Andrea Agnelli: i primi 100 giorni/1 - società e bilancio

andrea agnelliAll’indomani dell’insediamento di Andrea Agnelli sulla poltrona di Presidente della Juventus avevo scritto un articolo dal titolo eloquente: “Adesso lasciamolo lavorare”. Il mio era un auspicio dettato soprattutto dal fatto di conoscere molti preoccupanti dettagli dello stato in cui versava (e versa) la società sia dal punto di vista organizzativo-finanziario che sportivo. Ero consapevole che tempo e pazienza sarebbero stati gli ingredienti indispensabili per guarire il grande malato. Eppure rimasi piacevolmente sorpreso quando si diffuse la notizia dell’esposto per la revoca dell'assegnazione a tavolino dello scudetto 2006 e la richiesta di equità nei processi rivolta alla FIGC. Fui sorpreso perché mi resi conto che, piaccia o non piaccia, per la prima volta dal 2006 la Juventus aveva mutato atteggiamento nei confronti delle istituzioni sportive. Mi sorprese di meno, anche perché preannunciato proprio da Ju29ro.com prima ancora che il nuovo presidente venisse nominato, l’inizio del profondo processo di rinnovamento nei quadri dirigenziali e sportivi, che a tutt’oggi appare ancora in corso. Tre mesi intensi e difficili. Prendendo in prestito la definizione dal mondo economico possiamo dire che “i primi 100 giorni di Andrea” sono serviti soprattutto ad arginare la deriva che si respirava nella sede di Corso Galfer e sui campetti di Vinovo. Più difficile arginare la deriva finanziaria, anche quella abbondantemente prevista dal sottoscritto, e per la quale saranno necessari interventi radicali cui faremo cenno più avanti. Di certo in soli 100 giorni non si potevano fare miracoli, eppure qualcuno oggi tra i tifosi comincia a storcere il naso, a emettere giudizi sull’operato del nuovo Presidente senza conoscere bene i fatti, o peggio ancora a paragonarlo al "cugino" Elkann, accusandolo di immobilismo e subordinazione allo stesso Elkann e ai nuovi poteri del calcio. Qualcuno ha persino accusato questo sito di aver cambiato linea editoriale e atteggiamento nei confronti della società e persino di Calciopoli. Chiariamoci subito le idee al riguardo. Personalmente ho caldeggiato e accolto con grande soddisfazione la “restaurazione” del ramo umbertiano alla guida della Juventus. Ritengo che Andrea Agnelli vada giudicato dopo un periodo sufficientemente lungo, e che a lui vada concessa un'abbondante dose di credito per vari motivi: primo, perché è un Agnelli e non un Elkann; secondo, perché nel 2006 sull’altare della Juventus aveva sacrificato e messo in discussione i suoi rapporti con la famiglia, dimettendosi da tutti gli incarichi operativi all’interno delle aziende del Gruppo Fiat; terzo, perché ha sempre posto la “questione Juventus” come “condicio sine qua non” per normalizzare i rapporti con il cugino John Elkann e favorire quindi il riassetto, che sta avvenendo proprio in questi mesi, dell’accomandita e di Exor; quarto, perché è cresciuto osservando da vicino una Juventus gestita da Moggi, Giraudo e Bettega, che era diventata un esempio per tutti in Europa; quinto, perché in merito alla vicenda Calciopoli ha sempre avuto idee e opinioni molto vicine a quelle dei tifosi più “rancorosi”, al di là degli atteggiamenti diplomatici che ha dovuto mantenere per rispetto prima del nome che porta e adesso anche del ruolo che ricopre. Tutti questi motivi però non fanno sì che questo credito sia illimitato e che il suo operato godrà di un'immunità senza fine. Anche Andrea verrà giudicato ed eventualmente criticato, se dovesse dimostrarsi inadatto a guidare una società come la Juventus e si renderà protagonista di scelte sbagliate o umilianti per tifosi ed azionisti. Ma farlo adesso ritengo sia ingeneroso, e oltretutto dannoso per un ambiente che sta tentando di rigenerarsi, di cambiare pelle e di ritrovare l’antico spirito di sacrificio e l’orgoglio di appartenenza. Andrea non è Harry Potter e non ha la bacchetta magica, è un ragazzo di 35 anni, che ha accettato, ma anche fortemente voluto, la sfida della ricostruzione della Juventus. Io credo che il percorso sarà lungo e difficile e che le tappe saranno tante, alcune delle quali, al momento, assolutamente impensabili. Cercherò di fare il punto sullo stato di avanzamento dei lavori della Juventus di Andrea almeno per quello che è nella mia personale percezione. Parleremo di organizzazione societaria, di bilanci, di calciomercato, di Calciopoli, di Stadio e di scelte strategiche che attualmente sono al vaglio di Andrea e del suo staff.

L’ORGANIZZAZIONE SOCIETARIA - Una delle accuse che si sono mosse ad Andrea Agnelli è che sia un presidente a responsabilità limitata e comunque subordinato a John Elkann. Credo sia abbastanza presto per giudicare. In ogni caso fino a questo momento mi sembra esattamente il contrario. Lo si è visto dal piglio con cui ha cominciato a ridisegnare il management. In Corso Galileo Ferraris ormai sono spariti gran parte dei vecchi dirigenti. Quelli che non sono spariti sono stati ridimensionati. L'ultimo a dimettersi, come documentato in anticipo dal nostro sito, è stato Marco Fassone, il responsabile del marketing. Una delle lamentele più lette ed ascoltate era riferita proprio al fatto che Blanc, Fassone e qualcun altro erano ancora in sella. Ne avevo scritto in proposito e avevo preannunciato che Blanc sarebbe stato l'ultimo a mollare la poltrona. La posizione di Blanc, il cui mandato come DG scade il prossimo giugno, mentre come AD e come consigliere è in carica fino all'ottobre 2012, è diversa da tutte le altre perché il suo contratto ha una clausola che costringe la società a pagargli una lauta buonuscita in caso di risoluzione anticipata unilaterale del suo mandato. La soluzione più logica è quella di emarginarlo pian piano all'interno della società e sperare che sia lui stesso a trovare qualcosa di meglio da fare prima di arrivare a scadenza di contratto. In caso contrario sarà mio piacere incontrarlo alla prossima Assemblea Annuale per fargli il riassunto dei suoi 5 anni. In ogni caso le strade di Blanc e della Juventus si separeranno molto presto. Tra quelli che non hanno lasciato la società ma che hanno subito un brusco ridimensionamento c'è Giuseppe Gattino, ex responsabile della comunicazione, che si occuperà di Juve Channel e di Hurrà Juventus. Il suo posto è stato preso da Claudio Albanese, giovane professionista del settore, ritenuto persona di fiducia non solo di Andrea ma anche di Antonio Giraudo. Tra quelli che prossimamente dovrebbero essere silurati c'è Mauro Sandreani, uno dei responsabili del settore osservatori, oltre a qualche altro insospettabile dei quadri della sede. In definitiva, piaccia o non piaccia, la società sta subendo una ristrutturazione totale. La vera cartina tornasole della assoluta indipendenza di Andrea dal cugino John sarà il rinnovo del Consiglio di Amministrazione. Anche questo organo, a mio parere, andrebbe ampiamente ridisegnato, e di questo credo si parlerà nelle sedi opportune. Nella scorsa Assemblea avevo ad esempio segnalato che probabilmente i consiglieri Venesio e Montanaro non possedevano i requisiti di legge per ricoprire il ruolo di consiglieri indipendenti. Tutti i consiglieri attualmente in carica, a parte il libico Zentuti, rappresentante Lafico, sono stati espressamente indicati dallo staff di John Elkann. E' presumibile che lentamente anche il Consiglio di Amministrazione possa essere ridisegnato e composto da persone di fiducia del ramo umbertiano. I tempi in questo caso potrebbero essere più lunghi, ma comunque non oltre il 2012, data di scadenza naturale di questo mandato. Analogo discorso va fatto sui poteri e sulle deleghe in capo al presidente e al Consiglio stesso. Ai tempi della Triade, ad esempio, gli amministratori esecutivi (Giraudo, Moggi e Bettega) avevano ampie deleghe operative. In ogni caso avere in Consiglio i propri uomini è importantissimo ai fini della governance societaria e consentirebbe ad Andrea di accelerare sul piano delle scelte strategiche di lungo periodo e anche di affrontare con sufficienti margini di manovra gli importanti appuntamenti che vedranno la società impegnata sul fronte giudiziario, soprattutto relativamente agli sviluppi del Processo di Napoli, nonché agli ultimi strascichi del Processo di Torino sul presunto "falso in bilancio" e sulla presunta "infedeltà patrimoniale" dei vecchi dirigenti. Moggi, Giraudo e Bettega sono stati assolti con formula piena, tuttavia la Procura ha presentato appello contro questa sentenza. I lettori più attenti ricorderanno che questa accusa nei confronti della Triade nacque dalla famosa denuncia contro ignoti presentata dalla stessa Juventus all'epoca della presidenza di Cobolli Gigli. Uno dei prossimi passi di Andrea potrebbe essere proprio quello di ritirare la grottesca denuncia, invalidando in questo modo tutto il procedimento e con esso anche la richiesta di appello inoltrata dalla Procura. Ma questo è un atto che, a seconda dei poteri concessi al presidente nel momento del suo insediamento, potrebbe anche prevedere un passaggio importante proprio all’interno del Consiglio di Amministrazione, e quindi sarebbe un banco di prova molto attendibile per verificare fino in fondo la reale autonomia gestionale di Andrea. Un’altra importante accusa rivolta al nuovo presidente riguarda il trattamento riservato a Roberto Bettega. Premesso che giudicare senza conoscere bene i fatti può essere fuorviante, è evidente che deve essere successo qualcosa tale da incrinare il rapporto di stima e fiducia tra Bobby Goal e la famiglia di Andrea. Su questo aspetto è inutile andare a disegnare scenari, se non è possibile avere un chiarimento dai diretti interessati. Di sicuro Bettega non ha preso bene la decisione di Andrea, ma come sempre ha deciso di mantenere un profilo basso, e di evitare polemiche che sarebbero state sicuramente deleterie per un ambiente come quello della Juventus, che sta cercando faticosamente di ricostruirsi. Per quanto mi riguarda è l’ennesimo segnale di juventinità dell’ex-vicepresidente.

IL BILANCIO – Nel corso del Consiglio di Amministrazione tenutosi il 6 agosto è stato analizzato ed approvato il Resoconto Intermedio di Gestione al 30 giugno 2010, in pratica il preliminare di chiusura del bilancio dell’anno 2009-2010. Come avevamo correttamente ipotizzato qualche mese fa, quest’anno l’esercizio chiuderà in perdita di circa 5 milioni, pur in presenza di ricavi stabili intorno ai 240 milioni di euro, a causa degli effetti economici derivanti dall’operazione di dicembre 2009 relativa agli accordi novativi e integrativi con la Costruzioni Generali Gilardi per la cessione della partecipazione nella Campi di Vinovo. In assenza di questo evento “straordinario” il bilancio avrebbe chiuso in sostanziale pareggio. La soglia di 240/250 milioni è attualmente un limite difficilmente sormontabile per una società come la Juventus ed è raggiungibile comunque solo in presenza della qualificazione e di un buon cammino in Champions. Questo significa che, salvo eventi straordinari, dobbiamo dimenticarci per qualche tempo certi numeri che, per effetto della "cura" quinquennale di Blanc, si preannunciano molto più bassi per i prossimi anni. La stessa Juventus ha confermato nella nota post-CdA che il prossimo bilancio sarà fortemente in rosso. Su questo argomento io mi sento di poter essere abbastanza preciso, e di affinare ulteriormente le mie già fosche previsioni di qualche settimana fa. Mi aspetto sul 2010-2011 una riduzione dei ricavi, anno su anno, di circa il 20% con il ritorno su numeri molto vicini a quelli del 2006-2007, il primo post serie B, e non solo per effetto della mancata qualificazione Champions. La Juventus registrerà una riduzione dei ricavi a 360 gradi, solo parzialmente compensati da quelli relativi alla partecipazione alla “misera” Europa League. Nel dettaglio mi aspetto riduzioni alla voce diritti Champions (-25 mln), diritti radiotelevisivi campionato per gli effetti del nuovo contratto collettivo (-5 mln), sponsorizzazione maglia (-6 mln), ricavi da gare e abbonamenti (-2 mln), altri ricavi straordinari relativi alla spalmatura del vecchio contratto Mediaset (-10 mln). Tirando le somme parliamo di una cifra tra i 40 e i 50 milioni di euro che verrà a mancare dal prossimo bilancio. La partecipazione alla Europa League mitigherebbe questi numeri solo se si riuscisse ad arrivare fino in fondo e magari vincere il trofeo. In quel caso non conosco le cifre nel dettaglio ma gli introiti si dovrebbero attestare intorno ai 10/15 milioni di euro. E’ del tutto evidente quindi che il prossimo anno, se questi numeri dovessero essere confermati dai fatti, sarà necessario chiudere in perdita e intaccare il patrimonio netto, e probabilmente si dovrà deliberare un nuovo aumento di capitale di almeno 50 milioni di euro, dopo quello ottenuto da Blanc di 100 mln nel 2007 e utilizzato per investire su calciatori non degni del blasone e delle ambizioni della Juventus. Per arginare il deterioramento dell’appeal commerciale e sportivo del marchio la strada appare obbligata e non può prescindere da una nuova fase di investimenti tecnici (leggasi calciatori di qualità). La dinamica dei ricavi dovrebbe poi ricominciare a migliorare dalla stagione 2011-2012 a patto di centrare la qualificazione in Champions quest’anno. Non mi aspetto invece elevati livelli di extra-ricavi per l’entrata in servizio del nuovo stadio, la cui costruzione appare in perfetto orario, pur con qualche “sorpresa" di cui parleremo più avanti. In definitiva si preannuncia un anno finanziariamente molto delicato. Soprattutto scopriremo molto presto se Exor, e quindi la famiglia Agnelli/Elkann in senso allargato, avrà voglia di mettere mano al portafoglio per investire nella Juventus. Io ne sono ragionevolmente dubbioso. E' molto più probabile che si vada verso operazioni straordinarie che diluiscano la quota di Exor, ad esempio l'ingresso di un nuovo socio come potrebbe essere un fondo di private equity (ne avevo già parlato qualche mese fa, proprio su questo sito). Questo perché la Juventus è in una pericolosa posizione di stallo in cui senza massicci investimenti rischia di danneggiare ulteriormente il valore del proprio "marchio". Industrialmente avrebbe molto senso, ad esempio, la creazione di un polo di eccellenza sportiva con la Ferrari per sfruttare le sinergie tra i due marchi e ottimizzare risorse finanziarie e commerciali. Si tenga conto anche che la Formula 1 ha il suo momento clou proprio mentre il calcio è fermo, cioè durante l'estate. In definitiva siamo ad un importante bivio: o si pensa veramente in grande, oppure la Juventus è destinata ad essere comprimaria per molti anni, in Italia e in Europa.

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