Stagione 2011/12: un anno di passione

campoSi è da poco concluso il calciomercato, con il solito bagaglio di grandi sogni e, come spesso accade negli ultimi anni, di grandi delusioni e frustrazioni. Rispetto agli anni passati, questa volta il mercato è stato preceduto dall’annuncio di un aumento di capitale sostanzioso, benché non faraonico, ma che ha generato grandi aspettative nei tifosi. Con queste premesse a poco sono serviti i frequenti richiami, da parte di Marotta, all’etica nelle contrattazioni, richiami puntualmente ignorati oppure considerati alla stregua di dichiarazioni tattiche nel contesto di trattative complicate. Anche questa volta i tifosi bianconeri hanno ascoltato i soliti proclami legati ai Top Players, o meglio, alla ricerca della qualità necessaria per vivere finalmente una grande stagione, che manca da tanto, troppo tempo. Hanno potuto seguire passo dopo passo, giorno dopo giorno, i tentativi per arrivare a giocatori che avrebbero potuto accendere le loro fantasie, hanno discusso di strategie di mercato, bilanci, fattibilità o meno di grandi operazioni di mercato qualche volta sbandierate ai quattro venti e qualche volta inventate da stampa in cerca di scoop o suggerite da procuratori interessati a far salire i prezzi.
Finito il mercato, il primo passo è stato quello di valutare a bocce ferme gli aspetti prettamente tecnici legati alle strategie stesse, passando per il giudizio sulla comunicazione mediatica della dirigenza durante un periodo molto complesso e spesso irrazionale, in cui il sistema nervoso dei tifosi è messo a dura prova dai bombardamenti continui di notizie relative a questo o quel giocatore. Per finire con con il rapporto tra le aspettative generate dal piano programmatico comunicato dalla dirigenza ed il risultato finale a mercato terminato, con i tanti obiettivi primari raggiunti o mancati, talvolta anche per poco. Si poteva far meglio? In questo articolo non vogliamo entrare nel merito di questa discussione. Sicuramente alcuni degli errori di Marotta sono già stati evidenziati opportunamente anche su questo sito. Per la Juventus è stato un mercato senza botti particolari. Non un giocatore, di quelli realmente desiderati dai grandi club. Per intenderci, coloro che, fossimo nella NBA americana, sarebbero stati le prime scelte del Draft. Quelli che, per fare un parallelo con la pesca, vengono preselezionati già sui pescherecci e appena tornati in porto spediti direttamente ai ristoranti gourmet di Milano. Giocatori per i quali vale la pena tessere la propria rete di rapporti ed alleanze, giocare d’anticipo e spendere il prezzo giusto, sia pure alto se non altissimo, quando necessario. Nessuno di questi vestirà la maglia bianconera. In questo mercato hanno cambiato casacca gente del calibro di Fabregas, Sanchez, Pastore, Agüero, Nasri e diversi altri ancora. Gente giovane pronta per consacrarsi in un grande club. Alcuni di loro ancora delle scommesse, con i rischi annessi, ma rischi calcolati, dato quell’enorme potenziale di cambiare il volto ad una squadra, merce rara. Altri li chiamano Top Players. La nostra dirigenza ha cercato di partecipare al mercato delle prime scelte, ma ne è uscita con le ossa rotte. Sia per il classico vorrei ma non posso, sia per scelta… etica. L’unico tra quelli che Marotta è riuscito a mettere sotto contratto che realmente ha le caratteristiche menzionate poc’anzi è Andrea Pirlo, di cui però si dirà più avanti. L’arrivo di Pirlo rappresenta sicuramente un passo avanti rispetto a tutte le stagioni post-Farsopoli che hanno visto arrivare al massimo ottimi giocatori come Quagliarella e Matri, ma molto più frequentemente giocatori strapagati, viziati e con poca personalità. Alcuni giocatori, come Vidal e Elia, invece accendono qualche speranza, più forse per il fatto che giocavano in un campionato estero, ad oggi formalmente superiore al nostro, e quindi meno conosciuti.
Ma non è questo l’argomento che volevamo trattare. Ciò che ci interessa nell’immediato, ora che la campagna trasferimenti è terminata, è: cosa ci possiamo realisticamente aspettare per la stagione sportiva 2011/12? Insomma, senza girarci troppo intorno e liberando il campo da qualsiasi equivoco, ci inoltriamo sul terreno dei pronostici. Con gli anni ho maturato la convinzione che, in generale, i pronostici, quando si ha a che fare con centinaia di variabili endogene ed esogene, e soprattutto quando alcune di esse sono legate al funzionamento della mente umana, sono molto difficili da fare. Se poi il pronostico dipende da una serie di situazioni contingenti che, concatenandosi, finiscono per influenzare il percorso in modo determinante, allora il pronostico risulta difficilissimo. In questo caso specifico, che corrisponde al campionato, la variabilità dei risultati è influenzata ripetutamente nel tempo dai fattori ed il modello di simulazione deve essere calibrato con precisione per tenere conto di tutti gli aspetti. Infine, se la razionalità e la lucidità mentale dell’analista risultassero compromesse, entrando in un serio conflitto d’interessi con gli effetti virtualmente prodotti dal risultato del pronostico stesso, allora si azionerebbe un pericoloso circolo vizioso, che potrebbe mettere a serio rischio l’autonomia di giudizio, presupposto necessario, in mancanza del quale saremmo in presenza di ciò che gli inglesi chiamano personal bias (distorsione legata all’autore) dovuto al wishful thinking (il “mi piacerebbe che”: traduzione libera). Il wishful thinking appena descritto non è però l’unica fonte possibile di personal bias, anzi. Altri esempi sono un eventuale pessimismo cosmico dell’autore, oppure l’esperienza pregressa nel fare pronostici e altro ancora. Per limitare dunque specialmente il rischio di distorsioni da lente bianconera, allo stesso tempo però accettando la complessità del problema, invece di percorrere la via dell’azzardo, scegliendo arbitrariamente un unico scenario dall’universo di quelli futuri possibili, simuleremo piuttosto una serie di essi per la stagione che sta per cominciare sulla base delle variabili più significative che introdurremo successivamente; poi consolideremo il tutto in una distribuzione di probabilità. In sostanza, presenteremo un quadro d’insieme considerando il piazzamento più probabile, ma al contempo anche l’ambito di classifica in cui la Juventus probabilmente si muoverà. Per qualificare meglio l’approccio, diciamo subito che un elemento fondamentale di interpretazione dei risultati è la variabilità dei piazzamenti stessi. Prendiamo per esempio l’anno 2005/06 e collochiamoci al giorno che segue la fine del calciomercato. Ora proviamo ad ipotizzare tutti gli scenari possibili ed immaginabili, che ne so, Ibra si infortuna, una lite negli spogliatoi, alcune incomprensioni con il tecnico, arbitri contro, mancanza di motivazioni dovute allo scudetto appena vinto. Diciamoci la verità, anche in presenza di ciascuno questi casi avremmo comunque collocato la Juventus al primo posto, e solo i pessimisti cosmici forse avrebbero avuto il coraggio di pronosticare un secondo posto per quello squadrone imbattibile. Per considerare la possibilità di vedere corazzata fuori dalle prime due, si sarebbe dovuta immaginare una vera e propria catastrofe, del tipo: contemporaneamente Ibra, Trezeguet, Emerson, Cannavaro e Thuram fuori tutta la stagione, arbitri pilotati per far vincere qualcun altro (cfr. la Bergamo-Mazzini: la gestione delle altre squadre), il mister ed il grande direttore Luciano Moggi che dopo anni di successi improvvisamente si rincoglioniscono, permettendo la nascita di faide negli spogliatoi. A me sinceramente non basta l’immaginazione per far risultare quella Juventus fuori dalle prime tre, ma forse qui entra il gioco il wishful thinking. Il risultato concreto nel nostro caso sarebbe una distribuzione più o meno del seguente tipo: Grafico 2005-2006.

Quando invece andiamo ad analizzare la stagione che ci aspetta, ed ignorando qualsiasi dichiarazione sugli obiettivi dichiarati nonché i proclami di società e giocatori, dobbiamo purtroppo evidenziare non solo una serie di rischi insiti sia nella qualità tecnica e nella personalità dei giocatori, sia nella costruzione della squadra, sia nella conduzione tecnica ed in quella gestionale, ma anche rischi di tipo ambientali. Una serie di variabili che hanno, prese individualmente, per buona parte un potenziale limitato nel sorprenderci positivamente, mentre sono purtroppo, trattandosi per buona parte di scommesse, apertissime al potenziale disastro sia individuale e dunque, concatenandosi gli eventi negativi, successivamente anche al disastro complessivo. Dalla conclusione del mercato ho cominciato a pensare a tutti i possibili ed immaginabili scenari pensando ai seguenti fattori:
1. una società che l’anno scorso non ha dimostrato di saper tenere in pugno la situazione nei momenti difficili, ma che forse sta imparando dai propri errori;
2. un allenatore giovane senza esperienza a grandi livelli, ma un grande uomo in grado di guidare uno spogliatoio;
3. un modulo aggressivo, con giocatori nelle posizioni chiave potenzialmente adatti ad interpretarlo, ma senza amalgama e a rischio caos, se le cose non dovessero andar bene;
4. un giocatore, Andrea Pirlo, che potenzialmente può cambiare una squadra, ma che arriva da un anno negativo e ha 32 anni;
5. alcuni giocatori giovani, di talento, come Elia e Vidal, dal potenziale ancora sconosciuto ma che potrebbero aggiungere qualità e concretezza alla squadra;
6. alcuni uomini chiave in zona gol come Quagliarella, Vucinic e Matri, potenzialmente fortissimi ma che non danno garanzie, vuoi perché reduci da un infortunio grave, vuoi perché nella carriera non hanno ancora dimostrato costanza, vuoi perché devono confermarsi ad alti livelli;
7. una difesa che è stata rafforzata sulla corsia destra e che ha un anno in più di esperienza nella coppia centrale, ma che manca ancora di un vero regista difensivo;
8. una lista infinita di giocatori alcuni indesiderati o demotivati, che però potrebbero anche essere gestiti nel modo giusto, anche con il contributo determinante di alcuni senatori, in particolare Del Piero;
9. la cronica situazione infortuni, colpa di Vinovo o meno, non importa, che sistematicamente porta via qualità, ma che non necessariamente deve ripetersi ogni anno;
10. il livello di personalità nella squadra non propriamente eccelsa ma che, data l’aggiunta di Pirlo, i giovani di cui sopra potenzialmente affamati, un mastino come Lichtsteiner e naturalmente il mister, potrebbe crescere significativamente;
11. un giocatore come Krasic alla prova del nove, dopo che ne abbiamo visto entrambe le facce;
12. un portiere che se sta bene è ancora il migliore al mondo.
Lo spazio non basterebbe per presentare tutte le combinazioni, per cui mi limito allo scenario migliore e a quello peggiore introducendo anche fattori esogeni, come la forza delle altre squadre.

Infine vedremo il risultato consolidato di tutti gli scenari che mi sono venuti in mente.
Il migliore: si parte bene, creando subito un clima positivo e vincente. Il modulo tattico del mister viene recepito al meglio dai giocatori con Pirlo che riesce ad imporsi in mezzo al campo. Conte riesce a registrare la difesa che prende gol solo in circostanze ragionevoli minimizzando i gol evitabili, uno dei grandi mali della scorsa stagione. Non più gol presi in contropiede su nostro calcio d’angolo, o a difesa schierata, piuttosto che con la difesa a zona sui calci piazzati. Buffon di nuovo ai suoi livelli di sempre. Krasic è quello di inizio anno scorso e le giovani promesse, Elia e Vidal danno un contributo significato alla causa, così come gli attaccanti che segnano a ripetizione. La squadra acquista personalità con le vittorie e si respira un clima da Juve con pochi infortuni, riducendo al minimo le frizioni tra i calciatori, senza la necessità di intervento da parte dei dirigenti. A questo punto i valori complessivi della squadra rapportato a quelli delle altre squadre permettono di essere in corsa per il titolo e se assumiamo un'annata storta con poca propensione al sacrificio di chi ha appena vinto, un secondo anno meno brillante di Ibra e con un stagione dei prescritti vecchia maniera, sicuramente meno forti del passato, si potrebbe aspirare anche alla vittoria finale.
Il peggiore: si parte male, si crea malumore, mal gestito da una dirigenza che si conferma povera di idee e dal tecnico che paga l’inesperienza. Cambio di modulo, improvvisazione e perdita di fiducia nei propri mezzi che si trascina per ampi tratti della stagione. Pirlo si rivela un equivoco tattico, Krasic quello degli ultimi mesi del campionato scorso e la difesa centrale il vero punto debole della squadra. Si fa ricorso al mercato di riparazione e alla vecchia guardia che non ce la fa più creando ulteriore confusione. Il malcontento dei tifosi aggiunge pressione ad una squadra con poca personalità. A questo punto saranno tutti davanti a noi, in ordine sparso, Milan, prescritti, Roma, Lazio, Napoli, Udinese e bastano un paio di squadre sorpresa che il piazzamento finale è il nono posto.
Come anticipato prima, il potenziale di sorprese positive e quello di sorprese negative delle nostre variabile non è simmetrico. Per fare un esempio, è più probabile che la dirigenza non riesca a gestire situazioni di stress, che la difesa risulti l’anello debole piuttosto che il contrario. La conseguenza di ciò è una distribuzione di probabilità complessivamente più pesante e più lunga nella sua parte destra, ovvero le posizioni di classifica più basse che nella sua parte sinistra, ovvero le posizioni di classifica alte. Il risultato più probabile risulta essere il quarto posto, ma sostanzialmente posizionamenti tra il terzo e il quinto posto sono quasi equamente probabili, con poche sorprese verso posizioni più alte della classifica e molti rischi di scivolare più in basso, anche di molto. Questo il grafico 2011-2012.

Questo mercato nei proclami avrebbe dovuto permettere di affrontare al meglio l’anno uno della ricostruzione di una società rovinata dall’invidia e dalle incapacità altrui e proprie. Alla luce dei fatti invece rappresenta purtroppo un secondo anno zero, per cui ci aspetta un altro anno di passione. Incrociamo le dita mantenendo contemporaneamente altissima l’attenzione sul fronte Farsopoli dove il vero veicolo trainante, rappresentato dal processo di Napoli, arriverà ad una prima sentenza significativa entro un paio di mesi: e potrebbe risultare il vero spartiacque per le legittime rivendicazioni di giustizia del popolo bianconero.