Non mi chiamo Cobolli Gigli

andrea agnelliDunque la linea indicata dagli orientamenti di Abete è quella di lasciare il nostro scudetto, quello conquistato sul campo battendo tutti, in quella bacheca a Milano mettendogli sopra un bollino a censura: Vietato crederci. E se non ce lo mette la Federazione, ce lo mettiamo noi! Un trofeo abusivo e abusato, un trofeo nemmeno formalmente assegnato, un trofeo che è diventato il simbolo di incoerenza, un trofeo impregnato di compromessi, un 18 politico, un precedente che certifica, da qui all'eternità, che non serve allenarsi, sudare, giocare meglio e fare più goal di tutti, basta invece istruire processi sommari e non farselo assegnare per poterlo poi esibire come un feticcio a dimostrare un'onestà oramai prescritta.

Sarebbe facile prendersela con i parolieri della Federazione, sarebbe facile prendersela con coloro che parlavano al telefono e oggi parlano ai microfoni dimenticandosi di ricordare, quelli che puntellano il vuoto legislativo sportivo riempito da norme, postille appositamente create per muovere gli scambi e far finire il treno, ferrovieri inclusi, su un binario già morto e pure radiato. Ed invece no, ce la prendiamo a priori con la Juventus e, prima ancora che qualcuno chieda se intendiamo fare il processo alle intenzioni, rispondiamo di sì, se dalle intenzioni non si passerà ai fatti questa volta.

Beh, non siamo più nel 2006, siamo nel 2011, quasi 2012 e non siamo a Frittole, siamo o andremo tutti a Torino. La società Juventus non è più in outsourcing, oggi a comandare in società c'è un Agnelli, non certo Presidenti con altisonanti doppi cognomi, Presidenti che sostenevano tutto e il contrario di tutto, che, a voce, sostenevano il bianco e il nero ma mai il bianconero, Presidenti di passaggio, di transizione, Presidenti prestati. Oggi il Presidente, anche se la proprietà è la stessa di 5 anni fa, è alla guida della Juventus per rimanerci ed i proclami fatti da Andrea alla cerimonia della presentazione dei nostri sbiaditi ma nuovi colori sono stampati nelle nostre menti e per non dimenticarlo ve lo rammentiamo: “Si è detto tanto in questi giorni, quello che è il nostro timore è che si decida di non decidere, sarebbe la scelta peggiore, sarebbe deleterio in un momento come questo del calcio italiano, uno dei più bassi, un esempio di non credibilità. Abbiamo chiesto parità di trattamento e crediamo che dalle dichiarazioni di Palazzi qualcosa di poco limpido emerga. Io voglio rispetto dalle istituzioni, rispetto verso la Juve, verso i dirigenti, verso i calciatori, verso una società che ha fatto la storia del calcio italiano, verso una società che ha fornito alla Nazionale 27 giocatori su 44 nelle quattro finali vinte di Coppa del Mondo. Io chiedo rispetto, aspettiamo la decisione del Consiglio Federale. Noi siamo l’unica società ad aver avuto danni patrimoniali per centinaia di milioni di euro, abbiamo i mezzi per muoverci anche al di fuori della Giustizia Sportiva. Per il momento non lo facciamo, aspettiamo. Se revocano lo scudetto all’Inter per quanto riguarda la Giustizia Sportiva finisce qui. Per quella ordinaria valuteremo”.

E ieri, dopo l'esito della riunione del Consiglio Federale, ha ribadito il concetto: «La Fiorentina e i suoi principali azionisti hanno correttamente sottolineato la disparità di trattamento subita da alcune società calcistiche nel 2006. Una disparità che rischia di perpetuarsi se le indiscrezioni di questi giorni dovessero essere confermate da Consiglio Federale di lunedì 18. Il dialogo tra gli attori principali del mondo del calcio è certamente auspicabile, ma le condizioni di parità tra questi soggetti devono ancora essere garantite, anzi ristabilite, dopo 5 anni di doppiopesismo. Ribadisco che ogni azione legale sarà esperita a tutela della Juventus, se l'ordinamento sportivo dimostrerà di non essere in grado di garantire ai suoi membri pari dignità ed eguale trattamento. Questo non è il tempo della burocrazia, questo è il momento della sostanza. Il dialogo potrà stabilirsi solamente quando queste condizioni saranno garantite. Qui non è in gioco l'onorabilità delle persone, che in taluni casi non sono in condizione di argomentare, qui è in gioco la credibilità del sistema»

Lo diciamo subito, se questa sarà la decisione che verrà ufficializzata lunedì, ci aspettiamo, tutti quanti, che Agnelli, adeguatamente supportato da John Elkann, darà seguito a quanto detto. Non ci accontenteremo di quattro fuochi d'artificio, non ci accontenteremo di proclami; dal momento che confermeranno che il nostro scudetto rimarrà in quella bacheca a Milano vogliamo vedere la Juventus che suda, che combatte e che vince per una volta fuori dal campo, perché altrimenti è inutile che si chiami Conte ad insegnare cosa è la Juventus ed essere Juventini se la Juventus stessa non si ricorda più chi siamo. Si dovrà andare fino in fondo questa volta e o si fa saltare il banco oppure si rischia di vedere il muschio e la rugiada su quei seggiolini nella nostra nuova casa dall'anno prossimo. E' impossibile ingoiare il rospo due volte per chi ha ingoiato il primo, figuriamoci masticarne due per chi il primo ce l'ha ancora in bocca. Questo ci aspettiamo senza indugi e senza tentennamenti, Andrea faccia quello che ha anticipato e vada fino in fondo per insegnare ai giocatori, ai nuovi tifosi, e ai vecchi tifosi che se lo sono dimenticato che cosa è la Juventus e perché abbiamo deciso di sostenerla. E sembra che abbia davvero intenzione di far seguire alle parole i fatti.