La passione e l'impegno

Del PieroNavigando nella rete, anche in quei mari che i giornali sportivi evitano ritenendoli perigliosi, perchè "infestati" dai pericolosi tifosi rancorosi di serie C, si possono trovare "perle" che raccontano emozioni uniche, che aiutano a comprendere bene tante cose.
Nel forum di giulemanidallajuve.com abbiamo potuto apprezzare quanto scritto dall'utente Masonmerton, un topic dal titolo "La passione e l'impegno", che riportiamo:


L’ultima volta c’era mio padre seduto accanto a me.
La Juve me l’ha instillata nel cuore lui fin da quando ero piccolo, quando il suo idolo, e il mio di conseguenza pur essendo molto bambino, era Roberto Bettega. E con gli anni era diventato un rito seguire le partite tutti insieme, lui ed io, i suoi amici ed i miei amici.
Bettega, Platini, Scirea, Boniek, Laudrup…. e poi Lippi e Del Piero. Il capitano mi era entrato subito nel cuore. E quando una punizione la sentivo nella giusta posizione per lui, mi alzavo dal divano e mi accovacciavo alla sinistra del televisore: oramai era un rito anche quello e quante volte ha funzionato!
La Champions è magia, quella musica che ti fa battere il cuore e fa venire la pelle d’oca. Il piacere di viverla in compagnia. Di gioire insieme, di condividere le sofferenze.
L’avevo lasciata là, dopo una rimonta non riuscita, in un match in cui avevamo tirato una volta sola in porta; e pensare che bisognava segnare almeno due reti solo per andare ai supplementari.
Terminato l’incontro, la televisione spenta, continuavamo a fissare il video come ebeti, come se aspettassimo ancora che i nostri eroi dovessero scendere in campo……
Due anni dopo molte cose sono cambiate. Soprattutto la musichetta d’inizio viene sostituita dalla sigla finale di “l’albero azzurro di Dodò”; c’è mia figlia da mettere a letto e la mia partita inizia 5 minuti dopo rispetto agli altri.
Ma è magia ugualmente. E’ tensione, è emozione, è il battito che sale in gola, è la voglia di indagare gli sguardi dei miei giocatori, della mia squadra del cuore.
Il fattore campo conta meno del fattore emotivo.
Mi gusto più le emozioni che non il vero e proprio pallone.
L’avversario è duro, e la cronaca è scarna. Trezeguet è lontano dalla forma, Poulsen che tanto mi era piaciuto in precampionato e nella prima giornata sembra timido: aspetta troppo per i rilanci, un paio di volte perde palla nella propria metà campo alla Pirlo dei momenti peggiori.
Siamo solidi come sempre, prendiamo vigore, il capitano ha due guizzi che mi fanno battere il cuore e sperare in una delle sue serate magiche.
Poi però si rompe Camoranesi e si spegne la luce.
La musica non cambierà più; solo un episodio può interrompere lo 0-0. Buffon fa il fuoriclasse su un pallone che vale un goal (ma era fuorigioco). E poi ancora una volta è il mio capitano, complice un po’ di fortuna e il portiere avversario pollo. Ma non si nega sia un capolavoro.
Due anni dopo molte cose sono cambiate. Non posso urlare, mia figlia dorme, mia moglie pure. Urlo in play back, la bocca spalancata, il pugno chiuso, salto come Bubka sul divano e il cane che dormiva tra le mie ginocchia si ritrova 5 metri più in là. Non protesta neppure, ormai quando c’è la Juve pure lui si è abituato al suo padrone che abbandona il suo stile british...
Finisce la battaglia, ma la magia resta nell’aria, le notti di champions sono così e so già che dormirò poco, ma ne vale la pena. Tolgo il volume alla tv, vedo solo i volti dei miei campioni, tanto mi basta, per avere la pancia piena.
- Papààààààà.....
Comincia una nuova battaglia, quella di riaddormentarla nel suo lettino mentre lei vuole il lettone in mezzo a noi. E inizia una nuova magia, più grande, immensa, delle sue dita che mi grattano dietro al collo, le sue manine che mi tirano i capelli, il suo respiro pesante eppure così leggero sul mio collo.
Di solito vinco io, tanto con gli anni, presumo, che avrà modo di rifarsi.
Ma stasera no, stasera la lascio vincere.
A sentirla avvinghiata a me, anche io mi sento un fuoriclasse degno della Champions.
Mi infilo sotto le coperte, ogni giornata mi richiede più energia di quanta io ne possegga al mattino quando mi sveglio; sarà per questo che ogni giorno mi sembra di intravedere un nuovo capello bianco spuntare in mezzo agli altri castani.
Di solito perdo conoscenza appena tocco il cuscino. Ma stasera no.
La magia nell’aria non ne vuole sapere di svanire.
La magia grande dell’amore immenso della mia famiglia tutta intorno a me nel lettone; ma c’è ancora, anche, la magia delle cose piccole, del mio amore per lo sport e per la Juve; chi ha mai detto che le piccole soddisfazioni non ti facciano sorridere quanto le grandi.
Forse domani tornerò a parlare del processo e ad interessarmi di calciopoli, ma adesso è ancora il momento della magia, e ho voglia di scrivere un pezzo nuovo e diverso.
Chi ancora ritiene che coloro che vogliono mantenere viva la memoria del delitto perpetrato nell’estate del 2006 non possano anche emozionarsi, amare il pallone e vivere la magia, non ha capito nulla!
Da quando la passione e l’impegno non possono convivere?
Da mai!
L’impegno non mi è mancato e non mancherà.
Ma questo è il momento della passione. E della magia per quella maglia bianconera. Perché possono ferirci, farci male, toglierci il sorriso, dividerci, indebolirci. Qualcuno ha pure la sua maga personale. Ma l’antidoto per interrompere la magia che sprigiona quella maglia non l’hanno trovato.
E sono certo che non lo troveranno mai.