Un po' per uno non fa male a nessuno

Rosella SensiLa Coppa Italia la vince la Roma per 2-1. La seconda stagione dell’era del Calcio Pulito si chiude allo stesso modo in cui si era chiusa la precedente. Con gli stessi verdetti, almeno per quanto riguarda i trofei assegnati.
Persino nella distribuzione del trofeo di inizio stagione, la Supercoppa TIM, si è riusciti salomonicamente a fare fifty-fifty: l’anno scorso a me, quest’anno a te. E ad agosto di quest’anno, si replicherà ancora. A chi toccherà portare a casa il prossimo trofeo?
All’Inter, che si scopre improvvisamente vittima di attacchi mediatici e pure ne gode, come ha dichiarato tronfio il suo presidente, o alla Roma, che a parole l'attacca con le stesse invettive che fino all’estate del 2006 erano indirizzate esclusivamente verso Torino?
In realtà sembra che, nonostante da due anni le “nuove regine” si stiano spartendo la scena in ambito Nazionale, si rendano conto che manchi loro qualcosa.
E questo qualcosa è il mancato riconoscimento della loro grandezza da parte del resto dei concorrenti. Il sospetto è che le rispettive società lo abbiano capito, prova ne sia l'enfasi con la quale cercano di convincere prima di tutto se stesse del valore dei propri risultati.
Mentre la rivalità tanto sbandierata, fatte salve sporadiche eccezioni, resta comunque più virtuale che effettiva. Solo i giornali, per vendere qualche copia in più, cercano di attizzare la polemica tra le due società a tutti i costi.
Dopo una stagione scorsa, che immaginare potesse avere un finale diverso era roba per malati mentali, la conferma è avvenuta quest’anno.
Con due squadre che si sono date “battaglia” da subito, con i campioni d’Italia in carica subito avanti e i vicecampioni ad inseguire. Vicecampioni insidiati per un certo periodo della stagione dai resti di quella che è sempre stata il bersaglio preferito degli attacchi provenienti dall’uno e dall’altro fronte, la Juve, che per tanti motivi è stata costretta ad abbandonare il ruolo di terzo incomodo ed accontentarsi del terzo posto. Anche la Juve, diciamolo per onestà, ha provato a convincere prima di tutto i suoi tifosi: "Senza scudetto o coppe vinte, ma resta una delle più belle ed emozionanti degli ultimi anni. Dalla B alla Champions League nel giro in meno di 12 mesi", è scritto sul sito ufficiale della società. A parte che per ora la Juve è nei preliminari della coppa e faranno bene a rinforzare la squadra per evitare cattive sorprese, è patetico il tentivo di spacciare per oro quello che per i tifosi juventini fino a due anni fa era bronzo e lo è tuttora, fatto salvo uno sparuto gruppo di tifosi che pendono dalle labbra dei dirigenti. Forse sono questi che Cobolli chiama tifosi di serie A.
Torniamo alle "due sorelle", l'Inter e la Roma. Entrambe maggiori beneficiarie degli effetti di calciopoli, una con lo scudetto-regalo inseguito per lunghi anni, l'altra in Champion's a ossigenare le esangui casse ai danni della Fiorentina. Sono le uniche due grandi uscite immuni da calciopoli, entrambe avevano buttato a mare i telefonini e usavano, per comunicare, i segnali di fumo. Al bar dello sport corre voce che entrambe avrebbero potuto avere un "uccellino amico" dal quale sapere che era meglio non telefonare, visto che c'erano intercettazioni in corso: una aveva il CDA sovrapponibile a quello della Telecom e l'altra un DS in rapporti di amicizia con chi curava allora le intercettazioni, amicizia che il maggiore Auricchio ha dovuto ammettere il primo aprile al processo GEA.
Due sorelle, Inter e Roma, non alla pari ma con una più prepotente dell'altra visto come la scorsa estate la piccola Roma aveva addirittura dovuto cedere uno dei pezzi pregiati dell’argenteria, Christian Chivu, finito a Milano al termine di una trattativa che, se fosse stata condotta in quel modo da personaggi vestiti di bianconero, avrebbe fatto strappare le vesti ai moralisti da quattro soldi che popolano questo mondo e, soprattuto, le redazioni dei giornali sportivi.
L’onda emotiva degli ultimi giorni di campionato sembrava aver fatto saltare un poco l’idillio ma, dopo la vittoria giallorossa di ieri sera siamo certi che tutto si ammorbidirà, visto il prestigioso successo ottenuto, la Coppa Italia Tim che abbiamo saputo essere un trofeo di grande valore, altro che “coppetta una sega!”.
Onore ai giallorossi e al loro calcio “più bello d’Italia”, che battono una squadra priva del suo unico vero fuoriclasse, quello che è stato necessario tirar fuori dall'infermeria per non perdere tutto e rivedere i fantasmi. I vincitori della Serie A TIM hanno certamente onorato fino in fondo la competizione, tentando in tutti i modi di aggiungere un altro grande motivo d’orgoglio ai tanti che il presidente Moratti in questi giorni ha elencato, mettendo ai primissimi posti lo scudetto del 2005/06, quello cartonato, recapitatogli da un postino inviato dall'amico Guido Rossi.
La coppa Italia è finita ancora a Roma, con somma gioia dei tifosi giallorossi e dei Sensi, che avevano bisogno di una buona esca per allettare Mr. Soros.
Tutti contenti, tutti vincitori, ma l'avevamo capito già domenica scorsa, quando a campionato finito si è festeggiato con enfasi da entrambe le parti.
Un grande esempio di fratellanza, sugellato ieri sera davanti al Presidente della Repubblica da uno dei simboli del Nuovo Calcio, Don Tonino Matarrese: “…un grande spettacolo tra due grandi squadre, un clima sereno, rendiamo merito alle tifoserie”.
Lo stesso Matarrese che domenica sera alla festa dello scudetto nerazzurro dichiarò come “il finale di campionato ha cancellato le macchie del passato, ora il calcio italiano ha un vestito nuovo”. Non si sa quale “sarto” l’abbia confezionato, ma se lo dice Matarrese, uno vecchio del sistema che ha bisogno di autopromuoversi come “Nuovo”, possiamo credergli. Ma anche no.
In attesa di sapere se anche la prossima stagione avrà un copione già scritto.