A Bardonecchia per ora brilla solo Conte

conteLa vallata più rivoltosa d'Italia da quest'anno ospita le prime sgambate della stagione bianconera. Lunedì scorso è stata la giornata della presentazione ufficiale della squadra, una presentazione che per forza di cose non può che essere monca, lasciando quella sensazione di incompiuto e di provvisorio. D'altronde, incastonata per esigenze commerciali e televisive nella prima metà di luglio e nel pieno delle secche di un mercato che stenta a decollare, non poteva essere altrimenti. E allora va in onda uno spettacolo un po' raffazzonato, che si dondola tra gli imbarazzi di giocatori forse consci della loro precarietà e l'eterno entusiasmo di un popolo disposto, in occasioni come questa, ad applaudire sulla fiducia. Su tutto mi è sembrato aleggiasse appunto una sorta di bonus di fiducia, chissà quanto a tempo: è quello che si è portato dietro Antonio Conte, mister a furor di popolo e ad oggi star indiscussa del ritiro bianconero, in attesa (chissà per quanto) di cedere il posto a qualche nuovo arrivo dal nome più o meno altisonante. La parte del leone dell'applausometro per ora tocca a lui, il mister che parla di juventinità e che si ritrova già adesso con un carico di amore incondizionato che a breve diventerà fardello di aspettative da non deludere. A memoria non ricordo nulla di simile in passato, nessun allenatore che avesse ricevuto così tanto credito a scatola chiusa. E' il bello, ma a volte anche il brutto, di essere icona. Peggio (o meglio) ancora se ti ritrovi ad essere icona di un popolo alla disperata ricerca di qualcosa a cui aggrapparsi dopo due anni da gironi infernali e cinque in esilio dalla propria storia.

Il palco di Piazza De Gasperi si è animato intorno alle 21 all'accensione delle telecamere di Mediaset, quest'anno tv ufficiale del ritiro valsusino della Signora. Alla spicciolata scendevano dal pullman i giocatori, militarmente presentati per reparto. Le voci dal palco, come si è detto, trasudavano imbarazzo o forse understatement, ovvietà di facciata in attesa di capirne di più del futuro proprio e della squadra, se sarà una corazzata vecchia maniera oppure l'ennesimo vascello in balia dei venti. Un migliaio abbondante di anime, anch'esse combattute tra l'amore incondizionato e lo scetticismo giustificato, si dividevano tra le ovazioni per i vecchi e nuovi eroi e qualche mugugno verso chi si auspica col foglio di via in tasca (Motta, Martinez, Amauri) e chi con la prospettiva concreta di qualche contratto pesante finalmente in valigetta (il d.g. Marotta). Già detto di Conte, ma anche Buffon, Chiellini, la new entry Pirlo e l'eterno e amatissimo Del Piero (cui è stato riservato l'onore della presentazione ad personam, separato dagli altri attaccanti) hanno fatto il pieno di applausi e cori. Ma la piazza non ha avuto esitazioni o divisioni di sorta nel ricordare l'accesissima rivalità con la sponda prescritta di Milano, naturalmente ancora più acuita dalle ultime vicende in via di definizione presso la Federcalcio. Insieme ai soliti cori di scherno campeggiava uno splendido due aste nerazzurro che recitava, imitando la grafia dello sponsor cartonato, "Prescritti".

Tutto sommato una bella serata Juventina, in una Bardonecchia dalle strade colorate di bianconero per l'occasione, con le gigantografie dei grandi campioni del passato a fare bella mostra nelle vie del paese: da Scirea a Del Piero, da Boniperti a Furino passando per Bettega, Vialli che alza la Coppa dei Campioni, Bigatto, Paolo Rossi e tanti altri, a simboleggiare una società e un popolo sospesi tra passato e futuro, tra l'orgoglio ritrovato (ove mai qualcuno lo avesse temporaneamente smarrito) e l'attesa impaziente del ritorno ai fasti di un tempo, agli albori di una stagione che si preannuncia come quella dell'ultima chiamata per una nobile che vuole abbandonare il suo temporaneo status di decaduta.

FOTO 1: "P come prescritti".

FOTO 2: "Mister Conte".

FOTO 3: "Due miti bianconeri".

FOTO 4: "Il Capitano".

FOTO 5: "Marotta".