CantaNapoli - Il processo
Udienza del 7 giugno - La parola a Mazzini e alle parti civili.
- Dettagli
- By Redazione
E' stata un'udienza dedicata alle parti civili ammesse. Per la prima volta dall'inizio nel processo era in aula Innocenzo Mazzini, l'ex vicepresidente dellla Figc per il quale i Pm hanno presentato un richista di condanna a 4 anni per associazione a delinquere. E infatti l'udienza si è aperta con una dichiarazione spontanea dello stesso Mazzini..
Hanno poi parlato i rappresentanti delle parti civili: dell'Avvocatura dello Stato (avv. Vigoriti), della Fedrconsumatori Campania (avv. La Rana), dell'Atalanta (avv. Gueli), del Bologna Calcio (avv. Merlini), della parte civile Vittoria, della Rai.
Ore 10.10: La Presidente Casoria inizia l'abituale appello.
Innocenzo Mazzini vuole rendere una dichiarazione spontanea.
Ho chiesto di effettuare questa dichiarazione perché anch'io dopo 5 anni di silenzio possa offrire il mio contributo alla comprensione dei fatti. Solo ora, perché ho voluto attendere che i pm finissero la requisitoria per fornire ogni chiarimento. Ho svolto la mia attività di diregente quasi esclusivamente in ambito dilettantistico dal '60 a pochi anni fa, quindi per oltre 40 anni. Ho operato in una società dilettantistica di Firenze, dove ho svolto la professione di medico e la mia società è sempre stata molto attenta ai problemi dei giovani. All’inizio degli anni '90 sono entrato nella Figc. Dal 2000 al 2006 sono stato vicepresidente eletto, con presidente Carraro e altro vicepresidente Abete. Il mio ufficio si trovava presso Coverciano e ciò dico perché è stato adombrato che mi recassi lì per parlare con gli arbitri, mentre era la mia sede operativa. Io avevo la delega prima all’antidoping, e a Coverciano c’è la sezione medica, poi dal 2003 la responsabilità di tutte le Nazionali italiane, dall’Under 16 alla maggiore, quindi Coverciano era sede di tutti i raduni della Nazionale; tra l’altro lì vi è la sede del museo del calcio, del cui consiglio direttivo facevo parte, inoltre sempre lì vi è la sede della fondazione Franchi. Per quanto riguarda l’antidoping vorrei dire che in questo compito l’ho molto sviluppato, incrementando i controlli a sorpresa e del prelievo sangue e urina nel periodo in cui infuriava la polemica Zeman-Juve, con quest’ultima sottoposta a giudizio a Torino per abuso di farmaci. La mia presenza a Coverciano era dovuta ad un'attività tesa a queste incombenze. In questa mia qualità conosco bene i meccanismi che regolano la giustizia sportiva e so che il valore al quale ci si informa è la celerità. Ma celerità e giustizia si pongono in termini di contraddizione per cui, pur rispettando il lavoro dei giudici sportivi, ne contesto l’operato, al punto che ho impugnato al Tar lazio le loro sentenze. La caratteristica della presidenza Carraro era di una grande collegialità. Il presidente chiedeva di collaborare con tutte le società, a partire dalle dilettantistiche, per ridurre al minimo la conflittualità e far sì che le tensioni che spesso le tifoserie hanno si riducessero al minimo. In questa prospettiva, non raramente mi sono trattenuto a pranzo con i rappresentati della classe arbitrale e con gli arbitri che dal giovedì erano a Coverciano; in questa occasione venivano trattati i temi di carattere istituzionale. Era un'interazione non solo perfettamente consentita dalle normative, ma espressione diretta delle linee guida federali in materia. Vorrei anche dire come e perché si sia giunti alla nomina di due designatori: tale nomina è stata concordata in una riunione organizzata da Carraro con sette società, per soddisfare esigenze contrapposte. Nessuno contestò l’iter seguito. era il 1999 ed il sottoscritto era presidente del settore giovanile scolastico e non partecipò alla decisione. Vengo alle accuse che mi vengono mosse. Io non sono un delinquente, ma ho un carattere molto toscano, sono incline ad affrontare tutto con ironia, con scherzo, millanterie. Se di un qualcosa mi si può accusare è l’eccesso delle battutine. Le intercettazioni devono essere interpretate alla luce di questo mio modo di essere. La mia professione mi ha portato ad assistere persone molto sofferenti ed angosciate, per cui il calcio per me era una camera di compensazione. Non ho mai avuto né cercato di promuovere ricchezza economica dalla mia attività sportiva. Non mi sono arricchito, vivo dignitosamente della mia pensione non ho aumentato il mio modesto patrimonio. Primo punto: i miei rapporti con i dirigenti della Juve erano amicali come li avevo con i dirigenti di altre squadre come Inter, Milan e Roma, non mi sono mai interessato delle vicende sportive della Juve. Solo una volta emerge un mio interesse per una partita, che è Siena-Milan, quando scherzo e rido con Giraudo che era con me consigliere federale per il fatto che l’arbitro sorteggiato fosse Collina, il qaule era il meno gradito dalla Juve anche in seguito allo scudetto del 2000 perso a Perugia. Il mio commento era relativo alla sconfitta del Milan con un arbitro che meno filo-juventino non si poteva trovare. Ho sempre parlato con i dirigenti di politica federale.
Il calcio dilettantistico mi ha portato alla vicepresidenza federale e, per i meccanismi elettorali vigenti, con i soli voti dei dilettanti avevo assicurata la carica di vicepresidente per tutti i quadrienni che avessi voluto, perché essi erano sempre schierati dalla mia parte. Non avevo bisogno di alcun accordo con chicchessia per mantenere la carica. Non ho mai avuto rapporti di affari con dirigenti di società. Il secondo punto è il mio rapporto con la Fiorentina. È la squadra della mia città, dove vivo. È una squadra importante, che in quel periodo era in brutte condizioni, si era giunti al fallimento e alla ripartenza dalla C2; ed in tre anni, grazie ai Della Valle era tornata nel calcio che conta nel 2004 2005. In questa stagione la Fiorentina ha mille difficoltà, costituzionali e di organico. Ha problemi ad esprimere un gioco valido e non fa risultati. Siamo in periodo elettorale sia in Federazione che nelle leghe e vi sono delle problematiche per il rinnovo. La dirigenza della Fiorentina contesta la ripartizione dei proventi televisivi e si oppone al rinnovo di Carraro e di Mazzini e Abete. Ci sono momenti di scontro e alla fine del 2004 tutti si rsolve in un accordo che rinnova la Lega a Galliani e la Figc a Carraro. La squadra continua ad andare male. I tifosi sono scontenti e qualcuno chiede la testa dei Della Valle. Con ciò si contesta che la Fiorentina fosse stata oggetto di voluta persecuzione arbitrale per l’atteggiamento dei Della Valle. Peraltro, l’assetto delle nuove norme prevedeva un accordo informale richiesto anche dalla Fiorentina e cioè che, dopo due anni di Carraro, sarebbe subentrato Abete e io sarei diventato vicepresidente vicario. Alla fine del campionato la situazione federale si è ricomposta, ma la Fiorentina è ancora inguaiata e gli errori continuano, ma sono errori in perfetta buona fede. In una partita si verifica una grave contestazione dalla tifoseria, con gravi problemi di ordine pubblico. I dirigenti della Fiorentina si rivolgono al sottoscritto chiedendo aiuto e dicendo che c’era qualcuno che gli aveva prospettato l’idea di comprare arbitri e giocatori per salvare la Fiorentina. Signor presidente, se fossi stato il delinquente che non credo di essere, quale migliore situazione per lucrare un lauto compenso ed assecondare questa politica mettendomi a disposizione! Invece, come risulta dalle intecettazioni, io ho rifiutato questa idea dicendo che non si fatto troiate, anzi ho suggerito di modificare gli atteggiamenti nei confronti della classe arbitrale da parte della dirigenza e altri settori della squadra. Conosco troppo bene la classe arbitrale per non sapere che più viene attaccata meno si può prevedere un atteggiamento imparziale, anche perché inconsciamnete l’attacco sistematico produce risultati opposti a quelli cercati. In questa ottica avviene l’incontro tra me, Bergamo e Della Valle in un ristorante con altri 50 avventori. Si disse di non fare un muro contro muro e che la Fiorentina sarebbe stata messa alla pari degli altri. A proposito di inviti conviviali parlo di quello avvenuto a casa di Bergamo con Giraudo e Moggi. Si tratta delloo stesso invito fatto a Galliani e Facchetti in occasione degli incontri delle loro squadre a Livorno. Anche il motivo dell’invito era lo stesso: comunicare la volontà di Bergamo di non riassumere l’incarico di designatore per l’anno successivo; essendo egli stato nominato sulla base di indicazioni delle tre società, egli voleva dirlo direttamente e la mia presenza istituzionale era necessaria per questo. Tornando alla cena, Bergamo recepisce il nuovo atteggiamento della Fiorentina e garantisce che preparerà le griglie per tutte le gare delle squadre coinvolte nella retrocessione, mettendo arbitri con esperienza e soprattutto internazionali, sempre sottolineando che anche questi potevano sbagliare. Infatti, vedi l’episodio di Lazio-Fiorentina dove Rosetti non vede il fallo di mani di Zauri provocando una serie di arrabbiature, in particolar modo del sindaco Dominici, il quale mi telefona lamentandosi dell’atteggiamento persecutorio per cui avrebbe interessato Carraro, Ghirelli e Abete. Io non stavo vedendo la gara e telefono a Bergamo, il quale mi dice: “Io più che mettere in grigli arbitri di valore non so cosa fare di più”. La perfetta comunicazione tra i vertici federali delle questioni relative ai rapporti tra le società è confermata da ina chiamata di Abete il quale mi chiama e mi dice: "Ora a quelli chi glielo dice?". Quindi egli è a conoscenza delle lamentele. Si arriva all’ultima giornata e la partita clou è Fiorentina-Brescia, perché solo la vittoria garantisce alla due società la salvezza. Viene arbitrata da Collina, contestazioni zero, pressioni zero, contatti zero. Subito dopo c’è Bologna-Samp. Se il Bologna vince è salvo. Il Bologna è in caduta libera e non riesce a battere la Samp senza motivazioni. Contestazioni su Paparesta zero, pressioni zero. Infine c’è Lecce-Parma con il Lecce non ancora salvo e il Parma in piena zona retrocessione: in questa gara fanno tutto i giocatori.
Dopo la gara De Santis mi chiama ed è la quarta telefonata che fa dopo la partita. Ero e sono amico di De Santis che come me è facile all’uso dell’ironia e dello scherzo. Quelle successive in cui vanto merito sul raggiungimento del risultato positivo della Fiorentina, si inquadrano nella millanteria e nell’assecondamento di quello che faceva piacere sentire ai miei interlocutori. Terzo punto, la Lazio. Era stata salvata grazie al coraggio di Lotito che avevo conosciuto tramite il giudice Ferri, anch’egli dirigente calcistico in quanto presidente di una società dilettantistica di Massa Carrara. Lotito è un bravissimo amministratore ma aveva un timore che tutti i sacrifici fatti, fossero vanificati dagli errori arbitrali. Egli mi disse di interessare Carraro e Abete. Lotito aveva 5 telefonini e a turno mi telefonava mattina, sera e notte. Voi capite che uno o taglia tutti i rapporti o la butta sullo scherzo dicendo, ti farò vincere, non ti farò perdere ecce. A conferma di ciò vi è Chievo-Lazio diretta da Rocchi di Firenze. Dissi a Lotito che Rocchi era fiorentino, quasi ammiccando, laddove avevo ed ho con Rocchi, un rapporto di conoscenza simile a quello che avevo con tutti, tanto è vero che Rocchi è stato assolto per la gara. Quando dissi Gazzoni parla e noi vinciamo, volevo intendere che non si vince con le chiacchiere. Non è casuale che tutte le telefonate incriminate, mi vedono protagonista di conversazioni che avvengono sempre e solo dopo la conclusione delle partite con i toni di chi si vuol fare importante nei confronti dell’interlocutore. Ultimo accenno alle schede riservate. Mai avute! Non so nemmeno di che si parla. I miei numeri erano conosciuti da tutti. Ho dato allo sport passione cuore e denaro per 40 anni. Vi ringrazio!
Avvocato dello stato, Vigoriti: Per le parti civili questo processo è cominciato molto male, per quanto concerne soprattutto le parti civile pubbliche; posso dire che né su istanza di parte né su ufficio, l’avvocatura dello stato era mai stata estromessa da un processo come questo di grande rilievo pubblico. Qui invece c’era stata un'estromissione di tutte le parti civili, sia pubbliche che private e unico rimedio che è stato possibile adottare era il ricorso per Cassazione, considerando gli aspetti di abnormità della decisione, e la Cassazione ha ritenuto fondata la doglianza. Nel momento in cui le parti civile rientrano nel processo avvertono delle sensazioni prognostiche non del tutto positive dell'azione civile. Noi in ogni caso esponiamo le nostre ragioni. Noi abbiamo sentito delle dichiarazioni spontanee anche stamattina, che forse coincideranno con le tesi degli altri imputati, per cui se le mettiamo insieme possiamo arrivare alla conclusione che tutto va bene madama la marchesa, il calcio va così e che quindi i campionati si possono svolgere nel modo che è emerso dalla istruttoria dibattimentale. Proprio Mazzini stamattina ci parla di incontri conviviali, poi si prendono delle espressioni adoperate nelle intercettazioni e le si rivestono del manto della millanteria. Mi piace sottolineare un dettaglio: Mazzini si dichiara estraneo ad ogni aspetto di illiceità, ma contemporaneamente fa una dichiarazione dirompente perché dice che c’è stata una corale pressione nel senso di convincerlo a comprare arbitri e giocatori. Lo dice uno degli imputati!!! D’altronde, stiamo assistendo in questi giorni ad ulteriori scoperte di presunte frodi sportive, pare che stiano approdando alla serie A, sembrerebbe che vi siano soggetti che ammettono gli addebiti contrariamente a quanto accade in questo processo, quindi non stiamo parlando della luna, quindi parliamo di frodi sportive in questo processo. Ultima annotazione, prima degli aspetti di danno, è una lunga intervista di uno degli imputati che, commentando proprio questi nuovi fatti dice: “Ai calmanti non sono mai arrivato”. Ne prendiamo atto, a me fa pensare che a qualcosa altro ci è arrivato. Certo si sarà trattata di una celia.
Prioreschi (urla): Non fa parte di questo processo!!!!
Avv, Vigoriti: Non accetto interruzioni.
Presidente Casoria: Avv. Prioreschi, abbiamo tutti la televisione, abbiamo sentito l’intervista. Avv. Vigorito, Lei si attenga ai fatti di questo processo.
Avv. Vigoriti: I Monopoli di stato hanno riguardo alla trasparenza delle giocate, non sono preposti solo alla raccolta del denaro ma anche alla verifica della regolarità del comportamento degli operatori. Qui la frode sportiva è contestata con l’aggravante dell'alterazione dei pronostici. Quando si verificano fatti della gravità di quelli di cui ci occupiamo vi è una frustrazione delle attività dei Monopoli di stato ai quali viene impedito, dalle condotte contrarie alle sue finalità, di vigilare. L’8% delle giocate è l’aggio del punto di vendita, il 50% va al montepremi, poi c’è un'imposta unica a cui è destinato il 33,84% dei proventi, poi un contributo al credito sportivo del 2% e poi ad un ente di gestione dei Monopoli che è del 5%. Cosa si è verificato? Esistono delle categorie tipizzate di scommettitori e noi prendiamo in considerazione quelli definiti abitudinari o sportivi tifosi. Questi due target, che sono quelli che giocano sempre, sono soggetti sui quali la diffusione di notizie come quelle di questo processo provoca una disaffezione alla giocata provocando un calo. Quando costoro si rendono conto che è inutile fare scommesse pronostiche smettono di scommettere, quindi viene meno l’introito. In pratica l’andamento delle entrare dal 2004-2005 fino al 2007-2008 è calato del 41% per il contributo di gestione e per le entrate erariali. ovviamente non possiamo attribuire l’intero calo alle condotte qui sottoposte a giudizio, ma è ragionevole che la percentuale di incidenza sia di un 30%, quindi un minore introito di circa 19 milioni per le entrate erariali e di circa un milione per il contributo di gestione. Mentre il minore introito per il progetto di “gioco sicuro” ammonta a circa 200.000 euro, per un totale di 20 milioni di danno patrimoniale. Oltre al danno non patrimoniale all'immagine dei Monopoli di stato.
Passiamo all’altra amministrazione che viene ddefinita POGAS (politiche giovanili per le attività sportive). È un ministero senza portafoglio ma che necessità di risorse. Esso ha attenzione alle politiche giovanili e il modello che viene fuori da questo processo, cioè la gestione del potere a tutti i costi, l’avere più importante dell’essere, è esattamente inverso alle sue funzioni, per cui è evidente il danno che gli è stato creato. Il danno non patrimoniale potrà essere liquidato direttamente dal tribunale. Chiediamo una provvisionale immediatamente esecutiva che attribuisca 20 milioni di euro più 5 milioni per non patrimoniale per i Monopoli, più altri 5 per non patrimoniale per il POGAS.
Avv. La Rana della Federconsumatori Campania: Si associa alle richieste della Procura, aggiunge la richiesta di risarcimento danni in forma generica. Le motivazioni sono le seguenti: i motivi che indussero la Federconsumatori a costituirsi sono corroborati dall'istruttoria dibattimentale. La nostra Costituzione garantisce la libera espressione dell’attività sportiva. Nel corso di questo procedimento, al teste Del Piero è stato rivolta la domanda di quanti scudetti avesse vinto. Una domanda inammissibile, ma tali domande in questo processso sono state la regola non l’eccezione. Quando dovrete decidere se si è formata la prova della responsabilità penale dovrete pensarci, ma posso dire fin d’ora che l’economia processuale non è certamente dipesa dalle parti civili, che hanno svolto le loro attività con dignità e attenzione e termino qui.
Avv. Gueli, per l'Atalanta: Sono state alterate singole situazioni riconducibili ora alla scelte degli arbitri, ora all'irrogazione di sanzioni disciplinari sul campo o provvedimenti successivi che hanno portato alla mancata partecipazione alla gare successive. Ne è derivato falsato il campionato all’esito del quale l’Atalanta è stata retrocessa. Già il Pm ha definito bene il reato di frode sportiva di cui la stessa condotta integra la fattispecie. Il bene giuridico tutelato qui è lo svolgimento corretto di una pratica sportiva secondo i canoni della stessa. Si sono resi protagonisti dell’alterazione anche soggetti che avevano ruoli di garanzia a livello dirigenziale del calcio e si è visto come determinate scelte, favori e spinte abbiano prodotto dei vantaggi; ma l’esistenza di questo sodalizio viene evidenziata dalla possibilità della partecipazione al campionato di società che forse non avevano tutti i requisiti per parteciparvi. In tutto questo contesto, non è nemmeno necessario indagare quello che è l’evento derivato dalla condotta, ma nel caso di specie vi è un danno patrimoniale e all’immagine e un'ulteriore figura di danno da perdita di chance. Sono stati prodotti i bilanci relativi all’Atalanta quando era in A, poi in B. Dalla lettura di questi bilanci si evidenzia che, con riferimento ad alcune voci dirette quali biglietti, incassi, abbonamenti, nell’anno che ci interessa aveva incassato 5 milioni di euro, poi 3, quindi con un danno di 2 milioni, poi ci sono quelli relativi al mancato incasso per i diritti televisivi o alla minore visibilità; comparando i due bilanci è agevole notare come in A queste voci erano di 19 milioni di introiti, poi in B 4 milioni con una differenza di circa 14 milioni. Ciò spiega anche determinati allarmi da parte di alcune squadre. Alla luce di ciò il danno è quantificabile, come ho scritto nelle mie memorie, considerando anche il deprezzamento del cartellino dei giocatori, in circa 20 milioni di euro, oltre agli 11 milioni di danno patrimoniale, oltre 10 milioni di danno morale. Inoltre, vi è da considerare il danno da perdita di chance che si può definire come la perdita della possibilità di rimanere in serie A e partecipare ad eventi di un certo rilievo, che si può quantificare il 15 milioni per cui il totale è di 68 milioni.
Avv. Merlini per Bologna calcio: Il Bologna è in questo processo per la partita in cui tre giocatori del Bologna vennero ammoniti e squalificati per la partita successiva. Inoltre per tre partite sul finire dal campionato che si inseriscono nelle attività tese a salvare la Fiorentina e che portarono alla retrocessione del Bologna. La consulenza tecnica prodotta compara i bilanci del Bologna di quando era in A e i tre successivi in cui si trovava in serie B. considerando gli incassi, i contributi della lega, i proventi televisivi. Il totale della somma è di 43 milioni circa. Preciso che nel corso dell’esame del consulente vi fu un intervento dell’avvocato della Figc che in maniera impropria chiese al tecnico se avesse confrontato i bilanci tenendo conto delle alterazioni dovute alla accuse di falso in bilancio fatte a Gazzoni; preciso che queste accuse non riguardavano la società Bologna football club spa, ma .una società Vittoria di proprietà del Gazzoni. Sui bilanci del Bologna nessuna ombra vi è mai stata. Il Bologna si è costituito parte civile contro tutti gli imputati e contro il responsabile civile Fiorentina. Stamattina abbiamo avuto modo di ascoltare le dichiarazioni di Mazzini il quale non ci ha spiegato perché in qualità di vicepresidente della Figc non ha preso provvedimenti quando gli è stato detto che c’era la possibilità di comprare arbitri e partite, anzi si è messo all’opera per vedere come fare per salvare la squadra. I Della Valle non sono degli sprovveduti né privi di risorse ma Della Valle per arrivare ad ottenere lo scopo deve andare a Canossa, da Bergamo, e ci deve andare passando attraverso Moggi. Si tratta di fatti documentati da telefonate come quella tra Mazzini e Mencucci. Altro capo è quello su Fiorentina-Bologna dove c’è una intercettazione di Moggi in cui sente il dg della Juve dire: “A me quello che mi serve è Fiorentina-Bologna” e dopo c’è l'intercettazione famosa tra Moggi e Damascelli. Su come si sia svolta poi la successiva Bologna-Juventus lasciamo stare. Quello che è certo è che Moggi e Pieri conversano molte volte nei pressi di quella partita. Per Chievo-Fiorentina, inoltre, vi è un commento tra Mazzini e Mencucci del 6 marzo 2005 dopo il sorteggio in cui Mazzini commenta la designazione di Dondarini come “Bel lavoro” o di quella del dopopartita in cui Mazzini chiede a Mencucci: “ti lamenti ancora? E poi, quando ci si mette le mani noi…". L’ultima partita è Lecce-Parma sulla quale è stato detto molto. Questa gara nasce da quella precedente Lazio-Fiorentina, quando non viene concesso un rigore netto alla Fiorentina: evidentemente le ciambelle non riescono con il buco. Credo che siano provate le responsabilità e concludo per la condanna al pagamento di una somma valutata in 43 milioni per il danno patrimoiniale e 10 milioni per non patrimoniale con condanna alla provvisionale non inferiore ad euro 15 milioni e pagamento delle spese.
Avv. Parte Civile Vittoria: È evidente che il fallimento Vittoria rappresenta l’interesse dei creditori e non degli amministratori. Vittoria nel 2004-2005 era proprietaria esclusiva di Bologna football club e si è costituita per 4 capi di imputazione. Se è vero che tutte le squadre ricevevano aiuti alla pari, come si spiega la telefonata tra Mencucci e Mazzini? Esistono soggetti passivi sacrificabili in campionato? E come è compatibile la dichiarazione “non si vince con le chiacchiere ma con i giocatori” con il prosieguo della stessa telefonata in cui si dice che è importante quello che avviene fuori dal campo. E ancora, l’errore di Rosetti in Lazio-Fiorentina, quello che succede dopo, in una telefonata tra Bergamo e Mazzini si dice: incredibile, era tutto sistemato, bisognerà mettere a posto, bisognerà seguire non più una ma tre partite. Quando non si sa che spiegazione dare alla partita ci si nasconde dietro il clima canzonatorio ma come si spiega il patto d’onore? Di operazione chirurgica? Dato certo è la retrocessione delle squadre tra cui il Bologna. Passando al danno, la parte civile si affaccia al processo con una valutazione del danno già fatta dal CTU del Tribunale Civile di Bologna in sede di fallimento, il quale non senza gravi censure all’operato degli amministratori, dice che la retrocessione ha determinato una svalutazione pari a 36 milioni di euro. Ora le valutazioni del CTU oltre che fondarsi sulle valutazioni dei bilanci trovano riscontro su due documenti che consentono di verificare il valore della società prima e dopo il fallimento. Vittoria nel 2001 ha ceduto il 10 % della squadra per 6 miliardi di lire. L’acquirente si era impegnato ad acquistare il rimanente 40% per 17 miliardi. Dopo la retrocessione il Bologna viene venduto a poco più di 900mila euro. Per cui per il danno patito da Vittoria viene stimato in 32 milioni di euro, oltre ai danni morali secondo equità. Con provvisionale di almeno un sesto.
Avvocato della Rai: La Rai ha assunto nel processo un atteggiamento di pacatezza ma non sono ambigui né oscillanti. La Rai sulla condotta associativa ha subito un danno evidente. Questo atteggiamento di pacatezza è stata una scelta per evitare stigmatizzazioni o personalizzazioni del confronto. Tale atteggiamento ci consente oggi di guardare agli esiti dell'istruttoria con concretezza e guardare alle conclusioni del pm coin totale condivisione. La Procura ha compiuto uno sforzo mostruoso perché è approdata a risultati sorprendenti sia in termini quantitativi che qualitativi, tanto che in molti è sorto il dubbio che mai l’istruttoria dibattimentale avrebbe potuto confermarli. In molti è sorto il dubbio che quegli esiti sorprendenti delle indagini non avrebbero trovato dignità di prova nel dibattimento. Ma chi confidava in questi dubbi è rimasto deluso, l’istruzione probatoria è riuscita a corroborare le risultanze delle indagini. Almeno 3 elementi possono essere presi in considerazione. Primo: di tipo testimoniale. La testimonianza di Venerato: interviste fatte e non fatte, interlocutore scelto in un contesto piuttosto che in un altro, sono la prova amara della realtà. Secondo: una prova documentale. C’è una singolare corrispondenza tra quello che è il livello delle partite da commentare e la scelta dei commentatori, ignorando professionalità chiare. Infine, le intercettazioni: i rapporti tra Scardina e Moggi che chiariscono il sistema. Scardina chiama Moggi e lo rassicura che la domenica successiva la Sanipoli sarà inviata in una gara di terza fascia, così impara a fare domande. Il problema è che un giornalista del servizio pubblico non può fare domande perché quelle domande non sono frutto di una professionalità ma turbano determinati equilibri. La conclusione è che il sistema purtroppo incideva non solo e non tanto sull'andamento del campionato, non solo sulle scommesse e sui giochi, ma incideva anche sull’informazione e nell’informazione trovava un appoggio utile e vergognoso. La Rai è a totale partecipazione pubblica e concessionaria di pubblico servizio. Alla base del contratto di servizio pubblico vi è obbligo di fare informazione e in tale concetto deve ricomprendersi anche quella sportiva. Quest’ultima è stata indirizzata veicolata, distorta e dunque è stato frustrato quello che è il compito fondamentale al fine di favorire il sodalizio. E questo contributo di disinformazione non è marginale o di contorno ma significativo, risolutivo, perché volto ad occultare alla vista del mondo quello che era un sistema. È un fenomeno gravissimo. Oggi si spacca il capello in quattro, verificando addirittura quanti secondi vengono concessi ad un personaggio politico rispetto ad altri, mentre in passato è andata in onda la totale disinformazione. La Rai chiede la condanna al risarcimento per danni patrimioniale e non patrimoniale nella misura di 10 milioni.
Per oggi termina qui.
La Presidente Casoria ha chiesto per la prossima udienza di sentire le altre parti civili e i responsabili civili, per poi cominciare il 21 con le difese. Il 28 dovrebbe saltare l'udienza in quanto contemporaneamente vi è l'udienza della ricusazione.
Calciopoli: chieste le condanne, ma è crollato il castello accusatorio
- Dettagli
- By Crazeology
Il processo penale di primo grado che si sta svolgendo a Napoli potrebbe finire tra fine luglio e settembre. Nelle scorse udienze i PM Narducci e Capuano hanno esposto le requisitorie. Sono stati chiesti: 5 anni e 8 mesi di carcere per l'ex dg della Juve Luciano Moggi, 5 anni per l'ex designatore arbitrale Paolo Bergamo, 4 anni e 6 mesi per l'altro ex designatore Pierluigi Pairetto, 3 per l'ex arbitro Massimo De Santis, 1 anno e 10 mesi per Andrea Della Valle, 2 anni per Diego Della Valle, 1 anno e 6 mesi per Leonardo Meani, 1 anno e 10 mesi per il presidente della Lazio Claudio Lotito, 2 anni e 2 mesi per l'arbitro Salvatore Racalbuto, 1 anno per Pasquale Rodomonti, 2 anni e 4 mesi per Paolo Bertini, 1 anno e 8 mesi per Antonio Dattilo, 1 anno e 8 mesi per l’ad della Fiorentina Sandro Mencucci, 4 anni e 6 mesi sia per l'ex vice presidente federale Innocenzo Mazzini, 4 anni e 6 mesi per l'ex ds del Messina Mariano Fabiani, 2 anni per il Presidente della Reggina Pasquale Foti. Presto sentiremo le arringhe delle parti civili e dei difensori degli imputati.
Testimoni e prove - Durante tutti questi mesi, il teorema accusatorio si è sfaldato sotto il peso delle testimonianze rese in aula e delle prove raccolte. Le statistiche (medie punti, ammonizioni arbitraggi, ecc), confermano le tesi sostenute dalle difese. Alcuni grandi accusatori di Moggi hanno perso la loro credibilità, fornendo più versioni discordanti degli stessi fatti, o fornendo versioni inattendibili. L’ex arbitro Danilo Nucini ha candidamente ammesso di aver intrattenuto rapporti molto stretti con Giacinto Facchetti (molte telefonate e incontri riservati), quando ancora era un arbitro in attività e che sono stati organizzati in suo favore dei colloqui di lavoro. Altri testimoni hanno raccontato semplicemente di aver ascoltato e creduto a voci di corridoio o riportate dai quotidiani sportivi. Non sono stati provati passaggi di denaro, non sono state trovate partite truccate né vantaggi arbitrali predeterminati in favore della Juventus. Caduta miseramente anche la teoria del sorteggio “truccato”, perché veniva svolto sotto l'occhio attento dei notai e con la collaborazione di giornalisti che cambiavano di volta in volta. Addirittura, fatto raro nei tribunali Italiani, le difese degli imputati hanno rinunciato ai loro testimoni, per velocizzare il processo e perché non erano utili a smontare teorie accusatorie che si erano già smontate da sole.
Le schede svizzere - L’ultima possibilità per provare che esisteva la “cupola” era quella delle schede telefoniche svizzere che Moggi, secondo i PM, “avrebbe” dato agli arbitri per impostare gli arbitraggi a suo piacimento. Altro buco nell’acqua. Negli ultimi anni hanno furoreggiato le intercettazioni pubblicate sui giornali riguardo a diverse vicende del panorama economico-politico italiano (D’Alema, Fassino, Fazio, Consorte, Fiorani, Ricucci, ecc), e negli anni precedenti a Calciopoli sottobanco c’era lo scandalo Telecom sullo spionaggio, esploso poi proprio nell’estate 2006. Evidentemente nel mondo del calcio erano in molti a temere che le proprie conversazioni telefoniche potessero essere ascoltate da terzi, e da qui nasce forse la ricerca dell’ausilio delle suddette schede. Un testimone ha affermato di aver effettivamente venduto a Moggi alcune schede estere, ma ha precisato che ne aveva vendute anche a dirigenti di altri club, e poi gli è scappato il nome di Branca, dirigente dell’Inter. Altro operatore del calciomercato. Non solo non è un reato utilizzare una scheda estera, ma per anni ci è stata venduta l’idea che le schede estere non sono intercettabili, mentre un perito in aula ha affermato che le schede estere sono intercettabili come tutte le altre. Perché allora non sono state intercettate? Ergo, nessuno saprà mai cosa si dicevano in quei dialoghi le persone che utilizzavano quelle schede, e non si sa chi esse siano. Non si è nemmeno sicuri che si trattasse di arbitri, anzi. Gli “specchietti” realizzati dai Carabinieri, con i diversi luoghi delle partite e gli spostamenti degli arbitri, raffrontati con le schede attive sulle diverse celle, sono pieni zeppi di errori e del tutto inattendibili. Basti dire che si tratta di un lavoro fatto a mano, su fogli di carta, per migliaia e migliaia di dati ed elementi da confrontare. Addirittura in qualche caso è provata e certificata, con tanto di documenti, la presenza fisica di un arbitro in un luogo completamente diverso dal luogo in cui sarebbe stata in quel momento la scheda a lui attribuita che ha attivato la “cella” (emblematico il caso De Santis). Insomma, un pasticcio colossale.
Le telefonate degli altri club – Nel 2008, durante il processo, il PM Narducci ha affermato: “piaccia o non piaccia agli imputati, non ci sono mai telefonate tra Bergamo o Pairetto con il signor Moratti, o con il signor Sensi o con il signor Campedelli, presidente del Chievo...”. Ma Moggi, grande mattatore dello show, nel 2010 ha deciso di spendere alcune decine di migliaia di euro per accedere ai dvd con tutte le telefonate intercettate dalla Procura, comprese quelle che mai nessuno aveva ascoltato, ed è venuto fuori il finimondo. Telefonate di dirigenti di altri club ce n’erano a iosa. Va detto che i rapporti con i designatori erano consentiti dal regolamento e stimolati dalla Federazione, per evitare le solite polemiche sui giornali in caso di clamorosi errori arbitrali. Ma mentre nelle telefonate di Moggi c’è tanta millanteria e parecchie chiacchiere, ossia nulla per ipotizzare un qualsivoglia reato, nelle telefonate degli altri club ci sono moltissimi dialoghi agghiaccianti. In particolare alcuni intercorsi con chi va sul campo, ossia arbitri e non designatori. Le squadre coinvolte nella nuova ondata delle intercettazioni ritrovate sono principalmente Inter e Milan, ma anche tanti altri club. In alcuni di quei dialoghi vi sono anche elementi di segno contrario all’ipotetica colpevolezza di Moggi. Però non sembra che tutto ciò interessi ai PM, come evidentemente non interessava durante le indagini. Le requisitorie raccontano la stessa teoria accusatoria del 2006, come se nulla fosse successo in questi anni di processo. Un’arrampicata sugli specchi.
La ricusazione - Non sono mancati neanche i colpi di scena negli ultimi mesi, con la terza istanza di ricusazione del giudice, dottoressa Casoria, proposta dai PM. Un fatto molto inusuale, perché nei processi di solito sono gli avvocati difensori che hanno interesse a ricusare il giudice. Le istanze sono state tre in tutto, due dei PM e una delle parti civili, praticamente un record nella storia della Repubblica. A giorni la decisione su quest’ultima. L’impressione è che i PM abbiano paura dell’esito finale, ma la teoria accusatoria è crollata al di là della sentenza che verrà scritta, che potrà essere, a questo punto, solo una cartina tornasole per testare il funzionamento del nostro sistema giudiziario. Infatti l’eventuale condanna di Moggi sarebbe solo l’ennesimo pasticcio.
La giustizia sportiva – Per gli aspetti strettamente legati al calcio, è doveroso sottolineare l’imbarazzo della F.I.G.C., soprattutto a seguito della presentazione dell’esposto della Juventus, oltre un anno fa, circa la parità di trattamento e la revoca dello scudetto assegnato ingiustamente all’Inter. Il Presidente Agnelli recentemente sulla Federazione ha detto che "se ci mette più di un anno per rispondere al nostro esposto, è perché qualcuno ha la coscienza sporca". Ma il Presidente Abete ha garantito che la decisione arriverà presto. Sempre sul fronte sportivo, il CONI ha chiesto chiarezza alla Federazione, mentre Moggi e Giraudo stanno combattendo per evitare la radiazione. I tifosi Juventini, invece, al di là delle reali intenzioni di Agnelli ed Elkann, vogliono la revisione del processo sportivo del 2006. Sarà un’estate calda…
(Articolo pubblicato nel n° 394 del 03-06-2011 di Stadio Goal)
Udienza del 31 maggio 2011 - I pm chiudono e chiedono le pene
- Dettagli
- By Redazione
E' stata l'ultima giornata di requisitoria dell'accusa a Napoli per il processo Calciopoli e ad occupare la scena è stato chiamato il giovane pm Stefano Capuano che, per i giudici, ha fatto un "bignamino" delle informative di Auricchio e dato prova di instancabilità nella lettura. Capuano è andato poco a braccio e ha letto tanto, una sequela di trascrizioni di intercettazioni, anche dopo che la Casoria lo aveva invitato a soprassedere, ché poi quelle letture avrebbero dovuto farle i giudici chiamati ad emettere la sentenza.
L'udienza, davvero tra le più noiose, si è svolta nel completo disinteresse dei media, se si esclude l'ottima informazione fatta da Alvaro Moretti per Tuttosport. In coda alla requisitoria sono arrivate anche le richieste di pena per gli imputati e queste hanno avuto il potere di svegliare TUTTI i media che, dopo pochi secondi, le hanno sparate in primo piano nelle proprie home page. Che cosa interessava tanti giornali e giornalisti, del resto, non lo scopriamo certo oggi e non ci sorprende. Non sono mancate le sorprese nelle richieste di pena, per noi attese ed ancora poche visti gli atti che abbiamo analizzato anche su questo giornale, come nel caso di Ambrosino, per esempio, per il quale i pm hanno chiesto l'assoluzione, anche se Di Laroni gli aveva attribuito, "presumibilmente", due schede "straniere". Ci piacerebbe leggere in proposito l'approfondimento di tanti "professionisti" dell'informazione che hanno sempre sostenuto in tutte le salse, da tante colonne, e da tanti schermi tv, che bastava l'indizio di aver usato schede straniere, come se possederle ed usarle bastasse per poter ipotizzare un reato penale perseguibile.
Abbiamo seguito e curato la cronaca dell'udienza, grazie al solito contributo dall'aula 216 di Napoli del nostro inviato Francesco/Frales, anche sul forum tifosibianconeri.com (commenti anche sul nostro blog.ju29ro.com) e la riportiamo.
Ore 9.50 - La Presidente Teresa Casoria inizia l'abituale appello.
Pm Capuano: Tratteremo i 30 capi di imputazione restanti, ma è necessaria una premessa su quella che è la frode sportiva e i motivi per cui il legislatore l'ha prevista. In una partita di calcio in cui sono coinvolte più persone è difficile capire il nesso di causalità tra l’illecito e la realizzazione dello stesso. Quindi il legislatore ha previsto due tipi di condotte illecite: la prima punisce chiunque prometta una somma di denaro per raggiungere un risultato e la seconda punisce chiunque compia atti fraudolenti al fine di raggiungere un risultato. Al comma tre c’è un aggravamento della pena se è influente ai fini dello svolgimento di pronostici e concorsi. Tutti i capi di imputazione riguardano la seconda ipotesi. Tale ipotesi è di pericolo presunto e si ha quando vengono eseguiti atti, quindi puniti indipendentemente dal fatto che il risultato della condotta si realizzi o meno. È per questo anche un reato a consumazione anticipata, cioè per la commissione degli atti fraudolenti. Si deve uscire dagli ambiti del 640 per la frode sportiva perché è difficile trovare gli estremi della truffa. Quali possono essere gli atti fraudolenti? Quelle azioni dirette ad alterare una competizione agonistica o tesi ad alterarne il risultato. Ripeto, non è necessario il comportamento illecito di uno degli atleti che partecipano alla competizione, è un reato a dolo specifico, l’alterazione del risultato non deve necessariamente esistere nella realtà ma basta che esista nella mente di chi ha organizzato il fatto. Ci sono anche alcune sentenze della Cassazione sul punto. La Corte individua un dolo specifico nel fatto di chi intende ottenere un risultato diverso da quello corretto e leale del campo. Vi è il divieto di utilizzare condotte contrarie al principio della lealtà. Quello che fa venir meno tali principi è reato. Anche nella normativa in tema di arbitri è previsto che agli stessi è affidato il rispetto delle regole del gioco e devono comportarsi con terzietà, lealtà e correttezza di giudizio.
Ammonizioni mirate e salvataggio viola. Non si tratta di analizzare un fuorigioco, o di un gol annullato, ma la partita è alterata anche con comportamenti dell’arbitro che esasperi la sua autorità o arbitri a favore di una squadra. Le tipologie di gioco sono due: le ammonizioni dei giocatori in diffida, per cui una successiva ammonizione non avrebbe consentito la partecipazione all’incontro successivo, e si vedrà quante volte ciò è stato utilizzato in favore della Juventus. Ciò è venuto fuori da intercettazioni ambientali e telefoniche tra molti degli imputati, ad esempio quelle del settembre e dicembre 2004 tra Moggi e Giraudo, e Moggi a Racalbuto. Ciò vale anche per Meani che si accorgerà, che nel corso del campionato ci sono una serie di anomalie e le commenterà. La seconda è quella della formazione delle griglie e la preparazione dei sorteggi. Se questo è genericamente l’argomento, l'accusa ritiene opportuno parlare di un aspetto che collega l’attività dell’associazione con i delitti di scopo, perché l’associazione, ad un certo punto del campionato, si compatta per far sì che la Fiorentina si salvi. Il primo capo è quello che riguarda Chievo-Fiorentina. Fino ad un certo punto appare inverosimile che si trovi un accordo illecito, perché all’inizio della stagione la Fiorentina è un'oppositrice della politica federale della Juventus. Diego Della Valle è una figura scomoda, tanto che si parla della possibilità di un dossieraggio nei confronti dei fratelli Della Valle. Tale idea proviene da Mazzini e, stranamente, sarà proprio lui a voler salvare la Fiorentina successivamente. Da più parti Mazzini lo si vuole screditare, perché è uno che parla molto. Lui ha in mano una documentazione molto interessante e lo rivela a Moggi in una telefonata del dicembre 2004.
La parte finale del campionato è diversa. La Fiorentina ha investito molto, ma si trova coinvolta per la salvezza e a questo punto merita di essere citata la telefonata del 21.4.2005 alle 15.42 tra Mazzini e Della Valle Andrea, il quale cerca Mazzini e gli dice che gli voleva parlare perché non capisce l’accanimento contro la sua squadra. Il giorno prima la Fiorentina ha pareggiato con il Messina che ha segnato al 6' di recupero. Della Valle dice di essere sicuro che qualcuno ha deciso che la Fiorentina debba andare in B (Capuano dimentica di ricordare al tribunale che l'arbitro di quella partita, con rete subita dai viola al 95° minuto, fu il "cavallo di Troia" Danilo Nucini, dai pm prima adottato come superteste, poi ritenuto appartenente all'associazione, poi ricitato nella requisitoria come teste fondamentale, ndr)
La Presidente Casoria stoppa il Pm che sta leggendo tutta la telefonata, dicendo che è inutile e che deve fare sintesi: "Siamo solo al capo 5, dobbiamo arrivare a 30. Lei ci indichi le telefonate, che sono state abbondamentemente sviscerate durante il dibattimento. Un po' di sintesi... Siamo solo al primo capo d'imputazione".
Pm Capuano: Io cerco di essere sintetico, ma quando devo leggere non posso farne a meno.
Il Pm Capuano continua, imperterrito, a leggere una serie di telefonate, senza tenere conto del richiamo del giudice.
L'altro Pm, Narducci, si è alzato ed è uscito dall'aula. Il nostro inviato, per la prima volta, è in imbarazzo, perché non può certo riportare i testi delle molte telefonate che Capuano sta continuando a leggere, senza aggiungere altro, per il momento.
Pm Capuano: Successivamente altra telefonata del 21 aprile Mazzini-Mencucci, in cui Mazzini racconta per filo e per segno il contenuto della precedente telefonata con Della Valle.
Nota della redazione: In aula c'è molta distrazione tra i presenti, perché poca attenzione può attirare la rilettura di intercettazioni sbattute in edicola già a maggio 2006 dall'Espresso e da Il Romanista, senza che le stesse siano almeno collegate ai fatti e a quanto emerso nel dibattimento. Sembra che interessi di più, ai presenti, parlare del nuovo sindaco, del problema spazzatura a Napoli, e di altri argomenti. Capuano, decisamente, attira poco l'attenzione, mentre la Casoria mostra di non gradire troppo il fatto che il Pm abbia ignorato il suo richiamo precedente.
Ore 11.25 - Dopo oltre un’ora Capuano finisce di parlare di Chievo-Fiorentina, senza dire alcunché oltre alla lettura di una decina di telefonate. Rientra in aula il Pm Narducci. Capuano passa ora all’esame di Livorno-Siena e, anche in questo caso, legge le trascrizioni delle intercettazioni. Decisamente Capuano "non buca lo schermo", direbbero in tv. Della partita Capuano tratta espulsione di Galante, espulso da De Santis perché reo di aver scalciato, in modo plateale ed a gioco fermo, Alberto. Chiunque ricordi quelle immagini filmate non può certo ritenere infondata quella espulsione, ma i Pm sembrano pensarla in modo diverso. La linea accusatoria dei pm è chiara: basta l'intenzione, interpretata dagli investigatori nelle telefonate captate, di voler alterare, non serve che l'alterazione poi si concretizzi.
Capuano passa all'esame di altre partite attraverso altre telefonate. Su Reggina-Cagliari cita, tra le altre, le telefonate del 13 dicembre tra De Santis e Palanca, del 12 dicembre tra Cellino e Ghirelli, del 16 dicembre Ghirelli e Cellino (che non voleva De Santis, ndr). Su Lazio Fiorentina citate le telefonate del 22 aprile tra Mazzini e Lotito, del 23 aprile tra Mazzini e Renzi, del 20 maggio tra Lotito e Mazzini.
ULTIMISSIMA: L’Appello del processo con Rito Abbreviato (interessato Giraudo, ndr) è slittato al 16 novembre. Lo slittamento è dovuto al cambio del collegio giudicante, a causa delle troppe cause e dell'intasamento conseguente. A presiedere la Corte d'Appello non sarà più il giudice D'Ottavio, bensì il giudice Stanziola. Intanto in diversi abbandonano l'aula.
Lecce-Parma e la salvezza viola. Capuano passa a parlare di Lecce-Parma, dicendo che "Si affronta quella giornata di campionato con un diktat: il Parma non deve vincere. Non lo dice la polizia giudiziaria, ma chi in campo ci è stato, vedi le testimonianze di Vignaroli". E Capuano legge la testimonianza di Vignaroli. Ma non basta, perché per dimostrare l’astio nei confronti del Parma, da parte della cupola, ricorda che Baraldi ha riferito delle difficoltà relative al contratto Di Vaio, e ricorda le accuse rivolte alla Juventus per il comportamento tenuto nel corso di quelle trattative.
Capuano, almeno questa volta, visto che il teste Baraldi è stato sentito in extremis poco tempo fa, va a braccio? No, legge tutta la testimonianza resa da Baraldi in dibattimento. Per il Pm, evidentemente, quella testimonianza deve essere una prova "rilevante".
Gli accadimenti che era necessario si verificassero per salvare la Fiorentina erano molti di più di quelli considerati da investigatori e pm, come rilevato dalla professoressa Beccacece, testimone/consulente della Fiorentina, e non bastava incidere sul risultato di Lecce-Parma. Capuano, invece, ricorda la telefonata Bergamo-Mazzini del 22 maggio 2005, in cui si parla solo di tre partite, risolte le quali si risolve il problema della retrocessione della Fiorentina, poi ricorda la Bergamo-Collina del 22 maggio e la telefonata Bergamo-Fazi del 23 maggio. Quindi, il Pm arriva al 29 maggio: telefonata tra Bergamo e De Santis, poi De Santis e Renzi, stesso giorno Pairetto e De Santis.
L'udienza riprende dopo una sospensione di 10 minuti e Capuano fa addirittura ascoltare una telefonata Mazzini-De Santis del 29 maggio, dopo Lecce-Parma. Peccato che in aula non si senta nulla. Per Capuano le combinazioni da realizzarsi per la salvezza della Fiorentina erano poche, ma non è così, perché persino D'Avanzo e Bonini, su Repubblica del 16 giugno 2006, scrivono: "C'è un sospetto. Perché quella partita, ultima di campionato, doveva finire proprio con quel risultato, 3-3? Perché tra le 2.187 combinazioni ancora possibili e capaci di decidere il destino di chi doveva andare in serie B, è stato combinato proprio quell'esito". Per la professoressa Beccacece erano almeno 243 le diverse combinazioni possibili, come testimoniato: "Il pareggio di Lecce-Parma era una delle condizioni necessarie, ma non sufficienti. Anche se il Parma avesse vinto, la Fiorentina sarebbe rimasta in A". Ricordiamo che era necessari altri risultati "favorevoli" in altre partite di quell'ultima giornata nella quale si giocavano: Bologna-Sampdoria, Roma-Chievo, Siena-Atalanta, oltre a Lecce-Parma e Fiorentina-Brescia.
Ammonizioni mirate, un evergreen. Ammonizioni mirate, la prima telefonata è del 26.9.2005 tra Moggi e Giraudo, dopo Udinese-Brescia,uno dei capi d'imputazione per Moggi e Giraudo. Capuano fa ascoltare l'audio perché, dice, manca la trascrizione della telefonata. Dove è l'illecito in quella telefonata, effettuata dopo la partita, nella quale ci fu una rissa incredibile, devono ancora spiegarcelo. In Fiorentina-Bologna verranno ammoniti Nastase e Petruzzi, due diffidati, anche se le difese hanno cercato di far passare l’idea che i due non fossero importanti per il Bologna. A prescindere dal fatto che per essere diffidati bisogna aver giocato almeno tre gare e che non è necessario che sia un grande giocatore ad incappare nella squalifica mirata, è da sottolineare anche che per le squadre mediopiccole andare a giocare con le grandi con organico dimezzato è penalizzante. Il 20 settembre Moggi parla con Baldas per il processo del lunedì. (e legge la telefonata) Telefonate del 26 e 27.9 tra Moggi e Baldas. Il 3 dicembre c’è un ambientale di Moggi con Racalbuto mentre Moggi parla con la sua segretaria. Telefonata tra Damascelli e Moggi ('Tre squalificati non male, non male'). Telefonata tra Meani e Bergamo. Ho detto prima che Meani ad un certo punto si rende conto che qualcosa non va negli arbitraggi. Qui parla di De Santis e chiede a che cosa sia dovuta questa sua metamorfosi. Telefonate del 5.12 tra Pieri e Moggi sulle presunte schede svizzere.
Capuano continua citando la telefonata del 17 marzo 2005 tra Meani e Contini su Bologna-Juventus del mese precedente. Quindi passa ad altra telefonata del 20 marzo, prima dei sorteggi, contatti tra Meani e Contini, in cui l'assistente Contini parla delle ammonizioni dei giocatori della Fiorentina nella partita che porteranno alla squalifica contro la Juventus. Capuano cita poi tutti i contatti tra Bertini e Moggi (quelli "presunti" su schede svizzere prima di Juventus-Milan, ndr) e tra Moggi e Fabiani, il giorno di Juventus-Milan del 17 ottobre 2004.
Capuano: Bertini in quel caso ha certamente ben chiaro quello che è il disegno criminoso messo in atto da Moggi e Fabiani, al punto da utilizzare la scheda riservata per parlare con loro. Il semplice fatto di possedere una scheda riservata viola quei principi di lealtà e di correttezza di cui si è parlato ad inizio udienza.
NOTA: Sulle ammonizioni mirate consigliamo la rilettura del "Metodo Auricchio, le ammonizioni mirate", adottato solo per studiare la Juventus e che, se adottato a 360° gradi, avrebbe rivelato ben altro all'allora maggiore ed ai pm.
Capuano cita i contatti avvenuti sulle schede svizzere, "presumibilmente" attribuite agli imputati, come la prova delle frodi sportive, utilizzando la formula "Moggi parlerà con Pieri; Fabiani parlerà con Moggi...". E cosa si dicono? Non lo sa il pm come non lo sappiamo noi, e possedere ed usare schede di qualsiasi paese NON è reato.
Ore 13.35 - Adesso c'è la sospensione lunga, circa un'ora.
E' stata tutta una serie di indicazioni di contatti senza nemmeno indicare sempre la data. Tutti i giornalisti presenti si interrogano su come riempire i giornali e scrivere un articolo, che non sia di poche righe, su questa udienza. Possono sperare, e molti sono in aula proprio per questo, nelle richieste di pena che farà Narducci, se Capuano stringe. Già immaginiamo la prima pagina della Gazzetta, ricordando il cubitale "6 anni" sparato in prima pagina il giorno della richiesta di Palamara per il processo Gea, quello poi diventato il crollo della prima "cupola" ipotizzata dai pm ed edificata anche con la manodopera investigativa di Auricchio.
Capuano ha tirato fuori anche le telefonate Moggi-Bertini prima di Juventus-Milan 0-0 del 17 ottobre 2004, ma più che di telefonate si tratta di una ipotesi dell'accusa che ha in mano dei tabulati con dei "contatti" tra una scheda svizzera attribuita a Moggi ed un'altra scheda "attribuita" all'arbitro aretino. Nessun dialogo in possesso dell'accusa per poter provare che l'arbitro era disponibile al "truccaggio" della partita, solo ipotesi. Esistono, invece, e i pm dovrebbero averle ascoltate, come gli uomini di Auricchio per primi, delle telefonate "scartate" che secondo noi provano la buonafede di Bertini e che abbiamo analizzato in questi articoli che vi riproponiamo:
Il mai interlocutore Bertini, secondo Auricchio
I designatori della 'cupola' tifavano per il pari
Juve-Milan 2004. L'arbitro della cupola affranto: ho fatto una cacata
Juve-Milan 2004. Bertini triturato da Controcampo, ma il Milan non ha tv .
La Bergamo-Collina che dissipa le ombre su Juve-Milan 04-05
Ma poi, se Bertini faceva parte della "cupola", come sostiene l'accusa, non sapeva già che doveva favorire la squadra del capocupola? Era davvero necessario per Moggi fare 13 telefonate all'arbitro prima della partita? Bertini ci sembra un uomo sveglio, e 13 telefonate sono una sorta di "Tutto il calcio minuto per minuto" preventivo fatto da Moggi. Cosa si sarebbero detti in 13 telefonate Moggi e Bertini? I pm non sono in grado di dircelo. Noi abbiamo provato a chiederlo a Trillo, che ha immaginato queste telefonate (l'articolo è satirico, le telefonate non esistono, ndr):
Juve-Milan 2004. Fino in fondo
Ore 15.20 - Capuano: Capo F d'imputazione, Juventus-Lazio del 5 dicembre. È opportuno rappresentare quelle che sono le risultanze investigative di un incontro a casa Pairetto del 2 dicembre, giorno prima delle griglie. Partecipano Moggi, Giraudo e Bergamo. Le telefonate di riferimento sono: Fazi-Bergamo dell'1 dicembre, con la Fazi che chiede se sa su che cosa verterà l’incontro. Telefonata del 2 dicembre, Bergamo con la figlia racconta come è andato l’incontro. Ancora 2 dicembre alle 20.10, Moggi e la moglie Giovanna parlano dei regali da portare, la moglie dice "Gli portiamo un panettone", e lui dice "No gli portiamo ben altro, stai tranquilla". Prima di iniziare il discorso sull’incontro, un breve cenno va fatto alle risultanze relative all’aspetto dei regali consegnati dalla Juve agli arbitri e ai designatori. È emersa la circostanza delle magliette di Juve-Lecce. In udienza Capobianco della Juventus parla di appunti in cui ci sono riferimenti a sconti fatti alle mogli dei designatori per l’acquisto di auto.
Incontri e Ansa. Tornando all’incontro del 2 dicembre, altra telefonata tra Moggi e la moglie; e gli chiede di scendere. Poi una telefonata del 3 dicembre tra Bergamo e Alessandra Vallebona, gli dice chi sono i presenti e dice che “Loro vengono sempre a sistemare tutto”, che si scambiano i regali. Bergamo non li nomina mai, li chiama n° 1 e n° 2. A riprova ci sono anche i cellulari che agganciano le celle di Rivoli, ove è avvenuto l’incontro.
Venendo a Juve-Lazio, il 3 ci sono i sorteggi. Le telefonate rilevanti sul punto sono:
- 3 dicembre alle 11.53 Moggi con la segretaria Alessia, che gli dice che gli vuole comunicare gli arbitri e lui risponde che li conosce già. Effettivamente gli arbitri e i guardalinee sono quelli detti da Moggi. Sono stati acquisiti i comunicati Ansa e gli orari. Chiude ogni discorso il comunicato Ansa ufficiale che è delle 18.30 del 3 dicembre in cui si rendono noti gli arbitri e gli assistenti (Capuano cosa ci vuole dire con l'Ansa "ufficiale"? Che l'Ansa ha dato la notizia 7 ore dopo il sorteggio? E non ci sono agli atti altre Ansa subito dopo il sorteggio come evidenziato da Prioreschi e come risulta dagli atti dello stesso pm? E poi, usando la logica, se la segretaria Alessia sapeva i nomi degli arbitri, questi dovevano essere ormai pubblici, e perché non è strano che li conosca Alessia ed è strano che li conosca Moggi?) - altra telefonata del 6 dicembre tra Moggi e Baldas in cui si prepara il "Processo del lunedì". Breve accenno alla figura di Dondarini che non è imputato in questo processo, al rapporto tra lo stesso e Pairetto. Vi elenco solo le conversazioni in cui si evidenzia l’interesse di Pairetto a promuovere Dondarini ad internazionale: 20.9.2004 Moggi con la segreteria Juve; 23.9.2004 Pairetto e De Marchi, in cui Pairetto invita l’osservatore ad alzare il voto.
L'imputato Foti telefonava. Capo H di imputazione, Reggina-Brescia, 24.10.2004, telefonata tra Foti e Moggi: Foti si lamenta dell’arbitro di Chievo-Reggina 0–0. Il 6.11.2004 telefonata tra Bergamo e Foti su Reggina-Juventus che si terrà di lì a poco. Il 7.11.2004 tra Bergamo e Foti: anche qui si parla di Moggi senza mai nominarlo. Il 4.1.2005 sorteggio Reggina-Palermo arbitrata da Pieri: tra Foti e Bergamo che gli parla di sorteggio positivo e che l’aveva messa dove c’era un gruppo nutrito di amici. Il 21.1.2005, prima di Lecce-Reggina, telefonata tra Foti e Bergamo e, parlando di De Marco, Foti dice che è casalingo, ma Bergamo dice che i due assistenti sono tranquilli e faranno una buona partita. Il 2.2.2005, sempre tra Foti e Bergamo, su Livorno-Reggina: solite raccomandazioni. Il 17.2.2005, telefonata tra Foti e Bergamo. Il 19.2.2005 dopo i sorteggi Foti parla con Bergamo ed ottiene rassicurazioni su Dondarini. Il 13.3.2005: solita telefonata tra i due in cui chiudono dicendo: "Tutto a posto il resto?" Il 19.4.2005, altra telefonata tra Bergamo e Foti (cari lettori, avete mai paragonato le telefonate di Foti con quelle dell'Inter fatte ai designatori, a Mazzei, a Lanese e a De Santis? Fatelo e valutate le differenze, ndr). Andando allo specifico di Reggina-Brescia, quel giorno alle 17.30 le utenze riservate di Bergamo e Moggi si parlano e poi quella di Racalbuto parla con Moggi, poi ancora Bergamo-Moggi due volte più tardi. Il 3.12 Racalbuto parla con Moggi e poi ancora dopo. Poi il 4 e il 5 altri tentativi di chiamata.
Ancora ipotesi "svizzere". Capo N di imputazione, Juventus-Milan. Anche qui va analizzato il traffico di utenze riservate in entrata e in uscita. La partita è del 18.12.2004, il 15 c’è un contatto tra Bertini e Fabiani e poi tra Moggi e Bertini. Il 17 contatto tra Moggi e Bertini, poi Fabiani-Bertini, poi tentativo di Bertini con Fabiani, poi Fabiani parla con Bertini (quante telefonate servivano al presunto "associato" Bertini per capire perché era stato arruolato e chi doveva favorire? ndr); il 20 dicembre, dopo la gara, Bertini parla con Fabiani e poi con Moggi due volte. Anche qui va analizzata la situazoone e si vede che in questo periodo ci sono molti contatti tra Moggi e Pieri, tra Fabiani e Dattilo, tra Pieri e Fabiani, tra Moggi e Bergamo, e poi tra Moggi e Pieri.
Roma-Parma, verranno ammoniti Contini e Pisano diffidati. Telefonate: Moggi-Racalbtuo del 15.12.2004, 17.12.2004 Moggi-Racalbuto, poi dopo i sorteggi, poi il 18 dicembre, il giorno della gara, in serata, un contatto tra i due.
Capo O di imputazione, Cagliari-Juventus del 16 gennaio. Oltre ai tabulati, il 5 gennaio Moggi parla con una persona e, in ambientale, riceve una telefonata e dice che hanno paura a farlo uscire e poi "...con quest'altra a Cagliari".
NOTA: dall'aula, anche persone con molti anni di pratica forense alle spalle, ci informano che una requisitoria come quella di Capuano è una autentica novità, con il Pm che si sta limitando ad una lunga elencazione di telefonate, senza alcun filo che le colleghi. I giornalisti in aula hanno difficoltà ad aggiornare le loro cronache, persino Alvaro Moretti che stava tenendo una cronaca piena di riflessioni su Tuttosport. Ci invitano, e vi giriamo l'invito, ad ascoltare l'audio dell'udienza che, solitamente, Radio Radicale mette online nel tardo pomeriggio.
Chiarimento della redazione: abbiamo notato che sui forum bianconeri diversi lettori chiedono chiarimenti a proposito dell'Ansa delle 18.30 del 3 dicembre che secondo Capuano "Chiude ogni discorso". Questa Ansa è stata fatta acquisire al termine del dibattimento, il 19 aprile, e la sua acquisizione vide persino l'opposizione del legale Vitiello della Juventus: "Ancora, per quanto riguarda i concetti relativi alla rassegna delle note Ansa, anche qui si ripropone il problema della acquisizione. La fonte Ansa non è citata, né è stata stampata la pagina, vi è una trascrizione in forma dattiloscritta dei contenuti, che si attribuisce da parte dell'ufficio del PM all'Ansa". I Pm, evidentemente, vogliono considerare solo l'Ansa da loro prodotta e dichiarata "Ufficiale", ma ricordiamo che nell'udienza dell'11 gennaio 2011 l'avvocato Prioreschi aveva detto: "La difesa Moggi deve effettuare una produzione documentale: 3 comunicati Ansa, uno del 26.11.2004 delle ore 11.20, uno del 26.11.2004 delle ore 11.33, il terzo del 3.12.2004 delle ore 11.21, comunicati Ansa immediatamente dopo l'effettuazione dei sorteggi". Quindi, è evidente che l'Ansa non comunicò l'esito del sorteggio "solo" alle 18.30, ma già prima con lanci d'agenzia.
Capuano: Arriviamo a Roma-Juve: il 2.03.2005, prima dei sorteggi, telefonata Moggi-Racalbuto, poi telefonate "riservate" Moggi-Racalbuto; poi il 3.3.2005 altre telefonate su utenze riservate; il 4 marzo Ghirelli chiama un non identificato, e gli dice: "Mazzini sai dov’è? Al ritiro della Juve alla Borghesiana". Poi c’è una telefonata Fazi-Bergamo in cui Bergamo dice di chiamare la moglie di Gabriele, quarto uomo, e di dirgli di lasciare un telefonino attivo, tra il primo e il secondo tempo o anche in campo, "tanto lo chiamo solo io". Il collegio ricorderà che tutti i testimoni del mondo arbitrale hanno detto che non era rituale avere un telefonino nello spogliatoio. La Fazi chiama la moglie di Gabriele poco dopo e gli dice il fatto. Fazi chiama Gabriele per chiedere se è tutto a posto. Su questa partita c’è anche la telefonata tra Bergamo e Carraro del giorno dopo e ancora una volta Carraro si duole dell’operato di Bergamo.
NOTA. Qui la redazione sente di dover intervenire e dire la sua: speravamo che almeno questo "caso" avrebbe fatto la fine del "piaccia o non piaccia", ovvero relegato in cantina tra le cose vecchie ed in disuso, perché questo "caso" del telefonino di Gabriele è stato risolto, per fortuna dell'arbitro, da un autentico "colpo di fortuna", che poco dovrebbe avere a che fare con la giustizia. Abbiamo trattato il "caso" in un articolo che vi invitiamo a leggere:
Il caso Gabriele, emblema di Calciopoli..
Gabriele, assolto nel processo con rito abbreviato, aveva un cellulare normalissimo, "italiano" con scheda italiana, si era rotto ma non l'aveva gettato perché conteneva le foto della figlia, per sua fortuna, ed ha potuto esibirlo al giudice e far leggere il messaggio sms ricevuto da Bergamo che li avvisava che il primo gol concesso alla Juve era irregolare; un bel condizionamento al contrario da parte del presunto "associato" Bergamo.
Adesso il pm sta elencando le telefonate che riguardano Siena-Milan.
Capuano ne ha ancora per parecchio e chiede alla Casoria: "Ho ancora diversi capi d'imputazione, che faccio?", e la Casoria di rimando: "Vada avanti e concluda la requisitoria. Che la prossima volta devono iniziare a parlare le parti civili". Si fa strada la possibilità che stasera Capuano concluda la requisitoria ma, visto che Narducci non è mai rientrato in aula dopo la sosta, che si inizi l'udienza del 7 giugno con le richieste di pena fatte dal Pm.
Capuano, che figura! Potenza del web, che informa e può riservare, ai pm, brutte sorprese in tempo reale. Come riportato da Moretti su Tuttosport, e segnalatoci dal nostro inviato Francesco con tanto di link (Forum di tifosi del Livorno), le designazioni della giornata del 3 dicembre 2004 furono oggetto di un lancio Ansa "accertabile" già alle 12.04, ripreso dal forum di tifosi del Livorno e pubblicato già alle 12.08, come potete verificare.
Dopo la pausa Narducci torna in aula solo ora.
17.58. Le pene richieste dall'accusa:
Moggi: 5 anni e 8 mesi.
Ambrosino: assoluzione.
Bergamo: 5 anni.
Pairetto: 4 anni e 6 mesi.
Mazzini: 4 anni.
Mazzei: 1 anno, 4 mesi e 10 mila euro di multa.
Fazi: 1 anno e 6 mesi.
Bertini: 2 anni e 4 mesi.
De Santis: 3 anni.
Ceniccola: assoluzione.
Gemignani: assoluzione.
Dattilo: 1 anno e 8 mesi.
Racalbuto: 2 anni e 2 mesi.
Rodomonti: 1 anno e 20mila euro di multa.
Puglisi: 1 anno, 2 mesi e 20 mila euro di multa.
Titomanlio: 1 anno.
Fabiani: 3 anni e 8 mesi.
Foti: 2 anni e 80 mila euro di multa.
Meani: 1 anno, 6 mesi e 50 mila euro di multa.
Mencucci: 1 anno e 8 mesi.
Lotito: 1 anno, 10 mesi e 70 mila euro di multa.
Della Valle Diego: 2 anni e 80 mila euro di multa.
Della Valle Andrea: 1 anno, 10 mesi e 70 mila euro di multa.
Scardina: 1 anno e 2 mesi.
L'udienza è terminata. Diversi presenti sottolineano che si aspettavano richieste più dure. Per De Santis, ritenuto dai pm uno dei "promotori", chiesta una pena ridotta, perché lo stesso Narducci ha dovuto ammettere che non sono riusciti a provare il ruolo di "promotore dell'associazione".
Fiction lo scandalo, fiction la requisitoria
- Dettagli
- By Giuseppe Rombolà
E così, dopo ben tre udienze Narducci, PM del processo Calciopoli di Napoli, ha finalmente concluso la sua requisitoria. Una requisitoria che s'è “allargata”, rispetto alle previsioni iniziali di due udienze, facendo slittare tutto il calendario degli interventi successivi. Ma l'aver occupato un'ulteriore udienza non ha minimamente rafforzato la tesi dell'accusa, tutt'altro.
Perché adesso, a requisitoria finita (in realtà deve ancora parlare il PM Capuano, ma non crediamo che possa aggiungere nulla di nuovo per l'accusa), possiamo tranquillamente affermare che Narducci ha recitato il copione di una fiction. Una fiction liberamente ispirata al mondo del calcio. E della fiction vi sono tutte le caratteristiche: il cattivo ed i suoi soci, i buoni vessati, gli ignavi che per paura o semplice tornaconto non parlano ed infine gli eroi che con il loro intervento smascherano e fanno capitolare i cattivi. Una fiction scritta nel 2006 e seguita pedissequamente, senza nessuna concessione alle esibizioni degli attori chiamati a “recitare” a Napoli.
E chi non si è attenuto al copione è stato bollato come uno che o non sapeva o non raccontava la verità. E così Ancelotti, i due notai ed i giornalisti presenti al sorteggio non raccontano la verità, o quanto meno sono reticenti. Le testimonianze dei vari osservatori che riportano un'altra verità rispetto al copione: irrilevanti. Gli assistenti che testimoniano discolpando gli arbitri (su tutti la testimonianza di Camerota che riferisce di aver segnalato lui a Dattilo che Jankulovski andava espulso perché durante la partita Udinese-Brescia aveva colpito con un pugno un avversario): dimenticati. Ed in generale tutti gli elementi e le testimonianze che non si adattano alla fiction sono stati accantonati, tralasciati, insabbiati. Narducci non ha lasciato spazio alcuno alla modifica del suo copione e lo ha difeso strenuamente, a scapito della verità. E nell'ultima udienza s'è avuto un'ulteriore dimostrazione di intransigenza di Narducci. A suo dire i sorteggi erano truccati, e a sostegno di questo vi sarebbe la testimonianza di un teste definito fondamentale: Manfredi Martino. Sì, proprio lui, Manfredi Martino, l'sms più veloce della FIGC, il segretario della CAN che preparava le sfere per il sorteggio. E proprio la fase preliminare all'estrazione è quella finita sotto la lente di Narducci. Quella è la fase, a suo dire, in cui veniva iniziato il taroccamento, inserendo i bigliettini voluti nelle sfere prescelte perché riconoscibili. Sfere che, con maestria degna di Silvan, Pairetto estraeva alla bisogna. E conta nulla il fatto che fossero i giornalisti ad estrarre le palline e che ci fosse un notaio con le urne praticamente attaccate al naso. Facciamocene una ragione: i sorteggi “devono” essere stati truccati, il copione di Narducci dice questo! Altrimenti viene a mancare la scena madre e tutta la fiction perde di corpo.
E a supporto di questa tesi Narducci cita, tra l'altro, la testimonianza di Zamparini, che il PM ha qualificato “di fondamentale rilevanza”. Zamparini ha riportato in aula il suo incontro con Moggi prima di Verona-Palermo, partita del campionato di B 2003/2004, incontro che il presidente del Palermo non riesce a collocare con precisione nel tempo e quindi, tanto per iniziare, non si sa se il sorteggio fosse già avvenuto o meno. Ricordate? Moggi chiede quale sia l'arbitro desiderato e Zamparini, dopo aver sentito Foschi, risponde: Rizzoli. Moggi alza il telefono e parla con un interlocutore misterioso, “ma si trattava evidentemente di persona che aveva capacità decisionali per le designazioni” chiosa Narducci. E poi arriva veramente Rizzoli. Questa è una prova “regina”, a dire di Narducci. Sarà, ma Narducci omette di segnalare che quel sorteggio lo realizzò il suo “testimone fondamentale”, senza la presenza di nessuno dei due designatori. Quindi, signor PM: o quel sorteggio non era truccato, ed allora il racconto di Zamparini è ininfluente, o era truccato ma il taroccatore non poteva che essere il suo "testimone fondamentale". Testimone fondamentale che, pur partecipando attivamente a taroccare i sorteggi, non è mai stato indagato. Strano ma vero. E tutta la prima parte della terza giornata Narducci l'ha impiegata a ribadire che il sorteggio era truccato, citando tutte quelle che a suo dire sarebbero le prove: palline rovinate, scheggiate, ammaccate, e telefonate in cui sembra che Moggi conosca in anticipo gli arbitri estratti per la Juventus, quando invece in aula la difesa ha prodotto molti comunicati dell'Ansa, antecedenti alle telefonate di Moggi, in cui vengono comunicati gli esiti dei sorteggi. E tra le prove vi sarebbe una foto di Pairetto che osserva attentamente l'urna con le palline. Forse Pairetto stava provando con l'ipnosi a far venir fuori la pallina voluta. E le testimonianze di chi vi partecipò direttamente, estraendo le palline o verbalizzando la correttezza dell'operazione, sono inattendibili, in quanto giornalisti e notai sarebbero stati letteralmente gabbati dall'abilità dei due designatori. Il copione prevedeva poi la scena delle cene “riservate”, aggettivo che Narducci utilizza spesso per enfatizzare i rapporti tra Moggi, Giraudo, Bergamo, Pairetto, Lanese e Mazzini. Riservati come i presunti colloqui sulle sim svizzere. Cene che sarebbero la dimostrazione dell'esistenza del sodalizio, e Narducci di incontri riservati ne conta 13 o 14, "cene in cui sicuramente si parlava di calcio", afferma Narducci. Ma nulla ha detto sulle altre cene che i designatori intrattenevano con altri personaggi del mondo del calcio, perché altrimenti queste cene perdono il requisito dell'eccezionalità e dell'unicità; ma non crediamo certo che nelle cene con Moratti e Facchetti, o con Lotito, o con i Della Valle, o con i Tanzi, Sacchi e Baraldi e con tutti gli altri presidenti di A e B si parlasse della “critica della ragion pura” di Kant. E Narducci ha riproposto anche la scena dei vantaggi economici indiretti agli arbitri associati i quali, arbitrando di più, percepivano compensi più elevati, tralasciando anche in questo caso quanto detto da De Santis che, in una sua dichiarazione spontanea, ha elencato i guadagni di ogni arbitro nel campionato 2004/05, elenco che vede nei primi posti arbitri non associati, nell'ordine: Collina € 145.000, Paparesta € 137.000, Rosetti € 130.000 e Farina € 127.500.
Ed infine Narducci non ha dimenticato di descrivere le ingerenze di Moggi nel mondo dell'informazione, elencando le telefonate di Moggi con Baldas e Biscardi, che una così grande influenza avrebbero avuto nell'ambiente del calcio, vista l'istituzione della patente a punti per gli arbitri.
Francamente ritenere che il processo di Biscardi potesse spostare gli equilibri nel mondo del calcio è come ritenere che il sole gira intorno alla terra. Altro che Copernico, una controrivoluzione narducciana. Ma mentre Baldas e Biscardi sono considerati solo due strumenti nelle mani di Moggi, un terzo giornalista è considerato un associato: parliamo di Ignazio Scardina. Scardina all'epoca dei fatti era redattore capo nella redazione sport della RAI. Narducci lo dipinge come un sodale di Moggi a sua disposizione nell'ammorbidire Pieroni, che aveva rilasciato un'intervista critica nei confronti di Moggi, e soprattutto nell'esaudire i desideri del capocupola che alla Scarnati preferiva Venerato al seguito della Juventus. Eh sì, con Venerato al seguito la Juventus avrà guadagnato almeno 5 o 6 punti, altro che Nedved e Trezeguet! Peccato che i numerosi testimoni sentiti in aula abbiano smentito clamorosamente questa tesi riproposta ad onta di quanto emerso in aula. E a testimoniare erano stati chiamati lo stesso Pieroni ed i colleghi di Scardina: Carlo Paris, Fabrizio Failla, Fabrizio Maffei ed infine Andrea Giubilo.
In buona sostanza tutta la requisitoria di Narducci è stata improntata a ripercorrere le informative di Auricchio senza nessun scostamento e senza nessuna concessione a quanto emerso in aula, come se decine di udienze ed oltre 60 testimoni fossero passati invano, senza nulla aggiungere o raccontare sul mondo del calcio. Un affresco disegnato da Narducci che si discosta palesemente dalla realtà, perché adesso, a dibattimento finito, appare chiaro che non esisteva nessuna cupola a monopolizzare il mondo del calcio. Perché non possiamo dimenticare tutte le intercettazioni ascoltate e trascritte, che forniscono una diversa visione generale dei fatti. E per fortuna Narducci non ha avuto l'ardire di riaffermare in aula che “piaccia o non piaccia” gli altri non telefonavano. Ma si è limitato a far finta che le altre telefonate non esistano. Non esistono, quanto meno nella sua requisitoria, i contatti di Facchetti con i designatori, non esistono i contatti tra Manfredi Martino e Meani, e non esistono le migliaia di telefonate di Meani con arbitri, assistenti e designatori. E non esistono, sempre nella requisitoria del PM, tutte le telefonate degli arbitri prima durante e dopo le partite. Telefonate che danno evidenza ai reali rapporti tra arbitri e designatori, e soprattutto dimostrano la buona fede dei direttori di gara. Ma dar rilievo a queste telefonate significava smentire la teoria per cui le telefonate avvenissero solo su sim svizzere. Significava quindi far crollare il pilastro centrale dell'accusa. Perché un aspetto di grande rilievo, bisogna sottolinearlo, è che l'accusa poggia le sue basi su dei fatti di nessun rilievo penale: le cene “segrete” in cui si pianificavano le attività criminose e le sim svizzere non intercettate, ovvero elementi di nessun rilievo giuridico. Non si sa infatti cosa si siano detti in quelle cene, e cenare con amici/conoscenti non può essere considerato un reato; così come non si sa chi possedesse le schede svizzere, né tanto meno quali conversazioni si siano svolte e chi abbia parlato con chi. E quando Narducci cita le telefonate tra Moggi e Giraudo non coglie mai l'atmosfera in cui i due si dovevano muovere. Da molti mesi i dirigenti della Juventus avevano la netta percezione di essere ormai alla fine della loro avventura e che il riassetto in seno alla proprietà della Juventus inevitabilmente li avrebbe spazzati via. E notizie in tal senso le ricaviamo da alcune telefonate di Moggi con Tosatti, ed ancora di Moggi con Materazzi (padre) e con un generale della Guardia di Finanza, che riportavano voci di un Montezemolo pronto a farli fuori. E se la situazione interna era traballante quella esterna non era da meno. Come può Narducci scartare tutte le conversazioni di Meani con Galliani, in cui è solare che il Milan tutto appare meno che la squadra vessata? Non crederà anche lui come Auricchio che il Milan non abbia televisioni? O che una puntata di Biscardi avesse maggior peso di “Controcampo” e della redazione sportiva di Mediaset? Tutti abbiamo sentito Meani che, parlando con Galliani, gli chiede l'autorizzazione ad appoggiare un loro uomo nella CAN B, affermando che “è un bene se abbiamo il controllo anche nelle categorie minori” e Galliani lo esorta: “Spinga spinga”. E ancora, all'indomani di Siena-Milan, abbiamo sentito Galliani chiedere a Meani se avesse parlato con i due ex designatori, palesando il fatto che l'epoca di Bergamo e Pairetto come designatori era ormai agli sgoccioli e che il Milan stava preparando la strada a Collina, non certo malvisto a Milano. Narducci ricorda la telefonata di Collina che pianificava un incontro riservato (questo si che lo era!) nel giorno di chiusura del ristorante di Meani?
Una requisitoria, quindi, che non ha colto la realtà delle forze in campo, esagerando ed ingigantendo l'influenza di Moggi e Giraudo che, ormai delegittimati dalla stessa proprietà Juventus, avevano visto affievolirsi la loro influenza in FIGC (emblematico è quanto avviene in occasione della morte del Papa: Moggi spinge per giocare, Galliani è per il no, e non si giocherà), con Baldini che predicava ribaltoni e sognava di prendere il posto di Moggi a Torino, e con Galliani Presidente di Lega che, in una delle migliaia di telefonate con il suo luogotenente Meani, quasi incazzato, abbiamo sentito dire: “Ma Lei pensa che io dormo?!”. Ecco: forse Narducci pensa che il Milan e Galliani dormissero veramente e subissero le angherie di Moggi; di certo dopo questa requisitoria non siamo sicuri che Morfeo non abbia accolto tra le sue braccia il PM Narducci durante le molte e spesso noiose udienze del processo.
Udienza del 24 maggio 2011 - Roba vecchia, smentita dai fatti
- Dettagli
- By Redazione
Terza giornata di requisitoria del pm Narducci dall'aula 216 del Tribunale di Napoli, dove si celebra il processo denominato "Calciopoli".
Il programma stilato dal presidente Teresa Casoria prevedeva tre udienze destinate alla requisitoria dei pm ma Narducci ne ha prese tre solo per se e per Capuano, che dovrebbe condurre la requisitoria contro gli imputati con responsabilità "minori", ne sarà necessaria un'altra, quella del 31 marzo.
Abbiamo seguito la diretta Live dell'udienza grazie al solito contributo dall'aula del nostro inviato Francesco/Frales.
Come al solito abbiamo curato la diretta Live anche sul forum tifosibianconeri.com - Cronaca dell'udienza.
Commenti relativi all'udienza anche sul nostro blog.ju29ro.com.
Lo diciamo subito, oggi ascoltare Narducci è stato un tuffo nel passato, come se la requisitoria fosse stata scritta nel 2006 o appena ricevute le informative da Auricchio, come se il dibattimento ed il "ritrovamento" di certe telefonate non avessero mostrato uno scenario diverso da quello propinatoci a larghe mani dai media nel 2006. Nella requisitoria di Narducci, per esempio, resiste la tesi che Moggi sapeva il nome di arbitri ed assistenti prima di altri, nonostante le telefonate ritrovate abbiano dimostrato che Facchetti sapeva un giorno prima di Moggi, e Meani anche alle 11.20, non come Moggi alle 11.53; resiste la tesi che la "borsa", per gli arbitri, era arbitrare di più se graditi a Moggi, quando le classifiche dei guadagni mostra il contrario (De Santis all'ultimo posto tra i "grandi arbitri", ndr); resiste l'ipotesi dei sorteggi truccati, per i quali non è stata prodotta una prova filmata o di altro tipo. Pairetto e Bergamo mescolavano poco le sfere, guardavano le palline, i notai ed i giornalisti che estraevano le sfere hanno fornito testimonianze che valgono meno di quella, per "sentito dire" e fondata su "impressioni", resa da Cellino. Questo sostiene Narducci. Pieroni in aula ha detto che Moggi era risentito perché non riteneva essere la verità quello che lui aveva riferito a Repubblica, ma Narducci preferisce ricordare l'intervista a Repubblica piuttosto che la testimonianza in aula di Pieroni; poi la Panda, data a Pieroni per permettergli di andare in ospedale a curarsi, diventa "auto di grande valore" nella requisitoria di Narducci. Il perito Porto? Non ha trascritto due telefonate richieste dai pm. Mancano due telefonate, dice Narducci. Per anni a noi ne sono mancate molte di più per capire la verità storica del "dietro le quinte", roba che chi ha indagato ha considerato "non rilevante" e che, ascoltando la requisitoria di Narducci, sembra non essere mai esistita, ed invece, piaccia o non piaccia, esisteva. Nulla di nuovo sotto il sole di Napoli. Vi lasciamo alla lettura della cronaca dell'udienza.
Ore 9.45 - L'aula non è gremita. Tra i presenti abbiamo potuto cogliere un certo sconcerto per il rinvio dell'esame dell'istanza di ricusazione del giudice Casoria. Molti hanno evidenziato che sarebbe stata proprio la Procura a chiedere che la prossima udienza della Corte d'Appello si tenesse proprio un martedì, motivo per il quale è finita al 28 giugno, in contemporanea con una udienza di questo processo.
Ore 9.55 - Inizia l'appello. L'avvocato Morescanti ha chiesto un rinvio fino alla nascita del figlio, prevista per ottobre. Il Presidente Casoria dispone che, per quanto riguarda le arringhe altrui, venga sostituita e che parli per ultima. Nel caso che in quella data la Morescanti dimostri il suo legittimo impedimento, verranno stralciate le posizioni dei suoi assistiti: Bergamo, Fabiani e Fazi. La Casoria dice anche: "La difesa si può sostenere anche ascoltando gli audio delle udienze in cui a parlare sono pm o avvocati degli altri, e leggendo le trascrizioni". Inoltre, il 31 maggio si terrà regolarmente udienza, nonostante i ballottaggi elettorali, mentre per quella del 14 giugno la Casoria ha detto: "Quanto all'udienza del 14 giugno, in riferimento ai referendum di quella settimana, non abbiamo ancora informazioni e vedremo se si potrà tenere l'udienza".
Pm Narducci: Questione del sorteggio, modalità e svolgimento concreto; avevo già fatto riferimento alla circostanza per cui il sorteggio, come operazione materiale di estrazione, era solo un segmento di una procedura più complessa di designazione fondata su diversi momenti che, insieme, concorrevano alla procedura di designazione: la griglia, la fase di estrazione/sorteggio, ma anche la fase diversa e successiva di designazione degli assistenti e del quarto uomo. Ho fatto riferimento al fatto che esistevano alcune regole dettate da prassi secondo cui l'operazione materiale di sorteggio, che si svolgeva o a Coverciano o a Roma, doveva essere effettuata rispettando alcuni criteri: inserimento delle sfere metalliche, contenenti le partite, nell’urna, quelle contenenti gli arbitri in altra urna, con abbinamento agli arbitri con estrazione prima della partita, e poi dell’arbitro con le variazioni derivanti dalle preclusioni che andavano verificate in concreto, cioè se dopo l’estrazione scattava una preclusione. Sappiamo che le operazioni di preparazione erano effettuate, sotto la diretta supervisione dei due designatori, dalle persone addette alla commissione arbitrale e dunque, certamente fino alla fine del 2003/2004, ad opera di Fazi e Manfredi Martino, poi in via esclusiva dal solo Martino. Era stata introdotta una modifica che era operante in quella stagione per cui l’operazione avveniva alla presenza del notaio e con la partecipazione di un giornalista scelto dall’Ussi che doveva coadiuvare i designatori, procedendo alla estrazione delle sfere. Quindi la scena era la seguente: un’urna affidata alla gestione di Pairetto che procedeva ad estrarre personalmente la partita, un’altra affidata a Bergamo che aveva accanto a sé il giornalista che doveva procedere alla'estrazione del nome dell’arbitro. Alcune fra queste persone sono state ascoltate per indicazione e produzione di prova da parte delle difese, mi riferisco ad alcuni dei giornalisti e ai due notai che, pressoché nella totalità dei casi, hanno redatto il verbale.
Notai e giornalisti meno credibili di Cellino. Sostanzialmente da parte di costoro sono state fornite dichiarazioni la cui sintesi è che, dal loro punto di vista, non è mai accaduto nulla di particolare e non hanno avuto mai né certezze né percezioni di irregolarità. Queste dichiarazioni sono decisamente contrastate da elementi di prova che dimostrano come siano state messe in atto e si siano verificate numerose situazioni dimostrative che i sorteggi sono stati anch’essi alterati. Questo non sulla base di indicazioni rispetto alla quali si potrebbe obiettare che siano percezioni e valutazioni sfornite di riferimenti reali: quando è venuto Cellino a questo ha fatto riferimento, dicendo che dal suo punto di vista i sorteggi effettuati non erano regolari. Ma Cellino non può sostanziare la propria affermazione di fatti concreti, che invece possono essere desunti da una serie di attività acquisite nel corso del dibattimento. Occorre oltretutto fare riferimento ad un dato cha ha una sua rilevanza anche se non decisiva.
Il fondamentale Martino. Dai verbali notarili generalmente l'operazione di sorteggio aveva inizio intorno alle 11 di venerdì e durava per il tempo necessario alla procedura, e questa era una procedura pubblica, che era seguita da una fase tenuta al riparo da occhi, o orecchie, dei partecipanti: la fase della scelta dei collaboratori dell’arbitro che bisognava fare una volta terminata la fase di scelta degli arbitri. Quasi sempre veniva diramato un comunicato da parte della Federazione ad orario variabile. Il nostro processo è uno dei pochi che, da questo punto di vista, ha permesso addirittura di registrare dei momenti più significativi di acquisizione della prova, che esisteva ma che è stata rafforzata dai testi. Lo dico con riferimento ad un teste fondamentale come Manfredi Martino. Egli ha riferito delle circostanze importantissime.
Truccato, per Zamparini. Anche Zamparini, quando è stato sentito per l’integrazione ha raccontato un episodio di straordinaria rilevanza, che si colloca in una fase temporale precedente al 2004, ma che ha una decisività probatoria di grande rango, che affronta il tema non con percezioni ma con un fatto preciso. Egli ha riferito che nel corso di un incontro, avvenuto per altre ragioni a Torino con Moggi, ad un certo punto il colloquio aveva avuto come tema le capacità professionali degli arbitri. Il teste è stato preciso nel ricordo ed ha ricordato che, su sollecitazione di Moggi, aveva detto che il migliore arbitro della B di quell’anno era Rizzoli, e che Moggi aveva alzato il telefono parlando con una non meglio identificata persona alla quale aveva dato indicazioni affinché fosse designato Rizzoli per il Palermo. Zamparini prosegue dicendo che l’episodio lo aveva valutato come sintomatico di una capacità di condizionamento e aveva ritenuto meritevole questo episodio di essere segnalato, visto che effettivamente era arrivato Rizzoli, ai suoi colleghi e ciò aveva determinato una telefonata, non ricorda di chi, se Moggi o Giraudo, che avevano manifestato fastidio per questo suo atteggiamento che era stato di poca riconoscenza.
Quali possono essere i motivi per cui Zamparini doveva inventare o esagerare un fatto del genere? Oltretutto questa parte Zamparini la aveva già detta in una intervista radiofonica. Se una ragione di questo tipo avesse animato il presidente del Palermo, cioè di raccontare un episodio inventato, questo intento avrebbe dovuto conciliarsi con un rischio notevole di essere smentito o contraddetto proprio da quelle persone a cui ha detto di aver raccontato questo episodio, e cioè i suoi colleghi delle società "medio/piccole". Così non è stato, così come non riesce il tentativo di ottenere dal teste una dichiarazione che permetta di posticipare la collocazione temporale di quell’incontro da un giorno precedente ad un giorno successivo. Ovviamente non è possibile, e non perché lo dica Zamparini, ma perché se, per avventura, il sorteggio fosse stato già effettuato e fosse già stato individuato Rizzoli per quella gara, crollerebbe tutta la trama di racconto e diventerebbe incomprensibile non solo tutto ma illogico il colloquio telefonico avvenuto tra Zamparini e Foschi, che certamente sapeva che era stato effettuato il sorteggio. E per quanto riguarda l’atteggiamento tenuto nei confronti del teste da Moggi e Giraudo, e quindi in ordine al fatto che vi è stata una dimostrazione della capacità di orientare o ottenere una designazione. (Nota della redazione: ricordiamo che quel sorteggio, assenti Bergamo e Pairetto, fu condotto personalmente da Manfredi Martino, teste appena dichiarato attendibilissimo dal Pm).
Galati e Martino. Ma questo è solo il primo racconto. Vedremo quali sono le testimonianze sul punto, che hanno un valore pari o superiore a quella di Zamparini, che al sorteggio non partecipò, perché provengono da parte di persone che di quella commissione arbitri hanno fatto parte. Non si tratta di punti di vista, o di persone estranee a quel gruppo, ma di qualcuno che ne faceva parte. Il sorteggio riposava sulla riconoscibilità delle sfere collocate nell’urna. Riconoscibilità desumibile da elementi di due tipi: le sfere di metallo avevano colori diversi perché si legavano a due estrazioni diverse, e dunque vi era un primo elemento, per cui alcune avevano scoloriture, graffi, alterazioni di colore. La seconda è che le sfere di metallo presentavano meccanismi di alterazione della struttura, dunque tracce più o meno forti di usura legate all'operazione attraverso la quale esse venivano buttate nell’urna; e che, dunque, questo è stato il meccanismo utilizzato, ad onta di giornalisti e notai, per potere operare l'estrazione secondo piani predisposti. Prima ancora di Manfredi Martino una testimonianza di grande spessore è quella di Dario Galati, componente della commissione arbitrale sino al primo periodo dell’era del doppio designatore. Egli dice che in più circostanze ha partecipato ad operazioni materiali affinché certe partite risultassero abbinate a determinati arbitri. Fa riferimento a tre esempi, uno ad una designazione di un arbitro per un derby genovese, nel senso che quella gara doveva essere affidata a Bazzoli, poi ad una designazione di Fausti e un anticipo di serie B. La frode avveniva in quel caso mettendo i nomi degli arbitri in sfere che fossero immediatamente riconoscibili. Ricevuta questa indicazione, erano i designatori in grado di operare l'estrazione di quelle sfere che già conoscevano poiché il giorno del sorteggio, una volta fatta dai collaboratori quell'operazione, essi controllavano il tutto prima di procedere. Questa dichiarazione è coerente con un racconto che apprenderemo da Manfredi Martino che riguarda tutta la fase successiva. Manfredi ha fatto parte della commisione per un lunghissimo periodo, dal 1999 alla fine del campionato 2005. Ha sempre partecipato a queste attività. Quando è venuto qui ha detto precisamente, non quindi in modo generico, che il meccanismo era proprio quello di cui aveva parlato Galati in precedenza, ed ha descritto i fatti, che coincidono col verbale di sequestro delle sfere da parte dei carabinieri, che in quella fase le sfere potevano essere riconosciute e gestite per quelle caratteristiche.
Designatori prestigiatori. Quella che doveva essere una regola da seguire con precisione, cioè estrarre da parte di Pairetto, con chiarezza ed evidenza la sfera della partita e, solo dopo questa operazione, mettere la mano nell’urna, prendere la sfera ed estrarre il nome dell’arbitro, non funzionava secondo questo ordine temporale. Questo ordine veniva sospeso, o capovolto, perché o avvenivano in contemporanea o variando le operazioni, facendole immediatamente seguire alla prima operazione di estrazione della sfera della partita. La sfera individuata per le sue caratteristiche usurate era stata individuata per espressa indicazione dei due designatori che avevano già deciso quale gara affidare ad un arbitro più gradito. Ed è Martino che racconta di come all’interno del sorteggio ciò avveniva attraverso quelle particolari pause adottate da Pairetto che indugiava, aspettava che il giornalista avesse già tirato fuori la sfera con la gara e, avendo percezione della circostanza, tirava fuori la sfera con il nome dell’arbitro. Il meccanismo è stato questo, visto che occorreva da parte dei designatori fare uno sforzo ulteriore, visto che vi era il giornalista all’interno della sala. Tutto ciò non è valutazione di chi è passato per caso, ma conoscenza di chi ha detto: 'Ho ricevuto disposizioni da Bergamo e Pairetto per collocare i bigliettini in determinare sfere'. Ed è Manfredi Martino che, pur trattenendosi, dice che questo è avvenuto almeno tre o quattro volte nel corso del campionato che ci riguarda. Fa riferimento ad una non meglio precisata gar,a che dice è collocabile nella prima parte del campionato 2004/2005, a Coverciano, in cui gli venne detto di inserire il bigliettino in sfera riconoscibile; è avvenuto per un altro episodio di sorteggio, che si è svolto a Roma, per un turno di B, e che l'indicazione ricevuta riguardava il bigliettino dell'arbitro; e ancora è avvenuto certamente in occasione di un incontro Milan-Juventus affidato a Collina (arbitro non certamente voluto dal capo della presunta cupola per la partita-scudetto, ndr). Si tratta di una testimonianza anche sofferta, nel senso di una persona che decide di raccontare verità di cui è stato protagonista e che ad un certo punto quasi si arresta per non offrire una verità ancora più piena.
Non mescolavano e Pairetto osservava le palline. Certo, a questo si oppongono le dichiarazioni dei notai e dei giornalisti ascoltati che, dicendo che non hanno avuto percezione di nulla, hanno riferito alcune circostanze di cui per primi hanno parlato Galati e Manfredi Martino, sulle condizioni in cui erano le sfere e sul clima particolare che c’era al sorteggio. Questi stessi testi hanno detto che in tante occasioni si sono verificate circostanze per cui le sfere si aprivano, fatto molto ricorrente, che quelle sfere erano usurate e oramai di colore diverso l’una dall’altra, e addirittura i notai, che attestano come quelle operazioni erano ineccepibili, hanno dovuto riconoscere che, certo, anche loro ricordavano che tante volte queste sfere venivano sbattute sul tavolo per farle aprire o si aprivano accidentalmente quando venivano messe nell’urna; certo è che nessuno dei due notai, né i giornalisti, possono riferire circostanze che riguardano la preparazione delle sfere, o di quando venivano portate via dalla sala. Il sorteggio del 13.05.2005 presso Coverciano è un sorteggio che è sotto osservazione, per questa data leggerete un verbale di estrazione immancabilmente sempre uguale agli altri. In questo verbale si fa riferimento al fatto che è presente Bergamo e che, secondo le modalità previste dal regolamente, ha avuto il seguente esito: arbitri, partite ecc... le cose, quando le si vanno a vedere in concreto, risultano diverse dallo stringato e fotocopiato verbale notarile. Qui più di tanto non vi è mai scritto ma, se si va a guardare l’attività di osservazione della polizia giudiziaria, si constaterà come siano raccontate doviziosamente tutte le fasi del sorteggio e si verifichino proprio una serie di fatti coincidenti con il racconto di Galati e Martino. Basti pensare al fatto che, allorché designatori e collaboratori sono presenti in sala, questa suddivisione della collocazione nelle urne avviene senza che il notaio vi partecipi o abbia capacità di intervenire. Ancora i carabinieri attestano di come, una volta collocate le sfere nelle urne ed iniziate le operazioni di estrazione, contrariamente a ciò che ci si aspetterebbe, e cioè che se esiste un’urna e delle sfere queste ultime vengano ogni tanto mescolate, questa è un'operazione che non avviene mai, perché né Pairetto né Bergamo provvedono a mescolarle; e ancora, mentre Pairetto deve provvedere a prendere la pallina delle gare, una di queste si apre nelle mani del designatore che la chiude e la ricolloca nello stesso posto dove è stata presa in precedenza. E ancora i carabinieri attestano come avvenga questa fase: Pairetto osserva insistentemente le palline, e le rimescola leggermente senza staccare gli occhi dalle stesse. Tutte queste operazioni: vi è un altro fatto, in altra data, che dimostra ciò che dico: invito il collegio a guardare, se ce l’avete, la griglia del 22 aprile 2005, 14a di ritorno, e il verbale del notaio. È tutto, come al solito, regolare e ineccepibile, ma nel corso del sorteggio è avveuto qualcosa di significativo che è in ogni caso importante, perché ha provocato una non lieve modifica del sorteggio. Ci sono 2 telefonate in quella giornata. Il designatore Pairetto riceve una telefonata alle 12.54 sul suo numero, da parte di Foschi, che ha questo sviluppo: Foschi dice che sta venendo fuori un polverone, per cui la mattina era stato sorteggiato Collina per Atalanta-Palermo, ma poi si era scoperto che era precluso e poi è venuto Rizzoli, poi Rodomonti. Pairetto dice che è vero e Foschi dice che forse non è regolare, e Pairetto: "Fai la denuncia se ritieni giusto". La telefonata sarà seguita da altra dello stesso tenore da parte di Zamparini alle 13.09, che preannuncia segnalazioni del fatto al presidente della Figc. Questo fatto è di straordinaria importanza, perché l’errata preclusione di Collina ha reso necessario un azzeramento delle operazioni di cui non vi è traccia alcuna né nei verbali dei notai né nel comunicato della Federazione.
Moggi sapeva prima. Ma che i sorteggi siano alterati emerge anche da altro: 13a giornata con Inter-Juve 2-2. Si verificano una serie di circostanze: il 24 novembre parte una telefonata tra l’utenza svizzera 164 di Moggi verso la svizzera 135 di Pairetto. Alle 20.41 viene intercettata una conversazione tra Bergamo e Moggi, molto breve, e Bergamo dice di averlo chiamato nella mattinata e l’accordo è di sentirsi a mezzanotte. Alle 20.56 abbiamo una ulteriore conversazione tra la 164 e la 135 e, proprio da indicazioni al termine di quella gara, alle 00.56 del 25.11.2004, una telefonata molto lunga, 24 minuti dalla 164 alla 736 di Bergamo. Alle 11.17 segue altra telefonata tra i due designatori. Bergamo dice di avere avuto dei problemi e che ne voleva parlare all’altro telefono. Parte una serie di telefonate nel corso della giornata la prima alle 00.13 del 26.11.2004 dalla 736 di Bergamo verso la 138 di Moggi, un’altra alle 11.02 parte dalla 135 di Pairetto alla 164 di Moggi, seguita da un'altra alle 11.19 dalla 135 di Pairetto alla 164 di Moggi. Alle 11.56 del 26.11.2004 telefonata a Moggi. Dopo la progressione detta riceve una chiamata da una segretaria, che si chiama Alessia, che chiama da Torino, e le battute sono queste: Moggi dice di sapere già di Rodomonti. Moggi in quel momento sa già di Rodomonti, anticipando la sua segretaria (a Narducci non interessa ricordare le richieste di Facchetti a Mazzei e Bergamo per la stessa partita, o che Facchetti conoscesse gli assistenti un giorno prima di Moggi, ndr)
Il 10.01.2005, ottavi di finale Coppa Italia del 12 e 13 gennaio. C’è una differenza rispetto al sorteggio del campionato, perché le designazioni per le partite di Coppa Italia avvengono per designazione diretta dei designatori, quindi non vi è un luogo fisico preciso, ma una diramazione delle designazioni. In quella data si parte alle 11.02, con telefonata dalla 284 di Bergamo verso la 741 di Moggi. Alle 12.11 segue telefonata dalla 213 Pairetto verso la stessa di Moggi. Alle 14.40 ha inizio una conversazione in cui Moggi parla con un suo collaboratore di nome Giuseppe Bozzo e mntre avviene la conversazione scatta un'altra telefonata su un altro telefono, in cui Moggi parla con l’arbitro Pieri e di cui ho già parlato in altra data. Alle 15.13 Moggi riceve una telefonata della segretaria Alessia e, quando ella si presenta e dice che sono usciti gli arbitri per la Coppa Italia, la successione di parole di Moggi è: "Vediamo se riesco ad indovinare, uno è Ayroldi, Roma-Inter Gabriele, Milan è Palanca – Alessia ride – sono un indovino, eh?", Alessia dice: "Sono uguale ai miei". Moggi quindi non conosce i nomi degli arbitri di Coppa Italia alle 15.13, ma alle 14.40, perché quando parla con Bozzo queste notizie sono già possedute e sono riferite a Pieri (Narducci non evidenzia che lo stesso 10 gennaio Bergamo anticipa a Facchetti, alle 11.44, "Avevo intenzione di mandarti Gabriele... Niccolai e Gemignani", cosa della quale parla anche con Moratti, che esordisce dicendo a Bergamo: "Avevo intenzione di chiamarla io...", per poi assicurare "Vado a trovarlo prima della partita", riferendosi all'arbitro Gabriele. Le telefonate dell'Inter, che "non interessa", ndr)
La grigliata alla "svizzera". Ancora il 9.2.2005, all’indomani di due incontri che avverranno l’8, e che analizzeremo dopo, uno si svolge a Torino e riguarderà Giraudo e Pairetto, l’altro a Roma tra Moggi e Fazi. Questa è una fase che ci condurrà al sorteggio dell’11.2.2005, che concerne la giornata del 13.2.2005. Alle 0.45 avviene una chiamata dalla 284 di Bergamo verso la 741 di Moggi. Immediatamente dopo avviene una telefonata che ascoltiamo, che parte dalla abitazione di Bergamo verso la svizzera 741 di Moggi: sono già avvenute due telefonate almeno nel periodo precedente a questa e a un certo punto Bergamo, con poca avvedutezza, decide di chiamaare Moggi dal fisso. La telefonata ha una grossa rilevanza. Avviene tra il designatore e Moggi e riguarda, per la prima parte, le tematiche complessive di come questa organizzazione gestisce il campionato, e poi affronta la questione di come definire le griglie per il sorteggio. Moggi riprende qualcosa di cui sta già parlando in precedenza, perché la discussione si avvia subito. Moggi dice di essere preoccupato per l’andazzo generale, poi cominciano a parlare della griglia confrontandosi su quali arbitri mettere nelle varie posizioni. Quando sono stati ascoltati i due protagonisti della telefonata, Bergamo ha detto che quello era un confronto con una persona esperta e che non vi era nulla di male. Quando è stato chiesto a Bergamo, poi, visto che le griglie venute fuori erano proprio quelle suggerite da Moggi, se esse potevano essere composte in maniera diversa, egli risponde di sì e che non ha inserito Collina e Rosetti perché avevano arbitrato la giornata precedente. Quanto alla lettura della telefonata e alle dichiarazioni di Bergamo si deve trarre la seguente conclusione: nella telefonata la griglia viene preparata con un peso preponderante di Moggi su Bergamo. Moggi propone di inserire nella prima fascia 5 gare e decide, sempre lui, che questa fascia si faccia a 5 e non con altro numero di gare. È il designatore che avanza la debole proposta di inserire una gara meritevole di considerazione, Livorno-Sampdoria, ma Moggi risponde di no, in quanto sono due squadre con una tranquillità di classifica; ed infatti finisce in fascia B e resteranno le 5 di Moggi. Quanto alla scelta degli arbitri, Moggi indica 4 persone: Bertini, Paparesta, Trefoloni e Racalbuto e saranno 4 dei 5 che si ritroveranno in quella griglia. Quando viene in ballo il nome di Tombolini alle perplessità di Moggi fa riscontro il consenso di Bergamo di fermarlo per un turno, e quando si parla della sostituzione, all'indicazione del nome di Rodomonti si realizza l’adesione di Bergamo. Quando Moggi afferma che non devono essere inseriti in griglia Collina e Rosetti, Bergamo dice che questa indicazione è giusta, vedremo poi perché sono fuori i due. Il primo problema della debolezza di Bergamo è che i due rimangono fuori perché Moggi dice che bisogna punirli, non perché per prassi, avendo arbitrato la domenica prima, stanno fermi. Questa indicazione viene subito fatta propria da Bergamo che dice: "Certo, certo, non li metto". Ma perché devono essere puniti? Sono accaduti due episodi su cui tornerò dopo. In Milan-Lazio Rosetti ha commesso un peccato capitale, non espellendo un giocatore, il che permette di capire come qui, altro che prassi, si tratta di punire un arbitro che non ha fatto quel che doveva nei confronti di un giocatore del Milan (Stam, ndr), che non è rimasto danneggiato nella corsa scudetto contro la Juve. Ma se è vero che si osserva la prassi di non dirigere due gare di seguito, è strano rilevare che per una fase successiva non si adotta la prassi. Nei sorteggi della sesta giornata, quella precedente, ci sono Paparesta e Racalbuto che sono anche nella griglia A del turno successivo. Quindi le prassi si seguono quando si vuole.
Altre telefonate. Altra telefonata del 9.2.2005, quando alle 9.39 Bergamo chiama la Fazi. Il giorno prima c’è stato incontro tra Moggi e la Fazi e la chiamata affronta questi argomenti. A un certo punto Bergamo dice di aver fatto le 2 per fare le griglie e che si è lamentato con un amico (Pairetto). La Fazi gli dice che se non gli ha detto niente ha accusato la cosa. E poi in riferimento a Moggi, Bergamo dice di avere la testa a oggi e non a giugno e che la situazione è che "Massimo e Gigi sono i padroni del vapore (De Santis e Pairetto, ndr). Con Roby (Rosetti) gli ha detto: 'se non è espulsione quella...'". La Fazi dice: "Gli devi mettere un po’ di paura, lo vincono il campionato perché il Milan è morto, ma gli devi mettere un po’ di paura". Bergamo dice che lo deve chiamare verso le 9.30. Poi si confronta con la Fazi sulla griglia successiva.
Colloquio del 6.5.2005 alle 23.22: Bergamo telefona alla Fazi e spiega cosa è avvenuto nella giornata: dice che Gigi la mattina era in angoscia, che c’è stata una lunga discussione tra i due per le griglie e che alla fine lui lo ha portato dove voleva. A domanda risponde che gli assistenti sono Mitro e Farneti e che tutto è preparato per bene. Questo discorso viene ripreso nella telefonata del 7.5.2005 tra Bergamo e la Fazi, alle 13.54, quando, tornando ad affrontare questi argomenti, si torna a parlare di quello che è accaduto su questa storia con un linguaggio che è chiaro, come quello di quando parlano di padroni e di referenti.
Gli incontri. Altra modalità utilizzata è quella che riguarda lo svolgimento di tanti momenti riservati di discussione tra gli appartenenti al sodalizio, incontri che, nella quasi totalità dei casi, hanno risposto a regole di assoluta riservatezza e cautela nell'organizzazione e nello svolgimento, poiché era opportuno evitare che terzi potesero sapere di questi incontri. Per quanto riguarda la frequenza e lo svolgimento, questi incontri si sono svolti nel corso dell’intero campionato, dal settembre al maggio 2005; se li si vuole enumerare ed individuare forse si tratta di 13 o 14 incontri fra gli imputati di questo processo, avvenuti soprattutto fra Moggi, Giraudo, Bergamo e Pairetto, in diverse occasioni; l’incontro ha coinvolto Mazzini, in altri casi Lanese; e anche, allorché alcuni tra loro non hanno partecipato, ne venivano informati sia per la data e il luogo di svolgimento sia per l’esito. Vi sono poi incontri tra Moggi e la Fazi, la quale non viene invitata alle riunioni più generali e si pone come elemento di collegamento nel rapporto tra Moggi e i designatori, particolarmente Bergamo. Non facciamo riferimento a qualcosa come un banale incontro conviviale tra più persone, qualcosa che abbia a che fare con un pranzo o una cena, non ci interessa. Facciamo riferimento solo ad incontri nell’ambito dei quali si discutono questioni che riguardano le attività dell'organizzazione ed il modo come comporre questioni interne ai partecipanti; e non parliamo di qualcosa come se ci fossimo occupati solo di vicende riguardanti discussioni o fatti di cosiddetta contiguità federale, cioè qualcosa che riguardava la determinazione di cariche, assetti o assimilabili. Una delle questioni principali è senz’altro la sorte della Fazi e dei due designatori e come devono essere gestiti gli arbitri per garantire una determinata soluzione al campionato. Nel settembre 2004, attraverso le intercettazioni, si può provare che il 21.9.2004 avviene un incontro a casa Giraudo, incontro che vede la partecipazione di Moggi e dei due designatori; di questo incontro è informato Lanese, e anche Mazzini, di cui pure è prevista la partecipazione, salvo poi non andare a casa Giraudo ma incontrare i due della Juve in altro momento, separatamente. La sequenza di contatti è desumibile dalle telefonate che indicherò. Innanzitutto quella del 17.9.2004 tra Moggi e Giraudo che parlano di incontro con Pinochet (Pairetto, ndr), e poi quella successiva tra Moggi e Bergamo, in cui si parla della serata a casa Giraudo e in cui vi è un riferimento chiaro alla situazione della Fazi, in riferimento ad un "casino che non deve scoppiare". Quella del 18.9.2004, alle 15.48, in cui Moggi ricorda a Mazzini che lo attendono per il martedì successivo. Quelle del 20.9.2004 in cui Mazzini dice che avrebbe incontrato i due della Juve presso la sede della società.
Trascrizione non fedele. Il 21 settembre c’è una telefonata tra Pairetto ed il figlio Luca che si trova da altra parte. È possibile ascolatre in ambientale le voci di Giraudo e Moggi nella stanza. Il perito non ha trascritto fedelmente la telefonata. Quando viene attribuita una frase all’uomo 1 che è Giraudo il perito non trascriva alcune frasi, così come non rileva quello che dice Moggi successivamente o la frase 'E' un rischio troppo alto' detta da Giraudo e non trascritta. Alle 21.23 viene intercettata altra telefonata tra Pairetto e il figlio Luca, in cui si fa riferimento ai presenti e poi si raggiunge una prova ulteriore che Moggi sia presente in quella stanza. Nel dicembre 2004 ci sarà un nuovo incontro presso la casa di Pairetto e ad esso parteciperanno ancora Moggi e Giraudo, questa volta anche con Lanese. Di questo incontro cominciano ad affiorare le prime tracce nel corso della telefonata del 9.12.2004, dove Lanese ritiene che la prima persona a dovere essere informata del rientro in servizio di Palanca e Gabriele debba essere Moggi. Questo incontro viene ripreso in un paio di conversazioni che vengono registrate il giorno successivo, in data 22.12.2004, la prima fra Pairetto e Lanese alle 11.52, nel corso della quale lo scambio di battute è che si può lavorare bene e che ogni tanto converrà fare un check, anche a gennaio. Successivamente anche in una conversazione tra Moggi e Lanese, ancora più esplicita, in cui Lanese dice a Moggi di stare tranquillo che c’è il massimo della collaborazione. Quando rispondono alle domande Lanese asserisce alcune cose: di aver partecipato ad un incontro senza sapere chi era invitato e che Moggi e Giraudo arrivarono senza che lui lo sapesse, contrariamente a quanto si evnce dalla telefonata del 17.12.2004. La seconda è quanto si rileva dalle dichiarazioni spontanee di Bergamo: quello era un incontro in cui si doveva definire una questione di fare acquisire un peso politico maggiore alla federazione italiana arbitri nell’ambito della Figc. L'espressione 'fare un check', in realtà, non è nemmeno nuova, perché nelle telefonate del settembre 2004 compare un'espressione testuale, ed è altresì da tenere in considerazione la circostanza per cui, come si rileva da oltre 100 telefonate disseminate qua e la in realtà, noi da parte di questi interlocutori non abbiamo mai una particolare attenzione ad usare un linguaggio riservato o criptico se sono state in gioco solo questioni di politica federale. Quel chek non si interrompe nemmeno dopo l'elezione di Carraro, dopo la quale non sarebbe stato più necessario se quello fosse stato il motivo degli incontri. Ma se fosse vero quello che dicono Lanese e Pairetto, e cioè se uno si muove per andare a perorare una causa, l’Aia, dovremmo ascoltare una telefonata tra Moggi e Lanese di tenore diverso, mentre quella che ho letto non è fatta di rassicurazioni che Moggi rivolge a Lanese sul fatto che il suo progetto sarà sostenuto ma esattamente il contrario. Lanese rassicura Moggi per tre volte di seguito! e se è Lanese, che offre il massimo della collaborazione a Moggi, stiamo partlando del proigetto politico dell’Aia o stiamo parlando di ben altro? Tutto questo man mano che avanza il campionato diventa man mano sempre più chiaro soprattutto perché proprio agli inizi del mese di febbraio cominciano a registrarsi una particolare fibrillazione ed allarme in Moggi e Giraudo che ritengono che stia accadendo qualcosa, che non tutto stia andando come programmato e che ad un certo punto, visto anche che la posizione della Juve è quasi pari a quella del Milan, si sia verificando qualcosa che ha molto a che fare con il grado di affidabilità che alcuni arbitri manifestano nei confronti della Juve.
L'ambiente interno equello esterno. Che questa sia la situazione, di richiamare all’ordine i designatori e serrare le fila per la fine del campionato comincia a venir fuori da una prima telefonata che intercorre il 6.2.2005, alle 11.05, tra Moggi e Giraudo. I due iniziano a parlare di una situazione interna alla sqaudra. E ad un certo punto Giraudo avvia il discorso dicendo: "Dobbiamo riprendere anche l’altro argomento. Bisogna mettere a posto i due ambienti, quello interno e quello esterno e bisogna richiamare gli amici perché nel dubbio siamo penalizzati". Giraudo dice che c’è la paura di essere marchiati dopo e che nel dubbio si dà sempre contro e, quindi, bisogna riprendere l’interno ma anche l’esterno. Moggi dice che le due cose vanno insieme. Che cosa significa rimettere a posto le cose e che cosa significa rimettere a posto l’esterno è chiaro da una conversazione del 6.2.2005, alle 15.07, tra Moggi e Pairetto, e che porterà ad un incontro che avverrà di lì a poco. Questa telefonata è molto breve ed è il rimprovero di Moggi a Pairetto; dice che lo sta chiamando da ieri sera, Pairetto dice che non ha ancora acceso il telefono e Moggi dice di chiamarlo al termine delle partite. Vi sono infatti delle chiamate, a partire dalle 17.15, tra la 741 di Moggi che è a Napoli e la 123 di Pairetto che è a Torino. Che ci sia questa necessità di richiamare all’ordine è nella conversazione del 6.2.2005, alle 22.58, sempre fra Giraudo e Moggi. Si parla di Rosetti in Lazio-Milan e Moggi dice che bisogna chiamare i due perché "ce lo mettono nel...", Giraudo dice che "bisogna incazzarsi con quelli che pensiamo amici", Moggi dice "infatti, non è mica che chiamiamo quei due, sarebbe opportuno che martedì ci facciamo una chiacchiera di brutto muso perché a noi ci assassinano di brutto, io più che con quei due vorrei parlare con quelli che ci abbracciano e ci baciano e ci spiegano le tattiche invece di fare il loro dovere". Giraudo dice di parlare dell’arbitro di ieri, quel Massimo di cui si parla è De Santis, arbitro di Palermo-Juve del precedente 5.2.2005, "Io non voglio stare zitto", dice Giraudo, "ma parlare con quelli giusti", e Moggi dice che quelli giusti sono anche i designatori.
Alle 16.08 dell’8.2.2005 la Fazi racconta a Bergamo come è andata e che cosa si sono detti. Dice che Moggi ha chiamato Pairetto davanti a Lei e che è sicuro che ci saranno ancora un anno. Lei ha detto a Moggi che se non dà ancora credibilità lui il campionato non lo vince.
(sembra che, da verifiche fatte dai consulenti di Moggi, non esistono telefonate di Moggi a Pairetto in quella data, su nessun tipo di utenze, né italiane né svizzere, ndr).
PAUSA e sospensione dell'udienza fino alle ore 15.00
Ore 15.15 - Riprende l'udienza con la presidente Casoria che invita il Pm Narducci alla sintesi, visto che andrà già oltre le tre udienze previste per la requisitoria.
Pm Narducci: Un altro incontro è quello del febbraio 2005, sempre presso casa Pairetto, con Moggi e Lanese, incontro che si svolge quando è già avvenuta l’elezione del presidente federale. Dell’avvenimento è informato anche Mazzini e quale sia ancora il tema della discussione è provato da una telefonata che avviene immediatamente dopo quell’incontro, il 21 febbraio, tra Mazzini e Moggi. Moggi chiede a Mazzini se è stato chiamato da qualcuno dei designatori, risponde di no e, dopo avere affrontato altre questioni, le parole di Mazzini sono: "E' grave se questi sono dequalificati e i fischietti pensano che sia tutto crollato. Io mi sono già fatto sentire, adesso fallo tu". È chiaro che l’argomento sono ancora gli arbitri e il fatto che in questo momento essi possono avere la sensazione che tutto sia crollato. Vi saranno, poi, altri tre incontri dedicati alle questioni che riguardano il pericolo rappresentato dalle dichiarazioni che la Fazi potrebbe rendere a Guariniello, e che formano oggetto sia di un incontro, che avviene tra la Fazi e bergamo, che si incontrano a Livorno, e dall’altro di un incontro che sarà sollecitato da Giraudo con Bergamo, appuntamento che si terrà a Torino il 28 febbraio 2005. Ciò è provato dalla telefonata del 26.2.2005, alle 10.37, sulla utenza in uso alla Fazi, da altra telefonata dello stesso giorno alle 10.42 sulla utenza in uso a Bergamo con la moglie, e dalla lettura dei tabulati dei telefoni intercettati che dimostrano quale è il percorso effettuato dalla Fazi per raggiungere Collesalvetti.
Seguirà ancora un incontro il 23.3.2005 a Torino, in una fase che precede lo svolgimento di alcuni incontri, il primo Fiorentina-Juventus. La questione di come rapportarsi e contenere i pericoli rappresentati dalle indagini in corso della procura di Torino, forma oggetto di altre conversazioni che attestano che il 30.3.2005, a Roma, la Fazi incontra Moggi. I dati sono: telefonata delle 9.54 del 30.3.2005 tra la Fazi e Moggi, telefonata del 30.3.2005 delle 12.24 tra Fazi e Bergamo, telefonata del 2.4.2005 delle 13.43 tra la Fazi e Bergamo.
Un altro incontro si svolgerà a Torino tra Moggi, Giraudo, Pairetto e Lanese il 30.4.2005. I dati di riferimento sono: telefonata del 20.4.2005 alle 17.35 tra Lanese e Pairetto, ancora tra i due lo stesso giorno, quella tra Lanese e Pairetto il 20.4.2005 alle 17.58. Ancora alle 11.13 del 30.4.2005 tra Lanese e Pairetto e ancora delle 12.41 della stessa giornata tra Lanese e Giraudo. Ma quella che merita di essere segnalata è quella che alle 19.11: avviene tra Mazzini e Bergamo. Discutono i due di quella che è la situazione esistente e che formerà oggetto dell’incontro torinese. Mazzini dice che pensano che siano tutti contro di loro e aggiunge, rivolto a Bergamo, che bisogna che lui gli dia la sensazione, anche se farà in altra maniera, e Bergamo dice che non c’è una mezza strada, che non si possono fare le cose impossibili e che i due sbagliano a vedere nemici dappertutto, anche perché il lavoro viene fatto. Espressioni che stanno a significare il fatto che alla fine i due dirigenti Juve devono comunque fare i conti e devono constatare la loro lealtà, così come è chiaro che Bergamo ricorda come il lavoro che loro fanno viene fatto, perché non puoi passare da una domenica all’altra e che, senza il loro apporto, la possibilità di raggiungere gli obiettivi dipende da loro.
Il Divino Amore. Nell'ultima fase, quella che si realizza tra aprile e maggio, gli argomenti entrano anche più direttamente nel vivo: il 29 aprile 2005 inizia una serie frenetica di contatti che, infine, attraverso vari appuntamenti, condurranno la Fazi ad un singolare appuntamento con Moggi, che si svolgerà nel santuario del Divino Amore, a Roma.
I dati di riferimento sono: quella del 29.4.2005 tra Nello De Nicola e la Fazi, quella delle 20.31 dello stesso giorno tra la Fazi e Bergamo, quella delle 11.27 tra Moggi e Nello De Nicola, quella del 2.5.2005 delle 18.08, in cui colloquiano Armando Aubry e Fabiani, fino ad arrivare alla telefonata di resoconto che avviene tra la Fazi e Bergamo, il 2 maggio. L’ultimo incontro della serie è quello che avverrà il 21 maggio a Livorno, anch’esso preceduto da una serie di telefonate tra i vari protagonisti. Il 22 maggio alle 12.43 Bergamo fa un resoconto alla Fazi di ciò di cui si è parlato in quell’incontro. Salvataggio viola.In questo contesto si inserisce anche il salvataggio di una squadra come la Fiorentina che improvvsamente diventa alleata della Juventus.
Ecco la "borsa". All’interno di questo sistema non va nemmeno taciuto il ruolo che conserva la possibilità di fare carriera e, quindi, guadagnare più soldi. La carriera arbitrale proseguirà o si arresterà seconda della capacità di sostenere, o avversare, la squadra di Luciano Moggi. Quale stratosferica differenza passa tra lo spogliatoio di Reggio Calabria, dove Paparesta riceve la visita di Moggi, e lo spogliatoio di Lecce-Juve arbitrata da De Santis, dove non solo non si viene maltrattati, ma si riceve l'assicurazione che l’arbitraggio è stato gradito, o quando, pochi minuti dopo quel particolare evento, si scatena o non si scatena un'aggressione di tipo mediatico affidata a mezzi televisivi sia pubblici che privati; se ci sono state direzioni di gare gradite questo lo si percepisce immediatamente vedendo le dichiarazioni per cui bisogna assicurare un sostegno ad un arbitro gradito. C’è poi un altro meccanismo: l’osservatore arbitrale non si muove seguendo una logica imparziale ma per sollecitazione altrui viene indotto ad assegnare un determinato voto. Succede poi ancora che, come è stato descritto da alcune testimonianze, una delle occasioni più significative per sancire l’esistenza di questo sistema è che in occasione dei raduni arbitrali vengono rimarcate quelle prospettive per cui si viene premiati o puniti a seconda di quello che si è fatto. Vi sono, quindi, situazioni che vengono trascurate ed altre che vengono enfatizzate perché bisogna evidenziare un presunto atteggiamento negativo dell’arbitro. Accade qualcosa che rasenta l’incredibile, quello che racconta Cellino in una situazione che apparentemente è quasi neutra, o indifferente, e che egli registra: all’esito di un incontro che coinvolge il Cagliari, e che terminerà 1-0 per i sardi, nel quale quasi sicuramente, dice Cellino, il gol che gli permette di vincere l’incontro è viziato da un fallo non rilevato da Tombolini. Cellino dice che, colloquiando con l’arbitro nel post partita, questi è preoccupato per ciò che questo potrà determinare nella reazione di Moggi, perché questo errore ha determinato un risultato favorevole al Milan antagonista. Che Tombolini non rientri nel novero di persone rispetto alle quali esiste un gradimento emergerà dalle intercettazioni, così come da altre dichiarazioni testimoniali che fanno riferimento al gruppo delle persone rispetto alle quali Moggi esprimeva sentimento di amicizie e alleanza. Invito il collegio a leggere una serie di telefonate che possono sembrare a contenuto diverso e non direttamente rilevante per questo discorso, ma che invece hanno una diretta importanza.
Biscardi, l'arma mediatica. Il lavoro di trascrizione peritale è pieno di colloqui che nel corso di un lungo periodo di tempo sono state interecettate tra Moggi e i realizzatori di un programma, 'Il processo del lunedì'. La questione potrebbe sembrare avere un rilievo di natura generale, destinato ad avere una non diretta influenza, ma proprio alcuni di quei colloqui hanno rilievo sulle imputazioni che ci riguardano, perché offrono un'indicazione precisa circa la appartenenza, o la contiguità, fra determinati arbitri e questo sodalizio capeggiato da Moggi. È lui che attraverso alcune indicazioni date ai giornalisti ci offre elemento di prova, e la questione ha una sua importanza perché solo una parte di questo fatti e questi nomi citati riguardano partite o eventi disputati dalla Juventus. Tanti altri casi non sono di questo tipo ed egli, in altri termini, quando offre indicazioni su come affrontare la trasmissione televisiva, non difende il risultato della propria squadra.
Gli arbitri "amici" e "nemici". Se si guarda a quei colloqui ne viene fuori un elenco solo parziale degli amici: Pieri, Dondarini, Paparesta, Bertini, Racalbuto, Maggiani, Cennicola, Consolo, Mitri; indifferenti sono: Tombolini, Grilli, Rossomando; i nemici: Farina e Copelli. Non è un elenco stilato con superficialità, ma coerente con le attività di intercettazione. Si vedano in proposito le numerose telefonate tra Baldas e Moggi e tra Moggi e Biscardi.
Il 6.1.2005 vi è una telefonata tra Bergamo e la Fazi che è molto significativa perché segue un avvenimento, e cioè una partita della 17° giornata di andata ed arbitrata da Pieri, Reggina-Palermo. L’arbitraggio solleva molte critiche sui media. A commento del fatto i due dicono che Pieri l’ha fatta grossa e che si prenderà una bella botta. La Fazi: 'Mo è ora che gliela dai la botta, visto che non riguarda la Juve'. Stavolta la telefonata non ha bisogno di spiegazioni. Bergamo non esprime il più timido cenno di dissenso ma anzi, con un triplice 'ah ah ah' quasi fa adesione. L’ultima parte della mia discussione. Tra le persone accusate di associazione compare il nome di Scardina. Sappiamo che egli è stato capo della redazione del calcio nella struttura Rai Sport e che fra l’altro in tale qualità egli aveva la responsabilità di scegliere i giornalisti da impegnare per le gare domenicali. Gli scopi del sodalizio erano di avere giornalisti che fossero solo in grado di compiacere le aspettative che c’erano per commentare o meno, per intervistare o meno, secondo modalità e tecniche usate sia per il rapporto con il pubblico che con il privato.
Sanipoli come Zeman, altra vessata da Moggi. Le dichiarazioni ascoltate da Francesca Sanipoli, Varriale e Venerato conducono a questo risultato. Queste dichiarazioni ci dicono che, attraverso la figura di Scardina, Moggi si è proposto fatti significativi che conducono al ridimensionamento, o battute di arresto, della professione di una giornalista come la Sanipoli e l’assicurazione di una straordinaria carriera a chi non possedeva qualità superiori alla Sanipoli, come Venerato, che era un precario di Rai Sport per la sede di Milano. Il risultato è stato che per indicazione di Scardina si è realizzata una straordinaria anomalia: Venerato, legatissimo a Moggi, veniva di fatto, quasi esclusivamente, utilizzato per seguire la squadra di Moggi a discapito di persone che possedevano qualifiche superiori, il che aveva causato proteste redazionali a Rai Sport, quando era stato utilizato Venerato per una intervista rilasciata da Cannavaro per "Dribbling". Quando è stato sentito Venerato, egli non ha contrastato queste dichiarazioni ma ha asserito che egli, da collaboratore estern, aveva realizzato uno straordinario numero di eventi e, a risposta della domande delle difese, ha amesso che se avesse dovuto dare una idea delle gare seguite almeno 25 o 27 partite, su 34 seguite, avevano riguardato la Juve. Quando ha risposto alla domanda del perché si fosse rivolto a Moggi per questioni riguardanti la sua carriera, ha risposto che ciò era stato fatto da lui solo per segnalargli di problemi avvenuti che avevano riguardato lui come giornalista, ma senza effettuare alcuna pressione. Sappiamo che le cose sono andate diversamente e ciò è avvenuto almeno in due occasioni.
Auto per Pieroni. Altro aspetto è quello raccontato dall’ex presidente dell’Ancora Pieroni che, prima a 'Dribbling' poi a 'La Repubblica', parla di Moggi, che viene descritto come il male del calcio e come una delle persone più vendicative che conosca. Tanto che fa risalire la storia legata ad un periodo della sua carriera, quando era al Perugia, l’inizio di una serie di problemi. Egli dirà che Moggi controlla molte squadre del calcio italiano, controlla Fabiani, che ha amicizie nel mondo della Federazione, che il suo metodo è zittire chi gli è ostile, e che è amico di Pairetto da tanti anni. Questo è ciò che racconta Pieroni (a Repubblica, ndr). Che cosa scatena questa intervista che non viene presa sottogamba da Moggi? Scardina raggiunge Pieroni a Perugia e gli consegna un’autovettura di grande valore (sarà contenta la Fiat per la definizione, perché sapevamo essere una Panda, utile per permettergli di recarsi in ospedale per le cure, ndr) ed inoltre, nel giro di poco tempo, a giugno 2005, Pieroni diventa dirigente dell’Arezzo calcio grazie all’intervento di Moggi. Ciò viene fuori anche dal racconto che fanno alcuni protagonisti della vicenda. (come teste dell'accusa, in aula, Pieroni ha detto ben altro, ndr)
Porto non ha portato tutto. Il 25.5.2005 ci sono due telefonate tra Moggi e Pieroni. Queste due non risultano tra le trascrizioni, eppure erano state da noi richieste.
Presidente Casoria: Che cosa dicono queste telefonate?
Pm Narducci: Presidente una delle due è quella della macchina, ma c’è un’altra incompletezza. Abbiamo chiesto che il perito facesse la trascrizione della conversazione del 29.5.2005 tra De Santis e Mazzini, che ha ad oggetto il commento a Lecce-Parma, ed anche questo colloquio non c’è agli atti. Lo dico perché ora abbiamo rivisto tutto il materiale ed affidiamo al collegio questo tema. Termino qui la mia discussione.
Alla prossima udienza parlerà il Pm Capuano e, quindi, il calendario slitterà di un'udienza. Prossima udienza il 31 maggio.