Se nella prima parte della sua requisitoria il pm Narducci ha dato l'impressione di scarsa considerazione delle risultanze processuali, nella seconda parte tale impressione è divenuta certezza. La sua linea inquisitoria non si è infatti discostata di un millimetro dall'impostazione iniziale, conseguenza delle informative di Auricchio, e non poteva essere altrimenti: l'alternativa era di prendere atto del naufragio delle tesi accusatorie; ma nessuno in verità si aspettava da Narducci niente di diverso da ciò che è stato.
E Narducci ha esposto imperterrito le sue teorie sull'attribuzione delle sim svizzere, sorvolando sui buchi neri dell'indagine e sulle numerose incongruenze; per lui i prospetti excel elaborati a mano da Di Laroni sono veritieri ed inoppugnabili. E passi che lo stesso Di Laroni ha chiarito che tutto il lavoro è stato fatto a mano elaborando le “schifezze” (le ha definite proprio così) fornite loro dalle società telefoniche. Lo stesso Narducci ha affermato che si è trattato di un lavoro fatto a tavolino ex-post, dopo un anno dal verificarsi delle intercettazioni, e lo ha detto per giustificare il fatto che non si sia provveduto ad intercettare le sim estere, dato che in dibattimento un perito aveva chiarito, qualora ce ne fosse bisogno, che tutte le sim presenti sul territorio italiano sono intercettabili.
E per attribuire le sim ha elencato la teoria già nota delle celle agganciate, teoria elaborata da Di Laroni, che Narducci fa propria e difende a spada tratta affermando che il documento depositato da De Santis, e che smentisce tale ricostruzione, è un palese falso. Peccato che tale documento sia stato redatto da un ufficio del Ministero di Grazia e Giustizia.
E la difesa ad oltranza delle sim svizzere è intuibile, sono il pilastro centrale dell'accusa, la componente “sine qua non” cade tutta la teoria dell'esistenza dell'associazione. Le sim svizzere sono per Narducci come i gatti neri per gli Inquisitori, la prova provata dell'esistenza dell'eresia.
E se nella prima parte della sua requisitoria Narducci aveva elevato a rango di supertestimone l'ex arbitro Nucini, nella seconda parte tale ruolo è rivestito da Manfredi Martino. Un Manfredi Martino che chiarisce, secondo il pm, la vicenda della Fazi ed il ruolo di De Santis nell'associazione. La vicenda della Fazi è alquanto curiosa: Narducci riferisce che secondo Manfredi Martino la Fazi venne “fatta fuori” dalla CAN dietro insistenza di Moggi e Giraudo, perché i due temevano che la “zarina” avesse iniziato ad intrattenere contatti con Meani. Dunque prima fecero pressione per “eliminarla” e dopo furono costretti a rimediare per evitare che scoppiasse il bubbone, ovvero che la Fazi potesse vuotare il sacco sull'esistenza dell'associazione. La cosa curiosa di tutta la vicenda è che Giraudo e Moggi avrebbero temuto gli ipotetici contatti tra la Fazi e Meani, e poi invece si scopre, nelle migliaia di intercettazioni “tralasciate”, che quello che intratteneva rapporti con Meani era proprio Manfredi Martino. “Noi ci messaggiamo come sempre”, dice Manfredi Martino a Meani in una delle tante telefonate dimenticate, o anche: “Non mollate”, scrive lo stesso Martino in un sms sempre a Meani dopo la sconfitta del Milan contro la Juventus. Ed è ancora Manfredi Martino il testimone chiave per chiarire l'atteggiamento ondivago di De Santis, che per dimostrare la sua indipendenza nel campionato 2004/2005 arriva ad arbitrare contro Moggi e la Juventus, salvo poi rientrare nei ranghi all'occorrenza a fine campionato per realizzare il capolavoro del salvataggio della Fiorentina. E questo di Narducci è il vero capolavoro, un De Santis associato e promotore dell'associazione, capo della combriccola romana, che danneggia la stessa associazione per svincolarsi e dimostrare la propria indipendenza. Resta da capire a che pro rientri nei ranghi solo a fine campionato, quale sia stato il suo tornaconto dopo un campionato passato a svincolarsi: questo i fogli excel di Di Laroni non sono riusciti a chiarirlo. In definitiva niente di nuovo nell'aula 216, solita teoria e solita mancanza di prove e, contrariamente a quanto previsto, Narducci non ha portato a termine la sua requisitoria. Riprenderà il 24 maggio, salvo ricusazione del Presidente Casoria. E noi al solito penderemo dalle sue labbra.
Una requisitoria vecchia di 5 anni
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