Finalmente la Juve non si vergogna più della sua storia

andrea agnelliLa prima settimana di ritiro della Juventus 2011-2012, al di là della curiosità legata ai nuovi acquisti, ai nuovi schemi tattici, ai primi allenamenti, sembra aver riportato finalmente alla luce un comportamento che da troppo tempo mancava negli ambienti bianconeri: esternare con orgoglio il passato e la storia della Juventus.
Alla faccia di tutti quei giornalisti, opinionisti, moviolisti e chi più ne ha più ne metta, che dal 2006 hanno cercato di diffondere l’idea di una Juventus con un passato da dimenticare, sporco, pieno di lati oscuri. Farsopoli è stata un’occasione troppo ghiotta, con cui si è cercato di gettare nel fango il successo del campionato 2004/2005 oggetto d’indagine e il campionato 2005/06 che volgeva a conclusione proprio nelle settimane in cui vennero pubblicate le prime intercettazioni. Purtroppo però abbiamo assistito a tentativi vari atti a screditare non solo quei due campionati, ma tutto il periodo 1994-2006 pieno di soddisfazioni e successi, che ha visto al vertice dell’organizzazione manageriale Antonio Giraudo e Luciano Moggi, condannati pubblicamente dai media, prima ancora delle sentenze sportive. E perché no, anche riportare alla memoria episodi famosi come il gol annullato a Turone (avete mai sentito qualche giornalista ricordare che in quella stagione la Juventus perse il derby d’andata col Torino a causa di un gol di Graziani quantomeno dubbio?): in fondo la Juve ha sempre “rubato” e le vicissitudini del 2006 non facevano altro che dare valore alle frustrazioni di chi non è mai (se non, al limite, per intervalli temporali trascurabili) riuscito ad opporsi all’egemonia bianconera.

Purtroppo l’azionista di riferimento ha contribuito non poco ad alimentare queste “correnti di pensiero “ (che di ragionato hanno davvero poco) e a cercare di dare un taglio netto col passato, viste le dichiarazioni di quei giorni (“Siamo vicini alla squadra e all’allenatore, sono successe cose riprovevoli” citazione di John Elkann del 7 maggio 2006) e la scelta dei nuovi personaggi che avrebbero guidato la Juventus dopo l’allontanamento della Triade: in particolare Giovanni Cobolli Gigli nella figura di Presidente. In più di un’occasione il mai rimpianto ex Presidente, l’unico in tutta la storia di Madama a vincere un campionato di serie B, non ha nascosto la volontà di disfarsi di una storia calcistica quasi fastidiosa, imbarazzante. Tra le sue perle ricordiamo: "La Juventus è nata lo scorso anno. Ora la squadra è in un'evoluzione importante, ha alle spalle un anno di esperienza”. Noi tifosi bianconeri (tutti, di serie A, B e C, sempre citando Cobolli) in cuor nostro abbiamo sempre sognato di vedere nascere da un giorno all’altro una squadra che interpretasse al meglio quella simpatia tanto cara a Cobolli, alla faccia dei campionati e delle coppe!! “Ci dobbiamo rifare ai valori di Facchetti". Senza entrare (almeno in questa sede) nel merito delle accuse di Palazzi, ma perché nel 2006, anche senza le “nuove” intercettazioni, la Juventus non avrebbe potuto ispirarsi ad un grande protagonista di mille trionfi, quel Gaetano Scirea, universalmente riconosciuto come campione di fair play dentro e fuori dal campo??
"Abbiamo chiesto scusa al calcio italiano per il male procurato". La Juventus ha fatto fin troppo bene al calcio italiano, contribuendo sempre in modo importante alla conquista dei successi azzurri (quattro Mondiali e un europeo) Quest’ultima dichiarazione è in completa antitesi con quella dell’attuale Presidente Andrea Agnelli che il 6 luglio, alla presentazione delle nuove maglie, ha dichiarato: “Abbiamo chiesto parità di trattamento e crediamo che dalle dichiarazioni di Palazzi qualcosa di poco limpido emerga. Io voglio rispetto dalle istituzioni, rispetto verso la Juve, verso i dirigenti, verso i calciatori, verso una società che ha fatto la storia del calcio italiano, verso una società che ha fornito alla Nazionale 27 giocatori su 44 nelle quattro finali vinte di Coppa del Mondo. Io chiedo rispetto, aspettiamo la decisione del Consiglio Federale”. Ci viene quasi da pensare alla rivoluzione copernicana che si studia sui libri di scuola: la società nel giro di cinque anni, nella figura del suo Presidente (diverso rispetto al 2006) rivendica con orgoglio e a chiare lettere un ruolo importante nella storia del calcio italiano, al quale non dobbiamo più chiedere scusa, ma da cui esigiamo rispetto e giustizia. Un cambio di prospettiva non da poco, anche se ci sono voluti cinque anni, e ciò non può lasciare indifferenti tutti quei rancorosi che aspettavano da tempo un pronunciamento chiaro e deciso su una questione, quella dello scudetto 2006, troppo cara alla tifoseria bianconera (senza distinzioni in serie).

Qualche giorno fa, in conferenza stampa, anche mister Conte, capitano di mille battaglie e protagonista di altrettanti trionfi con la maglia bianconera dal 1991 al 2004, non poteva esimersi da questo richiamo alla tradizione di casa Juve. "La cosa più importante alla quale stiamo lavorando è quella dello spirito, ritrovare quello che appartiene da sempre alla Juve. Dobbiamo avere grande voglia di combattere, di uscire dal campo con la maglia sudata. Dobbiamo sapere che siamo da Juve, la Juve. Su questo stiamo lavorando tanto insieme ad un gruppo che ha voglia di riscattare due annate non felici”. La sua Juve spesso non partiva coi favori del pronostico, eppure di vittorie ne ha colte parecchie, grazie anche a quella voglia di primeggiare, a quella caparbietà, a quella voglia di raggiungere il risultato che solo la maglia bianconera sapeva dare. Come dargli torto? Basta ripercorrere a ritroso la storia della Juventus e pensare alla squadra di Dino Zoff: non quella di Scirea, Cabrini, Tardelli e Platini, bensì quella di Galia, De Agostini, Marocchi, Rui Barros capace di tenere testa all’Inter dei tedeschi, al Napoli di Maradona e al Milan degli olandesi, tanto da vincere proprio una coppa Italia nella tana dei rossoneri (grazie ad uno 0-1 a San Siro con gol del sopraccitato Galia) e una coppa Uefa, seppur modesta tecnicamente. Quello è lo spirito Juve, e c’è da sperare che Conte lo sappia trasmettere ai ragazzi.
Ogni pianta in salute ha bisogno di radici solide alla base: in società, dopo anni di tentennamenti sembrano aver ritrovato nuovamente la strada giusta, nel solco di una tradizione ultracentenaria che tante gioie ed emozioni ha regalato. Qualcuno potrebbe obiettare che sono solo parole non supportate dai fatti, e potrebbe avere anche ragione; per il momento penso sia giusto apprezzare certi richiami al passato nell'ottica di costruire un futuro importante e aspettare gli eventi: ma si ricordino, in corso Galileo Ferraris 32, che il popolo bianconero vuole giustizia per il maltolto e vuole tornare a volare alto sui campi da gioco.