Toni fa due più due

Luca ToniSi tratti di calciatori, allenatori, dirigenti o semplici jineteras della domenica pomeriggio, a nessun addetto ai lavori del pianeta calcio viene risparmiata la classica domanda su calciopoli.
Di quale fosse la dotta opinione del calvo moralizzatore o dell’eroe argentino del 5 maggio eravamo già stati informati, ma a farci sapere l’opinione alcolica di Luca Toni ci ha pensato il Corriere.it e il suo articolista, non meno alcolico, Antonio D’Orrico (un cognome una promessa). A precisa e a dir poco tendenziosa domanda di rito: “A proposito di Calciopoli, lei non aveva mai sospettato che gli arbitri prendevano ordini da Moggi?”, lo spilungone bavarese ha risposto: “L’unica cosa che avevo capito è che, quando andavi a giocare a Torino con la Juve o a Milano col Milan, gli arbitri non avrebbero mai fischiato nei casi dubbi a favore della squadra più piccola. Ma non avrei mai pensato che fosse una cosa così calcolata. È stata una storia molto triste, perché così finisce il calcio”.
Adesso mi chiedo se le dichiarazioni del centravanti della nazionale e del Bayern di Monaco siano figlie delle pinte di birra di domenica sera, dei festeggiamenti, anche privati, della notte seguente o della insipiente ignoranza che affligge il mondo del calcio e i suoi più celebrati rappresentanti.
Non me ne vorrà, sig. Luca Toni Varchetta, se scelgo questa terza soluzione.
E per farlo non le devo ricordare che, contrariamente a quanto riportato dal suo disinformato intervistatore, solo i giornali continuano a sostenere che gli arbitri prendessero ordini da Lucianone, mentre nessuna prova è stata raccolta in merito e, anzi, le stesse sentenze sostengono l’assoluta regolarità dei campionati.
Conclusioni come “alterare la classifica senza alterare partite” o “non sono stati commessi illeciti” saranno state di certo considerate nei suoi sapienti calcoli.
Ed è per questo che non le devo neanche ricordare che anche la sua ex squadra fu coinvolta in calciopoli e questo proprio a conclusione della stagione 2005/06, la stessa stagione in cui, nonostante i fantasiosi delitti di Moggi, vi fu la sua definitiva consacrazione pallonara con il superamento, con le sue 31 marcature, del record di gol in una sola stagione nella Fiorentina, già appartenuto a Kurt Hamrin e Gabriel Omar Batistuta che, invece, si fermarono a quota 26, sebbene in campionati “regolari”.
Visto che ha constatato che la cosa - ovvero i giochi della cupola di cui, secondo le tesi degli inquisitori, faceva parte anche il suo presidente - era davvero “così calcolata”, mi farebbe piacere sapere se ha anche calcolato quanti gol avrebbe realizzato senza "Moggi il manovratore" o se la sudditanza psicologica verso la stessa (cioè la stessa che maneggiava insieme agli altri) povera Fiorentina l’ha constatata solo con Juve e Milan.
Ascolti un consiglio e non si fidi mai di ciò che dice la gente.
Faccia come il suo primo allenatore – il bianconero Cinesinho – che, allenandolo nelle giovanili del Modena, prima ignorò che tutti la chiamassero “tortellino“ a causa delle sue forme un po' generose e poi la trasformò da centrocampista in attaccante, contribuendo alla sua successiva fortuna, sebbene poi sensibilmente limitata dal “sistema Moggi” come da lei recentemente calcolato.
Ah, dimenticavo, per me una spina piccola bionda, devo mantenermi sobrio.