Piccole curiosità dal Vecchio Continente

europa leagueMercoledì 31 agosto l’UEFA ha comunicato la decisione di omaggiare i 109 “centenari” (calciatori che vantano almeno cento presenze con la loro Nazionale) con un riconoscimento mutuato dalla tradizione inglese: un cappellino, un “cap”, per simboleggiare l’appartenenza all’esclusivo club.
I calciatori in questione – lista ovviamente provvisoria, in attesa dei nuovi “arrivi”- rappresentano 36 Paesi del nostro Continente e l’elenco - in rigoroso ordine alfabetico - parte dall’armeno Sargis Hovsepyan (che, mi perdoneranno i suoi compatrioti, sinceramente non conosco) e si chiude con un ucraino, l’ex milanista Andriy Shevchenko.
A far la parte del leone anche in questa statistica è il Barcellona, con ben 17 elementi passati dal Camp Nou compresi fra i 109 centenari.
Quattro gli italiani: Paolo Maldini e tre giocatori che hanno dato il meglio di loro stessi alla Juventus, e cioè Buffon, Cannavaro e Zoff.
Altri centenari legati alla Juve?
I francesi Zidane, Deschamps, Thuram, Henry, Vieira; i tedeschi Kohler e Hässler, l’olandese Van der Sar, il danese Laudrup e lo svedese Mellberg.
Per un totale di 13.
E le milanesi? 7 centenari per il Milan e 9 per l’Inter.
Figurano nel “club” Simic e Helveg - due tipi oggetto di “curiosi” scambi (leggasi: plusvalenze fittizie) fra le due sponde del Naviglio -, Tomasson, Desailly, Vieira (meteora milanista in gioventù), Maldini e Shevchenko per i rossoneri, mentre la bulimia morattiana ha spaziato anche su nomi dalla provenienza più esotica: il turco Hakan Sukur, il greco Karagounis, l’irlandese Robbie Keane, che si aggiungono a Matthaeus, Klinsmann, Figo e all’onnipresente Vieira.
Può sembrare un’analisi che lascia il tempo che trova, ma un significato di fondo ce l’ha eccome: anni fa - episodio Mellberg a parte - alla Juve si puntava su giocatori in grado di segnare interi cicli, giocatori fondamentali per i propri club e per le proprie Nazionali.
Magari alcuni di loro (vedi Van der Sar, Henry, Hassler) in bianconero hanno reso meno delle aspettative - va detto, raramente per colpa loro - ma sulla bontà dell’intuizione nessuno poteva e può insinuare dubbi.

Forse non sapevate che l’Arsenal di questi tempi, probabilmente il più “fragile” dell’era Wenger - non abbastanza "fragile" per farsi escludere dal tabellone principale della Champions League dalla sua corrispondente italiana -, dopo le cessioni di Nasri e Fabregas si è scatenato in un finale di mercato dal profilo marottiano.
All’Emirates sono arrivati il 29nne ex Everton Mikel Arteta - che nelle intenzioni di Monsieur Wenger dovrebbe surrogare la partenza del “4” catalano -; il coreano Park Chu Young, 26enne attaccante del Monaco (26 gol in 91 partite, media alla Amauri…); il 27nne difensore Mertesacker dal Werder Brema e il terzino sinistro André Santos (classe 1983) dal Fenerbahçe.
Via giovanotti di talento già affermato e dentro giocatori già formati con un (discreto) futuro dietro le spalle.
Su una cosa Wenger non si è marottizzato: Armand Traoré, lo scorso anno spedito a svernare a Torino senza quasi mai vedere il campo, ha fatto danni per tre giornate ed è stato prontamente ceduto a titolo definitivo al neopromosso Q.P.R…

A proposito dell’annosa questione sui buoni giocatori, quelli che costituiscono la cosiddetta "base" - nuovo termine in voga in casa Juve, dopo il famigerato "projetto'"- e la loro differenza con i grandi – che per la Juve si traducono in “obiettivi di mercato sfumati”-, Edin Dzeko è appena stato proclamato “Player of the month” della Premier League, dopo i 6 gol realizzati in 4 partite ufficiali disputati dal suo City.
Ma noi per creare la “base” dopo il rifiuto di Borriello chiudevamo per Quagliarella (con tutto il rispetto) e a gennaio restituivamo speranze a Toni e ci svenavamo per Matri.
E nel frattempo Mesut Özil, l’ex compagno di squadra di Diego Ribas da Cunha (perla di Secco e Blanc), costato al Real Madrid la metà di quanto sia costato il brasiliano alla Juventus, è sempre più leader della Germania giovane e divertente di Joachim Loew, che ha “suonato” i cugini austriaci per 6-2, con 3 squilli ad opera del turco-tedesco.
Ma, sempre in quell’estate, eravamo impegnati a trattare Martinez e Pepe.
Con la fede incrollabile di chi, nonostante tutto, continua a credere nei miracoli, auguro un buon campionato a tutti.