CantaNapoli - Il processo
Altro che ricusazione! Il documento di "Organizziamoci"
- Dettagli
- By Redazione
"Organizziamoci", federazione di siti bianconeri, ha diffuso un appello in occasione dell'udienza della corte di Appello di Napoli per decidere sulla richiesta di ricusazione a carico della presidentessa Teresa Casoria. Ne pubblichiamo i passaggi salienti.
Tutto sembra indicare che il processo di Napoli debba giungere alla giusta conclusione, con un verdetto assolutorio per gli imputati.
Ma in tanti non ci stanno, e sono gli stessi che sin dall’inizio hanno temuto quest’epilogo, consapevoli dell’inconsistenza del teorema accusatorio.
Così si spiega il colpevole disinteresse di quasi tutti i media per un processo il cui oggetto è quello che loro stessi avevano definito il più grave scandalo che abbia colpito il calcio italiano.
Trova altresì giustificazione il percorso a ostacoli cui è stata costretta la dott.ssa Casoria, che ha il torto di voler compiere il suo dovere, e proprio domani dovrà affrontare il giudizio sull’istanza di ricusazione promossa dall'accusa. E’ opportuno, quindi, fare un breve riepilogo di quanto capitato partendo dalla fine.
Domani, infatti, si terrà innanzi alla Corte d’Appello di Napoli l’udienza per decidere sulla richiesta di ricusazione dei PM Narducci e Capuano nei confronti del Presidente del collegio giudicante nel processo “ Calciopoli “.
Com’è noto, siamo alla presenza della terza iniziativa di questo genere e nonostante le prime due, quella delle parti civili e un’altra, sempre promossa dai Pubblici Ministeri, abbiano avuto esito negativo per i latori dell'istanza, l’accusa ci riprova e, caso unico nella storia della Giustizia Italiana, per la seconda volta chiede la sostituzione del giudice.
Questi sono i passi ufficiali, ma sin dall’inizio, come si è poi saputo, la dott.ssa Casoria ha subito notevoli pressioni allo scopo di farla rinunciare. Cerchiamo, comunque, di comprendere da cosa sia scaturita questa nuova istanza.
Come tutti saprete, il CSM ha adottato, nei confronti della Giudice, la sanzione disciplinare della censura, per le espressioni non proprio ortodosse adoperate dalla stessa nei confronti di alcuni suoi colleghi della nona sezione penale del Tribunale di Napoli, di cui la Casoria era Presidente.
In occasione del procedimento, la Procura Generale che ha sostenuto l’accusa davanti al CSM ha chiamato come testi quattro giudici tra cui spiccano le due giudici a latere nel processo di Calciopoli e i due PM Narducci e Capuano, che da questa circostanza hanno tratto spunto per richiedere nuovamente la ricusazione.
Da più parti si è manifestato il forte dubbio che il provvedimento adottato dal CSM potrebbe condizionare, in maniera negativa, per la dott.ssa Casoria, e indirettamente per i colori bianconeri, la decisione della Corte d’Appello chiamata a pronunciarsi sulla richiesta di ricusazione dei PM.
Noi siamo convinti, al contrario, che il procedimento disciplinare concluso con la censura non abbia alcuna attinenza, né potrà mai influenzare il giudizio della Corte d’Appello, chiamata a vagliare l’istanza, domani 20 maggio.
Le nostre certezze non si poggiano sulla fede sportiva, bensì sul diritto. e per fare chiarezza riportiamo gli articoli 36 e 37 del CPP.
Art. 36 Astensione.
1. Il giudice ha l'obbligo di astenersi:
a) se ha interesse nel procedimento o se alcuna delle parti private o un difensore Ë debitore o creditore di lui, del coniuge o dei figli;
b) se è tutore, curatore, procuratore o datore di lavoro di una delle parti private ovvero se il difensore, procuratore o curatore di una di dette parti è prossimo congiunto (c.p 307-4.) di lui o del coniuge;
c) se ha dato consigli o manifestato il suo parere sull`oggetto del procedimento fuori dell`esercizio delle funzioni giudiziarie;
d) se vi è inimicizia grave fra lui o un suo prossimo congiunto (c.p 3074.) e una delle parti private;
e) se alcuno dei prossimi congiunti (c.p 307-4.) di lui o del coniuge è offeso o danneggiato dal reato o parte privata;
f) se un prossimo congiunto di lui o del coniuge svolge o ha svolto funzioni di pubblico ministero;
g) se si trova in taluna delle situazioni d’incompatibilità stabilite dagli artt. 34 e 35 e dalle leggi di ordinamento giudiziario ;
h) se esistono altre gravi ragioni di convenienza.
Art. 37 Ricusazione.
1. Il giudice può essere ricusato dalle parti:
a) nei casi previsti dall`art. 36 comma 1 lett. a), b), c), d), e), f), g);
b) se nell'esercizio delle funzioni e prima che sia pronunciata sentenza, egli ha manifestato indebitamente il proprio convincimento sui fatti oggetto dell`imputazione.
2. Il giudice ricusato non può pronunciare né concorrere a pronunciare sentenza fino a che non sia intervenuta l'ordinanza che dichiara inammissibile o rigetta la ricusazione (41).
Queste norme contengono le ipotesi tassative, in presenza delle quali può essere richiesta la ricusazione di un giudice.
E’ pertanto fondamentale capire quali motivi siano stati addotti dai pm napoletani a corredo di questa seconda istanza di ricusazione.
La motivazione della richiesta di ricusazione sarebbe che la circostanza del procedimento disciplinare innanzi al CSM con testimoni d’accusa i PM e i due giudici a latere nel processo su Calciopoli condizionerebbe la dott.ssa Casoria fino al punto di avere nel procedimento penale in corso un interesse “diretto”, che potrebbe pregiudicare il suo ruolo di soggetto terzo ed imparziale.
In altre parole la richiesta di ricusazione troverebbe fondamento normativo nell’art. 36 lettera a) C.P.P: "se il giudice ha interesse nel procedimento".
Non si comprende, però, quale interesse la Casoria possa avere nel procedimento contro Moggi e altri: forse quello di assolvere gli imputati solo per ripicca nei confronti dei PM che hanno sostenuto l’accusa nel procedimento disciplinare dinanzi al CSM?
Procedimento disciplinare che, si badi bene, non ha alcuna attinenza con il processo penale su Calciopoli e con il suo esito, come sottolineato anche dal Giudice Alemi, Presidente del Tribunale di Napoli, a commento delle decisioni del CSM.
Al più si può dedurre che tra i componenti del collegio giudicante nel processo di Calciopoli non corre buon sangue, ma tale condizione non rientra in alcuna delle ipotesi previste dagli articoli 36 e 37 del C.P.P., ipotesi, ribadiamo, tassative, nel senso che non se ne possono inventare di sana pianta altre come i pm vorrebbero…
Eventualmente, si potrebbe addurre una certa mancanza di serenità da parte della Giudice, ma nulla di più; tuttavia, dato che la stessa non ha mai dichiarato di volersi astenere, non vediamo come possa essere ricusata dalla Corte D’Appello.
A questo punto tutti i cittadini, non solo i tifosi, dovrebbero chiedere: ma perché tutto questo?
La verità è una sola: quella che la Gazzetta aveva, in coincidenza della sua nomina, definita un Magistrato al di sopra delle parti, salvo poi cambiare opinione, tale è veramente.
Domani sarà, pertanto, un giorno cruciale per il futuro della Juve, perché un eventuale accoglimento della ricusazione azzererebbe, di fatto, il procedimento, facendo scivolare tutto verso la prescrizione.
Noi, invece, pretendiamo che il processo prosegua e giunga alla naturale conclusione con una giusta sentenza che è il passaggio fondamentale per riappropriarci della dignità scippata. E se la società decidesse, anche in presenza di un’assoluzione, di non intraprendere le doverose azioni per riottenere quanto ci è stato tolto, andremo comunque avanti per la nostra strada, facendo sentire la nostra voce in tutte le sedi, convinti della bontà di una lotta, iniziata cinque anni fa e che non può certo fermarsi in vista del traguardo.
Una requisitoria vecchia di 5 anni
- Dettagli
- By Giuseppe Rombolà
Se nella prima parte della sua requisitoria il pm Narducci ha dato l'impressione di scarsa considerazione delle risultanze processuali, nella seconda parte tale impressione è divenuta certezza. La sua linea inquisitoria non si è infatti discostata di un millimetro dall'impostazione iniziale, conseguenza delle informative di Auricchio, e non poteva essere altrimenti: l'alternativa era di prendere atto del naufragio delle tesi accusatorie; ma nessuno in verità si aspettava da Narducci niente di diverso da ciò che è stato.
E Narducci ha esposto imperterrito le sue teorie sull'attribuzione delle sim svizzere, sorvolando sui buchi neri dell'indagine e sulle numerose incongruenze; per lui i prospetti excel elaborati a mano da Di Laroni sono veritieri ed inoppugnabili. E passi che lo stesso Di Laroni ha chiarito che tutto il lavoro è stato fatto a mano elaborando le “schifezze” (le ha definite proprio così) fornite loro dalle società telefoniche. Lo stesso Narducci ha affermato che si è trattato di un lavoro fatto a tavolino ex-post, dopo un anno dal verificarsi delle intercettazioni, e lo ha detto per giustificare il fatto che non si sia provveduto ad intercettare le sim estere, dato che in dibattimento un perito aveva chiarito, qualora ce ne fosse bisogno, che tutte le sim presenti sul territorio italiano sono intercettabili.
E per attribuire le sim ha elencato la teoria già nota delle celle agganciate, teoria elaborata da Di Laroni, che Narducci fa propria e difende a spada tratta affermando che il documento depositato da De Santis, e che smentisce tale ricostruzione, è un palese falso. Peccato che tale documento sia stato redatto da un ufficio del Ministero di Grazia e Giustizia.
E la difesa ad oltranza delle sim svizzere è intuibile, sono il pilastro centrale dell'accusa, la componente “sine qua non” cade tutta la teoria dell'esistenza dell'associazione. Le sim svizzere sono per Narducci come i gatti neri per gli Inquisitori, la prova provata dell'esistenza dell'eresia.
E se nella prima parte della sua requisitoria Narducci aveva elevato a rango di supertestimone l'ex arbitro Nucini, nella seconda parte tale ruolo è rivestito da Manfredi Martino. Un Manfredi Martino che chiarisce, secondo il pm, la vicenda della Fazi ed il ruolo di De Santis nell'associazione. La vicenda della Fazi è alquanto curiosa: Narducci riferisce che secondo Manfredi Martino la Fazi venne “fatta fuori” dalla CAN dietro insistenza di Moggi e Giraudo, perché i due temevano che la “zarina” avesse iniziato ad intrattenere contatti con Meani. Dunque prima fecero pressione per “eliminarla” e dopo furono costretti a rimediare per evitare che scoppiasse il bubbone, ovvero che la Fazi potesse vuotare il sacco sull'esistenza dell'associazione. La cosa curiosa di tutta la vicenda è che Giraudo e Moggi avrebbero temuto gli ipotetici contatti tra la Fazi e Meani, e poi invece si scopre, nelle migliaia di intercettazioni “tralasciate”, che quello che intratteneva rapporti con Meani era proprio Manfredi Martino. “Noi ci messaggiamo come sempre”, dice Manfredi Martino a Meani in una delle tante telefonate dimenticate, o anche: “Non mollate”, scrive lo stesso Martino in un sms sempre a Meani dopo la sconfitta del Milan contro la Juventus. Ed è ancora Manfredi Martino il testimone chiave per chiarire l'atteggiamento ondivago di De Santis, che per dimostrare la sua indipendenza nel campionato 2004/2005 arriva ad arbitrare contro Moggi e la Juventus, salvo poi rientrare nei ranghi all'occorrenza a fine campionato per realizzare il capolavoro del salvataggio della Fiorentina. E questo di Narducci è il vero capolavoro, un De Santis associato e promotore dell'associazione, capo della combriccola romana, che danneggia la stessa associazione per svincolarsi e dimostrare la propria indipendenza. Resta da capire a che pro rientri nei ranghi solo a fine campionato, quale sia stato il suo tornaconto dopo un campionato passato a svincolarsi: questo i fogli excel di Di Laroni non sono riusciti a chiarirlo. In definitiva niente di nuovo nell'aula 216, solita teoria e solita mancanza di prove e, contrariamente a quanto previsto, Narducci non ha portato a termine la sua requisitoria. Riprenderà il 24 maggio, salvo ricusazione del Presidente Casoria. E noi al solito penderemo dalle sue labbra.
Udienza del 10 maggio 2011 - Narducci punta tutto sulle sim straniere
- Dettagli
- By Redazione
Seconda giornata di requisitoria per il pm Narducci nell'aula 216 del Tribunale di Napoli, dove si celebra il processo denominato "Calciopoli".
E' presumibile che Narducci continui ad illustrare le tesi dell'accusa con particolare riferimento agli imputati accusati di essere stati i fondatori della presunta associazione a delinquere, per poi cedere il testimone, nella prossima udienza, al giovane pm Capuano, che dovrebbe trattare i casi di quelli che vengono considerati imputati con responsabilità "minori".
Sicuramente il Pm insisterà sull'ipotesi delle schede straniere "verosimilmente" attribuite "a mano" dal maresciallo Di Laroni, che già sono entrate, anche se marginalmente, nella prima giornata di requisitoria. In mancanza di prove inoppugnabili, e di testimonianze davvero rilevanti da parte dei testimoni dell'accusa, Narducci proverà a convincere il collegio giudicante che le attribuzioni delle sim poggiano su "indizi" validi, e non mancheranno i richiami alle motivazione della sentenza De Gregorio, che alle ipotesi di Narducci ha aderito, pur definendo il processo come "indiziario".
Come al solito curiamo la diretta Live, in contemporanea, anche sul forum www.tifosibianconeri.com - Cronaca dell'udienza, e potete commentare l'udienza sul nostro blog.ju29ro.com.
Ore 9.45 - L'aula non è ancora gremita. Il Presidente Teresa Casoria inizia l'appello.
Ore 10.10 - Inizia la requisitoria del Pm.
Pm Narducci: Schede straniere: è tra le questioni probatorie più importanti. Ho sentito rivolgere alcune domande al consulente della difesa di Fabiani (l'ingegner De Falco, ndr) che erano del seguente tenore: è stato chiesto se riteneva che queste schede potessero essere qualificate come segrete, o riservate, e il consulente ha fornito la risposta: "Dal mio punto di vista non lo sono poiché si trattava pur sempre di schede possibile oggetto di intercettazione e dunque, essendo intercettabili, non possono essere segrete". In realtà la questione deve essere posta in termini diversi da quella affidata alle considerazioni del consulente. La dizione di schede "segrete o riservate" non deriva da una impossibilità di ipotetico intercettamento ma su una valutazione di accadimenti che riguardano le modalità attraverso le quali esse sono state acquistate e distribuite. Tale dizione riguarda schede che sono state per la maggior parte comprate a Chiasso, in Svizzera, presso il negozio di De Cillis. Per il primo gruppo esse non sono state intestate a colui che si è recato nel negozio, cioè Bertolini. Una parte di esse sono state intestate al padre del gestore. Esse furono portate in Italia ed utilizzate rigorosamente solo per comunicazioni tra persone in possesso delle stesse schede svizzere, e non a terzi. Addirittura, come ci disse De Cillis, quando avviene il passaggio dalle utenze svizzere a quelle del Liechtenstein esso avviene perche queste ultime evitavano il problema di una fittizia intestazione a terzi. Non occorre che esse figurino formalmente presso la rivendita. Ma questa è una direttiva e un metodo utilizzato anche in altre situazioni, anche meno decisive ma altrettanto importanti, come nel maggio del 2005, quando ascoltiamo alcune telefonate, sappiamo che vi è una direttiva per cui le schede non devono essere intestate ma rimanere anonime. E sappiamo che nel 2003, a fronte dell’acquisto di due schede Tim, queste sono state intestate a persona ignara dell’accadimento. Quindi, rispettando le indicazioni fornite, quella che viene individuata è una linea di conversazione esclusiva e quasi inattaccabile dall’ascolto esterno. Non esiste alcun dato utile all’ascoltatore per una traccia che conduca agli utilizzatori. Quello che ha permesso la individuazione di una parte della linea esclusiva è dovuto ad accadimenti determinati dalle disattenzioni di coloro che utilizzavano la scheda, o da inconvenienti che hanno permesso di risalire ad alcuni utilizzatori. Contravvenendo alle indicazioni prescritte alcuni hanno utilizzato le schede per telefonare a gestori italiani, ovvero, come in un caso eclatante, sono state utilizzate queste schede per telefonate che permettessero a posteriori una loro individuazione, ad esempio la sera del 9 febbraio 2005, quando Bergamo telefona dal fisso della sua abitazione verso una utenza svizzera Sunrise di Moggi, determinando un atteggiamento di sorpresa e di incredulità, e che deve essere rassicurato sul fatto che non c'è problema ad utilizzarla in quel momento.
L'abbinamento scheda-imputato. Quando si pensa che si sia potuta aprire una falla nel sistema si passa subito ad altro sistema: le schede di altro paese. Altro aspetto è quello che riguarda il collegamento tra la scheda e la persona fisica che tale scheda utilizzava. Il tecnico, sul punto, ha in realtà, anche in maniera franca e schietta, ammesso che le obiezioni poggiavano su basi fragili. Ad esempio sulla città di Roma o di Messina, luogo di lavoro di Fabiani, quando è stato chiesto su quali basi avesse svolto il suo lavoro, ha risposto: "Io non so neppure quale era il luogo di lavoro di Fabiani a Messina, quando ho svolto il mio lavoro ho tenuto conto della ubicazione dello stadio ma non conosco gli altri luoghi in cui egli prestava la sua attività o viveva. E molte di queste considerazioni, si appuntano sul fatto che non vi è una prevalenza dai quali (telefonata con aggancio di una cella) poter dire che la cella impegnata da quella scheda straniera è quella che copre l’abitazione della persona in oggetto". Questo tipo di obiezione non ha alcuna consistenza per la semplice ragione che nessuno ha sostenuto che una persona che utilizza una scheda riservata lo debba fare dalla propria abitazione. Abbiamo verificato come le schede che abbiamo trovato sono state utilizzate in una pluralità di luoghi fisici che permettono a noi di riferirli a persone, ed il collegamento della scheda in un determinato territorio deve essere fatto in riferimento al fatto che una persona viva o lavori in un certo luogo e che quella scheda agganci determinate celle di quel territorio, ma non necessariamente il suo luogo di residenza, il suo stabile. È stato detto a Di Laroni che è mancata la verifica se una determinata persona si trovava in quel determinato posto in quel momento. Questo non poteva essere fatto dai carabinieri perché questa attività, quella dell’individuazione degli utilizzatori, è un risultato di tipo investigativo che verrà portato a compimento un anno dopo la fine delle intercettazioni. Ma questa mancanza geneticamente impossibile è stata colmata con una verifica di altri dati. Si dice ancora che noi investigatori non possiamo ignorare o escludere che in una determinata cittadina vivevano altre persone che in senso generico, e senza far parte dei ruoli CAN A e B, ricoprivano ruoli nel mondo del calcio. Certo, nessuno può escluderlo ma la questione è superata perché quel dato, il terrtitorio, la città, è solo il primo dei dati con cui viene fatto il collegamento con la persona e, se anche la persona X o Y vive in quella cittadina, esse certamente non saranno collocabili nei luoghi fisici diversi da quella cittadina rispetto ai quali risulterà certa la presenza della persona rispetto alla quale viene fatto il collegamento con la scheda. Risultano infatti delle telefonate in entrata e in uscita a Coverciano quando le persone si trovavano lì in raduno, o anche nelle città in cui si svolgevano le partite diretta dalle stesse. Il fatto che spesso tale fatto non accada, perché non utilizzato, non può essere utilizzato per sostenere il contrario.
Il dato incompleto o ambiguo dovrebbe essere desumibile da altro elemento, non dalla mancanza di telefonate, ma invece se fosse emerso che ad esempio, risultata come provata la partecipazione di una determinata persona ad un determinato evento, avessimo leggendo il tabulato individuato che quella particolare scheda era stata magari utilizzata contemporaneamente in altro luogo fisico; e dunque se avessimo una presenza certa della persona in un luogo e una presenza della scheda da tutt’altra parte. Ma questo dato non esiste, così come non esiste il fatto che, constatata l’assenza della persona, rintracciassimo una presenza della scheda in quel luogo.
Il racconto di Paparesta padre. Ricordate quello che disse una delle prime persone ascoltate, il 19 maggio 2009, cioè Paparesta padre. Fece un lungo racconto circa i fatti che lo avevano portato a conoscere ed incontrare Moggi e Fabiani. Il racconto di Paparesta riguarda un incontro a Napoli in via Petrarca quando incontra Moggi e Fabiani ed in questa occasione riceverà la prima delle schede individuate. In quella circostanza riceverà la scheda e il telefono sul quale vi è una stringata rubrica che è quella che comprende 4 numeri di telefono, due di Fabiani (indicati come Angelo 1 e Angelo 2) e gli altri due riferibili a Moggi (Luciano 1 e Luciano 2); e Paparesta racconterà di avere avuto in quella occasione l'indicazione di utilizzare quella scheda e quell’apparecchio solo per parlare con quei 4 numeri. Ma è proprio Paparesta che da subito chiarisce una circostanza essenziale usando parole precise: la questione del rapporto che si instaura tra Moggi e Fabiani in realtà solo in parte riguarda lui, perché è lui che ha interesse a coltivare il rapporto con Moggi per aiutarlo a realizzare la sua ambizione personale. Ma in gran parte in realtà questa nascita e prosieguo di rapporto riguarda molto direttamente suo figlio e il fatto che attraverso quel rapporto egli ha ottenuto di ammorbidirlo.
Il racconto di Paparesta prosegue con il racconto delle altre occasioni in cui egli ha ricevuto indicazioni sul modo di ricaricare e su altre utenze sulle quali era possibile chiamare. Inoltre aggiunge che, avendo ottenuto un rapporto confidenziale con Moggi, questi gli parla spesso dei due designatori come suoi amici e insieme a loro lui individuava le gare che più gli stavano a cuore e gli arbitri da collocare in quelle gare. Moggi fa a Paparesta anche confidenze sul fatto che egli ha timore che nonostante questo rapporto così consolidato i due designatori possano fare una sorta di doppio gioco nei suoi confronti. Questo timore sarà il tema dominante di molte delle conversazioni quando entreremo nella fase di ansia del campionato e sul futuro dei designatori nella stagione successiva. Il racconto di Paparesta diventa rilevante in relazione all’analisi della schede telefonica. Quando i carabinieri di Roma individuano due utenze come attribuibili a Paparesta figlio, questa attività viene resocontata prima delle dichiarazioni di Paparesta padre. E Paparesta padre dirà che egli ha fatto con quella utenza telefonate verso numeri riferibili alla propria cerchia familiare o amicale, individuabile nella città di Bari, o addirittura verso numeri propri di casa, fornendo ancher i nomi delle persone con le quali ha conversato con quella scheda. Viene poi fatta un'operazione che è quella che si ricava dalla lettura incrociata delle testimonanze del padre e del figlio. Dopo aver fornito conferma al racconto del padre, il figlio dice che effettivamente ha utilizzato l'utenza ricevuta dal padre in alcune situazioni, sicuramente dopo i clamorosi fatti che accadono nel post partita della Reggina; e dice che ha utilizzato quella scheda per colloquiare con Moggi. Poi dice, così come pure il padre, che in un'occasione si è recato a Bagno di Romagna, località dove si reca da solo e senza il padre, e che in questa occasione egli conversa, cioè utilizza la scheda, per due conversazioni, una con Fabiani e una con Moggi. A Bagno di Romagna, dice Gianluca, egli utilizzerà il telefono anche per colloquiare con Bertini. Inoltre entrambi sostengono che in altra circostanza padre e figlio si sono recati a Quarto d’Altino (Venezia) e che in quella circostanza il solo Gianluca pernotta presso un hotel, mentre il padre va via. In quella circostanza egli utilizza la scheda per conversare di nuovo con Fabiani, anche se non effettua in concreto la telefonata, ma solo un tentativo. Questi dati saranno importanti e vedremo perché. Io ricordo che i carabinieri sono partiti da un primo gruppo ristretto di utenze, 9, intestate a De Cillis e di cui avevano avuto la nota passata dal rivenditore di Chiasso; partendo da questo primo gruppo vengono individuati via via altri gruppi, sulla base delle analisi dei tabulati del primo gruppo e poi un terzo e un quarto gruppo.
Le schede di Paparesta. Vengono individuati 54 numeri stranieri e 29 di essi sono stati utilizzati da determinate persone. Il conto è questo: 8 da Moggi, poi Fabiani, Bergamo, Pairetto, Bertini, Cassarà, Dattilo, De Santis, Gabriele, Paparesta, Pieri, Racalbuto e Ambrosino. I carabinieri ritengono che le utenze 41764***185 e 41764***168 sono state utilizzate da Paparesta. Si tratta della prima utenza che è stata citata prima, quella che ha effettuato quelle famose telefonate verso parenti, amici e familiari, ed è l'utenza che risulta aver agganciato celle che risultano ubicate in determinati luoghi fisici allorché, con sicurezza, l’arbitro Gianluca è stato presente in determinati eventi, la stessa che aggancia la cella di Firenze il 21 ottobre 2004 in occasione dello svolgimento del raduno di Coverciano. Stessa situazione che vale per altri momenti in cui risulta presente Paparesta a questo stesso evento. Il 4 novembre 2004 per il quinto raduno, il 9 dicembre a Milano, via Brenta, perché il settimo raduno si svolse a Milano, e di nuovo il 18 dicembre e il 17 gennaio 2005 per l’ottavo raduno a Coverciano, poi a Milano per l’incontro con gli allenatori e i capitani. Ma al raduno tecnico al quale non partecipa, ed insieme ad altri arbitri è assente perché impegnato in gara internazionale, in quella giornata l'utenza non aggancia alcuna cella né qui né altrove. Così come la stessa utenza risulta impiegare celle ubicate nelle città dove Paparesta si recherà per arbitrare in quel periodo, il 31 ottobre per Siena-Bologna, a novembre per Messina-Fiorentina, a gennaio per Brescia-Bologna, a gennaio per Lecce-Reggina, come quarto uomo, il 30 gennaio per Sampdoria-Siena a Genova e il 10 aprile a Bergamo per Atalanta-Chievo. Ulteriore conferma viene offerta dalla telefonata già illustrata, nella precedente udienza, dopo Reggina-Juventus. Vi indicai una telefonata sul 3355443*** di Moggi alle 12.06 del 7.11.2004. Durante questa telefonata Moggi, improvvisamente, interrompe la telefonata e inizia a parlare su altra utenza con un certo Gianlu'. La telefonata con Paparesta inzia alle 12.11 e la troverete sul tabulato che riguarda due utenze. È una telefonata in uscita che Paparesta effettua verso il 41764***194 utilizzato da Moggi. Ancora: in una conversazione, quella del 9.2.2005 all’1.04 della notte, fra Bergamo, a casa sua, e l’utenza mobile Sunrise utilizzata da Moggi, vi è un riferimento che permette di confermare questa conclusione: mi limito a ricordare che in questa telefonata, in cui si fa riferimento alla composizione delle griglie, c’è un riferimento a Paparesta. Siamo molto tempo dopo l’episodio del novembre 2004 e i rapporti si sono ormai tranquillizzati, tanto è vero che nasce una discussione tra i due circa la utilizzazione per quella griglia proprio su Paparesta che è impegnato in un torneo internazionale in Turchia, under 17, e Bergamo ritiene che non possa rientrare in tempo utile per essere inserito nella griglia. Ma Moggi ne sa di più e dice di averlo sentito e di aver saputo che sarebbe rientrato il venerdì, quindi potrà essere impegnato per il campionato. Il sabato 5.2.2005, quindi alcuni giorni prima di questa telefonata, alle 9.40 avviene una telefonata di 3 minuti tra 185 finale di Paparesta e 194 di Moggi e si tratta, dunque certamente, della telefonata di cui parlava Moggi con Bergamo. Altra giornata importante è quella del 17.1.2005, quando Paparesta ha soggiornato a Quarto d’Altino (Venezia). Nell'udienza dibattimentale ha dichiarato di avere utilizzato questa utenza cellulare presso quella località per conversare con Fabiani. Vi sono in quella giornata diversi contatti tra la 185 e la 194. Quando Paparesta è giunto a destinazione ci sono due telefonate, anzi due contatti, che ci permettono di dire che egli ha realmente cercato di parlare con Fabiani.
L’8 novembre del 2004 è la giornata che, secondo i testimoni, l’utenza è già direttamente nelle mani di Paparesta, che da solo si reca presso una località a Bagno di Romagna. Dalla lettura del tabulato dell'utenza in uso a Paparesta 3356***202 risulta che se per la mattinata questa utenza aggancia celle di Bari, dalle 17 circa, aggancia sempre una cella ubicata a Bagno di Romagna; in quegli stessi orari l'utenza 185 effettua conversazioni e quindi traffico telefonico. La cella impegnata da questa 185 è sempre quella di Bagno di Romagna. Vi sono tre contatti. Una parte degli imputati di questo processo veniva sottoposta ad intercettazione e per essi è possibile effettuare una sovrapposizione, per cui nella maggior parte dei casi le schede straniere impegnano le stesse celle delle schede nazionali che sono conosciute.
Le schede di Moggi e Bergamo. Così è stato fatto per Moggi quando i suoi cellulari agganciano nello stesso momento le celle agganciate dalle schede straniere. Sappiamo che le celle impegnate nel periodo che riguarda lo sviluppo del tabulato di questa utenza 741 risultano essere le stesse impegnate dai cellulari sotto intercettazione. Esse lo sono state dal 5.11.2004 alla fine di maggio 2005, e quando la 194 finale impegna celle ubicate in particolari località si tratta delle stesse dove svolge i propri incontri di calcio la squadra di cui è dirigente Moggi: Torino, Lecce, Milano, Bologna, Cagliari, Bergamo, Parma, sempre in coincidenza con gli incontri; lo stesso discorso si può svolgere per le utenze 41764***334 e 41764***164 e 41764***138, 41764***996 e 41764***643. Non tutte hanno analoga intensità di traffico e volume, ma per tutte, con riferimento ai dati territoriali, riscontriamo le stesse analoghe caratteristiche. Dicevamo che quelle che devono essere considerate utenze da attribuirsi a Bergamo sono due. 41764***284: si tratta di una di quelle tre attivate il 26.11.2004 e durate fino al 10.2.2005. Dopo questa data c’è ancora qualche telefonata e non è di poco rilievo sapere che da quella data, quando qualche volta questa utenza chiama qualcuno, chiama l’utenza della moglie di Bergamo. Anche per questa utenza possiamo dire che nella maggior parte dei casi, quando l'utenza sotto intercettazione di Bergamo aggancia celle, aggancia le stesse della scheda svizzera. I dati di riferimento sulla lettura del tabulato, sono i seguenti: Bergamo in quel periodo era residente in Collesalvetti (Livorno), egli risultava socio di una società di assicurazioni ubicata a Livorno in via Cairoli. Si tratta di dati essenziali per questa e anche l’altra utenza, poiché troviamo telefonate che impegnano tante volte, e con certezza, anche sulla base di certa presenza risultante dalle chiamata in chiaro la località di Collesalvetti, ma anche i casi in cui l'utenza conversa con numeri di gestori italiani, ma anche di casi in cui questa utenza fa chiamate verso utenze fisse, oppure quando si tratta di certe presenze di Bergamo ai raduni arbitrali, che si svolgono sempre in quel periodo a Coverciano; e in queste situazioni aggancia proprio la cella di Firenze. Ho fatto riferimento alla telefonata del 9 febbraio. Quando inizia la telefonata all’una di notte, dalla telefonata, proprio perché non preceduta da convenevoli, ma ha il problema del fatto che Bergamo ha chiamato Moggi da casa su una utenza svizzera, emerge chiara e netta l’impressione che i due non si sentono per la prima volta, ma è come se stessero iniziando una telefonata appena interrotta su altra linea e ripresa su quell’altra. Prima di quell’orario dal tabulato si rileva una conversazione di 16 minuti tra la 741 di Moggi e la 284 di cui stiamo parlando. Dopo ci sono ulteriori contatti di così breve durata che fanno pensare a tentativi di chiamata. Ma il mattino successivo alle 10 abbiamo un'ulteriore conversazione di circa 6 minuti tra le due utenze già dette.
Quindi la 284 è di Bergamo e la 741 è di Moggi, lo si desume anche da altre intercettazioni. Faremo riferimento ad una telefonata che avverà tra Bergamo e la Fazi (prog. 523) dalla quale si desume che vi è stato un colloquio riservato tra Moggi e Bergamo avvenuto sulle due utenze dette e la 41764***736, altra utenza attribuibile a Bergamo. Si tratta di una scheda individuata attraverso il tabulato della utenza 164 di Moggi. Il traffico di questa scheda riguarda il periodo che va dal 5.10.2004 al settembre 2005, anche se è traffico che non ha carattere di continuità nel corso del tempo, per cui da una certa data questa utenza fa rilevare contatti non più e non tanto con schede straniere ma solo con utenze fisse e mobili nazionali. Si tratta dell'utenza che viene utilizzata e dismessa il 26.11.2004, quando comincia ad operare la 284, unitamente alle altre 2 di Moggi e Pairetto. Dal tabulato emerge che proprio il 26.11.2004, giornata di sorteggio, c’è l’ultimo contatto tra questa utenza e la 164 di Moggi alle 00.19.
NOTA: C’è una pausa di un quarto d’ora e poi si riprenderà ed andrà avanti fino alle 13.30.
Le schede di Pairetto. L’utenza utilizzata da Pairetto durante il periodo dell’indagine: risiedeva a Rivoli (To) e la sua attività veniva svolta presso il comune di Nichelino. Anche per questa utenza è stato effettuato quel lavoro: oltre all'individuazione delle celle riferibili proprio ai comuni di Rivoli e Nichelino, un elemento di certa attribuzione ci viene dalla utilizzazione della 213 finale in occasione di 5 raduni arbitrali, 4 a Coverciano e uno a Milano, nel periodo dal novembre 2004 al gennaio 2005. Quello milanese è del dicembre 2004: quando Pairetto è presente ai raduni la scheda 213 aggancia celle di Firenze o di Milano. Il 6 febbraio 2005 alle 15.07 sul 3358***050 di Moggi viene ascoltata una telefonata tra Moggi e Pairetto: appena quest’ultimo risponde Moggi lo rimprovera, e Pairetto, per il fatto che Moggi stava provando a chiamarlo dalla sera prima, risponde: "Sai che non l’ho ancora acceso". Sappiamo, dunque, che sull'utenza di cui parliamo c’è stato un tentativo di Moggi di parlare con Pairetto. Dalla lettura del tabulato emerge che se la 741 è di Moggi, il 5.2.2005, dalle 18 alle 24, più volte la 741 ha un contatto senza che nasca conversazione verso la 213 finale; dopo questa fase ce n’è un’altra che si apre proprio a seguito di questa telefonata, di cui ho dato un breve resoconto. Pairetto viene rimproverato perché non rintracciabile. Quella è giornata di campionato e dopo questa telefonata si registra, quando le gare saranno terminate, una serie di contatti in due fasi. Alle 17.30 ci sono 2 conversazioni. La prima di 2 minuti, la seconda di 17 minuti, che partono dalla 213 verso la 741. In quella serata, e dopo che in quel momento si è svolto il posticipo, Milan-Lazio, abbiamo altro traffico: alle 22.30 una telefonata di 8 minuti dalla 741 alla 213, e alle 22.45 per 2 minuti dalla 741 alla 213. Altro elemento di prova è ricavabile da una conversazione che si svolge il 6.2.2005 alle 22.58 fra Moggi e Giraudo. Argomento della conversazione è l’atteggiamento che Moggi e Giraudo hanno con i designatori, e in particolare con Pairetto. Si utilizza il linguaggio allusivo: Moggi parla di "Pinocchio", che sarebbe Pairetto, e si concorda fra i due che il martedì successivo avvenga una chiacchierata di brutto muso con Pairetto "perché così non si può andare avanti". Il giorno dopo alle 9.40 avverrà ua conversazione tra la 213 in uscita verso la 741. Altro contatto nella stessa giornata, alle 10.05 in data 8.2.2005, giorno dell’incontro, un ulteriore contatto alle 8.45, per 15 minuti, tra la 741 e la 213. È la giornata in cui avremo una prova sicura che è avvenuto l’incontro tra Pairetto e Giraudo, come da conversazione intercettata alle 12.45 di quella giornata. Questa scheda 213 è quella che decolla il 26.11.2004 e avrà traffico fino al 10.2.2005, insieme alle altre. L’altra scheda telefonica attribuibile a Pairetto è 41764***135. Anche per questa scheda c’è sovrapponibilità di dati sia per le abitazioni di Pairetto che per i raduni arbitrali.
Le schede di Pieri e Racalbuto. C’è una scheda che ha una sua rilevanza straordinaria: si tratta di una scheda che è riferibile a Pieri, che è stato giudicato in abbreviato e, ritenuta la sua responsabilità penale, ne è stata riconosciuta l'attribuzione di questa scheda, e questo ne ha consentito la condanna come appartenente questa associazione. Faccio riferimento alla scheda perché la questione di Pieri è di tutto rilievo per il discorso dell’attribuzione. Ci riguarda non per la persona fisica, ma per le conclusioni a cui si può pervenire. Le schede attribuite a Pieri sono 2, una è la 958 e l’altra la 41764***799. Il 10 gennaio del 2005 ci sono le designazioni per la Coppa Italia. Vi è una conversazione tra Moggi e un certo Giuseppe Bozzo. Dopo i primi convenevoli, si sentono alcuni squilli di un telefono. Moggi dice di aspettare e risponde alla telefonata di altro telefono. Sentiamo quindi la sua voce e le parole sono: "Ma dove lo trovi un difensore come me, io quando le prometto le mantengo, vai tranquillo, c’hai le spalle coperte", ecc ecc.; poi si dà un appuntamento telefonico alle 3 e mezzo di notte e poi riprende la conversazione di prima. I nomi degli arbitri citati da Moggi sono quelli che risulteranno essere i nomi designati per quel turno di coppa Italia, sia quelli di cui si dice che ci saranno ,sia quelli di cui si dice che sicuramente non ci saranno; e si troverà conferma in una telefonata che avverrà alle 11 della stessa giornata. La chiamata che Moggi intrattiene con l’ignoto interlocutore è stata ritenuta, con certezza, attribuita a Pieri. Abbiamo detto che alle 14.40 inizia la conversazione. Alle 14.43, per una durata corrispondete a quella ascoltata, la **799 di Pieri intrattiene una conversazione con la 996 finale di Moggi. E' certo che il colloquio è avvenuto con Pieri. È la situazione che risconteremo nell'analisi di due cellulari di Racalbuto, nativo di Palma di Montechiari (Agrigento), ma arbitro della sezione di Gallarate (Va). La prima ha il numero 9186: questa utenza ha un grande traffico e risulta impegnare o non impegnare celle di eventi a cui partecipa o non partecipa Racalbuto. A gennaio 2004, quando è a Coverciano, aggancia celle di Firenze; stessa situazione si verifica in altre 4 circostanze, 3 sempre a Coverciano, una a Milano a dicembre.
La stessa circostanza si verifica quando Racalbuto partecipa alle gare di campionato a Messina, a Verona, a Siena, a Reggio Calabria, a Cagliari, a Pescara, a Milano, e in 3 posti che non solo non sono incompatibili ma che segnalano gli spostamenti di Racalbuto al termine delle gare. È il caso del 26.10.2004, Piacenza-Ascoli in cui la cella è agganciata a Somaglia, che è lungo una strada percorribile da Piacenza verso Varese, e il 10.11.2004 quando Racalbuto dirige Brescia-Milan e l'utenza 187 alle 23,36 aggancia una località, Gussaro (Bs), verso il domicilio di Racalbuto. E ancora: il 13.2.2005 ha arbitrato a Reggio Calabria, Reggina-Milan. In questa circostanza Racalbuto soggiorna in albergo a Reggio, l’Excelsior, ubicato nelle vicinanze della cella agganciata. Il 3.12.2004 telefonata tra Moggi e Garufi. Anche questa telefonata comincia normalmente ma poi ha uno sviluppo particolare. Si sente il telefono che squilla e Moggi inizia: "Oh la peggiore che ti poteva toccà, ma fa la tua partita senza regalare niente a nessuno perché a me mi serve per la…". In quel momento sono circa le 12.50 dal tabulato si rileva che c’è una conversazione di un minuto e 33' circa che parte dalla 187 di Racalbuto, e la cella da cui parte è una cella ubicata a Lonate Pozzolo (VA) e quella che la riceve è a Torino. Se leggete il tabulato vi convincerete che l’interlocutore è proprio Racalbuto, e il 4 dicembre si può riscontrare che vi sono diversi contatti, in particolare a partire dalle 9.44, tra la 187 e la 194 di Moggi; e la cella impegnata da questa utenza è la cella di Gallarate, mentre la 194 sta a Torino.
Racalbuto non arbitrerà la Juventus, Pieri va a fare il Milan, e la peggiore è una partita con un'alta posta in palio, Reggina-Brescia, che sarà diretta proprio da Racalbuto. Inoltre, anche per Racalbuto si può fare lo stesso discorso dell’aggancio delle celle durante i raduni a Coverciano e con le celle delle città dove arbitrerà. Inoltre il giorno di Roma-Juventus vi è una conversazione con una scheda che aggancia una cella alla periferia di Roma adiacente alla Borghesiana, dove si effettuavano i ritiri della Juve, nella stessa data e nello stesso momento dell’aggancio della scheda privata di Moggi intercettata. L'utenza 187 ha un traffico costante e regolare fino al 18.2.2005, da quando, mentre quella non ha più traffico, si sviluppa quella della 081, che ha un suo traffico abbastanza intenso. Il 5.1.2005, alle 9.47, vi è una telefonata tra Moggi e un collaboratore che si chiama Girotto. È un giorno successivo ai sorteggi. Mentre Moggi inizia questa conversazione si inserisce una telefonata, Moggi lascia Girotto e conversa con qualcuno. "Mi sa che domenica hanno paura a farti uscire, tu rassicurali, poi vedo io", dal tabulato emerge che intorno alle 9.50 dalla 247 di Racalbuto parte una telefonata alla 284 di Moggi. La telefonata è questa, anche perché è ben comprensibile che si tratti dell’arbitro sulla base delle parole che Moggi pronuncia: "Non ti senti bene, è meglio a Cagliari, ma che te frega della Coppa Italia". Siamo al 5 gennaio. E la conversazione non sta prendendo in considerazione soltanto quello che accadrà la domenica successiva, ma anche nei due turni successivi, 18a e 19a di andata. Dove troviamo Racalbuto? Non è inserito nelle griglie del 7 gennaio e non dirige gare della 17a e 18a giornata e compare in prima griglia per il sorteggio del 14 gennaio 2005 per la 19°, e quale arbitrerà Racalbuto? Cagliari-Juventus!
Ho fatto riferimento a Fabiani: che ci sia una connessione è un fatto che abbiamo detto più volte ma è provato anche senza le testimonianze. Il 16.8.2004, alle 22.55, dalla utenza 335****** parte una telefonata verso il numero di Fabiani; in quella telefonata vi è anche un'ambientale in cui Moggi dice ad un interlocutore di dire ad altra persona di accendere quell’altro telefono. "Quello svizzero?", dice l’altro, "Sì", risponde Moggi.
Anche Fabiani. Anche la scheda di Fabiani aggancia le celle delle città dove si trova lui, impegnato con la squadra di cui è dirigente, il Messina. Si passa all’esame delle schede attribuite a Bertini. Per esse è possibile fare lo stesso ragionamento delle altre circa l’aggancio delle celle nella città di Arezzo, nelle città dove egli arbitra e ai raduni di Coverciano. Inoltre in quel campionato Bertini è stato chiamato a dirigere incontri di calcio internazionali, partite di squadre di club o nazionali. Sono 5 eventi ed è certo che quando Bertini dirige questi incontri all’estero non esiste traffico di questa utenza sul territorio nazionale. La utenza 155 farà qualcuna delle telefonate verso utenze di gestori italiani e non è un caso che fra queste vi siano anche alcune dirette verso numeri di Arezzo e che, in una circostanza, risulta un contatto con un cellulare intestato allo stesso Bertini.
Pausa fino alle ore 14.30.
Nota: Francesco, il nostro inviato in aula, purtroppo, deve abbandonare la diretta per impegni personali e dà appuntamento per l'udienza del 24 maggio, ricusazione del giudice Teresa Casoria permettendo.
Relazioneremo sulla prosecuzione dell'udienza se dovessimo avere altre notizie importanti e affidabili dall'aula, e completeremo il servizio su ju29ro.com quando potremo ascoltare la registrazione audio effettuata da Radio Radicale, che ringraziamo del servizio offerto per questo processo.
Senza la presenza di Francesco in aula non possiamo contare neppure sull'informazione di altri siti che in precedenza avevano fornito ai propri lettori una cronaca molto simile alla nostra, ed in qualche caso addirittura speculare (e la fonte non risultava essere Ju29ro.com). Allora ci rifacciamo a quanto ci racconta su Tuttosport il puntuale Alvaro Moretti. Narducci, scrive Moretti, ha ripreso la requisitoria parlando dell'attribuzione della sim svizzera attribuita a Dattilo, per poi passare a quella attribuita a De Santis, che l'avvocato Gallinelli aveva messo in dubbio evidenziando che nei giorni in cui la sim attivava celle di Coverciano in realtà l'arbitro era a Roma e seguiva un corso di tecnica investigativa con presenze rilevabili. La certificazione delle presenze di De Santis al corso, fornita dal Ministero di Grazia e Giustizia, non è ritenuta veritiera da Narducci, scrive Moretti. Narducci si è avviato alla conclusione trattando l'ammissione di Bergamo prima, e di Moggi poi, nel corso di Matrix, sull'utilizzo delle sim straniere. Narducci ricorda quanto dichiarato da Moggi nella trasmissione e reputa "inconsistente" la giustificazione di voler evitare lo spionaggio Telecom, perché, secondo il Pm, Moggi non dette sim straniere ai suoi collaboratori o a Giraudo, ma ai designatori "Con i quali si deve parlare solo di arbitri e non di mercato". Su De Santis il Pm evidenzia poi il ruolo da leader che l'arbitro di Tivoli aveva nella così detta "combriccola romana". Insomma, niente di nuovo, e del resto le prove dell'accusa sono "deboli", e non da oggi, o dopo il dibattimento, con diverse ipotesi non provate o smontate, non solo da testimoni delle difese ma anche dell'accusa stessa.
Narducci parte in tono minore
- Dettagli
- By Giuseppe Rombolà
A Napoli nel processo Calciopoli ieri era il grande giorno dell'inizio della requisitoria dei PM.
E così dopo molte vicissitudini, tra le quali due ricusazioni rigettate del presidente Casoria (una terza è ancora da valutare), una prima esclusione delle parti civili e la successiva riammissione dopo un ricorso in Cassazione, una procedura disciplinare sempre a carico del Presidente Casoria davanti alla sezione disciplinare del CSM, e dopo quasi due anni di udienze, si è arrivati alla fase finale del processo Calciopoli.
Ed il PM Narducci alle ore 10.10 comincia la sua requisitoria.
Narducci inizia descrivendo il contesto in cui è nata l'indagine napoletana: una prima ipotesi di implicazione di alcuni arbitri nel calcioscommesse, poi virata verso l'attuale ipotesi di esistenza di una cupola capace di condizionare i campionati. E tale indagine "accorpa" le risultanze delle indagini fatte a Torino. Indagini che sappiamo essere state archiviate, in quanto il Procuratore Maddalena non aveva rilevato fattispecie penali perseguibili. Ma a Napoli hanno continuato ad indagare ed hanno acquisito anche le intercettazioni realizzate a Torino.
Per Narducci la cupola era operativa da molti anni. Arriva addirittura ad affermare che dopo il 1980, epoca dello scandalo calcioscommesse, il calcio è sempre vissuto in una zona grigia di illegalità. Quali siano le prove a supporto di questa teoria è un mistero, Narducci sembra operare come consiglia quel famoso passatempo della 'Settimana enigmistica', "unisci i punti" e scopri il disegnino. Solo che tra il 1980 ed il 2006 ci sono anni luce di distanza, e la deposizione di Carbone in aula, qualora avesse avuto l'intento di unire 1980 con il 2006, ha miseramente fallito nel suo intento. Ma via via che Narducci espone le ragioni dell'accusa, il disegno strategico si delinea chiaramente: sostenere che gli imputati avessero dei rapporti esclusivi e riservati (da qui l'importanza delle sim svizzere per l'accusa) con il fine di comandare nel mondo del calcio, facendo il bello ed il cattivo tempo. Facendo vincere la Juventus perché questo interessava al capocupola Moggi, ed all'occorrenza aiutando questa o quella squadra per puro interesse dell'associazione. Comandando nel settore arbitrale per il tramite degli associati Bergamo, Pairetto e De Santis, i quali, mediante un sistema di premi e sanzioni agli arbitri (chi favoriva l'associazione arbitrava più partite ed incassava di più, secondo l'accusa), allargavano il consenso dell'associazione stessa. Peccato che in aula sia stato dimostrato il contrario, ma Narducci non sembra tenerne conto. E il Pm punta a dimostrare che l'associazione era esistente e potenzialmente pericolosa, il fatto che ci fossero o meno partite truccate è secondario, punta a dimostrare che vi fosse essenzialmente il pericolo del reato. E' una visione che Narducci ha maturato nel corso dell'indagine, che ha trasposto integralmente nella sua richiesta di rinvio a giudizio e che ha riproposto pari pari nell'inizio della sua requisitoria. Il tutto saltando a piè pari quasi due anni di udienze e le dichiarazioni di decine di testimoni, molti dei quali convocati proprio dall'accusa.
E così Narducci ha riproposto il tema delle ammonizioni mirate come uno strumento per penalizzare le avversarie della Juventus, la teoria dei sorteggi truccati, mediante l'elaborazione di griglie ad hoc (proprio quello che il Procuratore Maddalena nell'atto di archiviazioni delle indagini di Torino ha escluso); ha infine affermato che i calendari fossero truccati per favorire i desideri di Moggi e della Juventus. Un Moggi hacker in verità ci mancava e, visto che i calendari venivano preparati da un computer, l'unica soluzione sarebbe stato appunto hackerare il software di elaborazione dei calendari.
Ma Narducci non s'è fermato qui: ha anche stabilito quali dei testimoni fossero attendibile e quali no; Ancelotti, che in aula dichiara che Moggi non gli indicava il nome dell'arbitro prima del sorteggio, o ancora che dichiara che per Perugia-Juventus non era pronta nessuna torta, non è credibile. Meani è credibile e viene dipinto come il terminale di un concorrente vessato dalla cupola: il Milan. E affermare che Meani fosse il vessato, dopo aver ascoltato le centinaia di conversazioni quotidiane di Meani con Galliani, con i designatori, con quasi tutti gli assistenti e con molti arbitri, Collina su tutti, è decisamente impresa alquanto ardua, ma Narducci riesce in questo capolavoro di prestidigitazione dialettica. E sappiamo che a detta di Auricchio il Milan non ha le televisioni e non possiede nessun potere mediatico: al contrario di Moggi, che Narducci ripropone nei suoi colloqui esilaranti con quel campione dell'avant-giornalismo che è Aldo Biscardi. La patente a punti riproposta come uno strumento di pressione formidabile per soggiogare gli arbitri al sistema, roba da far impallidire Torquemada con i suoi antiquati strumenti di tortura. Nucini invece è credibile, ma la Corte non deve prendere in considerazione le dichiarazioni di Nucini in aula, bensì le sue dichiarazioni del 2006 davanti alla Procura sportiva. Quelle sì che sono dichiarazioni veritiere perché in quelle dichiarazioni Nucini fornisce molti dettagli. In quelle dichiarazioni c'è il vero Nucini, quello attendibile. E così alla stregua di un mercante d'arte Narducci consiglia alla Corte di "comprare" le opere del Nucini prima maniera, quello più vivace con colori più vivi e brillanti. E di scartare il Nucini seconda maniera, quello arruffone che mischia i fatti, che confonde le date ed i ricordi. Peccato che il Nucini seconda maniera sia quello sentito per ben due volte in aula, aula che, giova ricordare, è l'unico luogo deputato dal codice a formare la prova del processo; ed in aula il Nucini prima maniera non s'è visto.
E non è mancato nemmeno il pezzo clou del processo: il sequestro di Paparesta! Narducci ha ripercorso le fasi concitate del post Reggina-Juventus, ha richiamato le conversazioni di Moggi con amici e conoscenti in cui millanta di aver chiuso Paparesta nello spogliatoio e di essersi portato la chiave dietro. E' possibile che dopo un'indagine della procura di Reggio Calabria, archiviata perché il fatto non sussiste, dopo le ripetute dichiarazioni di Paparesta, in aula prima di tutto, e più volte in TV (si veda ad esempio una puntata di Niente di Personale condotta da Piroso su La7), un PM della Repubblica si comporti alla stregua di Furio Focolari e sostenga la veridicità di quel sequestro?
Siamo dunque in presenza di una prima parte di requisitoria che ha tenuto in scarsa considerazione le risultanze processuali; e tutti i testimoni sentiti in aula che, pezzo per pezzo, hanno demolito l'accusa sono stati ignorati da Narducci. S'è invece dato rilievo alla condanna di primo grado in abbreviato di Giraudo, Lanese e Pieri, ma sappiamo che la rilevanza processuale di questa sentenza, al momento non utilizzabile, è nulla, ancorché basata su teorie smontate in aula nel processo ordinario. Sembra quasi che Narducci non abbia assistito al dibattimento, sembra quasi che volutamente abbia inteso dare scarso valore al dibattimento, quando invece è l'aula il luogo dove si forma la prova. E, piaccia o non piaccia a Narducci, il dibattimento ha detto altro rispetto a quanto sentito nella prima parte della sua requisitoria; piaccia o non piaccia, di prove in aula non se ne sono viste; piaccia o non piaccia, è il collegio a giudicare in merito all'attendibilità dei testi ed alla validità delle prove. E, piaccia o non piaccia, se la Corte d'Appello rigetterà la richiesta di ricusazione, si arriverà a sentenza. E, piaccia o non piaccia, quella sarà l'unica verità di Calciopoli. E tutti i cittadini italiani (FIGC e Lega calcio inclusi) ne dovranno prendere atto.
Udienza del 3 maggio 2011 - La requisitoria. Ritorno al 2006
- Dettagli
- By Redazione
Leggendo la cronaca di quanto Narducci stava dicendo in aula nella sua prima giornata di requisitoria abbiamo avuto la sensazione di essere stati riportati all'anno 2006 da una macchina del tempo, indietro di cinque anni. Leggevamo i contributi che ci inviava Francesco dall'aula e sembrava di rileggere gli articoli de La Gazzetta, Repubblica, o del Corriere dello Sport di quella estate 2006, come se nel frattempo non si fosse tenuta una fase dibattimentale lunga oltre due anni, come se non fossero venuti alla luce fatti nuovi come certe intercettazioni valutate "non rilevanti" dagli investigatori e che, invece, rilevanti lo sono, come se Nucini fosse sempre quello che Mensurati scoprì a maggio 2006, e non quel testimone dell'accusa accusato da altri testimoni dell'accusa di aver fatto parte della presunta cupola, come se non si fosse contraddetto più volte ogni volta che ha rilasciato una nuova deposizione o una testimonianza in aula. Ammonizioni mirate, Paparesta punito, il potente Processo di Biscardi, la patente degli arbitri, la formazione delle griglie, tutto come ci veniva descritto nel 2006, prima che diversi testimoni, sia delle difese che della stessa accusa, smentissero alcune ipotesi dell'accusa. Sulle griglie Narducci ha motivato la sua accusa agli imputati, contestando alcune tesi difensive, evidenziando la discrezionalità dei designatori nell'inserire i nomi degli arbitri nelle diverse fasce, quando c'era comunque un sorteggio alla presenza del notaio e con i giornalisti che estraevano una delle due sfere; ed allora ci viene da paragonare quella situazione a quella in vigore dopo il 2006, dove la discrezionalità del designatore è totale e non sottoposta, neppure in minima parte, ad una componente lasciata alla "dea bendata", come la definì Auricchio a proposito del Collina estratto per Milan-Juventus decisiva per lo scudetto.
Certo Narducci ha dovuto rinunciare al famoso incipit "Piaccia o non piaccia con i designatori parlavano solo gli attuali imputati" pronunciato davanti al giudice De Gregorio, perché clamorosamente smentito dai fatti dopo che aveva respinto le tesi difensive di alcuni imputati bollandole come "Balle smentite dai fatti".
La prima giornata della requisitoria è stata una sorta di "Bignami" delle informartive redatte da Auricchio, come potrete riscontrare leggendo la cronaca trasmessa dall'aula da Francesco/Frales, che ringraziamo, come al solito, per l'enorme lavoro che svolge in condizioni non certo ideali e che peggiorano ulteriormente in quelle udienze in cui i media prevedono che a farla da protagonista sarà l'accusa, perché è allora che l'aula si ripopola e ricompaiono come d'incanto televisioni ed inviati di giornali, che diventano dei desaparecidos quando sono le difese a segnare dei punti a favore.
Ore 9.45 - Sta per iniziare l'appello del Presidente Teresa Casoria. Aula gremita e pubblico delle grandi occasioni. L'udienza proseguirà fino alle ore 13.30, quando ci sarà una pausa di un'ora e mezza per poi riprendere alle 15.00.
Ore 10.10 - Inizia la requisitoria del pm Narducci.
PM Narducci: Noi abbiamo colto un'attività già in atto. Questa fase nasce nell’ottobre del 2004 e Napoli svolge questa attività non sapendo che nei mesi precedenti Torino aveva già svolto operazioni di intercettazione in riferimento a Moggi, Giraudo e Pairetto, che poi si erano interrotte perché non venne prorogata l’indagine. Il caso vuole che Napoli inizi la sua attività a ridosso della torinese e la porti avanti per l’intero campionato, concludendola due giorni dopo la fine del campionato 2004-05. Si procederà quindi ad un'attività di ricostruzione delle attività di intercettazione; essenzialmente in questa fase le intercettazioni riguardano le stesse persone intercettate da Torino ma, allargando il fronte, le operaazioni riguarderanno anche Bergamo, Lanese, Mazzini e De Santis. Quando si arriverà al maggio 2006, e quindi con l’inizio degli interrogatori e di una fase di raccolta di dichiarazioni, questa fase è ancora sostanzialmente priva di alcuni aspetti essenziali. Di interrogatori ce ne sono stati anche pochi, diffusi sono stati gli atteggiamenti di scarsa collaborazione da parte di chi avrebbe potuto offrire un contributo importante. In quel momento si decide che il fascicolo di Torino deve confluire in quello di Napoli; una parte di questi risultati, la parte della Gea, vengono trasmessi a Roma. Solo in quella fase, nel 2007, a notevole distanza dalla chiusura dell’attività di intercettazione i carabinieri di Roma procedono ad una compiuta ricostruzione, ancora oggi parziale, della massa delle schede riservate ed emergeranno nomi ed identità di alcuni assistenti della can e soprattutto il ruolo di organizzatore di Fabiani. Si scopriranno tracce dell'esistenza di un'organizzazione che esiste già prima del campionato 2004-2005 e che nasce con l’epoca dei due designatori arbitrali nel 1999. Squarci su alcune verità su come funzionasse l’organizzazione le raggiungeremo attraverso alcune dichiarazioni, sono interne al sistema, pensiamo a Manfredi Martino che ha costantemente lavorato con la commissione arbitrale. Quali sono i temi di quell’anno 2004-2005? I temi si intrecciano l’uno con l’altro e danno l’idea che quel campionato sia di transizione verso un nuovo sistema. Si chiuderà un’epoca e se ne aprirà un’altra. Dal punto di vista sportivo è un campionato di competizione tra Juventus e Milan che saranno testa a testa, una competizione che è anche una competizione illegale, se è vero che di fronte ad un esercizio smodato di questo potere una figura come l’addetto agli arbitri del Milan cerca non solo di acquisire informazioni su quello che accade, ma cerca anche di contrastare questo potere con mezzi illegali. La seconda vicenda è l’elezione del presidente federale del 14 febbraio 2005 con la conferma di Carraro nell’ambito di un accordo di una successiva staffetta con Abete dopo 2 anni: è una vicenda che attraversa la storia dei rapporti tra gli imputati ed è destinata a spiegare molte di quelle telefonate. Il terzo è la questione essenziale senza la quale non si può comprendere e la spiegheremo telefonata per telefonata, parola per parole ed è il sistena di designazione e proprio nel 2004-2005 Bergamo e Pairetto mettono in conto che nell’anno successivo si possa andare verso un loro avvicendamento. E questa storia si riverbera sui rapporti tra gli imputati e sarà tema di molte di quelle vicende. La quarta, una storia che attraversa tutte le indagini, è quella della estromissione della Fazi dalla Can, ed il fatto che, insieme alla indagine di Torino, ruota attorno alla questione che la Fazi possiede informazioni che possono sconvolgere il sistema calcio, la struttura illecita che sostiene il mondo del calcio. La Fazi, non rivestendo alcun ruolo formale, cercherà nel corso di quel campionato di riguadagnare un ruolo e sarà un elemento cruciale nel rapporto collusivo tra Moggi e i due designatori.
La genesi ed il calcioscommesse.
C’è ancora un’altra vicenda: la Procura di Napoli ha avviato nel 2004 una indagine su Gabriele e Palanca nella quale emergono elementi che rimandano alla esistenza di un gruppo di arbitri, capeggiato da De Santis, che si attiverà per acquisire notizie su questa indagine che viene ritenuta pericolosa per le possibili ricadute sulla esistenza di questa struttura di potere. Che cosa in sintesi dicono i risultati di questa indagine: almeno dal 1980 la storia del calcio italiano è in certi momenti una storia di illegalità. Quello che si verificava nel corso degli anni '80 e '90, anzitutto la storia delle illegalità, e come è possibile alterare un incontro sportivo, si incrocia nel passato con vicende che riguardano le scommesse clandestine, e questo è quello che accade negli anni '80. Quelli che aggiustano gli incontri lo fanno poiché attraverso le scommesse clandestine è possibile puntare su alcuni risultati e guadagnare soldi. Per lo schema che conosciamo, fino ad una certa epoca, gli accordi finalizzati a predeterminare i riultati sono intervenuti tra le società e alcuni calciatori.
La cupola ha provato a danneggiare il Milan.
Poche volte però si è riscontrato il ruolo di arbitri in accordo. Questa indagine cambia lo scenario, tutto quello che abbiamo osservato, più o meno fino, a quel momento, fa delineare il fatto senza il quale non si comprendono i meccanismi: innanzitutto qui non si alterano più occasionalmente gare per la propria squadra ma lo si programma e realizza con continuità. Si alterano anche le partite degli avversari cosa mai registrata prima e fuori dallo schema generale di ragionamento per cui qualcuno cerca di aggiustare la partita per sé. Questa organizazzione ha provato ad influire sul risultato del Milan, evitando di fargli raggiungere i suoi obiettivi intervendendo sul campo. Si alterano anche partite con squadre terze che non hanno nulla a che vedere con la lotta scudetto, perché l’alterazione di quella gara sarà influente per la partita successiva, come quando la squadra di Moggi e Giraudo ha affrontato squadre che sono state preventivamente danneggiate nella partita precedente, o quando si è alterato incontri di squadre satellite, tipo quella svolta in favore di Messina o Reggina. Si fa poi un’ulteriore operazione allorchè questa attività riesce a raggiungere un risultato in relazione a squadre o società che non sono interne all'organizzazione. Quando parliamo dell’attività in favore della Lazio di Lotito, alleato nella operazione di sostegno alla elezione del Presidente Federale, non parliamo di una squadra o di un dirigente che fa parte dell'organizzazione ma, viene ritenuto conveniente sostenere quella squadra. Addirittura questa attività diventerà evidente in riferimento ad una società, la Fiorentina, che è stata sicuramente, non solo per ragioni politiche avversarie di questo sistema, danneggiata mediante la preparazione di un dossier. Quando la Fiorentina, nello scorcio finale del campionato, e dopo una vera attività di opposizione in Federazione, dovrà andare a Canossa, questa organizzazione farà in modo che il 29 maggio si compia il capolavoro di salvare la squadra di Della Valle.
La Gazzetta.
Ho sentito che i carabinieri si erano avvalsi dei commenti di un giornale che si chiama Gazzetta dello Sport. Nessuno ha ricordato come in quell’anno Bergamo e Pairetto erano collaboratori fissi di quel giornale, fazioso e milanese. Il 10.11.2004 si svolge un incontro Fiorentina-Juventus arbitrato da Farina. La gara finirà 1-0 e non vi è nulla di straordinario se non per un fatto: l’arbitro Farina concede 4 minuti di recupero e, forse al 4° minuto, accade un episodio, Thuram fa un fallo su Fantini e l’arbitro non fischia la punizione, concedendo il vantaggio, e Portillo prende la palla e sbaglia (Farina ammonisce anche Nedved, che salterà per squalifica la successiva Lecce-Juventus. Una ammonizione preventiva al contrario? ndr). Polemiche. L’11.11.2004, ore 12.21, telefonata tra Bergamo e Moggi in cui Bergamo dice "Che deve fare il pezzo sulla gazzetta: cosa scrivo di ieri sera che Gigi non lo trovo?", Moggi dice:"Vedrai come te la scrivo bene", e Bergamo: "Dirò che gli ha dato il vantaggio, ha fatto bene"; se si va a leggere cosa scrive Bergamo, il massimo rappresentante dell'obiettività, sulla Gazzetta del 12.11.2004, c’è un capolavoro di ipocrisia e di falsità, perché Bergamo deve tutelare Moggi e la sua squadra, a costo di dire sciocchezze. Bergamo scrive proprio che Farina ha concesso il vantaggio. Incredibile!
Linguaggio da "cupola" e telefonate.
Nelle conversazioni c’è utilizzazione di un linguaggio chiaro e di uno cifrato, o allusivo. Gli esempi: quasi sempre Giraudo è il numero 1, Moggi è il numero 2, Bergamo è "Atalanta", Pairetto è Pinocchio o Pinochet, De Santis è Massimino o Massimuccio, la Fazi è "la bionda". Troverete tante conversazioni in cui non solo vi è un riferimento a cose accadute, ma in cui si coglie l'utilizzazione di un linguaggio che è la prova che tra gli imputati esiste un vincolo associativo, che parliamo di un'organizzazione, non solo di chi sta prendendo accordi illeciti con altri.
Il 28 aprile 2005 c’è una telefonata tra Mazzini e Moggi. In essa Moggi si lamenta di essere rimasto deluso da alcune persone vicine a loro, "la triglia" (Bergamo, ndr). Altra telefonata tra Bergamo e Mazzini, che avviene in un contesto di frizioni e lavori che rimandano alla questione del futuro dei due designatori, alla sorte della Fazi e del fronte interno che si è aperto tra i due designatori; se leggerete la trascrizione vi segnalo che è incompleta. All’inizio della telefonata Mazzini dice di aver verificato "...con il nostro amico su...". Il perito trascrittore scrive che è incomprensibile ma, invece, è chiara la parola "Monticiano" (Il PM legge la trascrizione della telefonata, ndr).
In sostanza Bergamo dice a Moggi: "Se mandano via noi due, io e Pairetto, in realtà questo è un attacco a voi". Nella sentenza che il Gup ha emesso nel giudizio abbreviato, egli ha sancito la responsabilità penale di tre persone, Giraudo, Lanese e Pieri, e poi ha ancora Dondarini per alcuni episodi sepecifici. Nella sentenza è accolta la versione del Gip che ha ritenuto esistente l'organizzazione. Il giudizio che dà il Gup è che al fine del delitto associativo è importante il momento del rafforzamento dell'associazione. La Juve era in corsa per lo scudetto, Bergamo per la riconferma ed era al suo fianco.
Il potere mediatico ed i vantaggi personali.
Noi dovremo far riferimento anche a fatti ed accadimenti che, apparentemente, sono estranei al programma di realizzare frodi sportive. Dovremo fare riferimento a queste vicende, sono tante, perché si tratta di accadimenti che non sono estranei alla finalità di garantire l’attività del sodalizio. Ad esempio, l'ingerenza o le forme di controllo sui mezzi di informazione televisivi, sia pubblici che privati ('Il processo di Biscardi' ndr), non è una vicenda "altra" rispetto a quello di cui ci stiamo occupando. Questa è stata un’attività che è servita a tutelare sodali o appartenenti all'associazione e, quindi, a preservare l'associazione stessa attraverso un'attività di difesa nella trasmissione. Ovvero, in casi di persone indifferenti o avversari, mettere in campo un'attività di denigrazione. Altre questioni chiave sono due altri aspetti: il primo, quando il Gup ricorda che si è accertato come i partecipanti all'associazione avevano fini anche personali, e dunque egli cita l’orientamento giurisprudenziale secondo il quale non è necessario che il vincolo associativo tra singolo e associazione si instauri solo per fini dell’associazione, ben potendosi pensare a forne di partecipazione limitate e finalizzate all’ottenimento anche di vantaggi personali. L’altro è quello che riguarda le considerazioni in tema di condotta di partecipazione al sodalizio; in altri termini la condotta di partecipazione al sodalizio può essere individuata, o desunta, dal contributo fornito alla realizzazione degli obiettivi, ma vi è altra modalità di desumerla, poiché la condotta non deve necessariamente estrinsecarsi ad uno o più "reati scopo" ma anche alle attività di tutela dell'associazione.
Griglie e sorteggio spiegati da Narducci.
Quali erano le fondamentali regole che sistevano nel mondo del calcio in quel campionato: un nuovo sorteggio, con la formazione di tre fasce con un numero minimo di tre partite per ogni fascia. Quindi le regole sono: 21 gare di A e B distinte in tre fasce e a ciascuna di esse un numero di arbitri da sorteggiare con un numero di arbitri in pari numero delle gare. Un arbitro non può arbitrare la stessa squadra più di 6 volte e per due giornate consecutive, o gare delle squadre della città di residenza. Inoltre, le prime gare sorteggiate devono essere quelle nelle quali vi sia la preclusione; e poi le modalità del sorteggio che dovranno avvenire il venerdì alle 11 alla presenza del notaio. Non esistono criteri analoghi per la designazione degli assistenti. La regola sul tema è la seguente: la Can designa direttamente gli assitenti. La commissione arbitrale, presieduta da Mazzei, una volta dopo aver provveduto alla designazione degli arbitri, nomina secondo criteri discrezionali assistenti e quarto uomo. Che cosa sappiamo in concreto offertoci dalle persone esaminate. Abbiamo detto che la valutazione della divisione delle 21 gare in tre fasce è affidata alla discrezionalità dei designatori. Discrezionalità che non è regolata da norme assolutamente chiare e stringenti, se non per quanto riguarda il tema delle preclusioni, e decise sulla base di prassi che certamente non hanno avuto valore di regola vincolante; vedremo perché ciò ha una sua importanza e perché, quando si parla di griglie, è infondato il discorso secondo il quale il giovedì chiunque poteva fare la propria griglia e questa il venerdì risultava corrispondente a quella del designatori, cioè un'attività scontata e prevedibile che non poteva esservi alcuna possibile variante.
L'ampia discrezionalità dei designatori. Ieri. Ed oggi, allora?
La fase preparatoria era abbastanza complessa anche nella pratica organizzazione della preparazione delle sfere, che era stata affidata alla commissione arbitrale. Il meccanismo delle preclusioni non determinava prima del sorteggio una esclusione di quell’arbitro rispetto al quale è stata già indivuidata una causa di preclusione. Il nominativo di quell’arbitro, se inserito nelle fasce, viene ugualmente inserito nell’urna, se ne prenderà poi atto se salterà fuori un abbinamento con la partita preclusa, rimettendo il bigliettino nella sfera e ricollocandola nell’urna. Queste sono le regole essenziali. La compilazione di un elenco di 21 gare di A e B, diviso discrezionalmente per tre fasce di variabile ampiezza, con un numero non inferiore a tre, ma non predeterminato nel massimo, è un momento essenziale del sorteggio. La designazione/sorteggio è un procedimento a formazione progressiva che passa attraverso la scelta delle gare, scelta degli arbitri per quelle partite, con o senza preclusioni, fase materiale del sorteggio per fasce di sfere dall’urna, designazione dei due assistenti e del quarto uomo. Questa è tutta la procedura di designazione ed è dunque evidente che la fase, o le fasi, sono quattro e sono rappresentate da una fase che raggruppa le prime due, ma di fatto totalmente discrezionale ed affidata alle scelte che dovevano fare i due designatori, ed una fase successiva, quella del sorteggio, non discrezionale ma affidata, almeno formalmente, al caso. Infine un’altra scelta discrezionale era quella dei guardalinee. Prima di affrontare la parte che discuteremo con riferimento ai fatti, è importante confutare una affermazione secondo la quale la designazione è affidata al caso. Solo in parte ciò è vero, in quanto il designatore ha un’ampia discrezionalità, come si è visto, nell’inserire nelle fasce i vari arbitri, e anche il numero indefinito massimo di arbitri da inserire permetteva questa discrezionalià. L’altra questione è, dopo quella di tipo quantitativo, è decidere quali sono gli incontri da inserire in ciascuna di quelle tre fasce. Si dice che è chiaro che la fascia A comprenderà gli incontri che riguardano le squadre più importanti, o in competizione per lo scudetto. Il ragionamento non è errato, dobbiamo anzitutto sapere come si fa una griglia all’inizio del campionato, per cui mi sembra difficile dire che ci siano 2, 3, 4 squadre già in lotta per la vittoria finale, e detta quella cosa, che pure ha una sua fondatezza, come si definisce la questione delle partite di quelle squadre che niente hanno a che fare con lo scudetto e che, magari, sono squadre che possono lottare per un posto in Coppa Campioni o in Uefa. E sono assimilabili alle partite tipo Milan-Juve del 2004-2005, quelle delle squadre che giocano il derby cittadino? E sono assimilabili le partite in cui, per ragioni obiettive, vi è un rischio incidenti o violenza? E qualcuno può rispondere alla domanda se, su criteri obiettivi e scontati, la partita Milan-Siena, che è una delle gare di cui parliamo in questo preocesso, in cui c’è una squadra che lotta per il titolo e una no, è degna di essere inserita nella griglia A o nella B? E la fascia A comprenderà sempre arbitri internazionali? Oppure la gestione dipende da mille e mille e mille fattori esterni, magari perché un arbitro, anche essendo bravo, è fuori forma, o se quell’arbitro ha conseguito dei voti da parte degli osservatori non esaltanti?
Ore 12.10 - Breve pausa per consentire ai tecnici di ripristinare tutte le connessioni ad Internet presenti in aula, saltate a causa di un forte temporale su Napoli.
La frode sportiva.
Alla ripresa, dopo l'interruzione, il PM Narducci si è dilungato sul fatto che il reato di frode sportiva è un reato di pericolo nel quale non è necessario che l'evento si concretizzi, ma basta il semplice accordo tra le parti.
PM Narducci: Il reato di frode in competizione sportiva, previsto dalla legge 401/89, prevede due tipi di condotte illecite che integrano ciascuna la condotta di frode. La prima è quella di chi offre o promette denaro ai partecipanti alla competizione al fine di raggiungere un risultato diverso a quello del campo, la seconda di chi compie altri atti fraudolenti volti al medesimo scopo, ed è il nostro caso. Assumono rilievo anche condotte che non riescono a conseguire il risultato previsto dalla legge. La legge punisce anche solo il comportamento, essendo un reato di pericolo. In tema di elemento costitutivo deve cercarsi l’esistenza di dolo specifico, accertarsi che lo scopo dell’alterazione sia presente nella mente di chi compie il reato. Non è quindi importante capire se in una partita di calcio sia stato concesso o meno un rigore, sia stata comminata o meno un'espulsione. La norma ci dice che si rintracciano indici o elementi di prova. Dovremo guardare alle attività effettuate in quel campionato, a ciò che si verifica in altri momenti attraverso la lettura incrociata di conversazioni che avvengono sulle utenze intercettate e quelle che avvengono subito dopo sulle utenze riservate, le dichiarazioni effettuate da persone interrogate. Noi siamo abituati a pensare che un arbitro possa influire su un risultato mediante la concessione di un rigore o di un'espulsione. Invece è venuto fuori da questa indagine che anche il comportamento degli arbitri atto ad intimidire i giocatori di una squadra ritenuta "avversaria" è un atteggiamento che può influire sul risultato di una partita, magari anche impedendo ad una squadra di passare il centrocampo.
Il Nucini versione "vessato".
I designatori chiedono a Nucini di ammettere l’errore e, quando Nucini si oppone, Pairetto trova il modo di applicare una ritorsione nei suoi confronti, per cui il fatto che Nucini avrebbe fischiato il rigore per un secondo, un secondo e mezzo di ritardo, gli permise di assegnargli un periodo di sospensione. Bergamo, poi, qualche tempo dopo, confidò a Nucini che forse era stato un bene che il Bologna avesse sbagliato il rigore, perchè se la partita fosse finita 1 a 1 lui avrebbe terminato la sua carriera nel 2001. Ricorderete poi la reazione di Racalbuto alla sua richiesta di chi fosse Fabiani, e il successivo discorso di De Santis a Nucini in quella occasione in cui suggeriva a Nucini di affiliarsi per tornare ad arbitrare. Nucini allora si mostra accondiscendente, compiacente. Fabiani dice a Nucini che gli fa fare la serie A, prende il cellulare, conversa con qualcuno e poi passa l’apparecchio a Nucini che inizia a conversare con Moggi, che dice: "Ascolta quello che ti dice Fabiani e fai quello che ti dice che è la cosa conveniente per te"
Ancelotti non dice la verità.
Io ho ascoltato un racconto che apparentemente non riguarda questa vicenda. Quando si è seduto qui Ancelotti gli sono state rivolte domande sul periodo della Juventus. È stato chiesto se aveva parlato e fornito informazioni a Meani, suo dirigente in quel momento, su un periodo passato, il 1999, in cui esiste un clamoroso episodio in Juve-Parma, il gol di Cannavaro. Ancelotti ha riferito che lui aveva conosciuto una serie di cose quando era allenatore della Juve, ma che cose di questo tipo non le aveva conosciute, e quindi non le aveva riferite a Meani. Riferisce che al masaimo aveva parlato con Meani di un rapporto confidenziale tra Moggi e De Santis. Mi dispiace ma Ancelotti non racconta la verità. Vedremo non solo perché la sua deposizione dibattimentale non è stata esaustiva, ma che c’è una cosa clamorosa che dimostra di come quella retromarcia dibattimentale non fa arretrrare il fronte della prova. Il 17 aprile 2005 c’è Siena-Milan dove si verifica il famoso episodio di Baglioni nell’annullamento del gol di Sheva. L’allenatore del Milan e i suoi dirigenti ritengono che quella sia una partita e un arbitraggio da contestare, ma non parlano dell’arbitro Collina, bensì dell’assistente Baglioni che fu mandato a dirigere con mandato illecito per danneggiare il Milan. Lo stato d’animo delle persone che hanno vissuto quell’incontro è talmente pieno di consapevolezza di questo fatto che il pur cauto Ancelotti, quando è stato sentito qui dice: 'Io dopo Siena-Milan e quel gol, una cosa l’ho detta a a Meani: che Baglioni era stato mandato a Siena da Moggi. E questa cosa gliel’ho detta nel post partita e ribadita in viaggio di ritorno in auto verso Parma al termine della gara. Il discorso che sarà intercettato avviene tra il protagonista di quell’incontro, Collina, e Meani. Il colloquio è del giorno seguente la partita.
Meani un po' millantatore, ma Moggi faceva il calendario.
In quella telefonata Meani dice a Collina che Ancelotti gli diceva che il giovedì quella persona famosa gli diceva "abbiamo quell’arbitro" e quell’arbitro arrivava davvero. E comunque Ancelotti dice che al tempo della famosa partita di Perugia "La torta era pronta e perché poi è venuto fuori il casino con la partita prima col Parma, ma se non veniva fuori quella partita la cosa era fatta, ma se nò...", dice Ancelotti "... la torta era pronta". Era tutto pronto che quando gli diceva in fase di preparazione del calendario (che veniva elaborato da un computer, ndr) gli chiedeva se voleva cominciare con queste squadre o con quest’altre. Forse Meani fa un po’ il millantatore ma è ben difficile pensare che dopo Siena-Milan vi sia un impazzimento notturno di Meani, una sua invezione su quello che gli ha raccontato il suo allenatore. Del resto in una telefonata del 12 agosto Moggi dice al suo interlocutore che non passerà per i calendari perché lui li conosce già. Quello stesso giorno, Giraudo e Moggi parlano e Giraudo dice: "Abbiamo le partite tutte cambiate". Ancora quel giorno, Moggi parla con persona non identificata e dice "Hai visto il calendario?", e lui risponde "Eh lo so", e l'altro ride. Non credo che vi sia bisogno di altre considerazioni per sostenere che quella che sembrava la cosa più incredibile del mondo, che fosse possibilie condizionare i calendari, si è fatto anche questo e che quello che diceva Ancelotti non era un colpo di sole.
Riciclata l'indagine di Torino, archiviata da Maddalena.
Il 10 agosto 2004 si gioca un preliminare della Juve con il Djurgarden, 2-2, e sarà arbitrata da Fandel. Il 10 agosto del 2004 alle 23.25 Moggi parla con Giorgio, forse un giornalista, e c’è una discussione che rigurda la gara appena conclusa. Moggi si lamenta perché il primo gol del Djurgarden è stato segnato nel recupero dle primo tempo, eccessivo e Giorgio suggerisce a Moggi di parlarne con l’amico Pairetto. Il giorno dopo Pairetto e Moggi si parlano. Si parte con il commento "Che sarbitro ci avete mandato" dice Moggi, "ora mi raccomando a Stoccolma" dice Moggi, "Si vince che sono scarsi ma con uno come questo diventa più difficile, vedi un pochino poi stasera ci sentiamo. Ah, a Messina mandaci Consolo e Baldato, a Livorno Rocchi e al Berlusconi Pieri". Effettivamente gli arbitri saranno quelli indicati da Moggi. Il 23 agosto una segretaria comunica a Moggi gli assistenti per il giorno successivo. La Uefa lo comunica in quel momento. Moggi dice: "L’arbitro è Cardoso?", la segretaria dice "No Paul Graham". Più tardi Pairetto riceve una telefonata da Moggi in cui Moggi si lamenta della designazione e chiede di informarsi sul motivo del cambiamento. Vi segnalo che se leggete le trascrizioni della telefonata, c’è una assenza di alcune parole, perché secondo il perito Pairetto dice "Sì, verifico subito", e Moggi dice "Io intanto ho il testo". In verità lui dice "Io intanto c’ho il telefono aperto".
Altro problema di connessione mentre Narducci parla di telefonate tra Moggi e Giraudo sempre relative a quel periodo che, lo ricordiamo, è stato oggetto di indagine da parte della Procura di Torino ed archiviata dal Procuratore Maddalena con le motivazioni, ben note, sulle telefonate citate.
L'udienza viene sospesa per la prevista pausa e riprenderà alle 15.00.
Ore 15.35 - L'udienza riprende dopo la sosta.
Il caso Paparesta.
PM Narducci: Reggina-Juventus del 6 novembre 2005. Conosciamo questa storia, almeno per gran parte, secondo un racconto che è stato offerto da alcuni dei testimoni. Qui sono stati sentiti Paparesta e Di Mauro (uno dei due assistenti, ndr) ma la vicenda va letta sulla base dei colloqui e delle intercettazioni, per queste ragioni: non è solo importante comprendere quello che è accaduto dopo la fine della gara, quello che accade serve per comprendere una serie di accadimenti immediatamente successivi, o per rintracciare metodi della vicenda anche in relazione alla scheda svizzera fornita al padre di Paparesta, che da questo incontro in poi viene usata dal figlio, tanto da determinare un cambiamento di atteggiamento nei confronti di Gianluca Paparesta. Io ho ascoltato alcune considerazioni e poggiano su due fondamenta: quello che è accaduto nel corso dell’incontro, l’atteggiamenteo nei confronti della terna, è stato di rabbia e insoddisfazione per una condotta di gara ritenuta non soddisfacente, segnata da errori più o meno eclatanti. Ma questi fatti vengono sviliti ad episodi di normale e fisiologica contestazione, come quelli che normalmente avvengono alla fine di una gara con un arbitraggio negativo. Le cose sono andate in modo differente anche in riferimento all’altro caposaldo di questa versione, secondo la quale questo episodio in realtà non ha avuto conseguenze sulla carriera di Paparesta. In realtà, per la regola di sistema stringente avente la sua capacità intrinseca di forza persuasiva, per cui, in questo caso, sappiamo che ciò non dovesse costituire segnalazione agli organi superiori quello che è accaduto negli spogliatoi, che è qualcosa di diverso da una normale contestazione verbale, ma dimostra qualcosa di diverso: il presidente dell’Aia, Lanese, a fronte di questo atteggiamento, per il quale i protagonisti avevano il dovere di segnalare quanto accaduto, si intreccia con una attività con la quale il dirigente dell’Aia, e l’osservatore Ingargiola che ha assistito a tutto, decidono che, per ragioni di tutela, quella attività, che i protagonisti hanno deciso di far scomparire dalla mente, non deve essere oggetto di segnalazione. Ciò dimostra altresì che in quell’ambito che sbagliava subiva ritorsioni. Il giorno 6.11.2004 alle 22.57 Lanese parla con Ingargiola.
La patente di Biscardi e Paparesta.
Ingargiola dice a Lanese che non ha mai visto nulla come quello che è avvenuto nello spogliatoio con il litigio tra Moggi e il guardalinee. C’è poi la telefonata di Moggi con Silvana Garufi nella quale Moggi confida di aver chiuso Paparesta nello spogliatoio e di aver portato via le chiavi, versione ribadita da Moggi a Tony Damascelli qualche minuto dopo. Ancora dopo prosegue la conversazione tra Ingargiola e Lanese, e le frasi sono queste: "Moggi ha detto a Paparesta: con te non abbiamo fortuna", e che Paparesta gli ha detto (a lui, Ingargiola) "Acqua in bocca", e Lanese dice "Di Moggi e Giraudo non scrivere", e lui risponde "No, no, io non ho visto niente, quando sono entrati sono andato in bagno". Si sviluppa quindi una serie di conversazioni: Paparesta e i guardalinee che hanno commesso un grave errore devono essere sanzionati. Questa sanzione non è solo nei commenti giornalistici (Baldas–Biscardi) ma i principali interlocutori sono Bergamo e Pairetto. Il 7 novembre, e questa telefonata ha una sua importanza per la questione delle sim svizzere, quindi ad un giorno dai fatti, mentre alle 12.06 Moggi parla con la segretaria, ad un certo punto tronca la conversazione per avviare una conversazone con altra persona che chiama ad un telefono che Moggi porta con sé, e ascoltiamo, come avverrà in diversi altri casi, una conversazione che, per mezzo di un telefono in intercettazione, è una sorta di captazione ambientale. Moggi tiene il telefono intercettato ancora acceso e nel frattempo parla con un altro telefono. In sostanza in quella telefonata, di cui si sente solo la voce di Moggi, lo stesso parla con un certo Gianluca e dice di essere incazzato. In una successiva telefonata Moggi dice a Giraudo che "Il soggetto ha avuto anche il coraggio di chiamare" e che lui gli ha chiuso il telefono. E poi che Moggi ha parlato con i due designatori e che devono essere fermati i due assistenti e Giraudo dice "Per me devono massacrarli a Coverciano e devono stare fermi per due mesi", e Moggi "Io mo domani gli faccio levà la patente" (si riferisce alla patente a punti di Biscardi per cui se a Luciano Moggi gli arbitri avevano fatto qualcosa che non andava a genio gli si toglievano i punti dalla patente per dimostrare che si trattava di arbitro non capace).
Paparesta, Di Mauro e Copelli puniti.
Vi è anche una telefonata del 12.11.2004 che ci fa capire quanto quei discorsi non sono destituiti di fondamento. La telefonata è drammatica tra Aniello Di Mauro con Bergamo, e Bergamo dice "Ascoltami, c’è una segnalazione fatta male e come vedi anche Paparesta è andato in B, quindi noi dobbiamo sempre dare dei segnali", "No, non mi interessa nulla che non mi designi fino al 2007 - Aniello Di Mauro inizia a piangere - ma non mi puoi dire una cosa del genere, mi mortifichi come uomo... non mi interessa, domani, se non mi credi ti mando la lattera di dimissioni". Abbiamo sentito Pairetto, l'ultima volta, dire che a Paparesta nessuno ha cercato di provocare dei danni, degli intralci, questo ha detto sostanzialmente, Paparesta ha arbitrato e non ha avuto problemi anche a fronte di tutto quello che abbiamo visto. Griglia valida per il sorteggio delle partite dell’8.11.2004 Paparesta non è inserito nella griglia A Paparesta non lo troviamo, nella griglia B non lo troviamo e Paparesta sicuramente la salta (Bergamo commenta in sottofondo e la Casoria lo invita al silenzio, ndr). L’11 novembre si verificano le designazioni per la 13a giornata di andata di B e non troviamo Paparesta, e Gianluca Paparesta ricompare, arbitro internazionale reputato tra i migliori arbitri in circolazione, nella griglia che riguarda il sorteggio del 12.11.2004, 12a giornata del campionato di serie A: non è nella prima fascia, non è nella seconda fascia, e Paparesta è piazzato nell'ultima fascia griglia C con altri e andrà a dirigere la gara Torino-Venezia. C’è ancora la designazione di arbitri, assistenti e quarti ufficiali che dirigeranno le gare di andata degli ottavi di Coppa Italia che vengono disputate tra il 19 e il 21 novembre, e anche qui non troviamo Paparesta. Poi c’è una sosta del campionato di A e la giornata del 21 novembre è dedicata solo al campionato di serie B e nel sorteggio del 19 novembre non c’è Paparesta, che ritornerà solo per i sorteggi del 26 novembre per la 13a di A del 28 novembre. Dimenticavo di dire che Copelli e Di Mauro non hanno mai più arbitrato la Juventus. Questa è la compiuta ricostruzione di una vicenda che da quel momento si dipana in modi diversi.
Sim e Concord. Nucini affidabile per Narducci.
La storia delle schede riservate è una storia che parte già dalle prima battute dall’agosto del 2004 e nessuno degli investigatori ha una compiuta idea su questo tipo di attività che, abbiamo visto, è vicenda che, con modalità e tempi diversi, comincia a dipanarsi ben prima di quella fase del 2004-05. Voi avete ascoltato un racconto che è riferibile, da parte di Nucini, ad una fase temporale che, più o meno, si colloca nel settembre 2003, dopo che sono avvenuti una serie di accadimenti di cui parlavo stamattina. Saldato il rapporto personale con Mariano Fabiani, Nucini viene condotto nella città di Torino presso l'hotel Concord ed in quella sede incontra Moggi in compagnia di Fabiani. Quando analizzerete questo episodio vi invito non solo a tenere conto della versione dibattimentale ma anche di quello, che può essere ampiamente utilizzato, che è il racconto che viene fatto da Nucini all’Ufficio Indagini nel 2006 ed in cui ricostruisce, insieme ad altri, anche questo episodio. Dico questo perché a conferma della tesi per cui Nucini, dal punto di vista della valutazione dell’attendibilità quando racconta questo episodio, per me è significativo che egli, non solo e non tanto nell'esame dibattimentale, ma soprattutto in quel verbale fornisce una serie così meticolosa di indicazioni, di presenze, luoghi, di stanze, di attività del portiere dell’albergo, in relazione a quell’incontro con Moggi che ci convincono del fatto che racconta la verità e non butta lì qualcosa che ha inventato in tutto, in parte, perchè quanto più rintracciamo elementi di precisione, e certamente questi elementi di precisione erano presenti nel 2006 ben più di una deposizione dibattimentale avvenuta poi a distanza di molto tempo. Da quei fatti, evidentemente, la persona ritiene di dover offrire a chi lo ascolta una serie di circostanze che possano convincere della bontà del proprio racconto e che soprattutto si prestino ad una verifica in positivo, ed anche ad una verifica in negativo, nel senso che, ovviamente, è ben più facile rilevare elementi di falsità, di mendacio, se si offre non un racconto non di tipo generico su chi, dove, quando ci si è incontrati, cosa è avvenuto, se si danno indicazioni precise. E in quella circostanza, racconta Nucini che avviene prima una telefonata di Moggi ai due designatori, che lui dopo racconta al suo interlocutore, dice che ha di fronte un arbitro che vuole entrare nell’organizzazione e dice di utilizzare questo arbitro e con Pairetto, che mostra perplessità, Moggi reagisce zittendo il designatore arbitrale.
Nucini aveva conservato quel numero.
Andato via Moggi Nucini riceve una scheda Tim, non siamo ancora alle schede svizzere, e da Fabiani la raccomandazione di parlare solo attraverso quella scheda. E' quella rispetto alla quale Nucini dirà di averla utilizzata poi solo per brevissimo periodo ed aver ricevuto due, tre telefonate, sempre precedute da una modalità che riscontraimo anche qui nel corso delle nostre intercettazioni secondo cui molte volte si telefona in "chiaro" e si dice di "accendere" o di tenere acceso, o si prendono appuntamenti per risentirsi su utenze riservate. Ma certo, Nucini racconta sciocchezze, balle, o cose che non hanno senso e fondamento alcuno, tanto è vero che questa parte di racconto, che in realtà è relativo solo a cosa? Ad un numero telefonico di una utenza Tim, una parte di racconto che viene fornito solo in un momento successivo. Quando Danilo Nucini rende la sua dichiarazione all’Ufficio Indagini, verbale pure nel quale non troviamo traccia, né per altro sollecitazione di fornire in particolare il numero telefonico della utenza riservata fornita da Mariano Fabiani, Danilo nucini, siamo nel 2006, dice testualmente che egli ha questo numero, ha memmoria e lo ha custodito, perché ne ha conservato traccia. Che cosa avverrà successivamente lo sappiamo, Nucini dirà che la scheda telefonica è una scheda TIM 338… e che è stata usata in concreto solo in alcune circostanze per parlare con Fabiani, in particolare in occasione di un post partita Salernitana-Reggina di Coppa Italia e dopo Avellino-Messina del 12.10.2003, e in quei colloqui Fabiani ricorda a Nucini di affidarsi al gruppo degli amici e che egli lo può aiutare nel rapporto con i designatori. Nucini poteva, come dire, scegliere tranquillamente di non rivelare il numero di questa scheda, sarebbe rimasta la parte di racconto, si sarebbero fate delle valutazioni di vario tipo, ovviamente sulla sua attendibilità, e quando pur tuttavia decide, certamente dimostrando di non possedere straordinario coraggio, di farlo in occasione del secondo esame, quello che poi verrà ripetuto qui in dibattimento, Nucini fornirà il numero di una scheda che per una serie straordinaria del caso, come dire, sarà una scheda rispetto alla quale noi faremo degli accertamenti, li avete ascoltati qui ripetuti da coloro che li hanno fatti, e dal formale titolare di questa scheda, che dimostrano come evidentemente quello che ha detto Nucini non è falso, che quella scheda, che è una normale scheda TIM quanto al numero, non è stata estratta a sorte da Nucini tra milioni di schede Tim esistenti in Italia nel 2003, non è stata scelta a caso tra un numero più o meno esorbitante di schede TIM di amici, conoscenti e parenti, o che magari non è stato scelto un numero TIM di quelli non esistenti. Se Nucini avesse fatto questo si sarebbe suicidato con le proprie mani, perché avrebbe dato indicazioni di una scheda rispetto alla quale verificare immediatamente una delle possibili ed alternative opzioni tutte incompatibili con la versione di una scheda fornita a lui nel settembre del 2003. La scheda risulta attivata a Napoli il 23.5.2003, dunque immediatamente precedente alla consegna, è stata attivata da precedente intestatario presso un negozio di via Petrarca a Napoli, la scheda insieme ad un’altra 33873***** viene attivata nella stessa giornata a nome di un medico napoletano che, senza esitazione, dice che presso quel negozio di telefonia c’è stato sì ma ha attivato solo telefoni per lui e per i suoi familiari ma mai per quelle due utenze TIM e, quindi, chi ha fatto questa operazione ha fatto una operazione truffaldina intestandola a persone ignare. Il maresciallo Ziino rimanda ad una parte che si può trovare nelle intercettazioni. A fine campionato 2005 nel mese di maggio ascoltiamo 2 colloqui che hanno a che fare con una storia vecchia. Le telefonate sono tra Moggi ed una persona non conosciuta, un napoletanto che si chiama Armando, un tuttofare di Moggi. È noto che Moggi possiede un appartamento in via Petrarca a Napoli. Il 12.5.2005 alle 19.49 Moggi conversa con Armando.
In questa conversazione Armando dice a Moggi che per il fatto delle schede è tutto a posto e Moggi risponde che vorrebbe portarle a Torino. Ancora in altra telefonata del 13.5.2005 alle 19.37.
Le sim svizzere.
Anche la testimonianza di De Cillis è importante e ricca di particolari. Dice che nel negozio si presenta una persona a nome di Luciano Moggi che sarebbe interessato a schede straniere che non permettano un'intestazione dell’intestatario. De Cillis dice che nel corso di svariati incontri consegna, in più riprese inizialmente, consistenti numeri di schede del gestore Sunrise. In un momento successivo, che più o meno parte un anno dopo, cioè a giungo 2005 e che si sviluppa per lunghi mesi successivi coincidendo con una parte del 2006, sempre secondo De Cillis vengono consegnate numerose schede, esattamente 45, del gestore del Liechtenstein ed in riferimento a queste schede vengono effettuate 324 ricariche. Il gruppo iniziale delle schede svizzere Sunrise è intestato al padre di De Cillis ed egli risulterà come formale intestatario. Secondo lui il rapporto con Bertolini si sviluppa in numerosi momenti in cui De Cillis incontra molti protagonisti di questa situazione, come quando incontra Moggi ma poi, in una determinata circostanza, presso il negozio che sta fornendo le schede si presentano tre persone. Una è il solito Bertolini, una è Moggi, l’altra è Fabiani, sempre allo scopo di cercare schede ed informazioni. Sostiene il teste che sempre i soldi venivano portati da Bertolini non contati davanti a lui ma sulla base di accordi precedenti in buste chiuse. Si sapeva già che il costo esatto era quello e che quella era la somma da lasciare. La versione di De Cillis non solo non è contrastata da Bertolini ma, anzi, questi conforta punto per punto i passaggi essenziali. E dunque il 30.6.2009 egli dirà che ha avuto, come dipendente della società, incarico dal 2004 da Moggi di adoperarsi per acquistare queste schede non intestate o irrintracciabili Questa è l’indicazione che egli riceve quando di volta in volta avrà il denaro necessario che egli dice, per sua esperienza diretta, gli fornisce Moggi. Bertolini dirà che ricorda di almeno 8 viaggi a Chiasso e per ogni viaggio Moggi gli dice quali quantità di schede deve portare a casa.
Il criterio di attribuzione del Di Laroni.
Quello che De Cillis non poteva sapere, e che avvalora ancora di più le sue testimonianze, è che sul versante torinese ci sarà la testimonianza di Capobianco, che dirà che, in qualità di persona che rivestiva un ruolo amministrativo, aveva saputo che in diverse circostanze Moggi aveva rivolto, più volte, richieste di avere denaro liquido per queste schede telefoniche e che l’incarico era affidato a Bertolini. Maurizio Capobianco precisava che queste somme di denaro avevano originato alcuni problemi, per cui erano evidenti fatti che avrebbero potuto far pensare ad ammanchi di cassa e, dunque, a questioni riguardanti liquidità tali da avere la necessità di coprire questi buchi attraverso una operazione contabile fittizia, nel senso che questi venivano compensati con operazioni di vendita di gadget che venivano fittiziamente imputate ad altre operazioni. Le schede, almeno alcune, individuate solo nel 2007, emergono già nel corso delle prime fasi dell'indagine. Non sto parlando dei continui colloqui in cui è chiaro che gli interlocutori fanno riferimenti a colloqui che sono avvenuti su altro canale, ma al fatto che in alcune circostanze, nonostante alcune cautele, qualcuno ha utilizzato le schede svizzere per telefonare quando non doveva. È il caso di Bergamo che fa una telefonata utilizzando una svizzera su una utenza fissa per parlare con Moggi. Due persone fra gli imputati di questo processo dicono di avere utilizzato schede svizzere. Uno è Bergamo, l’altrto è Moggi. Esiste un testimone, anzi due, che rendono dichiarazioni solo dopo che qualcuno ha detto che la scheda è riferita a Paparesta, non prima, e che confermano di sapere quando hanno utilizzato schede svizzere in alcune circostanze e, per quanto riguarda la utilizzazione di Paparesta, è esatto il criterio investigativo seguito. Ancora, è chiaro che per individuare quale possa essere stata la persona fisica ad avere utilizzato le schede, in assenza di dati di qualsiasi tipo che permettano di verificare il nome della persona, si ricorre ad un essenziale criterio: stabilire il luogo di vita, o di abituale lavoro, di una persona e stabilire un collegamento tra l’utenza di cui si cerca di scoprire l’utilizzatore e l’ambito territoriale nel quale la persona vive o lavora.
Si fa poi questa verifica tenendo conto della possibile esistenza in quell’ambito territoriale di altre persone che pure possono essere soggetti coinvolti in una operazione di questo tipo perché facenti parte di Figc, Aia, ecc. Ed in verità ciò è stato verificato in senso negativo per una parte di queste situazioni, soprattutto in riferimento ai luoghi di vita molto grandi, tipo Roma o Milano. Ho ascoltato anche una contestazione secondo la quale avevamo un risultato che l'utenza in entrata, o in uscita, agganciava celle diverse in quel comune e, quindi, non la stessa sempre riferita all'abitazione del presunto utilizzatore. Ma per quale motivo dobbiamo pensare ad un soggetto fermo nello stesso posto? Esse venivano portate normalmente in giro negli spostamenti di ogni tipo e sorta e utilizzate nei posti più disparati. Ma questo è solo un primo essenziale criterio per procedere alla attribuzione delle schede. Verificheremno come in tante situazioni esiste un inconveniente a cui nessuno ha mai pensato: io vi ricordo che le persone intercettate sono state Moggi, Bergamo, De Santis, Mazzini, prima di altri, e che, quindi, noi abbiamo non solo l’intercettazione ma un tabulato che ci permette di sapere quali erano le celle utilizzate dall'utenza rispetto alla quale si svolgeva l'intercettazione e così scopriremo che in alcune giornate, quando il telefono della persona, anche se la conversazione non ci dice nulla, è in un determinato posto e aggancia una determinata cella, più o meno nello stesso momento la scheda svizzera ha agganciato la stessa cella, in quanto la persona prima utilizza il telefono intercettato e poi la scheda svizzera. Esiste poi un altro criterio che affina il risultato: avere individuato se l’utenza in questione ha efettuato, e verso chi, delle telefonate, intendendo delle persone o utenze fisse di normali gestori telefonici italiani, e diventa dunque più stringente se da quel luogo di vita e di lavoro abituale, ed insieme alla storia della corrispondenza delle celle con quelle straniere abbiamo molti casi di telefonate che, o per distrazione, o confusione, qualcuno ha fatto a casa, alla sorella, al fratello, all’ufficio. Poi, ancora, poichè stiamo parlando di persone che non svolgono un mestiere ordinario ma di arbitri, quel ragionamento investigativo cerca di raggiungere un risultato in più, vedendo se per ciascuna di queste persone riusciamo a collocare queste utenze in occasione di alcuni determinati avvenimenti a cui sappiamo che le persone hanno partecipato in modo indiscutibile e, siccome arbitri e assitenti, indiscutibilmente, partecipano essenzialmente a due cose: andare ad arbitrare una gara in un determinato stadio, e al raduno di Coverciano.
Le sim attivate dove gli imputati dovevano essere.
Che cosa troviamo per tutti i casi: che sulla base di un comunicato della FIGC noi sappiamo se in una determinata giornata un determinato arbitro era stato presente, o assente, ad un raduno a Coverciano. Ed abbiamo verificato sulla base dei dati di questa lista se per caso in occasione di quei raduni le celle erano state attivate. È chiaro che non sempre la scheda è stata utilizzata, perché non sempre accadeva, ma questo poco importa. Quello che importa è se 1, 2, 3, 4 o 5 volte quella scheda, quando risulta la presenza a Coverciano di quella persona, è stata utilizzata. E sarebbe clamoroso solo scoprire che la cella viene intercettata e quella persona era assente. Ma le cose non stanno così e lo vedremo. E l’ultima operazione è quella che riguarda la questione degli incontri di calcio, il che non significa solo lo stadio. Perché a volte è andata così: se la gara si svolge, ad esempio, nello stadio di Messina, noi abbiano una cella che copre quella zona dello stadio, ma a volte abbiamo una cella che viene agganciata sulla strada fatta dall’arbitro per raggiungere o ritornare dallo stadio. Ma questo non chiude il discorso delle schede. Per comprendere e terminare le operazioni c’è bisogno di altro e noi arriviamo a risultati che riteniamo chiari, perché non possiamo isolare progressione e contenuto di telefonate sulle utenze intercettate dal traffico telefonico delle schede straniere. Legare tra loro le telefonate con questi dati, in che senso: voi troverete decine e decine di conversazioni che iniziano in modo singolare, senza convenevoli, ma come se queste due persone avessero finito appena di conversare, ma i carabinieri non le sentono, oppure quella conversazione in chiaro si sviluppa fino ad un cero punto e poi, si dice "Ti chiamo, ci risentiamo più tardi", e poi i carabinieri aspettano e non le ascoltano. Infine ancora leggere quale può essere l’ausilio delle testimonianze per offrire una chiave di lettura certa di alcune vicende; tra tutte le dichiarazioni di Paparesta e la lettura dei tabulati delle schede straniere risolvono alcuni punti: il possesso delle schede da parte di Fabiani e Bertini. Ma occorre mettere insieme dei dati e fare una lettura unitaria di questi avvenimenti.
Presidente, se possiamo interromperei e riprenderei alla prossima.
Il Presidente Casoria acconsente e l'udienza termina. Appuntamento al 10 maggio 2011.
Francesco/FRALES, al termine dell'udienza, è riuscito a scambiare delle impressioni con gli avvocati delle difese, i quali sono rimasti basiti dall'atteggiamento di Narducci che, in pratica, non ha tenuto conto assolutamente delle risultanze dibattimentali, proponendo una requisitoria in "stile 2006", e facendo molte volte riferimento alla sentenza del rito abbreviato che, non essendo ancora passata in giudicato, non è valutabile ne utilizzabile.
La requisitoria dei PM dovrebbe continuare anche nell'udienza del 24 maggio, mentre dal 31 maggio dovrebbero iniziare le arringhe difensive. La data della sentenza è ipotizzata per il 12 o 19 luglio.
Questo il calendario di udienze programmate ed il nome di chi parlerà:
10 maggio - Requisitoria del PM Narducci.
17 maggio - Sospensione per motivi elettorali.
Se l'istanza di ricusazione non sarà accolta il processo continuerà secondo questa programmazione:
24 maggio - Requisitoria del PM Capuano.
31 maggio - AVVOCATURA DELLO STATO - Avv. CATALANOTTI per il Brescia Calcio - Avv. GUELI per Atalanta Calcio - Avv. STORTONI per il Bologna F.C. - Avv. MILELLA per la FIGC - Avv. BORTONE per la RAI Radiotelevisione Italiana.
7 giugno - Avv. CASTALDO per il Fallimento Salernitana - Avv. SGUBBI per il Fallimento Vittoria 2000 - Avv. SAMBATI per l'Unione Sportiva Lecce - Avv. LA RANA per Federconsumatori Campania - Avv. VITIELLO per la JUVENTUS F.C. - Avv. PICCA per la Fiorentina.
14 giugno - Avv. GALLINELLI per Cennicola - Avv. DE FALCO per Gemignani - Avv. GANDOSSI per Meani - Avv. DI VALENTINO per Puglisi - Avv. ACRONZIO per Rodomonti - Avv. OSTELLARI per Titomanlio - Avv. GENTILE E DE NIGRIS per Lotito - Avv. PICCA E FURGIUELE per Mencucci.
21 giugno - Avv. PICCA E FURGIUELE per Della Valle Diego e Andrea - Avv. MURALE E KROGH per Foti - Avv. MORESCANTI per Fazi - Avv. MISIANI per Scardina - Avv.CIRILLO per Ambrosino - Avv. PIROLO E DIGITANO per Dattilo - Avv. MUNGIELLO E CALEFFI per Racalbuto.
28 giugno - Avv. MESSERI per Bertini - Avv. BOTTI per Mazzini - Avv. MORESCANTI per Fabiani - Avv. GALLINELLI per De Santis - Avv. FONISTO E SALDARELLI per Mazzei.
5 luglio - Avv. SENA E BONATTI per Pairetto - Avv. MORESCANTI per Bergamo.
12 luglio - Avv. TROFINO E PRIORESCHI per Moggi.