Su Del Piero non si può

Censura"Terzo anello" è la sezione del sito ideata per dedicare uno spazio ai nostri lettori, ai loro sfoghi, alle loro esultanze, ai loro sentimenti, alle loro lettere di tifosi. Anche noi siamo dichiaratamente dei tifosi della Juve.
Trillo è una delle punte di diamante della nostra redazione, l'uomo che con la sua satira pungente è deputato a strappare un sorriso (o "smile", per far contento Lapo). Chi conosce Trillo ed il suo blog ha ben presente che si tratta di satira .. e la satira prende di mira, da sempre, i potenti, chi è famoso.
L'articolo di Trillo, "Plasmati da nessuno", ha suscitato la vibrata mail di protesta di un nostro lettore, perchè nell'articolo viene criticata un'icona bianconera quale è Del Piero. Molti altri, al pari di Trillo, ritengono che Alex almeno un tentativo su punizione a Giovinco, altro specialista, potesse lasciarlo. La mail, come tutte quelle che riceviamio, merita tutta la nostra attenzione e la risposta di Trillo, che rendiamo pubblica. Una sola annotazione per l'amico Gianni che ci scrive: i nostri articoli sono tutti firmati, il nome dell'autore è il alto (in questo caso: Trillo), la spiegazione del perchè usiamo dei nickname la potete leggere qui.
 
 
La mail di Gianni:

Per il signor X che ha scritto l'articolo su Del Piero (sarà lo stesso che ha scritto quello su Buffon.. a proposito perchè non firmate gli articoli?). Fin quando avete parlato di farsopoli, grande competenza, ho condiviso tutto. Non vorrei che, però, quando parlate dei giocatori e del tecnico riversate su di loro la rabbia per questa dirigenza. Ci vuole rispetto per il lavoro del tecnico e, soprattutto, per la storia. E la storia si chiama Alex Del Piero. Ma il bravo scrittore avrebbe preferito che, al netto di Guido Rossi, lui non facesse più parte della squadra. Infatti, il grande Capello, quello che il turnover lo facevo solo se i giocatori erano azzoppati, voleva liberarsi di lui e di Buffon. Ma non tutti sanno che le qualità morali e tecniche sono molto più importanti dei numeri da circo, tipo quelli del buon Zlatan. Definire egoista Alex è il massimo.. del minimo, ovviamente. Un attaccante che oltre a tutti i gol ha fatto centinaia di assist, che è stato capocannoniere degli ultimi 2 campionati ma che, soprattutto, ha trascinato e compattato moralmente il gruppo, cosa che certi mercenari preferiti dal bravo scrittore non avrebbero mai fatto, perchè non sanno cosa significa amare una maglia. Alex lo sa ed è la pietra miliare dei successi dal 93 a oggi. Rispetto per la storia.
gianni <**********@virgilio.it>

 
La risposta di Trillo:
 
Caro Gianni,
che il sottoscritto riversi la propria rabbia per calciopoli anche sui giocatori è fuori discussione.
Quante volte ci sentiamo ripetere che i calciatori sono professionisti, che fanno scelte più o meno impopolari dettate - come deve essere per ogni professionista, appunto - dalle ragioni più svariate, ma sempre e comunque riconducibili al fine unico del loro lavoro, cioè il rapporto soldi/obiettivi?

Bene, con questa logica sarebbe fuorviante e anche piuttosto infantile considerare immorale chi - come Ibrahimovic e gli altri - nell'estate 2006 decise di lasciare la Juve per andare a trovare fortuna altrove.
Nessun professionista da qualche milione di euro all'anno accetterebbe mai di ridurre i propri emolumenti e ripartire da un livello nettamente inferiore, con tutti i rischi annessi e connessi, tantomeno in un'attività "a tempo" come quella del calciatore, che in questo senso è cosa ben diversa da quella di un qualsiasi manager o dirigente d'azienda.

Se vogliamo entrare ancor più nello specifico, diciamo che due anni, e qualche vittoria di Pirro ottenuta sinora sul campo, non sono sufficienti per dimenticare che anche Camoranesi e Trezeguet rimasero a Torino più perché furono costretti che non per una scelta dettata dal cuore. Nedved non aveva offerte che lo gratificassero (soldi/obiettivi, ricordi?), e se Del Piero fosse finito al Manchester, come qualcuno sostiene, sarebbe stato verosimilmente il City, e non lo United.
Un discorso ancora a parte merita Buffon, che senza il mondiale vinto da protagonista sarebbe rimasto alla Juve come un ferro da stiro rimarrebbe a galla in mezzo al mare.
Se hai dei dubbi a riguardo, o non ricordi con precisione la cronologia degli eventi, prova a consultare gli articoli di giornale di quell'estate 2006 sui motori di ricerca dei quotidiani on-line: ti si aprirà un mondo sui motivi che separarono i "traditori" dagli "eroi".

Il tutto detto senza volere scadere nella dietrologia, grazie alla quale sarebbe fin troppo facile sostenere che magari, visto quanto affermano certi presidenti o certi processi a carico del Milan miracolosamente finiti in prescrizione, le scelte "di cuore" fatte da chi ha deciso di rimanere sono state rese possibili da più di un "incentivo", scrupolosamente concordato lontano da occhi e bilanci indiscreti.

La colpa di tutti i giocatori, e l'ho scritto a più riprese, è quella di avere avallato, come tutto il resto del sistema gazzettaro, le decisioni di chi ha diretto e portato a compimento la farsa di calciopoli, accettandone di fatto, senza mai esprimere un concetto che non fosse pseudo-colpevolista verso la Triade, le conseguenze. Tutte.
Io sono lo stesso juventino di prima, quando, pur non immaginandomi neppure nell'anticamera del cervello di vedere la Juve in B e tutto il resto, provavo esattamente lo stesso tipo di fastidio e scarsa stima nei confronti dei Del Piero di turno. Dei portabandiera a contratto (miliardario).
Se in qualcosa calciopoli mi ha fatto bene, anziché male, è nell'avermi definitivamente aperto gli occhi sulla natura assolutamente falsa e offensiva per l'intelligenza di ogni tifoso del concetto di "bandiera", "simbolo" o "amore" riferita ai calciatori, nessuno escluso.

Le uniche vere bandiere sono i tifosi, che non cambiano per tutta la vita (salvo rare eccezioni) i colori della loro scelta. Che sono gli unici a non essere disposti a compromessi di alcun tipo, per la semplice ragione che il nostro amore (quello sì, autentico) non chiede nulla in cambio, se non la maggiore quantità di emozioni e sogni da vivere nel modo più intenso e sincero possibile.
La cosa che tutti aspettiamo è il prossimo trionfo, la prossima vittoria, la tanto agognata terza stella.
Io non amo questo o quel professionista. Io amo la Juve. Credo anche tu. Quando la terza stella arriverà, per i calciatori che hanno contribuito a raggiungerla nel secolo abbondante di storia della Juventus, essa sarà di tutti e di nessuno. Ma per noi tifosi sarà nostra e basta.

Lo sarà per sempre, e per sempre sarà attaccata soltanto a quella maglia bianconera, senza bisogno di alcun nome o numero sulla schiena.

Cordialmente.
Trillo