovò una soluzione. Quindi ci si diede appuntamento a Milano qualche giorno dopo perché a livello di Lega c’è una scadenza proprio per chiudere questo tipo di operazioni prima che inizi il calciomercato. E quindi ci ri-incontrammo, qualche giorno dopo, a Milano. A Milano ci incontrammo alla mattina, al Principe di Savoia, ed anche lì si parlò. La Juventus ci chiese in quel momento magari di..…si parlò del settore giovanile, di qualche opzione su qualche giocatore giovane, però, da quello che mi disse il Dottor Baraldi, lui aveva l’ordine/l’input dal dottor Bondi, che allora era il commissario e gestiva di fatto il Parma Calcio, di chiudere l’operazione così com’era stata ideata all’inizio. Per cui mi ricordo che la mattina non si trovò l’accordo e noi dovevamo aspettare perché quella operazione per il Parma, da quello che mi dicevano, era fondamentale, perché in quel momento eravamo commissariati e quella somma di denaro era fondamentale per l’ iscrizione del Parma al campionato. E poi aspettammo, ci portarono alla lunga, perché poi la risoluzione di fatto avvenne nel pomeriggio. Mi ricordo che era un altro albergo, ma sinceramente non mi ricordo quale. Mi ricordo bene a livello visivo la hall e tutto…
PM Capuano: Vabbè non è rilevante.
Presidente Casoria: Non ha importanza.
Minotti: Posso dire che nel pomeriggio ci vedemmo ed alla fine la Juventus prese Brighi a quella cifra.
PM Capuano: E addivenne al contratto normalmente o ci furono poi delle reazioni da parte dei dirigenti della Juventus?
Minotti: Io l’unica cosa che ricordo era che quando è stato il momento del pomeriggio che si è risolta la questione, ricordo il Dott Giraudo che disse in maniera molto forte in questa hall di albergo: “E vabbè, allora firmiamo questo accordo, però sia chiaro che da oggi in poi i rapporti tra Parma e Juventus sono chiusi, cioè per me non esistete più e qua finisce tutto”. Fu detto in maniera un po’ forte, soprattutto in una hall di albergo dove c’era tanta gente. Sinceramente un po’ la sentii questa cosa, però finì lì, ecco. E l’accordo fu fatto.
PM Capuano: Ricorda esattamente il contenuto di questa sfuriata che le fece la dirigenza?
Minotti: Io ricordo che, cioè il significato era, disse: “Va bene, se è cosi che deve andare questa cosa noi rispettiamo l’accordo, però le relazioni tra Parma e Juventus da oggi finiscono, non esistono più. Per me non esistete più”. Quindi era …non era bello, perché non avere più rapporti con la Juve o con altre società importanti sicuramente non fa piacere.
PM Capuano: Presidente, io per sollecitare il teste produco una contestazione. Lei è stato sentito il 24 novembre 2010 a Parma. Relativamente a questa vicenda lui la descrive in questo modo: “La hall era piena di gente e Giraudo, stando ad una certa distanza da noi, gridando in mezzo alla sala alla presenza di altre persone, rivolgendosi a me e a Baraldi, quasi come fosse una minaccia, disse che avrebbero firmato, che noi a Parma non avremmo avuto più rapporti con la Juve e che praticamente avremmo chiuso con la società bianconera. Ricordo…
Avv. Trofino (in sottofondo): Vabbè...
PM Capuano: Avvocato, mi fa finire la contestazione, però?
Presidente Casoria: Silenzio... Vabbè.
PM Capuano: Io per correttezza la leggo tutta, altrimenti mi si dice che non l’avevo detto.
Presidente Casoria: Va bene, va bene, va bene. Andiamo avanti.
PM Capuano: “Ricordo che fu una sfuriata molto pesante alla presenza di tanta gente e che il senso era che avremmo sicuramente subito delle conseguenze e fatto una brutta fine, proprio perché non avevamo voluto accettare le precedenti condizioni che i dirigenti juventini chiedevano in relazione alla risoluzione della comproprietà di Brighi. Ciò dico perché dette minacce debbono essere relazionate con l’influenza che la società bianconera aveva nel calcio in quel momento”. Oltre a quello che è il riferimento alla chiusura degli accordi tra Parma e Juve, evidentemente Lei riferisce anche che ci sono delle minacce e che avreste subito delle conseguenze.
Avv. Prioreschi: No, c’è opposizione presidente, perché le minacce…
Presidente Casoria: Ha letto, ha letto.
Avv. Prioreschi: … è la deduzione.
Presidente Casoria: Vabbè, vabbè, va. Ha sentito questa cosa Lei? Spieghi un poco meglio, eh.
Minotti: Io ho spiegato che di solito quando si chiude un accordo o qualcosa, si è a sedere in un tavolo ..
Presidente Casoria: Ci si da la mano, si sta belli …
Minotti: Invece Lui era …
Presidente Casoria: Però Lei già ci ha chiarito che non era un accordo molto vantaggioso. E’ così?
Minotti: Certo, certo.
Presidente Casoria: Eh. Vabbè.
Avv. Trofino (in sottofondo): Era contrariato.
Presidente Casoria: Va bene. Dica.
Minotti: Cioè non era frutto di un confronto al tavolo. Loro, perché erano più persone (c’era anche, non so, il segretario, c’era qualcuno) e Giraudo, senza sedersi con noi, in piedi disse: "Va bene, allora firmiamo, col Parma però abbiamo chiuso".
Presidente Casoria: Ma perché, nella hall poi stavate firmando?
Minotti: Eravamo nella hall e c’erano tante persone, perché c’era calciomercato. C’erano anche tante altre persone. Quindi cioè la cosa che dette …
Presidente Casoria: Cioè si facevano anche altre contrattazioni in questa hall?
Minotti: Sì, c’erano anche altre società, stavano altri dirigenti. Quindi la cosa che dette fastidio era sentirsi dire quella cosa lì forte. Però non è che Lui ha minacciato o ha detto delle cose …. Lui ha detto soltanto che da quel momento i rapporti erano chiusi. Io ho detto che non avere più rapporti con la Juve in quel momento non era una bella cosa.
Presidente Casoria: E perché non era una bella cosa? Ecco, spieghi un poco qua.
Minotti: Perché credo che le società importanti come Juve-Milan-Inter sono quelle con cui bisogna andar d’accordo. Anche perché società piccole come il Parma o altre - io adesso lavoro per il Cesena - , è logico che quando si va a parlare con queste società, si chiedono giocatori, si devono avere dei rapporti buoni, perché...
Presidente Casoria: Perché hanno più potere.
Minotti: Sicuramente.
Presidente Casoria: Va bene, abbiamo capito.
PM Capuano: Non ho più altre domande Presidente.
Presidente Casoria: Ci sono altre domande?
Avv. Trofino: Nemmeno noi.
Presidente Casoria: Va bene, può andare il testimone.
DEPOSIZIONE MARESCIALLO ZIINO (integrale).
Ziino: Sono il Maresciallo Capo Ziino Sergio dei Carabinieri, all’epoca e tuttora effettivo al Nucleo Investigativo dei CC di Roma.
PM Capuano: Lei viene sentito sull’anagrafica storica di due schede telefoniche. Adesso io Le chiedo se in merito all'utenza 338/****366, Lei è in grado di dirmi quella che definita la vita anagrafica storica della scheda relativamente a questa utenza, specificando il periodo che va dal 2000 ad oggi.
Ziino: In relazione all'utenza telefonica 338/****366 tramite la banca dati a disposizione delle forze di Polizia e, quindi, la Tim, questa è una scheda tipologia prepagata...
L'avvocato Prioreschi fa presente che è in aula Fabio Monti, che dovrà testimoniare, e la Casoria lo fa uscire.
Ziino: Tramite l’archivio della TIM si è potuto risalire alla storia di questa scheda che inizia, il periodo di attivazione, il primo nel 1997...
PM Capuano: A noi interessa il periodo che va dal 2002 al 2006.
Ziino: Nel 2002 la sim viene chiusa perché intestata ad una certa **** Maria e viene riattivata, a nome Bresciani Francesco, presso il punto dealer, che sarebbe il negozio che abbina la scheda ad un nominativo, quando lasci il documento, il punto dealer **** di Napoli, in via Petrarca, Questa scheda viene attivata il 23.05.2003 e viene disattivata l’11.11.2004, per poi essere riattivata il 12.07.2005 a nome ******* Maria nata a Taranto, presso un punto dealer di Taranto. Proprio questo abbinamento, come attività di Polizia Giudiziaria già precedentemente, il 23 maggio 2006, durante l'attività investigativa era spuntato fuori questo negozio, a seguito di un verbale mi ricordo. Noi abbiamo sentito uno dei titolari del negozio di Napoli.
PM Capuano: Avete effettuato accertamenti sul conto di Bresciani per quanto riguarda se risultava intestatario di altre utenze attivate presso quell'esercizio e in quel periodo?
Ziino: Sì, esattamente, questo Bresciani, siccome era proprio il periodo che ci interessava, abbiamo verificato le utenze ancora a disposizione di questo signor Bresciani e risultava per la Tim che aveva attivato altre 2 utenze, una 339/*****24 attivata dal 22.11.1999 a tutt'oggi, ed una utenza telefonica 338/****353 attivata dal 23.05.2003 al 16.10.2044. Questa ultima utenza telefonica era stata anch'essa venduta nel negozio di Napoli, di via Petrarca, e nella circostanza abbiamo evidenziato che era stata attivata alcuni minuti prima dell'attivazione dell'utenza 338/****366 precedente. Questo è un dato che entrambe sono state prese nello stesso negozio ed attivate nel raggio di pochissimi minuti.
PM Capuano: Va bene Presidente, non ho altre domande.
Avv. Prioreschi: La delega che ha ricevuto dal pm che cosa Le chiedeva di verificare?
Ziino: Chiedeva di verificare la scheda telefonica, diverse utenze telefoniche tra cui quella 338/****366.
Avv. Prioreschi: Con riferimento a tutte queste utenze, erano state trasmesse le dichiarazioni di Nucini che aveva indicato queste utenze, o Le erano stati dati solo i numeri telefonici?
Ziino: No, mi sono stati dati solo i numeri delle schede e un riferimento...
Avv. Prioreschi: Che riferimento?
Ziino: Eh, un riferimento, dice "Queste sono delle schede telefoniche che il dottor Nucini ha riferito essere state date dal Fabiani", basta.
Avv. Prioreschi: Allora, io ho interesse a porle anche delle domande sulle altre utenze sulle quali Lei ha fatto le indagini. Torniamo per un momento a quella 338/****366, Lei rispondendo al Pm ha detto che è una prepagata attivata il 23.05.2003. Attivata significa?
Ziino: Sì, che è stata nuovamente abbinato al numero una persona.
Avv. Prioreschi: L'attivazione di una prepagata come si fa?
Ziino: Eh, si abbina alla scheda un nominativo e da quel momento in poi...
Presidente Casoria: L'avvocato vuol sapere se ci deve essere anche la telefonata.
Avv. Prioreschi: No, Lei sa meglio di me che per la prepagata ci deve essere la telefonata al gestore che la attiva.
Ziino: Sì ma questo, mica abbiamo fatto il tabulato...
Avv. Prioreschi: Per carità, ma se Lei mi dice "Attivata il 23.05. 2003", significa che il 23 maggio 2003 quella scheda ha cominciato a funzionare.
Ziino: Eh, potrebbe essere che... adesso questo tecnicamente potrebbe essere... intanto l'ha attivata e poi la telefonata di attivazione potrebbe essere fatta successivamente...
Presidente Casoria: Il difensore vuole sapere se Lei ha verificato se c'è stata questa telefonata...
Ziino: No, il tabulato non è stato fatto, è solo stato fatto schematicamente l'attivazione.
Avv. Prioreschi: Tecnicamente l'attivazione... tutti quanti abbiamo comprato schede prepagate e l'attivazione, quando uno compra la scheda poi la prende, chiama la Tim e dopo un paio di giorni la scheda funziona. Se risulta attivata il 23 maggio significa che il 23 maggio deve essere stata... chiedo a Lei se è stata...
Ziino: No, questo non è stato verificato perché è stato soltanto... nel tabulato Telecom, Tim, non c'è questa modalità, c'è soltanto il giorno di attivazione che poi è registrato, si può nuovamente...
Avv. Prioreschi: Senta maresciallo, sulle altre tre utenze che Lei ha verificato, secondo le dichiarazioni di Nucini sarebbero numeri che Fabiani gli avrebbe dato all'aeroporto di Lamezia Terme, quelle tre 333/*****338, 338/****577, 338/****583. Lei ha fatto verifica anche su questi numeri?
Ziino: Sì, con la stessa modalità queste schede sono state anche attivate.
Avv. Prioreschi: Mi vuole dire se uno di questi numeri è risultato essere intestato alla moglie di Fabiani?
Ziino: Non so il nome della moglie di Fabiani. Dico brevemente solo i nomi degli intestatari nel periodo: la scheda con utenza finale 577 è intestata a ***** Simona dal 1997 al 2001, poi dal 2002 al 2004 è stata intesta a **** Danuta Anna..
Avv. Prioreschi: Mi dice anche i luoghi di attivazione?
Ziino: Sì, la prima utenza telefonica 577, il primo attivato a Castenaso, Bologna, poi **** Danuta Anna presso Capodichino aeroporto di Napoli, poi **** Rumat, dal 2006 al 2008 attivata a Roma. La seconda utenza 583 finale, attivata a Novara dal 18.12.1999 al 10.05.2002 intestata a **** Alessio, e poi successivamente dal 28.12.2004 a tutt'oggi a **** Fabio, attivata a Torino. L’ultima utenza telefonica dovrebbe essere la 338 finale, è stata attivata dal 23.12.2002 al 30.3.2004 a San Marino intestato alla **** Telefoni. Quest’ultima utenza è stata riattivata il 27.07.2004 fino al 21.12.2008 dal punto vendita di Alessandria a nome di **** Barbara.
Avv. Prioreschi: Torniamo per un attimo al 583 finale, quindi, ho capito bene? Attiva dal 18.12.1999 al 10.05.2002, e poi questa scheda viene riattivata il 28.12.2004, quindi dal maggio 2002 al dicembre 2004 era un numero non attivo?
Ziino: Sì, dal tabulato Tim non risulta.
DEPOSIZIONE BRESCIANI.
PM Capuano: Ha mai attivato una scheda telefonica... (legge i numeri)
Bresciani: No il mio numero è 335…
PM Capuano: Conosce il negozio di via Petrarca?
Bresciani: Sì.
PM Capuano: Ha mai fatto attivazioni in quel negozio?
Bresciani: Io no, ma i miei familiari sì.
PM Capuano: Tra i suoi familiari qualcuno ha i numeri... (li legge)?
Bresciani: Che io sappia no.
Presidente Casoria: Da chi è composta la Sua famiglia?
Bresciani: Da me, mia moglie e i miei figli.
Presidente Casoria: Può andare.
DEPOSIZIONE CORBELLI (trascrizione integrale).
Presidente Casoria: Lei com’è che è stato parte dell’ambiente del calcio? In che termine è stato parte dell’ambiente del calcio?
Corbelli: In una sola occasione. Sono entrato a far parte dell’azionariato del Calcio Napoli alla fine di marzo del 2000 e ne sono uscito a giugno 2002.
Presidente Casoria: Lei è stato sottoposto qualche volta a procedimento penale?
Corbelli: Non sono stato sottoposto a procedimento penale per vicende sportive. Sono stato sottoposto a vicende penali per vicende di lavoro e, per quanto riguarda la vicenda che ha portato al mio arresto il 13.03.2002, non sono, a tutt’oggi, rinviato a giudizio.
Presidente Casoria: Va bene.
PM Capuano: Buongiorno signor Corbelli. Lei ha prima riferito di aver fatto parte del Napoli Calcio. Vuole riferire che tipo di accordo intercorse e con chi affinché Lei diventasse Presidente del Napoli Calcio?
Corbelli: Io il 27.03.2000 feci il contratto di acquisizione del 50% delle azioni del Napoli Calcio da Corrado Ferlaino, che poi continuò ad avere l’altro 50%. Divenni Presidente il 06.07.2000, quindi con una fase preparatoria di circa 3 mesi.
PM Capuano: Quindi Lei entra nella società del Napoli insieme a Corrado Ferlaino, così mi è parso di capire.
Corbelli: In una gestione paritetica.
PM Capuano: Paritetica. 50%.
Corbelli: Io Presidente, lui amministratore delegato.
PM Capuano: Sì. E Ferlaino quindi la introdusse nel mondo del calcio?
Corbelli: Ferlaino è certamente la persona che mi introdusse nel mondo del calcio. Io arrivavo da una lunga militanza nella pallacanestro. La carica precedente era Presidente della pallacanestro a Roma, che lasciai per l’esperienza napoletana.
PM Capuano: Lei nell’ambito di questa sua attività come Presidente del Calcio Napoli, ha conosciuto il signor Luciano Moggi?
Corbelli: Assolutamente sì.
PM Capuano: Vuole riferire come, da quando l’ha incontrato la prima volta, come Le è stato presentato?
Corbelli: Da Corrado Ferlaino, un lunedì mattina dopo una partita della stagione '99/00. Mi accompagnò a casa, qui a Napoli, di Luciano Moggi.
PM Capuano: All’epoca il signor Moggi dove lavorava?
Corbelli: Era direttore sportivo della Juventus. Direttore generale, probabilmente.
PM Capuano: Quanto è datato questo prima incontro? Più o meno, diciamo.
Corbelli: Aprile, sempre… Diciamo verso il 18-20 di aprile di quell’anno
PM Capuano: Sì. E che cosa vi diceste in questo incontro?
Corbelli: Che era soddisfatto che arrivavano forze fresche all’interno di questa società che arrancava e che ne aveva bisogno, che il Napoli era una risorsa importante per il calcio italiano e che era un peccato che il Napoli partecipasse alla serie B e non la A in quanto il movimento del calcio italiano aveva bisogno del Napoli, perché sotto ogni aspetto, di comunicazione, di pubblico e di numero di tifosi, era una risorsa importante per la serie A.
PM Capuano: E vi diede anche dei consigli su chi acquistare, come comporre la società anche?
Corbelli: Sì. Quella mattina fu un breve incontro di conoscenza, poi… Poi ce ne fu un altro a Monticiano (se ricordo bene il nome del paese), il giorno dopo Pasqua, dove chiacchierammo a lungo e dove ci diede dei consigli, certamente.
PM Capuano: E che cosa vi disse?
Corbelli: Parlammo di quello che poteva essere il mercato, di chi se ne poteva occupare, dell’assunzione di un manager, di una collaborazione che poi ci fu con Alessandro Moggi, parlammo un po’ di allenatori, parlammo un po’ di queste cose.
PM Capuano: E che nomi vi fece?
Corbelli: Mah, ora non ricordo se quel giorno, ma insomma in questi incontri, il nome di Zeman saltò fuori nei colloqui che facemmo.
PM Capuano: Sì. In quel periodo il Napoli che campionato faceva, in che posizione si trovava?
Corbelli: In quel periodo il Napoli... fu successivamente quello di Zeman. Il Napoli in quel momento era nel campionato di serie B 1999/2000, e stava concorrendo per salire in serie A.
PM Capuano: Sì. Al termine di quel campionato il Napoli, poiché…
Corbelli: Al termine di quel campionato il Napoli poi, con almeno una giornata di anticipo, quindi verso la fine di maggio, il Napoli conquistò la serie A, a Pistoia contro la Pistoiese.
PM Capuano: Sì. E quindi poi nella primavera/estate del 2000 Lei entrò nella società che andava in serie A, mi pare di capire. O no?
Corbelli: Io entrai con la carica di Presidente. Di fatto ero già entrato... Ero già entrato col 50% della proprietà.
PM Capuano: Sì. La società da chi era composta, quindi. Da Lei e da...
Corbelli: E da Ferlaino.
PM Capuano: Da Ferlaino. Come direttore generale/sportivo?
Corbelli: Come direttore sportivo subito ai primi giorni di maggio o all’ultimissimo di aprile, ora è difficile ricordare proprio il giorno, assumemmo Pavarese, Gigi Pavarese, che era in forza al Torino. Diede le dimissioni dal Torino e iniziò a collaborare con noi in prospettiva futura, perché certamente già da maggio dovevamo guardare avanti e iniziare, perlomeno, ad organizzare il campionato successivo.
PM Capuano: Vi venne consigliato da qualcuno il nome di Paverese?
Corbelli: In quelle riunioni uscì fuori il nome di Pavarese.
PM Capuano: In quelle riunioni, quelle con Moggi...
Corbelli: In quelle riunioni con Luciano Moggi e Ferlaino uscì il nome di Pavarese. Era comunque, se ben ricordo, una conoscenza di Ferlaino. Aveva già collaborato con lui.
PM Capuano: Al termine, poi, del campionato, Lei proseguì questi incontri col signor Moggi?
Corbelli: Sì, ci siamo visti in alcune occasioni ed in uno breve periodo gli incontri, i contatti, erano soprattutto con Alessandro, che aveva accettato un rapporto di collaborazione con noi.
PM Capuano: Sì. Negli incontri con Luciano, a noi interessa Luciano, furono fatti nomi di calciatori che poi voi acquistaste?
Corbelli: Sì, due in particolare: Amoruso, che era in forza alla Juventus, e Pecchia, che fu nello stesso accordo, non ricordo se la proprietà era del Torino o della Juventus, forse della Juventus, dove comprammo la metà di Amoruso e il prestito di Pecchia.
PM Capuano: Furono fatti nomi anche di altri giocatori?
Corbelli: Probabilmente sì.
PM Capuano: Ad esempio del giocatore Fresi, se...
Corbelli: Il giocatore Fresi era un giocatore in procura ad Alessandro Moggi. Nella costruzione di questa squadra, della quale si occupavamo principalmente tre persone, Filippo Fusco che era il direttore tecnico, Gigi Pavarese che era il direttore sportivo, ed Alessandro Moggi in qualità di consulente di mercato, proponevano i calciatori per costruire questa nuova squadra per affrontare la serie A e chiaramente l’ultima decisione spettava ai due proprietari Corbelli e Ferlaino.
PM Capuano: Sì. Ma ne parlaste anche con Luciano Moggi dell’acquisto di Fresi?
Corbelli: Francamente questo non lo ricordo. Certamente non fu proposto da lui. Certamente fu proposto da Alessandro.
PM Capuano: Presidente, io procedo una contestazione. Lei nel verbale del 19 novembre 2010, davanti al Dottor Narducci, Lei riferisce "Moggi, intendendo per Moggi Luciano, ci indusse a rilevare anche il cartellino del giocatore Salvatore Fresi, che in quel momento era sotto contratto dell’Inter, ma in realtà era un suo uomo, essendo assistito come procuratore dal figlio Alessandro".
Corbelli: Beh, io oggi non ricordo se ci fu un incontro dove venne forzata l’assunzione di Fresi. Io dico che Alessandro Moggi propose questi giocatori e…
PM Capuano: No, mi scusi signor Corbelli. Lei in questo verbale riferisce che...
Avv. Prioreschi: Facciamolo rispondere, però.
PM Capuano: Sì, finisca di rispondere. Forse non aveva capito la contestazione. Soltanto per questo.
Presidente Casoria: Il PM dice che fu Moggi e non il figlio a indicare...
Corbelli: Io questo non lo ricordo e francamente non so se la formulazione che mi dice il PM sia esatta. So che….
Presidente Casoria: Vabbè, ma è recente la dichiarazione però.
Corbelli: So che...Sì, però io non l’ho neanche letta.
Presidente Casoria: Andiamo, va.
Audio di questa parte di deposizione:
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Corbelli: Certamente le proposte erano fatte da Alessandro, per correttezza, e che negli incontri con Luciano si è parlato certamente della costruzione di questa squadra, perché i consigli sono arrivati in parte da lui, in gran parte da Lui. Ricordo un altro giocatore, per esempio Baccin, che era un giocatore in forza alla Ternana, che era in comproprietà o in proprietà della Juventus, che venne a giocare a Napoli su consiglio di Luciano Moggi.
PM Capuano: Mi dica una cosa sempre a proposito di Fresi. Lei lo individua come un giocatore in qualche modo facente capo... diciamo…
Corbelli: Assolutamente sì. Lo individuo perché poi ci fu...
Presidente Casoria: Facente capo a chi?
PM Capuano: A Luciano Moggi, mi scusi Presente.
Corbelli: Assolutamente sì, in quanto ci furono degli episodi di cui ho narrato per almeno due partite e che, già allora, avevo contestato pubblicamente in televisione e sulla stampa, e poi qualche dubbio lo ha lasciato da sempre in me i passaggi successivi di Salvatore Fresi, che dopo la retrocessione del Napoli ebbe un contratto garantito al Bologna, società in qualche modo legata a Luciano Moggi, per amissione del dottor Gazzoni fatta al sottoscritto, e l’anno successivo, se ben ricordo, terminò la carriera alla Juventus.
PM Capuano: Per quanto riguarda invece la scelta di Zeman come allenatore, chi gliela suggerì?
Corbelli: Se ne parlò con Luciano Moggi. Venne proposta questa candidatura e poi il gruppo di lavoro che prima ho menzionato ebbe un incontro con Lui ed io fui chiamato un giorno. Ero a Napoli e fui chiamato per raggiungere immediatamente Roma dove era in corso una riunione all’Hotel Hassler. C’era Alessandro Moggi, Fusco, Pavarese e Ferlaino. Con un autista raggiunsi Roma e quella sera, dando io solo il parere economico, per l’impatto economico sul bilancio, ma la scelta tecnica già era stata fatta
PM Capuano: Acquistate altri giocatori indicatevi da Luciano Moggi?
Corbelli: Direttamente dalla Juventus Amoruso, Pecchia in prestito e Baccin. Alessandro Moggi sicuramente aveva in procura anche Moriero, oltre a Salvatore Fresi, due giocatori in uscita dall’Inter.
PM Capuano: Sì, aveste modo di parlare tra Lei e Ferlaino dell’influenza che aveva Moggi all’interno della società del Napoli?
Corbelli: Sì, ci fu una rottura sostanzialmente.
PM Capuano: Quando ci fu questa rottura e perché.
Corbelli: Ci fu perché c’erano …
Presidente Casoria: La rottura con chi? Con Ferlaino?
Corbelli: No, no, no.
Presidente Casoria: E con chi allora?
Corbelli: La rottura fu con Alessandro Moggi, quella ufficiale….
Presidente Casoria: Ah. Allora chiariamo.
Corbelli: ... in quanto ci fu una proposta sulla stampa prima e direttamente a noi, di un calciatore uruguaiano che si chiamava Pacheco, sull’acquisto del quale Ferlaino mise il veto assoluto in quanto la presenza di giocatori provenienti da Juventus e Moggi Alessandro era già molto forte all’interno della costruzione di questa squadra. E quindi non voleva assolutamente che si prendesse più alcun giocatore di quella estrazione. E ci fu poi, nei giorni seguenti, una rottura anche con Alessandro che si dimise, naturalmente, non percependo il compenso pattuito
Avv. Prioreschi: Che era?
Corbelli: Che era di 180 milioni l’anno. Ho letto che si è offeso per le mie dichiarazioni...
Presidente Casoria: Si dimise da? Chiariamo PM.
Corbelli: ... che non aveva percepito quei denari.
PM Capuano: Adesso gliela avrei fatta questa domanda. Quindi voi metteste sotto contratto Alessandro Moggi?
Corbelli: C’era un contratto.
PM Capuano: Che ruolo aveva?
Corbelli: Consulente di mercato.
PM Capuano: E Lui si dimise all’esito di questa rottura per il calciatore Pacheco?
Corbelli: In quei giorni si dimise. Poi all’esito della rottura Pacheco lo dico io, perché non si dimise con motivazioni precise. Non disse: “Me ne vado per questo”. Lasciò il ruolo di consulente di mercato.
PM Capuano: Sì. Come andò quel campionato, soprattutto all’inizio da parte del Napoli?
Corbelli: Partì male. Era naturalmente una squadra assemblata, totalmente nuova. Partì piuttosto male tanto che Ferlaino da subito voleva sostituire l’allenatore Zeman già alla seconda partita dopo aver perso 5-2 mi sembra in casa col Bologna. Ci fu una riunione la sera stessa per l’esonero di Zeman, al quale io mi opposi perché mi sembrava troppo presto e perché dopo due partite non ritenevo ci fossero le condizioni. Si arrivò...
PM Capuano: C’era un gruppo di calciatori che era contrario a...
Corbelli: C’era un gruppo di calciatori che, in qualche modo, si sapeva, di non essere contenti del lavoro pesante che Zeman faceva fare, che aveva fatto fare in preparazione. E quindi i senatori, tra virgolette, non erano contenti.
PM Capuano: E chi era questo gruppo di calciatori?
Corbelli: Erano, se ben ricordo, appunto quelli menzionati prima: Amoruso, Pecchia, Fresi e Moriero. Erano loro i senatori del gruppo. Io riuscii a fermare quell’esonero con la collaborazione di Filippo Fusco, che era altresì contrarissimo all’esonero di Zeman. Quindi si andò avanti altre 3 partite con dei risultati ancora difficili perché perdemmo a Milano con l’Inter, pareggiammo 1-1 a Lecce e poi andammo a fare una brutta partita a Perugia. E quella sera, dopo Perugia, sia io che Filippo Fusco, abbassammo la guardia e Zeman fu esonerato.
PM Capuano: Sì. Nel corso di quel campionato Lei poi ha avuto più volte modo di avere dei dubbi sulle prestazioni del calciatore Fresi. L’ha riferito prima, vuole riferirlo adesso?
Corbelli: Soprattutto due volte. Sono acquisibili ancora oggi le cassette. Giocavamo a Verona ed al 79esimo Bellucci fece un gol da 30 metri. L’allenatore Mondonico decise di sostituire Pecchia con Fresi ed in dieci minuti prendemmo due gol. Due a uno per loro. La seconda partita credo sia ancora negli occhi di tutti coloro che hanno a cuore le sorti del calcio napoletano. Fu in casa con il Brescia, dove Mondonico si era raccomandato di non concedere al Brescia punizione al limite dell’area perché Baggio ci avrebbe trafitto, e Fresi, al novantesimo, fece un fallo con tacco all’indietro su Diana. E Baggio segnò il gol dell’1-1 che decretò la nostra retrocessione.
PM Capuano: All’esito di quella stagione si interruppero i rapporti con Luciano Moggi?
Corbelli: Sostanzialmente sì.
PM Capuano: Ci fu un episodio scatenante o...
Corbelli: Ci fu anche da parte mia la scelta di non continuare il rapporto, visto che era in scadenza di contratto, con l’addetto stampa Iuliano. Questa era una cosa che sicuramente era dispiaciuta a Luciano Moggi e, credo, poiché tutto l’esito della stagione non era andata come anche lui auspicava, probabilmente, visto che eravamo retrocessi.
PM Capuano: Quando parla di lui, parla di Moggi?
Corbelli: Sì
PM Capuano: Perché avvicina Moggi a Iuliano, vostro addetto stampa?
Corbelli: Perché era un antico rapporto tra i due e certamente ero stato caldeggiato per proseguire quel rapporto, che io non ritenevo di proseguire in quanto non operava nell’interesse del Presidente.
PM Capuano: Quindi non venne rinnovato il contratto a Iuliano?
Corbelli: No, era in scadenza di contratto al 30 giugno 2001 dopo tanti anni, e non fu rinnovato.
PM Capuano: Fece interrompere anche i rapporti tra Lei e Ferlaino?
Corbelli: Questo creò una importante frattura tra me e Ferlaino, perché Ferlaino aveva chiesto il rinnovo di quel contratto ed io mi ero opposto dicendo che ne scegliesse pure Lui un altro, ma assolutamente non potevo prolungare quel contratto. Fu un momento di ira di Ferlaino che abbandonò il CdA quel giorno e poi per due mesi il rapporto fu molto difficile, anzi un rapporto distaccato, in quanto Pavarese, direttore sportivo, faceva da collante tra amministratore delegato e presidente, che dopo quell’episodio per due mesi non si sono parlati.
PM Capuano: Senta, ultima domanda. I medesimi sospetti su cui Lei ha riferito, mi sembra Napoli-Brescia e Napoli-Verona, Lei li ha avuti anche su delle partite della stagione precedente, quando Lei intervenne, quindi nell’ultimo periodo, per quanto riguarda le partite della serie B?
Corbelli: Direi di no.
PM Capuano: Allora Presidente, per sollecitare la memoria. Lei ha riferito di un Cesena…
Corbelli: Sì, sì, scusi. Cesena-Napoli 2-2, dove era la mia prima partita alla quale assistevo. Il Cesena andò in vantaggio di due gol ed incredibilmente, in 30 secondi, il Napoli segnò 2 gol, 2-2. Quella è una partita che destò in me qualche sospetto. Ne parlai con Pavarese, il quale mi disse che non ne sapeva niente e che probabilmente gli allenatori si erano parlati tra loro.
PM Capuano: Sì. Ed anche dei sospetti ha avuto per un incontro Sampdoria-Napoli?
Corbelli: Beh, io non andai a quella partita. Giocammo 70 minuti o 80 minuti, non ricordo l’esatto minuto, 11 contro 10. Sicuramente questo portò al Napoli dei vantaggi.
PM Capuano: Vabbè Presidente, non ho altre domande.
Presidente Casoria: Va bene. Ci sono domande? Nessuno vuole fare domande. In forza di quale... Perché Ferlaino attribuiva tutto questo potere, che Lei dice, a Moggi? Come lo giustifica Lei questo potere?
Corbelli: Intanto perché era certamente il più esperto e la persona più importante del calcio italiano come conoscenza. Ferlaino conosceva Moggi da molti anni e dal primo momento mi aveva detto: "Ti devo portare a conoscere Moggi, perché sicuramente è la persona che ci può dare i consigli giusti".
Presidente Casoria: Ma quindi i rapporti tra i due erano buoni?
Corbelli: I rapporti tra i due erano buoni.
Presidente Casoria: Lei perché ipotizza poi che Moggi avrebbe indicato come allenatore Zeman per fare un danno al Napoli?
Corbelli: No, io questo... No, no, no, io questo...
Presidente Casoria: A Ferlaino, indirettamente.
Corbelli: No, no,no, io questo non l’ho mai detto e non lo sostengo neppure...
Presidente Casoria: Non lo sostiene.
Corbelli: ... che Moggi, in quel momento, se ha suggerito il nome di Zeman era per fare del male. No, no, casomai era per far del bene. Cioè, io non ho mai sostenuto che Zeman... cioè, Moggi sosteneva che il Napoli era una risorsa importante per il calcio italiano, che il Napoli doveva... stare in serie A.
Presidente Casoria: Va bene, lasciamo da parte...
Corbelli: ... e che l’allenatore per rimanere in serie A poteva essere Zeman.
Presidente Casoria: Va bene, lasciamo da parte Zeman. Lei adesso ci ha detto che tutti questi giocatori che aveva inserito Moggi poi remavano contro.
Corbelli: Uno solo. Io mi sono riferito a due episodi di un giocatore solo, Salvatore Fresi. Non ho detto che remavano contro. Il fatto che i quattro senatori non fossero contenti di fare i gradoni in ritiro, con un sacco di sabbia sulle spalle, certamente è comprensibile. Questo accade in tutte le squadre. Ranieri ha dovuto lasciare la Roma perché Totti gli ha detto: “O te ne vai, o da mercoledì non giochiamo più”. Cioè, quindi …
Presidente Casoria: Quindi non è vero che remavano contro?
Corbelli: Io quando ho parlato dei quattro senatori contro Zeman, è un fatto naturale che può succedere in tante squadre. Quando ho parlato di Salvatore Fresi, ho detto che in due partite precise, acquisibili i filmati ancora oggi, Lui ci ha fatto perdere le partite. L’ho dichiarato nel 2002 e non mi ha querelato nessuno, compreso Salvatore Fresi.
Presidente Casoria: Va bene. Va bene, può andare il testimone.
Audio della parte finale della deposizione:
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DEPOSIZIONE MONTI FABIO (trascrizione integrale). Video (parti salienti della deposizione).
PM Capuano: Ha conosciuto Facchetti Giacinto?
Monti: Sì, occupandomi molto di Inter per il Corriere della Sera, avevo dei contatti anche quotidiani con Lui.
PM Capuano: Aveva un rapporto di amicizia?
Monti: Conoscendolo da tanti anni, anche prima che Lui diventasse presidente, è chiaro che ci conoscevamo molto bene.
PM Capuano: Ha avuto modo di ascoltare Facchetti parlare di avvenimenti del mondo del calcio?
Monti: Sì, sì, ovviamente sì.
PM Capuano: Le ha mai parlato di incontri con l'arbitro Nucini?
Monti: Dei rapporti con l'arbitro Nucini me ne ha parlato molto poco e in maniera molto sfumata, nel senso che aveva accennato alla possibilità che un arbitro parlasse un po' di questa situazione che Lui giudicava anomala e lo aveva detto anche pubblicamente più volte, e che era in attesa di capire se questo arbitro avesse intenzione di vuotare il sacco in maniera compiuta.
PM Capuano: Quali erano le anomalie che le rappresentava Facchetti?
Monti: Facchetti era convinto, ma lo diceva a me e lo diceva a molti altri, che ci fossero all'interno di questo sistema delle anomalie.
PM Capuano: Delle anomalie relative a che? Noi non eravamo presenti quando Facchetti parlava...
Monti: Delle anomalie direi nel tipo della conduzione sia delle designazioni che di alcune decisioni che venivano prese in campo e fuori dal campo, in generale parlava di una tendenza a violare le regole, e questo lo ha detto anche in vari...
PM Capuano: Sì ma in relazione a quali società piuttosto che ad altre...
Monti: Era convinto che ci fosse, sostanzialmente, quello che poi è stato definito un "Sistema Moggi", che questo esistesse anche a prescindere dalla Juve, sulla cui forza Lui non ha mai dubitato.
PM Capuano: E questo sistema riguardava il mondo arbitrale?
Monti: Sì, sì, in particolare i rapporti con il mondo arbitrale, anche in generale proprio il tentativo di violare queste regole. Questa era la sua idea.
PM Capuano: E' in grado di individuare un momento in cui Facchetti individuava la nascita di questo "sistema"?
Monti: Intanto c'era stato il campionato 1997–98 che aveva lasciato dei segni, e poi Lui aveva individuato come spartiacque il 2002, per tutto quello che era successo nella parte finale della stagione, nelle ultime partite, non nell'ultima partita in particolare. Erano successi alcuni episodi, tipo in Chievo-Inter, arbitrata da De Santis, con un rigore non dato a Ronaldo. Però, al di là dell'episodio specifico c'era la convinzione da parte di Facchetti che ci fosse, sostanzialmente, una convinzione a cui mancava una prova provata, che vi fosse un sistema che non garantiva la regolarità del campionato.
PM Capuano: Le ha fatto mai il nome di Fabiani?
Monti: Siccome Lui era convinto che questo sistema prescindesse dalla Juventus, società specifica, era molto attento anche a quello che succedeva nei confronti del Messina, che era una società, secondo Lui, in questo tipo di orbita. E, quindi, mi parlò insistentemente di Fabiani.
PM Capuano: Le fece poi il nome di alcuni arbitri?
Monti: Sì, era convinto, sostanzialmente, che la figura centrale fosse quella di De Santis, aveva maturato questa convinzione.
PM Capuano: Ricorda il nome di qualche arbitro che Le fece Facchetti?
Monti: Per esempio Lui era molto concentrato sull'arbitro Pellegrino, tanto è vero che in occasione di un Inter-Juventus, giusto di sette anni fa, Lui in pubblico, dopo che questa partita era finita ai supplementari e poi ai rigori, con la vittoria della Juve, siccome Lui era diventato presidente da un mese, aveva detto in pubblico, è su tutti i giornali, "Io non ho la pazienza del dottor Moratti e vedrete che qui questa storia finirà".
PM Capuano: Per sollecitare la memoria del teste: Lei fa anche il nome, a pagina 2 del verbale di SIT del 3 maggio 2010, Lei dice "Sempre secondo Giacinto Facchetti gli arbitri che facevano parte di questa cupola erano De Santis, Palanca, Gabriele, Bertini anche se in parte, Trefoloni, Racalbuto e Pellegrino".
Monti: Sì, sì, confermo, mi pare che questa fosse la sua idea.
PM Capuano: Parla anche di Nucini tra questi arbitri?
Monti: No, di Nucini non aveva parlato in particolare, mi pare che Lui su Nucini avesse un'idea un po'... non riusciva a decifrare bene il personaggio, insomma.
PM Capuano: Per quanto riguarda l'arbitro Racalbuto che cosa Le disse?
Monti: Lui su Racalbuto, all'inizio, era molto conciliante all’inizio, lo vedeva di buon occhio, poi mi pare, invece, in occasione di una partita con il Chievo, del marzo 2003, cambiò totalmente opinione.
PM Capuano: Perché, cosa successe?
Monti: Successe che ci fu un'espulsione di Okan, un rigore a favore del Chievo per un mani non chiarissimo ma, soprattutto, per un atteggiamento che l'arbitro ha tenuto poi in campo con i giocatori dell'Inter.
PM Capuano: Relativamente al campionato 2004-205 viene fatto riferimento all'arbitro De Santis e all'attegiamento che aveva nei confronti della Juventus?
Monti: Sì, mi pare, adesso non ricordo l'episodio specifico di quel campionato, però un po' il quadro era quello che avevo detto prima e non era certo cambiato in quel campionato lì.
PM Capuano: Presidente, io per sollecitare la memoria del teste, a pagina 3 (del verbale, ndr) Lei riferisce: "Quanto all'arbitro De Santis è vero che nel nostro ambiente giornalistico venne colto come un cambiamento di atteggiamento dell'arbitro stesso nel corso del campionato 2004-05, in particolare in occasione dell'incontro Parma-Juve. Io adesso non riesco a ricordare esattamente la fonte della notizia ma ricordo invece molto bene che nel nostro ambiente giornalistico venne raccontato che l'arbitro De Santis, negli spogliatoi juventini, parlando direttamente con i calciatori juventini, pronunciò più o meno esattamente questa frase "Adesso basta, non contate più su di me".
Monti: Sì, confermo questa cosa.
Avv. Prioreschi: Conferma le voci e le chiacchiere non...
Avv. Morescanti: Non c'è limite, vivaddio, facciamo un processo serio!
Opposizione di tutti gli avvocati.
PM Capuano: Presidente non ho altre domande.
Avv. Morescanti: Queste notizie il signor Facchetti in quali occasioni gliele ha riferite?
Monti: In varie occasioni.
Avv. Morescanti: E mentre riferiva queste cose diceva "Me l'ha detto questo, me l'ha detto quest'altro...", o erano ipotesi che faceva Facchetti in base a filmati che vedeva, di partite... come faceva Facchetti a sapere queste cose?
Monti: Evidentemente aveva le sue fonti.
Avv. Morescanti: Non gliele ha mai riferite Facchetti queste fonti?
Monti: No, le fonti non me le ha mai riferite.
Contestazione dell'avvocato Prioreschi: No, scusi, allora facciamo una contestazione, cominciamo a chiarire... procedo a contestazione: All’inizio del suo verbale del 3 maggio 2010 , ore 11.00, davanti ai pm Narducci e Capuano "Devo precisare che non si trattava neppure di confidenze che Giacinto Facchetti faceva in modo riservato a me, ma di considerazioni che avvenivano anche in presenza di altri miei colleghi giornalisti in tante situazioni che non esito a definire pubbliche". Quindi, tutte queste interlocuzioni che Lei ha con Facchetti, sia in privato che in occasioni pubbliche, cosa erano? Chiacchierate su ipotesi? Considerazioni, si commentavano gli episodi?
Monti: Si commentavano gli episodi, si facevano questi tipi di...
Presidente Casoria: L'avvocato dice che Lei adesso adombra che ci siamo delle fonti non conosciute ma che ci siano le fonti... non c’erano fonti, sono opinioni, insomma.
Monti: Queste erano considerazioni che Lui faceva, interpretazione degli eventi...
Durissima contestazione di tutti gli avvocati. C'è caos in aula e sovrapposizione delle voci. Si sente borbottare e Bergamo dire "Ma sono considerazioni!", il Presidente Casoria bonariamente dice "Lo cacciamo a Bergamo...", Bergamo "Ma facciamo le cose serie", Casoria "Silenzio Bergamooo...", Bergamo "Ha ragione, mi mandi via è meglio", Casoria "E allora se ne vada, avanti". Paolo Bergamo lascia l'aula urlando: "Non è una cosa seria!". Il Pm Capuano chiede che venga verbalizzato l'accaduto e la Casoria dice "Che verbale... se ne è andato. Ha detto che non è una cosa seria. E' registrato, abbiamo la stenotipia.".
Avv: Gallinelli: Innanzitutto Le volevo chiedere se si è presentato spontaneamente o se è stato convocato quando è stato sentito in data 3 maggio 2010.
Monti: Mi è stato chiesto se volevo presentarmi e mi sono presentato.
Avv: Gallinelli: Lei era mai stato sentito in precedenza su questa indagine dai carabinieri?
Monti: Assolutamente.
Avv: Gallinelli: Mai sentito. Lei quando ricevette queste confidenze da Facchetti ritenne di informare qualcuno? Scrisse degli articoli?
Monti: Alcuni articoli sono stati scritti, a volte erano cose pubbliche, a volte no, anche conversazioni così...
Avv: Gallinelli: Con riferimento a Massimo De Santis Lei scrisse qualche articolo?
Monti: Che subito dopo la partita ci fu una vibrante protesta da parte dell'Inter in quel momento, Facchetti non era neanche il presidente, è su tutti i giornali.
Avv: Gallinelli: Facchetti Le disse se era stato convocato, se si presentò alla Procura di Milano per denunciare questi fatti?
Monti: No, questo non me lo ha mai detto.
Avv: Gallinelli: Le disse se fece degli accertamenti personali?
Monti: No.
Avv: Gallinelli: Ed allora Le contesto che Lei, proprio la prima pagina del verbale, disse "Ma poi Facchetti stesso era ormai impegnato in un suo lavoro di approfondimento personale". Può spiegare meglio al tribunale in cosa consisteva questo lavoro di approfondimento personale? Da chi e dove stava cercando di capire? Faceva indagini personali?
Monti: Non so cosa intendiamo con indagini personali, certamente stava...
Giudice Casoria: In che consisteva questo approfondimento?
Monti: Stava cercando di capire da vari elementi che io non posso conoscere, perché a me non li ha detti, che cosa stesse capitando. D'altra parte se Voi andate a leggere quello che disse una volta il presidente Moratti, disse "Ci trovavamo di fronte ad un muro oltre il quale non si riusciva ad andare". Questo era considerato da parte loro, non da parte mia.
Giudice Casoria: Lei come giornalista non chiedeva chiarimenti a Facchetti?
Monti: Chiedevo sì, ma le cose stavano davanti agli occhi di tutti, perché qui le cose si vogliono fare complicate...
Avv: Gallinelli: No, chiedo scusa, qui siamo davanti agli occhi e alle orecchie del tribunale, per cortesia.
Giudice Casoria: Qui non stiamo facendo commenti sportivi. Lei è tifoso dell’Inter?
Monti: No, non sono tifoso...
Il pubblico in sala rumoreggia e si sente un coro di "Come no?". Le risate si sprecano.
Giudice Casoria: Lei dice "sono sotto gli occhi di tutti"... adesso Le stanno chiedendo: l'approfondimento personale che stava facendo Facchetti in che cosa doveva consistere? Deve rispondere adesso a questa domanda. Lei ha detto che c'era questo rapporto di confidenza.
Monti: Nel caso specifico non so se Lui andava di notte a spiare un arbitro oppure no, io questo non lo so, non posso saperlo, resta il fatto che Lui stava cercando di capire che cosa stesse accadendo.
Avv: Gallinelli: Dottor Monti, Lei conosce il dottor Moratti? Il dottor Moratti era a conoscenza di questi approfondimenti personali che stava svolgendo Facchetti?
Monti: Credo di sì.
Avv: Gallinelli: Era a conoscenza sì, o no?
Monti: Credo proprio di sì, essendo stata affidata a Facchetti la presidenza dell'Inter...
Avv: Gallinelli: Venne presentato un esposto alla Procura della Repubblica di Milano su questi fatti?
Monti: Io so che, da quello che ho letto...
Avv: Gallinelli: Lei ha conoscenza di questo fatto, se riferitoLe da Moratti o da Facchetti, se venne formalmente presentato un esposto alla Procura della Repubblica di Milano?
Monti: Io conoscenza diretta no. Conoscenza indiretta sì.
Avv: Gallinelli: Da parte di chi? Da parte di chi?
Monti: Perché si venne a sapere attraverso il Tribunale di Milano.
Presidente Casoria: Lei da chi l'ha saputo?
Monti: Da notizie che giravano, perché nel nostro giornale c'è anche chi si occupa dei fatti del tribunale di Milano.
Avv: Gallinelli: È a conoscenza che Nucini venne sentito dalla dottoressa Boccassini?
Monti: Sì, sì, di questo sono a conoscenza. La cosa emerse dieci mesi dopo, che Lui, sostanzialmente, non disse nulla.
Avv: Gallinelli: E' a conoscenza, dopo questa audizione, dei successivi rapporti tra Nucini e Facchetti? I rapporti cambiarono dopo questa audizione?
Monti: Le ripeto quello che ho detto prima, su Nucini Facchetti non aveva una idea chiarissima, non capiva bene, anche perché la figura di Nucini nell'ambito arbitrale è una figura abbastanza anomala, perché arbitrava pochissime partite e non usciva mai dall'organico della CAN
Avv: Gallinelli: Questo poi lo vedremo quando sentiremo Nucini. Lei è tifoso dell'Inter ha detto, e conosceva Nucini, è a conoscenza del fatto che successivamente a questa audizione da parte della Boccassini...
Opposizione del PM: Presidente, non è corretto l’inizio della frase, tifoso dell'Inter, solo questo... non so se lo ha sentito...
Avv: Gallinelli: E' a conoscenza che nell'anno 2004 Nucini fece il quarto uomo per 4 volte nelle gare dell’Inter?
Monti: Quello è su tutti i giornali. Sì, lo sapevano tutti.
Avv. Gallinelli: Sa che Nucini arbitrò Inter-Udinese?
Monti: Sì.
Avv. Gallinelli: Sa che ci sono contestazioni sulla mancata espulsione di Di Biagio?
Monti: Sì.
Avv. Gallinelli: Scrisse qualcosa sul suo giornale a proposito di questa mancata espulsione?
Monti: Sicuramente sì.
Avv. Gallinelli: Cosa scrisse? Criticò il comportamento arbitrale di Nucini?
Monti: Sì, si scrisse.
Avv. Gallinelli: No 'si scrisse', sto chiedendo a Lei, come commentò questo episodio?
Monti: Nel dettaglio non mi ricordo, sono passati alcuni anni… non ricordo.
Avv. Gallinelli: E sull’opportunità che un arbitro, che aveva rapporti extracalcistici con Facchetti, arbitrasse l’Inter lo aveva fatto presente a Facchetti?
Monti: No.
Avv. Gallinelli: E' a conoscenza che non è l'arbitro ma il quarto uomo che si reca negli spogliatoi a fare l’appello dei giocatori?
Monti: Sì, tranne in alcuni casi... a volte lo fa anche l'arbitro, come successe in un Inter-Juventus...
Avv. Gallinelli: E quindi come interpretò queste confidenze di Facchetti secondo le quali... Lei ha fatto riferimento a Parma-Juventus, Lei era negli spogliatoi della partita Parma-Juventus?
Monti: Non ero assolutamente negli spogliatoi, non ero neanche in tribuna.
Avv. Gallinelli: E' a conoscenza che in quella partita entrò il quarto uomo a fare l'appello e non l'arbitro De Santis?
Monti: No, non sono a conoscenza di questo fatto.
Avv. Prioreschi: Presidente, devo fare una contestazione: Lei rispondendo al Pm ha fatto l’elenco degli arbitri che secondo Facchetti facevano parte di questa ipotetica cupola, e parto da quell'inciso che Le ha letto il Pm "Sempre secondo Giacinto Facchetti gli arbitri che facevano parte di questa cupola erano De Santis, Palanca, Gabriele, Bertini anche se in parte, Racalbuto, Trefoloni e Pellegrino", poi Lei prosegue "Anche Danilo Nucini faceva parte di questo gruppo, ma con un ruolo assolutamente particolare perché per lo più Nucini arbitrava quasi sempre in serie B e solo in poche circostanza incontri di serie A. In altri termini era come se Nucini fosse arbitro da utilizzare non con la stessa continuità di altri, ma soprattutto in determinati momenti ritenuti più opportuni da questo gruppo, visto che la carriera dell'arbitro bergamasco non era poi così brillante come quella di altri". Quindi Facchetti Le disse che Nucini faceva parte della cupola?
Monti: Confermo tutto quello che è stato detto, ed è quello che ho spiegato prima sul fatto che arbitrasse poche partite ed era sempre nell'organico della Can.
Avv. Prioreschi: Però prima Lei aveva detto che Facchetti su Nucini aveva un'idea particolare, non ci aveva detto che Facchetti Le aveva detto che faceva parte della cupola.
Presidente Casoria: Non ho capito quell'inciso "Bertini almeno in parte". Perché in parte sì ed in parte no?
Monti: Perché secondo Facchetti era una cosa non compiuta.
Presidente Casoria: In che termini, scusi.
Monti: In che termini bisogna chiederlo a Lui, insomma, se si potesse...
Presidente Casoria: Eh beh, le sedute spiritiche ancora non sono ammesse dall'ordinamento.
Avv. Mungiello, difesa Racalbuto: Nel verbale del 3 maggio 2010 Lei dice che Facchetti aveva avuto delle esitazioni ad accettare che Racalbuto facesse parte della cupola, anche in relazione al lutto che lo aveva colpito. Sa che lutto?
Monti: Aveva perso un figlio.
Avv. Mungiello: Lei ha anche detto che Racalbuto, nella partita Chievo-Inter, avrebbe avvantaggiato i giocatori dell’Inter non ammonendoli in qualche occasione.
Monti: Dopo che erano successi i fatti di cui abbiamo detto prima. quelli dell'espulsione di un giocatore dell'Inter.
Avv. Mungiello: Però Lei dice che il signor Racalbuto non avrebbe adottato dei provvedimenti disciplinari nei confronti di alcuni giocatori, presumibilmente dell'Inter che si sentiva in quel momento, perdeva 2-1... Possiamo dire che fu un arbitraggio a favore dell’Inter?
Monti: Possiamo dire che è un arbitraggio non all’altezza.
IL FINALE (trascrizione integrale).
PM Capuano: Presidente, erano stati, come da accordi con il Tribunale... cioè tutti gli altri testi ne sono tre, io Le produco, hanno giustificato il teste Zamparini e Facchetti, non ho trovato i Nucini però in ogni caso verranno la prossima udienza.
Avv. Morescanti: Presidente, io la prossima udienza ho delle impossibiltà, perché ho due processi di cui uno a Latina e non posso mandare un sostituto...
Presidente Casoria: Dove, quale è la prossima udienza?
Avv. Morescanti: L'8, credo che si tratti dell'8.
Presidente Casoria: Anche l'avvocato Bonatti... Va bene però per il 15 ci siete? Visto che dobbiamo rallentare per le trascrizioni...
PM Capuano: Presidente, l'unica cosa che Le rappresento, verranno ricitati per il 15, avevano garantito la loro presenza per l'8 come da calendario, noi adesso li riciteremo per il 15, non so se avranno giustificazioni...
Presidente Casoria: Se devono venire qui si disimpegnano dagli altri impegni.
PM Capuano: Presidente, noi li avevamo disimpegnati per l'8 come da calendario...
Presidente Casoria: Ed adesso si disimpegnano anche per il 15, perché è un ufficio quello del testimone!
Avv. Prioreschi: Presidente, io devo fare una produzione documentale e produco due documenti: il primo è l'elenco completo degli arbitri e degli assistenti CAN A e B della stagione 2004-05, stampato da internet, nome e cognome; il secondo documento è uno stralcio dell'Almanacco Panini...
Presidente Casoria: Quello delle figurine?
Avv. Prioreschi: No, non quello delle figurine, non mi permetterei... oddio potremmo produrre pure le figurine qua, perché tanto, voglio dire, al punto in cui siamo... dove sono riportate tra l'altro tutte le partite di serie A e di serie B di quell'anno con gli arbitri, gli assistenti e tutto quanto. Di questa produzione ho necessità quando controesaminerò il teste Nucini.
L’udienza è tolta, la prossima è il 15 marzo.
Corbelli: Giorgio Corbelli, nato a Sant’Arcangelo di Romagna il 17.07.1955, residente a Brescia.
Presidente Casoria: Lei in atto che attività svolge?
Corbelli: Sono il Presidente di Finarte Casa D’Aste, una società quotata in borsa che si occupa di vendite all’asta, e responsabile di Telemarket, una società di televendita.
Presidente Casoria: Lei com’è che è stato parte dell’ambiente del calcio? In che termine è stato parte dell’ambiente del calcio?
Corbelli: In una sola occasione. Sono entrato a far parte dell’azionariato del Calcio Napoli alla fine di marzo del 2000 e ne sono uscito a giugno 2002.
Presidente Casoria: Lei è stato sottoposto qualche volta a procedimento penale?
Corbelli: Non sono stato sottoposto a procedimento penale per vicende sportive. Sono stato sottoposto a vicende penali per vicende di lavoro e, per quanto riguarda la vicenda che ha portato al mio arresto il 13.03.2002, non sono, a tutt’oggi, rinviato a giudizio.
Presidente Casoria: Va bene. PM
PM Capuano: Buongiorno signor Corbelli. Lei ha prima riferito di aver fatto parte del Napoli Calcio. Vuole riferire che tipo di accordo intercorse e con chi affinché Lei diventasse Presidente del Napoli Calcio?
Corbelli: Io il 27.03.2000 feci il contratto di acquisizione del 50% delle azioni del Napoli Calcio da Corrado Ferlaino, che poi continuò ad avere l’altro 50%. Divenni Presidente il 06.07.2000, quindi con una fase preparatoria di circa 3 mesi.
PM Capuano: Quindi Lei entra nella società del Napoli insieme a Corrado Ferlaino, così mi è parso di capire.
Corbelli: In una gestione paritetica.
PM Capuano: Paritetica. 50%.
Corbelli: Io Presidente, lui amministratore delegato.
PM Capuano: Sì. E Ferlaino quindi la introdusse nel mondo del calcio?
Corbelli: Ferlaino è certamente la persona che mi introdusse nel mondo del calcio. Io arrivavo da una lunga militanza nella pallacanestro. La carica precedente era Presidente della pallacanestro a Roma, che lasciai per l’esperienza napoletana.
PM Capuano: Lei nell’ambito di questa sua attività come Presidente del Calcio Napoli, ha conosciuto il signor Luciano Moggi?
Corbelli: Assolutamente sì.
PM Capuano: Vuole riferire come, da quando l’ha incontrato la prima volta, come le è stato presentato?
Corbelli: Da Corrado Ferlaino, un lunedì mattina dopo una partita della stagione 99/00. Mi accompagnò a casa, qui a Napoli, Luciano Moggi.
PM Capuano: All’epoca il signor Moggi dove lavorava?
Corbelli: Era direttore sportivo della Juventus
PM Capuano: Sì
Corbelli: Direttore generale, probabilmente
PM Capuano: Quanto è datato questo prima incontro? Più o meno, diciamo.
Corbelli: Aprile, sempre…
PM Capuano: Sì.
Corbelli: Diciamo verso il 18-20 di aprile di quell’anno
PM Capuano: Sì. E che cosa vi diceste in questo incontro?
Corbelli: Che era soddisfatto che arrivavano forze fresche all’interno di questa società che arrancava e che ne aveva bisogno, che il Napoli era una risorsa importante per il calcio italiano e che era un peccato che il Napoli partecipasse alla serie B e non la A in quanto il movimento del calcio italiano aveva bisogno del Napoli, perché sotto ogni aspetto, di comunicazione, di pubblico e di numero di tifosi, era una risorsa importante per la serie A.
PM Capuano: E vi diede anche dei consigli su chi acquistare, come comporre la società anche?
Corbelli: Sì. Quella mattina fu un breve incontro di conoscenza, poi …
PM Capuano: Poi successivamente. Vada agli incontri successivi.
Corbelli: Poi ce ne fu un altro a Monticiano (se ricordo bene il nome del paese), il giorno dopo Pasqua, dove chiacchierammo a lungo e dove ci diede dei consigli, certamente.
PM Capuano: E che cosa vi disse?
Corbelli: Parlammo di quello che poteva essere il mercato, di chi se ne poteva occupare, dell’assunzione di un manager, di una collaborazione che poi ci fu con Alessandro Moggi, parlammo un po’ di allenatori, parlammo un po’ di queste cose.
PM Capuano: E che nomi vi fece?
Corbelli: Mah, ora non ricordo se quel giorno, ma insomma in questi incontri, il nome di Zeman saltò fuori nei colloqui che facemmo.
PM Capuano: Sì. In quel periodo il Napoli che campionato faceva, in che posizione si trovava?
Corbelli: In quel periodo il Napoli …. fu successivamente quello di Zeman. Il Napoli in quel momento era nel campionato di serie B 1999/2000, e stava concorrendo per salire in serie A.
PM Capuano: Sì. Al termine di quel campionato il Napoli poiche…
Corbelli: Al termine di quel campionato il Napoli poi, con almeno una giornata di anticipo, quindi verso la fine di maggio, il Napoli conquistò la serie A, a Pistoia contro la Pistoiese.
PM Capuano: Sì. E quindi poi nella primavera/estate del 2000 Lei entrò nella società che andava in serie A, mi pare di capire. O no?
Corbelli: Io entrai con la carica di Presidente. Di fatto ero già entrato …
PM Capuano: Era già entrato, esatto. Divenne Presidente…
Corbelli: Ero già entrato col 50% della proprietà.
PM Capuano: Sì. La società da chi era composta, quindi. Da Lei e da ….
Corbelli: E da Ferlaino.
PM Capuano: Da Ferlaino. Come direttore generale/sportivo?
Corbelli: Come direttore sportivo subito ai primi giorni di maggio o all’ultimissimo di aprile, ora è difficile ricordare proprio il giorno, assumemmo Pavarese, Gigi Pavarese, che era in forza al Torino. Diede le dimissioni dal Torino e iniziò a collaborare con noi in prospettiva futura, perché certamente già da maggio dovevamo guardare avanti e iniziare, perlomeno, ad organizzare il campionato successivo.
PM Capuano: Vi venne consigliato da qualcuno il nome di Paverese?
Corbelli: In quelle riunioni uscì fuori il nome di Pavarese.
PM Capuano: In quelle riunioni, quelle con Moggi ….
Corbelli: In quelle riunioni con Luciano Moggi e Ferlaino uscì il nome di Pavarese. Era comunque, se ben ricordo, una conoscenza di Ferlaino. Aveva già collaborato con lui.
PM Capuano: Al termine poi del campionato Lei proseguì questi incontri col signor Moggi?
Corbelli: Sì, ci siamo visti in alcune occasioni ed in uno breve periodo gli incontri, i contatti, erano soprattutto con Alessandro, che aveva accettato un rapporto di collaborazione con noi.
PM Capuano: Sì. Negli incontri con Luciano (a noi interessa Luciano), furono fatti nomi di calciatori che poi voi acquistaste?
Corbelli: Sì, due in particolare: Amoruso, che era in forza alla Juventus, e Pecchia, che fu nello stesso accordo (non ricordo se la proprietà era del Torino o della Juventus, forse della Juventus), dove comprammo la metà di Amoruso e il prestito di Pecchia.
PM Capuano: Furono fatti nomi anche di altri giocatori?
Corbelli: Probabilmente sì.
PM Capuano: Ad esempio del giocatore Fresi, se….
Corbelli: Il giocatore Fresi era un giocatore in procura ad Alessandro Moggi. Nella costruzione di questa squadra, della quale si occupavamo principalmente tre persone, Filippo Fusco che era il direttore tecnico, Gigi Pavarese che era il direttore sportivo, ed Alessandro Moggi in qualità di consulente di mercato, proponevano i calciatori per costruire questa nuova squadra per affrontare la serie A e chiaramente l’ultima decisione spettava ai due proprietari Corbelli e Ferlaino.
PM Capuano: Sì. Ma ne parlaste anche con Luciano Moggi dell’acquisto di Fresi?
Corbelli: Francamente questo non lo ricordo. Certamente non fu proposto da lui. Certamente fu proposto da Alessandro.
PM Capuano: Presidente, io procedo una contestazione. Lei nel verbale del 19 novembre 2010, davanti al Dottor Narducci, Lei riferisce “Moggi, intendendo per Moggi Luciano, ci indusse a rilevare anche il cartellino del giocatore Salvatore Fresi, che in quel momento era sotto contratto dell’Inter, ma in realtà era un suo uomo, essendo assistito come procuratore dal figlio Alessandro.
Corbelli: Bhè, io oggi non ricordo se ci fu un incontro dove venne forzata l’assunzione di Fresi. Io dico che Alessandro Moggi propose questi giocatori e…
PM Capuano: No, mi scusi signor Corbelli. Lei in questo verbale riferisce che. …
Avv. Prioreschi: Facciamolo rispondere, però.
PM Capuano: Sì, finisca di rispondere. Forse non aveva capito la contestazione. Soltanto per questo.
Presidente Casoria: Il PM dice che fu Moggi e non il figlio a indicare …
Corbelli: Io questo non lo ricordo e francamente non so se la formulazione che mi dice il PM sia esatta. So che….
Presidente Casoria: Vabbè, ma è recente la dichiarazione però.
Corbelli: So che…. Sì, però io non l’ho neanche letta.
PM Capuano: (sospira, ndr)
Presidente Casoria: Andiamo, va.
Corbelli: Certamente le proposte erano fatte da Alessandro, per correttezza, e che negli incontri con Luciano si è parlato certamente della costruzione di questa squadra, perché i consigli sono arrivati in parte da lui, in gran parte da lui. Ricordo un altro giocatore, per esempio Baccin, che era un giocatore in forza alla Ternana, che era in comproprietà o in proprietà della Juventus, che venne a giocare a Napoli su consiglio di Luciano Moggi.
PM Capuano: Mi dica una cosa sempre a proposito di Fresi. Lei lo individua come un giocatore in qualche modo facente capo…. ..Diciamo…
Corbelli: Assolutamente sì.
PM Capuano: Eh
Corbelli: Lo individuo perché poi ci fu …
Presidente Casoria: Facente capo a chi?
PM Capuano: A Luciano Moggi, mi scusi Presente.
Presidente Casoria: Per la stenotipia.
PM Capuano: Ha ragione.
Corbelli: Assolutamente sì, in quanto ci furono degli episodi di cui ho narrato per almeno due partite e che già allora avevo contestato pubblicamente in televisione e sulla stampa, e poi qualche dubbio lo ha lasciato da sempre in me i passaggi successivi di Salvatore Fresi, che dopo la retrocessione del Napoli ebbe un contratto garantito al Bologna, società in qualche modo legata a Luciano Moggi, per amissione del dottor Gazzoni fatta al sottoscritto, e l’anno successivo, se ben ricordo, terminò la carriera alla Juventus.
PM Capuano: Per quanto riguarda invece la scelta di Zeman come allenatore, chi gliela suggerì?
Corbelli: Se ne parlò con Luciano Moggi. Venne proposta questa candidatura e poi il gruppo di lavoro che prima ho menzionato ebbe un incontro con lui ed io fui chiamato un giorno. Ero a Napoli e fui chiamato per raggiungere immediatamente Roma dove era in corso una riunione all’Hotel Hassler. C’era Alessandro Moggi, Fusco, Pavarese e Ferlaino. Con un autista raggiunsi Roma e quella sera, dando io solo il parere economico, per l’impatto economico sul bilancio, ma la scelta tecnica già era stata fatta
PM Capuano: Acquistate altri giocatori indicatevi da Luciano Moggi?
Corbelli: Direttamente dalla Juventus Amoruso, Pecchia in prestito..
PM Capuano: Oltre a questi che ha detto..
Corbelli: …e Baccin. Alessandro Moggi sicuramente aveva in procura anche Moriero, oltre a Salvatore Fresi, due giocatori in uscita dall’Inter.
PM Capuano: Sì.
Corbelli: Dovrei…
PM Capuano: Sì, aveste modo di parlare tra Lei e Ferlaino dell’influenza che aveva Moggi all’interno della società del Napoli?
Corbelli: Sì, ci fu una rottura sostanzialmente.
PM Capuano: Quando ci fu questa rottura e perché.
Corbelli: Ci fu perché c’erano …
Presidente Casoria: La rottura con chi? Con Ferlaino?
Corbelli: Nonono.
Presidente Casoria: E con chi allora?
Corbelli: La rottura fu con Alessandro Moggi, quella ufficiale….
Presidente Casoria: Ah. Allora chiariamo.
Corbelli: ….in quanto ci fu una proposta sulla stampa prima e direttamente a noi, di un calciatore uruguaiano che si chiamava Pacheco, sull’acquisto del quale Ferlaino mise il veto assoluto in quanto la presenza di giocatori provenienti da Juventus e Moggi Alessandro era già molto forte all’interno della costruzione di questa squadra. E quindi non voleva assolutamente che si prendesse più alcun giocatore di quella estrazione. E ci fu poi, nei giorni seguenti, una rottura anche con Alessandro che si dimise, naturalmente, non percependo il compenso pattuito
Avv. Prioreschi: Che era?
Corbelli: Che era di 180 milioni l’anno. Ho letto che si è offeso per le mie dichiarazioni…
Presidente Casoria: Si dimise da? Chiariamo PM.
Corbelli: … che non aveva percepito quei denari.
PM Capuano: Adesso gliela avrei fatta questa domanda. Quindi voi metteste sotto contratto Alessandro Moggi?
Corbelli: C’era un contratto.
PM Capuano: Che ruolo aveva?
Corbelli: Consulente di mercato.
PM Capuano: E lui di dimise all’esito di questa rottura per il calciatore Pacheco?
Corbelli: In quei giorni si dimise. Poi all’esito della rottura Pacheco lo dico io, perché non si dimise con motivazioni precise. Non disse “Me ne vado per questo”. Lasciò il ruolo di consulente di mercato.
PM Capuano: Sì. Come andò quel campionato, soprattutto all’inizio da parte del Napoli?
Corbelli: Partì male. Era naturalmente una squadra assemblata, totalmente nuova. Partì piuttosto male tanto che Ferlaino da subito voleva sostituire l’allenatore Zeman già alla seconda partita dopo aver perso 5-2 mi sembra in casa col Bologna. Ci fu una riunione la sera stessa per l’esonero di Zeman, al quale io mi opposi perché mi sembrava troppo presto e perché dopo due partite non ritenevo ci fossero le condizioni. Si arrivò…
PM Capuano: C’era un gruppo di calciatori che era contrario a…
Corbelli: C’era un gruppo di calciatori che in qualche modo si sapeva di non essere contenti del lavoro pesante che Zeman faceva fare, che aveva fatto fare in preparazione. E quindi i senatori, tra virgolette, non erano contenti.
PM Capuano: E chi era questo gruppo di calciatori?
Corbelli: Erano, se ben ricordo, appunto quelli menzionati prima: Amoruso, Pecchia, Fresi e Moriero. Erano loro i senatori del gruppo. Io riuscii a fermare quell’esonero con la collaborazione di Filippo Fusco, che era altresì contrarissimo all’esonero di Zeman. Quindi si andò avanti altre 3 partite con dei risultati ancora difficili perché perdemmo a Milano con l’Inter, pareggiammo 1-1 a Lecce e poi andammo a fare una brutta partita a Perugia. E quella sera, dopo Perugia, sia io che Filippo Fusco, abbassammo la guardia e Zeman fu esonerato.
PM Capuano: Sì. Nel corso di quel campionato Lei poi ha avuto più volte modo di avere dei dubbi sulle prestazioni del calciatore Fresi. L’ha riferito prima, vuole riferirlo adesso?
Corbelli: Soprattutto due volte. Sono acquisibili ancora oggi le cassette. Giocavamo a Verona ed al 79esimo Bellucci fece un gol da 30 metri. L’allenatore Mondonico decise di sostituire Pecchia con Fresi ed in dieci minuti prendemmo due gol. Due a uno per loro. La seconda partita credo sia ancora negli occhi di tutti coloro che hanno a cuore le sorti del calcio napoletano. Fu in casa con il Brescia, dove Mondonico si era raccomandato di non concedere al Brescia punizione al limite dell’area perché Baggio ci avrebbe trafitto, e Fresi, al90esimo, fece un fallo con tacco all’indietro su Diana. E Baggio segnò il gol dell’1-1 che decretò la nostra retrocessione.
PM Capuano: All’esito di quella stagione si interruppero i rapporti con Luciano Moggi?
Corbelli: Sostanzialmente sì.
PM Capuano: Ci fu un episodio scatenante o ….
Corbelli: Ci fu anche da parte mia la scelta di non continuare il rapporto, visto che era in scadenza di contratto, con l’addetto stampa Iuliano. Questa era una cosa che sicuramente era dispiaciuta a Luciano Moggi e credo poiché tutto l’esito della stagione non era andata come anche lui auspicava, probabilmente, visto che eravamo retrocessi.
PM Capuano: Quando parla di lui, parla di Moggi?
Corbelli: Sì
PM Capuano: Perché avvicina Moggi a Iuliano, vostro addetto stampa?
Corbelli: Perché era un antico rapporto tra i due e certamente ero stato caldeggiato per proseguire quel rapporto, che io non ritenevo di proseguire in quanto non operava nell’interesse del Presidente.
PM Capuano: Quindi non venne rinnovato il contratto a Iuliano?
Corbelli: No, era in scadenza di contratto al 30 giugno 2001 dopo tanti anni, e non fu rinnovato.
PM Capuano: Fece interrompere anche i rapporti tra Lei e Ferlaino?
Corbelli: Questo creò una importante frattura tra me e Ferlaino, perché Ferlaino aveva chiesto il rinnovo di quel contratto ed io mi ero opposto dicendo che ne scegliesse pure lui un altro, ma assolutamente non potevo prolungare quel contratto. Fu un momento di ira di Ferlaino che abbandonò il CdA quel giorno e poi per due mesi il rapporto fu molto difficile, anzi un rapporto distaccato, in quanto Pavarese, direttore sportivo, faceva da collante tra amministratore delegato e presidente, che dopo quell’episodio per due mesi non si sono parlati.
PM Capuano: Senta, ultima domanda .I medesimi sospetti su cui Lei ha riferito (mi sembra Napoli-Brescia e Napoli-Verona), Lei le ha avuti anche su delle partite della stagione precedente, quando Lei intervenne, quindi nell’ultimo periodo, per quanto riguarda le partite della serie B?
Corbelli: Direi di no.
PM Capuano: Allora Presidente, per sollecitare la memoria. Lei ha riferito di un Cesena…
Corbelli: Sìsì, scusi. Cesena-Napoli 2-2, dove era la mia prima partita alla quale assistevo. Il Cesena andò in vantaggio di due gol ed incredibilmente, in 30 secondi, il Napoli segnò 2 gol, 2-2. Quella è una partita che destò in me qualche sospetto. Ne parlai con Pavarese, il quale mi disse che non ne sapeva niente e che probabilmente gli allenatori si erano parlati tra loro.
PM Capuano: Sì. Ed anche dei sospetti ha avuto per un incontro Sampdoria-Napoli?
Corbelli: Bhè, io non andai a quella partita. Giocammo 70 minuti o 80 minuti, non ricordo l’esatto minuto, 11 contro 10. Sicuramente questo portò al Napoli dei vantaggi.
PM Capuano: Vabbè Presidente, non ho altre domande.
Presidente Casoria: Va bene. Ci sono domande? Nessuno vuole fare domande. In forza di quale …..Perché Ferlaino attribuiva tutto questo potere, che Lei dice, a Moggi? Come lo giustifica Lei questo potere?
Corbelli: Intanto perché era certamente il più esperto e la persona più importante del calcio italiano come conoscenza. Ferlaino conosceva Moggi da molti anni e dal primo momento mi aveva detto: “Ti devo portare a conoscere Moggi, perché sicuramente è la persona che ci può dare i consigli giusti”.
Presidente Casoria: Ma quindi i rapporti tra i due erano buoni?
Corbelli: I rapporti tra i due erano buoni.
Presidente Casoria: Lei perché ipotizza poi che Moggi avrebbe indicato come allenatore Zeman per fare un danno al Napoli.....
Corbelli: No, io questo…..
Presidente Casoria: …..a Ferlaino…
Corbelli: Nonono, io questo…
Presidente Casoria: ….indirettamente.
Corbelli: Nonono, io questo non l’ho mai detto e non lo sostengo neppure ….
Presidente Casoria: Non lo sostiene.
Corbelli: ….che Moggi in quel momento se ha suggerito il nome di Zeman era per fare del male.
Presidente Casoria: E i giocatori? Eh, adesso proprio ce l’ha detto.
Corbelli: Nono, casomai era per far del bene. Cioè, io non ho mai sostenuto che Zeman…. cioè, Moggi sosteneva che il Napoli era una risorsa importante per il calcio Italiano, che il Napoli doveva…..
Presidente Casoria: Sì, ma Lei adesso…
Corbelli: …. stare in serie A…
Presidente Casoria: Va bene, lasciamo da parte…
Corbelli: ….e che l’allenatore per rimanere in serie A poteva essere Zeman.
Presidente Casoria: Va bene, lasciamo da parte Zeman. Lei adesso ci ha detto che tutti questi giocatori che aveva inserito Moggi poi remavano contro.
Corbelli: Uno solo. Io mi sono riferito a due episodi di un giocatore solo, Salvatore Fresi. Non ho detto che remavano contro. Il fatto che i quattro senatori non fossero contenti di fare i gradoni in ritiro, con un sacco di sabbia sulle spalle, certamente è comprensibile. Questo accade in tutte le squadre. Ranieri ha dovuto lasciare la Roma perché Totti gli ha detto: “O te ne vai, o da mercoledì non giochiamo più”. Cioè, quindi …
Presidente Casoria: Quindi non è vero che remavano contro?
Corbelli: Io quando ho parlato dei quattro senatori contro Zeman, è un fatto naturale che può succedere in tante squadre. Quando ho parlato di Salvatore Fresi, ho detto che in due partite precise, acquisibili i filmati ancora oggi, lui ci ha fatto perdere le partite. L’ho dichiarato nel 2002 e non mi ha querelato nessuno, compreso Salvatore Fresi.
Presidente Casoria: Va bene. Va bene, può andare il testimone.
Verso il Baraldi-Bis. Ma non riferiva al minaccioso Giraudo?
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Il 6 gennaio apprendiamo che, mentre le difese rinunciavano a portare in aula dei testimoni per snellire il dibattimento e renderlo più veloce, come desiderio di tutti e del Presidente Casoria, i pm andavano avanti con la loro indagine no stop iniziata 6 anni fa. I pm Narducci e Capuano hanno depositato a fine dicembre 2010 l'attività integrativa d'indagine con le sommarie informazioni testimoniali rese da: Fabio Monti, Luca Baraldi, Lorenzo Minotti, Zamparini, Corbelli, Nucini e Bresciani. Sono i nuovi testi che, unitamente a Gianfelice Facchetti (il quale aveva già deposto spontaneamente il lontano 26 aprile 2010), il pm Narducci ha chiesto di poter ascoltare in aula perché in possesso, secondo l'accusa, di informazioni rilevanti da riferire.
Come ha ricordato in aula il pm, "le parti sono informate di dette acquisizioni, hanno potuto accedere agli atti e se necessario ed utile acquisire copia". Anche se queste deposizioni erano depositate solo nel "fascicolo del pm", e non ancora in quello del dibattimento, dall'11 gennaio abbiamo potuto leggere su alcuni giornali delle anticipazioni di quanto i nuovi testimoni hanno dichiarato. Una mappa delle "simpatie" si potrebbe tracciarla osservando quali deposizioni, tra le sette disponibili, certi giornali e giornalisti hanno preferito trattare: Piccioni della Gazzetta, il 12 gennaio, privilegia Baraldi e Corbelli, esattamente come Fulvio Bufi del Corriere della Sera; su Repubblica, l'11 gennaio, Dario Del Porto privilegia la deposizione di Baraldi, mentre un altro articolo dello stesso giornale si occupa delle accuse lanciate da Corbelli . Altri giornali parlano brevemente della deposizione di Zamparini.
Dario del Porto scrive che sono "oltre 40 pagine di documenti. Ci sono i verbali delle audizioni di nuovi testimoni fra i quali il presidente del Palermo, Maurizio Zamparini, l'ex presidente del Napoli Giorgio Corbelli, il manager Luca Baraldi e l'ex calciatore del Parma Lorenzo Minotti... e Danilo Nucini"; ma nessun giornalista sceglie di riferire qualcosa della deposizione di Fabio Monti, e solo Alvaro Moretti, sull'edizione cartacea di Tuttosport, si occupa diffusamente di quanto dichiarato dal testimone forse più interessante: Danilo Nucini.
Come abbiamo visto la parte del leone la fanno Corbelli e, soprattutto, Luca Baraldi. Della deposizione di Baraldi si occupa anche l'ANSA che è la più completa nel riferire, come potete leggere sul sito di Iacobelli.
Sembra che le domande fatte a Baraldi abbiano interessato un solo caso: il contratto d'acquisto di Di Vaio e le conseguenze relative al riscatto di Brighi, secondo quanto leggiamo. Luca Baraldi era stato ascoltato come teste dell'accusa il 4 dicembre 2009 e nulla gli era stato chiesto dai pm a proposito di questo contratto, che è relativo alla stagione 2002, né il Baraldi, di sua iniziativa, ne aveva fatto cenno in risposta a qualche domanda. Chissà come mai i pm hanno sentito la necessità di porre questa specifica domanda su Di Vaio solo ora. In aula il pm Narducci ha chiesto il nuovo esame di Baraldi perché "vengono rivolte minacce esplicite a queste persone quali dirigenti del Parma, ed in particolare la minaccia della retrocessione del Parma calcio". In base a quello che riporta l'Ansa, di trattative di mercato condotte come quella descritta da Baraldi, e con protagonisti altri dirigenti, è piena la storia del mercato e se ne possono trovare facilmente riscontri. Giraudo fa l'interesse della sua società e chiede un diritto di opzione su determinati calciatori, non chiede una cessione a prezzi stracciati; un diritto di opzione non rappresenta una costrizione per chi cede, ma solo il diritto di essere consultato in caso di vendita del calciatore. Inoltre, la Juventus onorò gli impegni presi e di sicuro non "strozzò" economicamente il Parma in nessun modo. In base a quanto esposto da Narducci, sembra che sia stato ritenuto rilevante quanto Baraldi riferisce dopo: "Giraudo, parlando a voce molto alta praticamente quasi urlando, ci disse che avrebbero firmato ma che comunque questa situazione ce l'avrebbe fatta pagare anche facendoci retrocedere in serie B... disse che il Parma avrebbe pagato questo suo rifiuto, che non avrebbe avuto più rapporti con la Juventus e che avremmo avuto problemi anche a livello sportivo. La successiva stagione calcistica il Parma si salvò dalla serie B effettuando uno spareggio col Bologna dopo aver subito numerosi torti arbitrali".
Una prima considerazione: il protagonista della deposizione di Baraldi sembra più Giraudo, che non è a processo nel dibattimento in corso con il rito ordinario, che Moggi.
Seconda considerazione: con un impianto accusatorio che il pm Narducci ha definito "solido e forte" in diverse interviste, al momento non ravvisiamo cosa possa portare in più questa deposizione di Baraldi, se non aggiungere una testimonianza alla tesi che la Juventus, con i suoi dirigenti Moggi e Giraudo, era così potente da poter decidere della vita e della morte sportiva dei suoi avversari.
C'è da dire a tal proposito che delle domande sorgono spontanee:
1. Se Giraudo l'aveva giurata a Baraldi ed al Parma, perché non prende due piccioni con una fava ed inizia a creargli un danno nella sfida diretta Parma-Juventus che, invece, vide la Juventus danneggiata ed il Parma omaggiato di un punto immeritato, e che alla fine si sarebbe rivelato "fondamentale" per la salvezza dei ducali?
2. Se Moggi, secondo l'accusa, poteva decidere quale arbitro scegliersi con la complicità dei "maghetti" Bergamo e Pairetto, accusati di truccare i sorteggi (ed i giornalisti li dimentichiamo? ndr), perché non ha chiesto per la partita della "vendetta" un arbitro più "fido" di De Santis, che in quel momento lo stesso Auricchio vede in una delle fasi di sdoganamento?
Baraldi riferisce anche che Giraudo disse "che il Parma non avrebbe avuto più rapporti con la Juventus". Siamo curiosi di scoprire se Baraldi ha confermato che dopo quel fatto, datato fine giugno 2004, davvero lui e Giraudo non hanno più avuto rapporti. Questa curiosità nasce da uno dei tanti Omissis presenti nell'informativa dell'aprile 2005 redatta da Auricchio, per la precisione a pagina 213:
Testo Integrale della telefonata prog. 232 del 12.10.2004 utenz a 335/54.... Moggi Luciano
OMISSIS: Poi GIRAUDO parla di GALLIANI che lo ha contattato per le questioni di Lega. Poi dice che è stato contattato da BARALDI che gli ha riferito dell’acrimonia di alcuni presidenti nei suoi confronti, in special modo da parte di SPINELLI, ZAMPARINI e CORIONI che sono soliti criticarlo aspramente alle spalle. MOGGI gli dice di non preoccuparsi e lasciarli parlare. Poi parlano di dichiarazioni rilasciate da Franco ORDINE su alcune reti lombarde che lo riguardavano.
Potete ascoltare uno stralcio dell'audio originale:
{mp3remote}http://download.ju29ro.com/intercettazioni/giraudo-moggi_baraldi-riferisce-acrimonia_20041012_1945.mp3{/mp3remote}
Se prestiamo fede a questa telefonata, dopo neppure quattro mesi da un'arrabbiatura come tante ce ne sono in ambito di calciomercato, i rapporti di Baraldi con Giraudo sono talmente buoni che l'AD del Parma chiama il "minaccioso persecutore" Giraudo per riferirgli dei giudizi acrimoniosi di cui è fatto oggetto da parte di altri presidenti.
Ricordiamo che lo stesso 12 ottobre 2004 si tiene una riunione di ben 29 presidenti autoconvocati (14 di serie A e 15 della B), su iniziativa di Della Valle, e contrari alla rielezione di Galliani, alla quale Baraldi partecipa, come si può leggere in un articolo di Laudisa sulla Gazzetta.
Tornando alla deposizione di Baraldi riportata dall'Ansa, a proposito della frase sul Parma che "si salvò dalla serie B effettuando uno spareggio col Bologna dopo aver subito numerosi torti arbitrali", ricordavamo di un dossier inviato a Carraro e ne abbiamo ritrovato la traccia sul sito www.stadiotardini.com. Il Parma affidò la redazione di questo dossier al giornalista Gabriele Majo, il suo capo ufficio stampa (portato da Baraldi al Parma, dove resta quattro anni, ndr), che scelse come fonte "...il Corriere dello Sport, quotidiano sportivo della Capitale, passando ai raggi x gli episodi alla moviola (di tutte le squadre iscritte a quel campionato, e non solo del Parma) descritti nell’apposita rubrica tenuta da Angelo Pesciaroli, all’epoca vice capo redattore di quella testata, nonché giornalista noto e con una vasta esperienza in materia". Majo ricorda il criterio adottato: "Sono stati inseriti soltanto gli errori arbitrali ritenuti certi, attribuendo per ogni torto subito da una squadra il relativo favore ottenuto dall'altra. I dati riguardano Il campionato italiano di calcio di serie A, anno 2004 – 2005 dalla prima alla trentatreesima giornata compresa (poi ci fermammo nell’analisi, perché dovemmo consegnare l’elaborato ai committenti)". Come diversi dossier anche questo ha il suo tallone d'Achille, che l'autore cita dicendo che il metodo usato "non attribuisce un peso diverso agli errori commessi in caso di risultato incerto o già acquisito. E' chiaro che si tratta di errori arbitrali e come tali ritenuti involontari". Questo aspetto, invece, è rilevante, perché un errore subìto quando stai già perdendo 3-0 ha un peso diverso da un favore ricevuto sullo 0-0, come insegnano i recenti casi dell'Inter e del Milan, dove la differenza è un bel 2 punti guadagnati.
Quali furono i risultati a cui pervenne Majo nel suo dossier? Riportiamo dal suo sito:
Secondo questo dossier del Parma (con il difetto evidenziato) risulta che:
1. Il Bologna, parte civile nel processo, non venne danneggiata, data la sua posizione nella classifica delle squadre "compensate".
2. Il Brescia, altra parte civile nel processo, non solo non venne danneggiata ma si trova addirittura tra le "avvantaggiate", e davanti alla Juventus.
3. Anche l'Inter, "un gruppo di sfrantumati" secondo una ricostruzione della Procura, e solita lamentarsi, era tra le "avvantaggiate".
4. La Reggina, squadra "amica" del boss della presunta cupola, invece, risulta massacrata.
Ed ora come la mettiamo?
Risultati contradditori su una cupola che tutto poteva e condizionava. Il Bologna si dice vittima di una retrocessione causata dal "sistema Moggi", che però aveva minacciato e promesso la retrocessione anche al Parma. Non c'erano abbastanza posti liberi per far retrocedere tutti i propri nemici e, quindi, "la cupola" ha dovuto accontentarsi di buttarne di sotto solo una con lo spareggio Bologna-Parma?
E' solo un dossier preparato da "una parte" in gioco, ma in un processo dove è stato acquisito anche il dossier fatto da Nucini, che segnava solo i favori ricevuti dalla Juve e non i torti, come nel caso di un Parma-Juve vinto dal Parma e nel quale la Juve reclamò per la mancata espulsione di Almeyda, anche questo avrebbe diritto d'asilo.
Non ci voleva questo processo per sapere che nel calcio alcuni facevano il loro bel dossier su qualche rivale e lo dichiaravano addirittura in televisione, o sui torti subiti, oppure ancora un dossier sulla classe arbitrale, come ha dichiarato il teste dell'accusa Dario Galati. Dossier legali, e qualcuno anche illegale. Ognuno riteneva, come ritiene anche oggi, di subire solo torti, che vengono conteggiati, mentre i favori nessuno li conteggia.
Seguiremo con più attenzione del solito la deposizione Baraldi-bis in aula a Napoli. Quella di Minotti dovrebbe essere una sorta di fotocopia. Sarà interessante capire come si è arrivati a questa deposizione bis, sperando, prima di tutto, che questi testimoni si presentino a Napoli, poi che non tornino in mente all'improvviso altri particolari ad altri testimoni dell'accusa già sentiti, magari tra qualche mese e mentre ci si avvia alla "nuova" fine del dibattimento, dopo aver perso l'occasione di utilizzare le scorse "brevi" udienze e due mesi di tempo.
Udienza del 22 febbraio 2011. Perito e pm allontanano la fine
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Il processo subisce un brusco rallentamento di almeno altri 45 giorni. Come avevamo anticipato nelle News, il perito Porto non ha consegnato tutte le trascrizioni delle intercettazioni per le quali era stata concessa l'acquisizione. Mentre le difese hanno rinunciato ad alcuni testimoni, il Pm indaga non-stop per rafforzare l'accusa che era stata definita "solida" già nel 2006, e chiede l’ammissione dell’esame dei testi Gianfelice Facchetti, dopo 10 mesi dalla sua deposizione, Monti, Nucini, Ziino, Bresciani, Zamparini, Corbelli, Baraldi, Minotti. L'avvocato Gallinelli non si oppone, come neppure Trofino che, però, fa rilevare una "grave anomalia". Il giudice Casoria dispone la citazione per martedì prossimo di tutti i testi indicati dal pm. Di sicuro, almeno, ne sapremo di più sulle divergenze del racconto di Facchetti Jr e Nucini, sul ruolo dell'ex-arbitro, emerse da quel poco che la stampa ha selezionato e riferito.
Dopo circa un mese siamo ha riaperto i battenti l'aula 216, per una nuova udienza del processo Calciopoli che abbiamo seguito grazie all'abituale contributo dall'aula di Francesco/Frales.
Potete commentare l'udienza sul forum, cliccando su questo link:
tifosibianconeri.com - Cronaca dell'udienza.
Per commenti alla cronaca in diretta sul nostro blog:
Blog Ju29ro.com - Commenta l'udienza.
Prima dell'udienza. Per oggi è prevista un'udienza breve, ma potrebbe diventare "calda". Secondo quanto riporta Tuttosport mancherebbero le trascrizioni di intercettazioni giudicate "rilevanti" dalle difese, come "quelle relative allo scottante caso Bertini (quella dell’«imbarazzo ») con Facchetti che chiedeva a Bergamo uno score migliore del «4-4-4» registrato con l’arbitro toscano prima della semifinale di Coppa Italia contro il Cagliari". Mancherebbero anche le chiamate di Pieri che spiega l’errore in Bologna-Juve e quelle di Racalbuto relative a Roma-Juve del 5 marzo 2005, capo di imputazione per frode sportiva.
Ore 9.40 - Cominciano ad arrivare i primi protagonisti: c'è De Santis con l'avvocato Gallinelli, c'è l'avvocato Prioreschi ed è arrivato Nicola Penta.
C'è anche il perito del tribunale, Roberto Porto, il quale pare abbia trovato problemi nella trascrizione delle telefonate: sembra che tutte quelle riguardanti Bertini e Racalbuto per Roma-Juve non siano state trovare, o almeno non corrispondano ai numeri di telefono. Secondo il consulente della difesa Moggi, Nicola Penta, mancherebbero le trascrizioni di ben 108 telefonate delle quali era stata richiesta l'acquisizione.
Ore 10.10 - La difesa di Lillo Foti deposita due provvedimenti della Corte Federale della FIGC con i quali si esclude la violazione dell'art. 6 da parte del presidente reggino.
Avv. Prioreschi: Abbiamo verificato nell'elenco delle telefonate trascritte e abbiamo riscontrato che mancano 108 telefonate del nostro elenco.
Presidente Casoria: Dopo sentiamo il perito.
Avv. Gallinelli: Era rimasto aperto anche lo spazio per la richiesta di audizione di Nucini ma ci rinunciamo. Rappresento che è stata depositata istanza al pm Boccassini per avere possibilità di accedere agli atti di quel fascicolo per leggere le dichiarazioni di nucini. Chiedo di depositare tale istanza alla quale non abbiamo ancora avuto risposta.
Viene introdotto il perito Roberto Porto.
Porto: Ho sentito cosa ha detto l'avvocato, Presidente. Io più volte ho detto che è possibile per un perito trascrivere le conversazioni laddove ci sono le caratteristiche delle conversazioni. Per caratteristiche intendo l'anno, il giorno, il mese e l'utenza intercettata, almeno. Laddove sia la pubblica... il pubblico ministero sia le difese mi hanno indicato queste caratteristiche io le ho trascritte. Laddove non me le hanno trascritte... addirittura un avvocato ha depositato in cancelleria un dvd con delle fonie... probabilmente i numeri sono sballati in quanto, ricordo benissimo per alcune: ci sono due numeri, per esempio la 100 e la 346. Non conoscendo addirittura nemmeno l'utenza intercettata, per non parlare dell'utenza contattata, io le ho trascritte così come mi sono state fornite; per quanto riguarda gli altri dati che si trovano nella mia perizia sono tutti dati che mi sono stati forniti o dal pubblico ministero o dalle difese e io ho potuto verificare solamente l'utenza intercettata. Addirittura per molte le ho trovate io.
Presidente Casoria: Allora, ho capito bene, non ha trascritto quelle per cui non era indicata l'utenza.
Porto: Addirittura un avvocato mi ha indicato la conversazione numero 6661 sull'utenza, non ricordo quale, era sbagliata e io sono andato a trascriverla perché fortunatamente l'ho trovata su un'altra utenza. Preciso che la maggior parte delle conversazioni sono indicate dagli avvocati con una stringa di numeri che sono quei numeri che appaiono prima della decodifica della conversazione. Quei numeri purtroppo non indicano niente, come dire, non so, chi è il giocatore che ha la maglia numero 7, se non mi si dice qual è la squadra... se mi si dice 'il Napoli' e mi si dice 'il 2011' io dico 'Cavani', altrimenti io non potrò mai dire qual è il giocatore. La stessa cosa vale per le telefonate. Se non mi si dice qual è l'utenza intercettata, qual è il giorno, il mese, l'anno, purtroppo qualsiasi perito, non il perito ingegner Porto, ma qualsiasi perito non potrà mai trascriverle.
Avv. Prioreschi: Per la correttezza... noi gli elenchi che abbiamo prodotto erano tutti uguali: nome, le parti intercettate, la data e il progressivo, questo era il nostro criterio, alcune sono state trascritte e altre no. Adesso noi abbiamo messo su ogni intercettazione il relativo numero di telefono. Su accordo delle parti, se ci autorizzate, noi abbiamo i files audio che abbiamo estrapolato, gli diamo quell'elenco... direttamente i files audio, però non si dica che abbiamo messo degli elenchi campati in aria così, perché il criterio della redazione dell'elenco è stato sempre lo stesso: parti, data e cronologico; poi se alcune sono state trovate e altre no, se i numeri erano sbagliati, quello dipende dai carabinieri perché noi li abbiamo estratti dai files audio, non è che ce li siamo inventati. Con riferimento ai cd, il cd era un cd che riguarda i tabulati telefonici che io ho prodotto per attestare una serie di contatti.
Porto: Avvocato, ma non era il suo elenco.
Prioreschi: Ah, perché io non è che...
Porto: Presidente, chiedo scusa, è possibile vedere l'elenco delle conversazioni richieste? Perché...
Presidente Casoria: Queste sarebbero le cento non trascritte.
Porto: Infatti, Presidente, per quanto riguarda queste telefonate col progressivo, se mi si dice 'Palombo-Ghirelli, del 26.01.2005, 31532, per me Palombo-Ghirelli non ha nessun significato, per me bisogna dare l'utenza, difatti adesso è stata aggiunta: 335.........; con questo riferimento sarà possibile andare a... C'erano altri elenchi che erano stati prodotti proprio dai consulenti del sig. Moggi. Mi hanno contattato spesso e grazie a loro ho potuto risalire ai numeri di telefono in quanto, ripeto, loro hanno messo un elenco... La maggior parte degli elenchi prodotti dalla difesa del sig. Moggi erano elenchi molto tecnici, dove non si poteva rinvenire l'utenza; ma questo è un dato di fatto. Con questi elementi, con l'utenza, sarà possibile trascrivere... se corrisponderà l'utenza a quella...
Pm Narducci: Vorrei che mi chiarisse, ingegnere, partendo proprio da alcune cose che stava dicendo adesso, che però mi chiarisse una cosa: nella Sua perizia, mi riferisco al complesso delle perizie, ed in particolare alla seconda e alla terza,in cui Lei ha operato da solo, senza l'ausilio degli altri Suoi due colleghi... E' possibile ovviamente per ogni telefonata che Lei ha ascoltato e trascritto partire da alcuni elementi che evidentemente sono gli elementi, le caratteristiche identificative della telefonata che Lei trascrive. E dunque per la totalità o quasi totalità delle telefonate Lei indica la telefonata con un numero progressivo, la data e l'ora della telefonata, l'utenza intercettata o monitorata che riceve o effettua la telefonata e per tantissime situazioni la terza utenza non intercettata che colloquia con quella sotto intercettazione. Le faccio anzitutto questa domanda: per quanto riguarda la seconda perizia che Lei ha depositato alcuni mesi orsono e poi anche questa che ha depositato appena qualche giorno fa, questi elementi, questi dati identificativi sono dati che Lei indica con assoluta certezza perché ha verificato la correttezza di questi dati dai supporti informatici ufficiali o in qualche modo questi dati che Lei riporta in perizia sono stati estrapolati anche da supporti non ufficiali? Spero di essere stato chiaro, ingegnere.
Presidente Casoria: Il Pm adombra che Lei ha utilizzato supporti non ufficiali.
Porto: Per quanto riguarda le trascrizioni da me effettuate e e da me depositate nellaseconda relazione e terza relazione abbiamo che l'utenza intercettata è stata da me verificata, ad eccezione del dvd consegnato dall'avvocato, se non sbaglio, Sena, io ho depositato la trascrizione mettendo 'dvd depositato dalla difesa' e sono andato a mettere dei numeri che mi sono stati dati dalla fonia di quel dvd. Per quanto riguarda in generale gli altri, la mia verifica l'ho potuta effettuare limitatamente all'utenza intercettata, al mese, all'anno, al giorno e all'ora, e per quanto riguarda invece l'utenza contattata è stata da me messa o su indicazione Sua, della Sua cancelleria, ma anche per questo non ho potuto effettuare nessuna verifica in quanto i dvd che sono presso la Sua cancelleria non presentano per la maggior parte questi dati; oppure, per quanto riguarda la difesa, laddove la difesa mi ha fornito i dati dell'utenza contattata io ho messo l'utenza contattata. Per verificare questa utenza contattata, che purtroppo non rientrava nel mio compito, ho voluto i tabulati telefonici.
Pm Narducci: Dalla seconda perizia Lei ha trascritto una serie di telefonate, in particolare sull'utenza intercettata di Bergamo e di Pairetto, e per una serie di conversazioni Lei in perizia, nella parte che idientifica quella telefonata, Lei dice che la telefonata è stata fatta da persona che è tale Danilo. Il problema è che quella utenza risulta essere utenza intercettata ed in uso a Meani tanto è vero che da una mia indagine risulta che questa telefonata di Danilo viene fatta da altra utenza telefonica e Lei stesso in altre parti della perizia ha proceduto a trascrizioni di telefonate di Meani che avvengono nella stessa giornata ed attribuite ad altro interlocutore.
Presidente Casoria: Ma Danilo non può telefonare con il telefonino di Meani?
Pm Narducci: La telefonata dell'8.05.2005, utenza Pairetto, invece di essere intercettata come telefonata in entrata è effettuata con altra utenza che è il numero .....
Porto: La risposta è sempre quella: per le utenze intercettate, io non dovevo fare nessun confronto perché servivano i tabulati che non avevo.
Pm: I cd rom contengono tutto, il perito ha fatto affidamento a dati esterni forniti dalle parti, se i dati sono errati la perizia è errata.
Porto: Per le utenze contattate ho segnalato i numeri telefonici.
Presidente Casoria: Quelle in uscita il numero è sempre indicato.
Porto: Sì, per il numenro contattato non avevo a disposizione i tabulati, quindi ho usato i dati forniti dalla difesa o dal pm.
Avv. Gallinelli: Abbiamo telefonate dove c’è riportato nei brogliacci “uomo parla con uomo” quindi la difficolta è generica.
Avv. Prioreschi: I nostri consulenti quando hanno fornito le telefonate le hanno sentite tutte e le voci sono riconoscibilissime e non avremmo fatto errori del genere.
Pm: I risultati della perizia sono fondamentali nel processo. Se le determinazioni finali si fonderanno su dati del tipo “Il giorno 20 novembre 2004 l’imputato x colloquia con la persona y”, se questo dato è errato sarà errata la decisione finale. Se un'utenza è chiaramente in uso ad una persona, e nella perizia tale utenza viene attribuita ad altro soggetto, vi è un errore certo. Non è questione da tralasciare. Credo che sia doveroso chiedere a Porto se ci sono dati errati di questo tipo nelle perizie già depositate.
Avv. Trofino: Il pm chiede un supplemento di perizia?
Presidente Casoria: Così dovrebbe essere.
Avv. Trofino: O le cose restano così e in discussione ognuno le interpreterà o si chiede un supplemento.
Presidente Casoria: Ma voi insistete per queste altre telefonate?
Avv. Prioreschi: Certamente.
Presidente Casoria: Il tribunale vuol sapere, prima di chiudere defenitivamente questa istruttoria, se ci sono altre richieste
Pm Narducci: Presidente il pubblico ministero
Presidente Casoria: Il pubblico ministero faccia tutte le richieste che chiede, perché vogliamo chiudere, l'intenzione è di chiudere, avanti!
PM Narducci (trascrizione integrale): Allora, rapidamente, avanzo una richiesta di immissioni di prova a sensi dell'articolo 493 capoverso del c.p.p., nel senso che il PM richiede l'ammissione di prove di cui geneticamente è successiva alla fase dell'articolazione delle prove iniziali ed è avvenuta in costanza di dibattimento, cioè nel corso di istruttoria dibattimentale ed è stato assolto l'obbligo di comunicazione a tutte le parti del dibattimento mediante gli avvisi rituali che si sono succeduti nel corso del tempo fino all'ultimo infine dell'ultima udienza scorsa di gennaio. Il Pm ha dunque acquisito a partire dall'aprile 2010 e fino ad epoca recente, e le parti sono informate di dette acquisizioni, hanno potuto accedere agli atti e se necessario ed utile acquisire copia, ha proceduto all'esame di alcune persone ascoltate appunto quali persone informate sui fatti. Tutte queste acquisizioni di natura dichiarativa hanno una immediata rilevanza e diretta pertinenza alle imputazioni per cui vi è processo. Una prima trance di acquisizioni dichiarative e di acquisizioni documentale intrecciano fra loro le dichiarazioni rese dai seguenti testimoni: Gianfelice Facchetti, Fabio Monti, Danilo Nucini, Francesco Bresciani ed il maresciallo Sergio Ziino. Nel corso dell'istruttoria dibattimentale rendeva dichiarazione all'ufficio del PM e produceva documenti autografi del padre, defunto nell'anno 2006, il teste Gianfelice Facchetti. Facendo riferimento a questo patrimonio di conoscenze ereditato dal padre, e per larga parte anche affidato a scritti di natura autografa sicuramente attribuibili al defunto Giacinto Facchetti, era possibile acquisire dichiarazioni, secondo il PM, utili ai fini della decisione nel dibattimento, poiché relative al rapporto che era intercorso negli anni fra Giacinto Facchetti quale dirigente della squadra dell'Inter e l'arbitro Danilo Nucini. Parte di queste confidenze relative alla indicazione di un'organizzazione che era stata in grado di pilotare, o condizionare, i campionati di calcio professionistici e l'organizzazione del calcio professionistico erano state fornite da Nucini a Facchetti in quanto Nucini stesso era persona che aveva fatto parte quale arbitro di questa organizzazione. Su queste circostanze si procedeva anche all'ascolto di altre persone. Analoghe confidenze in vita erano state fornite da Giacinto Facchetti al giornalista Fabio Monti che le riferiva al PM ed, infine, di nuovo, e preciso ovviamente, su circostanze precise e diverse ed inedite rispetto a quelle che avevano fatto oggetto della deposizione avvenuta qui in dibattimento veniva di nuovo ascoltato l'arbitro Danilo Nucini, sollecitato unicamente a fornire indicazioni ed informazione relativamente ai fatti e alle vicende narrate dal teste Gianfelice Facchetti, quanto più in particolare al rapporto che era esistito tra lo stesso Nucini e Giacinto Facchetti, a tutte le informazioni che il Nucini aveva potuto transitare al Facchetti, ed il Nucini nell'ambito di questa dichiarazione resa quale persona formata, informata sui fatti, era in grado, a differenza di quanto era avvenuto sino alla data del suo esame dibattimentale, di poter fornire una precisa indicazione, cioè un numero di utenza cellulare che egli asseriva aver rintracciato ed essere oggi per la prima volta in grado di riferire all'autorità giudiziaria, nel senso di certa utenza cellulare che ad egli era stata fornita dall'imputato...
Avv. Gallinelli: Chiedo scusa Presidente ma il Pm sta riferendo il contenuto...
Presidente: Va bene, va bene... deve dimostrare l'influenza... comunque PM sia più conciso... Lei dovrebbe piuttosto precisare l'influenza, perché noi quello dobbiamo vedere, perché è influente questa ulteriore istruttoria... Lei ci dovrebbe dimostrare con queste ulteriori prove...
PM Narducci: Non avevo terminato, non avevo terminato l'elencazione degli elementi di prova dichiarativa per cui vado a chiedere l'esame... su questa questione dell'utenza fornita al Nucini, ed acquistata in Napoli, è stato sentito l'apparente intestatario della stessa, un signore napoletano che si chiama Francesco Bresciani, che ha potuto dichiarare di non aver nulla a che fare con l'acquisto o l'utilizzazione di questa utenza cellulare che Nucini ha detto di aver utilizzato perché fornita dal Fabiani; su questo era stato chiesto un preliminare esame di natura tecnica ai Carabinieri del Nucleo Operativo del Comando Provinciale di Roma che, appunto, riferivano sui dati dell'acquisto della scheda, i dati dell'intestatario e così via, che hanno permesso di individuare questo signore che poi si chiama Francesco Bresciani. Da qui la mia richiesta di sentire il maresciallo Ziino come persona che ha curato questo veloce, breve accertamento di natura tecnica. Altresì sono state messe a disposizione dei difensori le deposizioni, e la documentazione allegata, che riguardano le deposizioni di altre persone, che sono il presidente del Palermo Calcio Maurizio Zamparini, che prima nel corso di una intervista radiofonica risalente un anno fa, e poi prendendosene la responsabilità sottoscrivendo un verbale di dichiarazioni, aveva modo di riferire circostanza a come nell'ambito di un rapporto personale con Luciano Moggi, avvenuto nel corso dell'anno 2004, quest'ultimo fosse stato in grado di ottenere la designazione di un particolare arbitro, era l'arbitro Rizzoli se non vado errato, per una partita disputata dalla squadra di cui era presidente Zamparini. Ancora le dichiarazioni dell'ex presidente del Napoli Calcio, Corbelli, con riferimento a vicende avvenute nel corso in particolare dell'anno 2000/2001, di cui pure si è trattato nel corso del dibattimento allorchè, ad esempio, venne esaminato quale testimone Zeman. Il Corbelli, che per un certo periodo di tempo è stato proprietario del Napoli Calcio unitamente a Ferlaino, e poi da solo, ha fatto riferimento a vicende riguardanti rapporti intrattenuti con l'imputato Luciano Moggi, in particolare in quel periodo di tempo in cui egli è stato presidente del Napoli, con riferimento ad attività possibili di condizionamenti della vita interna del Napoli e di esiti del campionato che in quel periodo il Napoli disputava accedendo, prima dalla serie B alla serie A ed imputabile all'imputato Luciano Moggi.
Infine, le dichiarazioni rese da due testi nella qualità di dirigenti della squadra, all'epoca, Parma Calcio: si tratta di Luca Baraldi e Lorenzo Minotti. Queste dichiarazioni riguardano episodi che si intrecciano con vicende di natura contrattuale e societaria relative alla definizione del pagamento rateale prima del calciatore Marco Di Vaio e poi per quanto riguarda la questione della risoluzione della comproprietà del calciatore Marco Brighi, rapporto ovviamente tra la società Parma e la società Juventus e che, però, in particolare, come scenario e contesto, riferiscono i testimoni, in particolare il testimone Baraldi, avvengono una serie di contatti alla fine della stagione 2003/2004 nell'ambito dei quali proprio per contrasti insorti su questioni economiche relativi alla definizione della posizione contrattuale di questi due calciatori, vengono rivolte minacce esplicite a queste persone quali dirigenti del Parma, ed in particolare la minaccia della retrocessione del Parma Calcio, evento che poi, sostanzialmente, si verificherà nella prima utile stagione, quella successiva che noi giudichiamo, tant'è vero sappiamo che il Parma Calcio ha dovuto disputare uno spareggio con la squadra del Bologna per restare in serie A, essendo risultata nella classifica determinatasi il 29 maggio 2005 squadra retrocessa insieme al Bologna e dunque, questo risultato, tale da determinare uno spareggio. In definitiva le richieste del Pm riguardano l'ammissione della citazione dell'esame dei seguenti testi: Facchetti Gianfelice, Monti Fabio, Nucini Danilo, maresciallo carabinieri Ziino Sergio, Bresciani Francesco, Zamparini Maurizio, Corbelli Giorgio, Baraldi Luca e Minotti Lorenzo.
Avv. Gallinelli: Presidente, brevemente, il mio intervento sarà limitato alla richiesta relativa all'escussione di Danilo Nucini. Non mi oppongo assolutamente a tale richiesta istruttoria, però devo rilevare l'irritualità della richiesta in quanto, secondo l'art. 430 bis del codice di rito, esiste un divieto di attività integrativa di indagine laddove sia relativa a persone e soggetti indicati.... Ora evidenzio al tribunale che il Nucini è stato sentito il 1° dicembre 2010 e, come noi sappiamo, non c'era nessuna rinuncia di questa difesa alla escussione del teste Nucini. Non mi oppongo ma insisto perché, credo, che a questo punto l'escussione eventuale del teste Nucini debba avvenire anche consentendo a questa difesa dell'acquisizione agli atti delle dichiarazioni rese dal Nucini, e di cui parlavo prima, rese in altro procedimento, alla Boccassini. Questo fascicolo venne archiviato come modello 45, come fatto infondato, quindi credo che sia opportuno ai fini di valutare l'attendibilità valutare anche quanto egli ebbe a dichiarare, o a non dichiarare alla dottoressa Boccassini nel 2003, quindi addirittura in epoca molto prossima ai fatti oggetto dell'imputazione di questo processo relativa al De Santis.
Avv. Trofino: Presidente, la difesa non si oppone, vogliamo sentirli tutti, anche perché da quello che abbiamo letto la difesa ritiene che siano delle chiacchiere, però un brevissimo inciso: la difesa fa rilevare che per quanto riguarda il teste Nucini ha avuto, sul numero di telefono, domande dalle difese e anche mie personali, e non si ricordava il numero, non sapeva niente, dopodiché ricompare davanti al pm e dice, tra l'altro, che lui non aveva detto tutta la verità; io credo che a quel punto l'interrogatorio doveva essere sospeso e munire Nucini di un difensore, e questo avrebbe impedito di usare il 430, perché allorquando deve intervenire un difensore, il Pm non può più fare questa attività. Invece, non solo non gli si dà un difensore dopo questa dichiarazione ma, addiririttura, adesso si ritiene di doverlo citare come teste. Quindi, voglio dire, non ci opponiamo, però vogliamo segnalare questa anomalia rispetto a quella che è stata una attività integrativa di indagine da parte del pm.
Avv. Mungiello (difesa Racalbuto): Volevo fare un passo indietro insistendo per la trascrizione delle telefonate del 4 e 5 marzo 2005, quelle precedenti e durante la partita Roma-Juventus, a mio avviso rilevanti.
Presidente Casoria: Porto, Lei conferma che con i dati che stamattina Le mettono a disposizione potrà effettuare le trascrizioni?
Avv. Sena: Lei non ha trascritto le nostre telefonate nelle quali non c'erano le indicazioni dei numeri di telefono ma c'erano i file audio?
Porto: Ho trascritto solo quelle dove erano indicati i numeri di telefono.
Il Tribunale si ritira in Camera di Consiglio per decidere sulle richieste delle parti.
Porto: Chiedo 45 giorni da domani 23 febbraio.
Presidente Casoria: Il tribunale concede il termine improrogabile di 45 giorni e dispone che per la prossima udienza di martedì 1° marzo 2011 il PM procederà ad avvisare con avviso di indispensabilità, e avvertendoli che non comparendo sarà disposto l'accompagnamento coattivo, tutti indistintamente i testi da Lui indicati.
L’udienza è tolta.
Il caso Gabriele, emblema di Calciopoli
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- By Redazione
Si può rischiare una condanna che sporca l'onore di un uomo pur essendo innocente? Purtroppo sì, ed il caso dell'ex arbitro Marco Gabriele è emblematico del cosiddetto caso Calciopoli. Sì può rischiare la condanna se le indagini non sono fatte o riferite come si deve, ovvero considerando e segnalando anche le prove a discolpa perché il pm applichi il dettato dell'art. 358 del codice di procedura penale.
La garanzia per un cittadino di essere discolpato se innocente non può dipendere dalla sua memoria dopo anni dai fatti o, peggio ancora, dalla fortuna.
Durante una deposizione spontanea di Massimo De Santis, che lamentava di aver avuto la vita distrutta, il giudice Teresa Casoria ha detto che "la giustizia umana sbaglia, può sbagliare. Qua ci sarà il controllo. C'è il dibattimento pubblico, più di questo non si può assicurare. Il popolo controlla"; ma se prendiamo il caso di Marco Gabriele poco si sarebbe potuto fare per evitare una presumibile condanna per frode sportiva, se in soccorso non fosse venuta una massiccia dose di fortuna.
Marco Gabriele, come Luca Palanca, era entrato nell'indagine di Narducci e Beatrice per il calcioscommesse, uscendone poi pulito. Poi c'è stata la deposizione di Dal Cin, basata sui "si dice" dell'ambiente, che tirava in mezzo la "combriccola romana" e la Gea, e che ha di fatto aperto "Calciopoli". Auricchio, su delega dei pm Narducci e Beatrice, ha avviato le sue indagini che hanno portato i pm ad avvisare Marco Gabriele, nell'avviso di chiusura indagini, per l'accusa di frode sportiva nella partita Roma-Juventus e di associazione a delinquere. Iniziamo dall'accusa di frode sportiva per Roma-Juventus e, se non lo avete già fatto, rileggete gli articoli che abbiamo già scritto su quella partita.
Dalle informative apprendiamo che prima della partita Bergamo chiede alla Fazi di contattare Marco Gabriele, quarto uomo della gara, per chiedergli di portare con sé un telefonino sicuro acceso. L'interpretazione che i pm danno di quelle parole è univoca e incolpante, ma ai pm Auricchio non ha riportato, nelle sue informative, tutta la sequenza di telefonate, come vedremo. Ne manca una, rilevantissima per un corretto giudizio. Non è un caso isolato questa soggettivissima selezione delle telefonate che ha portato a evidenziarne alcune e a scartarne altre relative allo stesso episodio o alla stessa partita, come abbiamo potuto scoprire solo grazie alla disponibilità finanziaria dell'imputato Luciano Moggi.
Come si siano svolti in realtà i fatti lo ha raccontato Marco Gabriele durante "Il bianco e nero", trasmissione condotta da Angelini e Zampini su Radio Radio a fine 2010 (clicca e guarda il video).
Gabriele prima dice: "Io mi ritengo un fortunato di Calciopoli, però la giustizia di un cittadino italiano non si può basare sulla fortuna, dovrebbe avere come certezza l'imparzialità del pm, prima di tutto"; poi inizia il suo racconto che dovrebbe procurare i brividi anche a chi con troppa facilità veste i panni del giustizialista, se solo fosse capace di immedesimarsi e pensare: "E se fosse accaduto a me?".
Gabriele si è salvato per aver conservato un messaggio sms per anni. Quanti di noi lo fanno? Nessuno, perché nessuno potrebbe mai pensare che quel messaggio due anni dopo potrebbe servirti per dimostrare la tua innocenza. Qui entra in ballo la componente della fortuna per Gabriele, che racconta:
"Io sono stato assolto dalle accuse di associazione a delinquere e dall'accusa di frode sportiva per la fortuna di aver conservato un messaggio di Paolo Bergamo, e questa è la prima volta che sveliamo al pubblico il messaggio di Paolo Bergamo. Otto mesi prima di quel 5 marzo era nata mia figlia e per l'emozione della primogenita io mi ero recato in ospedale, ho fotografato questa bimba con il telefonino ed avevo in memoria le foto della nascita di mia figlia. Questo telefonino è durato fino ad aprile o maggio del 2005, quindi due mesi dopo la partita Roma-Juve. Questo telefonino si è rotto, ma c'erano in memoria le fotografie di mia figlia e l'ho conservato. In quel telefonino, che era il telefonino con il mio unico numero ufficiale, del quale sono in possesso da 18 anni, c'era un messaggio di Paolo Bergamo che diceva testualmente: "Fate attenzione gol Juve in fuorigioco", arrivato esattamente alle 20.56, mandato contestualmente alla convalida del gol. Attenzione, mandato dal numero di Paolo Bergamo che era il numero che gli arbitri usavano per parlare con il loro designatore, con il numero della Federazione, neanche il suo numero privato".
Prima considerazione: Di Laroni attribuisce sim svizzere a Bergamo ed una sim svizzera a Gabriele, ma usano i loro normali telefoni. Non vi sembra strano?
Per fortuna Bergamo ha mandato quell'sms. Immaginate se non lo avesse fatto. Per sua fortuna Gabriele non aveva neppure trasferito le foto della figlia dal telefonino su un pc, perché se lo avesse fatto non avrebbe avuto più ragione di conservare un telefonino rotto e che non era possibile riaccendere a causa del caricabatterie guasto.
A maggio 2006, durante un raduno a Coverciano, Gabriele viene raggiunto dall'avviso di garanzia e deve ringraziare la fortuna e la sua memoria: "La fortuna, ecco dove viene la fortuna, la prima cosa che ho fatto... ho chiamato mia moglie e Le ho detto dove era il telefono, di andare alla Vodafone e di trovare un caricabatterie che ricaricasse il telefono, di accenderlo e di leggere i messaggi. In memoria c'era quel messaggio".
Dopo questa mano ricevuta dalla dea bendata Gabriele chiede di poter spiegare ai pm il "vero" svolgimento dei fatti: "Io ho preteso di essere interrogato, e questo è successo a settembre 2006. La Procura di Napoli mi ha prodotto due sole telefonate, quella che la Fazi fa a mia moglie perché io avevo il telefono spento, perché un arbitro di Frosinone che va a Roma a fare Roma-Juventus, anche da quarto uomo, riceve la richiesta di almeno mille biglietti per entrare gratis e di duemila magliette di Totti e cinquantamila di Del Piero, scusate l'esagerazione, ma sono ancora avvelenato per questa storia. Quindi tengo il telefonino spento per non essere tediato da queste richieste e la signora Fazi telefona a mia moglie e dice: "Francesca, non riesco a parlare con Marco, Paolo ha bisogno che lui porti con sé un telefonino sicuro acceso", detto in questo modo. Mia moglie mi vede un'ora dopo, perché io per fare il "quarto" a Roma sono partito alle quattro del pomeriggio, la partita era in notturna, e mi dice: "Marco guarda, così e così". Benissimo, chiamo la Fazi, e questa è un'altra fortuna, mi ricordo perfettamente di aver chiamato la Fazi, e alla Fazi dico testualmente: "Grazia io ho solo questo numero, il mio numero di telefono, se Paolo mi deve contattare mi chiami su questo numero"...".
Dov'è questa telefonata dell'intercettato Gabriele nelle informative redatte e firmate da Auricchio? Non c'è!
Perché sono state selezionate ed evidenziate solo quelle due telefonate e non la terza che dimostra come non ci fosse nessuna intenzione di truccare la partita? Ripetiamo, non è un caso isolato, basta rileggersi le "Telefonate a discolpa scartate" nel nostro "Speciale Farsopoli".
Gabriele continua: "Quando sono stato interrogato a Napoli la telefonata mia alla Fazi non era stata prodotta da nessuno e i miei avvocati hanno preteso che i pm prendessero quei brogliacci che oggi stanno venendo fuori. Abbiamo aspettato più di un'ora, si è presentato un maresciallo della Procura di Napoli con un brogliaccio scritto a mano che probabilmente pesava cinque chili, ci siamo messi lì a spulciare ed abbiamo trovato questa telefonata ed abbiamo preteso che fosse trascritta".
Continuando il suo racconto, che potete ascoltare nel video segnalato, Gabriele parla della sua impressione di minaccia ricevuta e aggiunge: "Io non ho detto: "Non mi sequestrate il telefono", ho detto: "Io il telefono l'ho portato qui", perché io mi sono recato a Napoli ed ho consegnato il telefono alla Procura, il telefono è stato consegnato e sono stati fatti i rilievi".
Quando Gabriele ha mostrato l'sms ai PM, e richiesto la trascrizione della telefonata "scartata" dagli investigatori, sperava nell’archiviazione del suo caso. E' stato così solo per l'accusa di frode sportiva per Roma-Juventus, non contestata più nella richiesta di rinvio a giudizio, ma è rimasta l'accusa molto più grave di associazione a delinquere, dovuta a quello che Auricchio ha definito "uno dei pochi dati a sorpresa di questa attività", ovvero la deposizione spontanea di quel Teodosio De Cillis che gli investigatori avevano ignorato fino a quel momento. Il successivo studio del maresciallo Di Laroni ha abbinato delle sim svizzere ad alcuni indagati che, in conseguenza di queste attribuzioni, sono poi stati inseriti nell'elenco degli "associati".
Per Marco Gabriele i pm Narducci e Beatrice avevano chiesto una condanna a due anni, ma l'ex arbitro è stato assolto con formula piena dal giudice De Gregorio con le considerazioni che potete leggere da pagina 192 delle motivazioni.
De Gregorio scrive che il pm, per sostenere l'accusa contro Gabriele, ha evidenziato:
1. le informazioni rese da Dal Cin e Cellino (basate sui "si dice", ndr), che il giudice definisce "non significative" e "da non prendere in considerazione...";
2. i dialoghi sulle indagini del calcioscommesse, per le quali De Gregorio rileva che "Gabriele non vi compare come protagonista...";
3. il legame con De Santis e "secondo il pm da questo legame nasceva la dipendenza anche con il sodalizio capeggiato da Moggi";
4. "L'Accusa ha ancora dato peso alla conversazione del 9 dicembre 2004 in cui Lanese comunicò a Moggi di aver reintegrato Gabriele e Palanca, nonché l'intervento di Bergamo in occasione della partita Roma-Juventus, tendente a fargli portare un cellulare con sé, già illustrato quanto a ricostruzione dei fatti".
Quindi i pm non hanno formulato l'accusa di frode sportiva per l'episodio del "telefonino sicuro" in Roma-Juventus, ma hanno continuato a darvi "peso" nella richiesta di condanna. De Gregorio scrive a tal proposito: "Gabriele nel suo interrogatorio spiegò che si trattava di una partita molto delicata e per prudenza accettò il consiglio di Bergamo, evidenziando di aver ricevuto un sms da costui tra il primo ed il secondo tempo, in cui si comunicava che il gol Juve era in fuorigioco, egli consegnò il telefonino per accertamenti ed effettivamente fu riscontrata la presenza del messaggio e la sua provenienza dal designatore. [...] Quanto all'uso del cellulare durante l'incontro Roma-Juve va osservato che l'imputato, in sostanza, obbedì ad un'indicazione del designatore, ed in ogni modo il suo telefono servì a far segnalare un sicuro errore degli arbitri, per di più avvenuto a favore della Juve, cioè per uno scopo contrario a quello conforme alla tesi di Accusa".
Eh già, lo scopo si è rivelato palesemente contrario alla tesi, ma Narducci e Beatrice non vi hanno rinunciato nel caso di Gabriele, tanto da costringere De Gregorio a farlo notare nelle sue motivazioni.
Secondo Massimo Malpica de "Il Giornale", in un articolo del 18 aprile 2007, quell'sms inguaiava Bergamo: e invece provava il contrario. I giornalisti dovrebbero essere più prudenti e non prendere per oro colato ogni ipotesi dell'accusa.
De Gregorio scrive che tra le prove presentate dai pm: "Principale elemento di prova a suo carico è dato dal possesso ed uso di una scheda riservata, di cui si è già trattato nella parte dedicata a questo argomento e a quella si rimanda, con riguardo alla ritenuta validità del metodo usato per la sua attribuzione, precisandosi che essa fu una delle 12 individuate in base al traffico telefonico delle prime 9. [...]", ma la conclusione della motivazione, come logica voleva, è che "essendo questo lo stato delle prove deve giudicarsi che il solo dato del possesso ed uso della scheda riservata non è bastevole a considerare Gabriele inserito nella compagine di cui al capo A) della richiesta di giudizio, sotto il profilo della mancanza del contributo apprezzabile all'associazione e l'imputato va mandato assolto per non aver commesso il fatto".
All'Onorevole Daniele Capezzone, presente nella trasmissione "Il bianco e il nero", e che aveva parlato di linciaggio dei media per i coinvolti in Calciopoli, Gabriele rivolge la sua richiesta piena di amarezza: "Queste indagini, ecco Onorevole, un pm se fa le indagini e c'è un maresciallo, un capitano, e legge che c'è un messaggio di quel tenore... rovinare la vita ad una persona ci vuole poco, a me ed a tanti altri miei colleghi, mi permetto di dirlo anche per Paolo Bergamo, non dovrebbe succedere a nessun cittadino".
Per quanto riguarda la stampa sarebbe come minimo doveroso, dopo aver riportato le tesi dell'accusa, spiegare almeno le motivazioni che hanno portato all'assoluzione più completa di chi, anni prima, si è ritrovato esposto al giudizio dell'opinione pubblica. Secondo nostro costume, portiamo degli esempi:
Corriere della Sera del 13 maggio 2006, pagine 2 e 3, articolo firmato da Fulvio Bufi (nostro premio "Ballone d'oro 2010") e Fiorenza Sarzanini (rileggete l'articolo su "La fuga di notizie", ndr): "... e mediante il contatto occulto che avveniva nel corso della gara tra Paolo Bergamo e Marco Gabriele con l'utilizzo di un apparecchio telefonico riservato da utilizzare in caso di bisogno...". Leggetela tutta la parte relativa a quel Roma-Juventus.
Corriere della Sera del 17 maggio 2006, pagina 11, Giovanni Bianconi scrive: "Usavano un sistema di «telefoni sicuri», per evitare che qualche orecchio indiscreto ascoltasse certe conversazioni. Sono loro stessi - i protagonisti della «banda Moggi» ipotizzata e descritta nel rapporto dei carabinieri di Roma - a usare quella definizione. Per esempio quando il designatore arbitrale Bergamo chiama la sua segretaria Maria Grazia Fazi chiedendole di avvisare Marco Gabriele, il «quarto uomo» della partita Roma-Juventus, affinché tenga acceso «un telefonino sicuro» durante l'incontro".
Sono solo due esempi tra i tanti che potremmo tirar fuori. Abbiamo cercato articoli di Bianconi, di Bufi, e della Sarzanini, ma anche di altri giornalisti, che riconoscano a Marco Gabriele il suo diritto anche alla riabilitazione "mediatica", ma non li abbiamo trovati. La storia di Gabriele l'ha raccontata solo "Calcio GP" di Padovan, "Il bianco ed il nero", ed i soliti siti "di nani e ballerine", tra cui noi, che devono farsi carico di coprire le lacune informative dei grandi giornali con milioni di lettori.
Crediamo che il "metodo" con cui svolgere una indagine e il criterio con cui valutare le ipotesi e le prove d'accusa debba essere diverso da quello visto con Calciopoli. Come crediamo che il ruolo della stampa debba essere diverso e sempre "orientato" a fornire ai lettori tutta la verità.