Farsopoli, cinque anni dopo....

tifosiOvvero: che mi hai portato a fare a Napoli (e nemmeno a Posillipo) se non mi vuoi più bene?

La parabola è quella, non si scappa, quella che spicca più alta, quella che riceve di più (e che quindi diffonde meglio). I vincitori (mediatici) del post Calciopoli sono loro, e chi altri? E sono pure tanti. Un esercizio quasi inutile a farsi:
- Inter e Milan (sì, anche il Milan) su tutti. Intoccabili, con scudetti, Champions League, Mondiali per Club, aggiunti in maniera quasi indelebile su tutti gli almanacchi mondiali. La Roma, recentemente coinvolta dall'outing del figlio di Dino Viola sulla famosa qualificazione in Coppa dei Campioni comprata a suon di "mioni" (100 milioni del vecchio conio n.d.r.) contro il Dundee United, oggi portatrice sana di due Coppe Italia e relative iscrizioni sponsorizzate al campionato aziendale della TIM. A scendere, tutto l'indotto di sciacalli, coyotes ed avvoltoi a banchettare sulla carcassa della zebra, mentre una giovane spaesata zebretta si aggira per tutti i campi con il muso spaventato, come quello di un canguro appena uscito dal marsupio.
- tutte le altre squadre: quale più quale meno, paradossalmente, col passare degli anni, si sono levate più di un sassolino dalla scarpa, fino all'exploit di Corioni che dichiara: "Dopo Calciopoli si può andare a Torino per vincere", e il problema è che ha anche parzialmente ragione. Ha ragione nel dire che si può andare a Torino a vincere, ha parzialmente torto quando dice dopo Calciopoli. Avrebbe dovuto aggiungere, per completezza, dopo il restyling Exor si può gridare alto e forte: "Yes we can".
- i procuratori, e di conseguenza i presidenti delle altre società tutte, a cominciare dall'affare Ibra in giù per quanto riguarda il mercato in uscita, e a partire da Boumsong in poi nel mercato in entrata. Affari... Affari e ancora affari con la nuova Juventus, da Secco a Marotta senza distinzioni, o quasi.
- i giornalai e i giornalisti se riuscite ancora a trovare differenze. La Gazzetta dello Sport ha spalleggiato l'Inter calcando la mano e di fatto processando attivamente la Triade e la Juventus a suon di titoloni nel momento topico, quando serviva farlo; e ha continuato imperterrita nella sua opera demolitrice snobbando le notizie provenienti dall'aula 216 del tribunale di Napoli, seppur eclatanti come i colloqui di lavoro organizzati dall'Inter (Facchetti e Paolillo) per il cavallo di Troia Danilo Nucini, arbitro in attività quasi disoccupato per il "favore" concesso. Non dimentichiamoci l'aspetto commerciale: la Gazzetta è del gruppo RCS e la RCS Sport ha stretto un accordo commerciale con l'Internazionale F.C. Anche chi oggi difende la Juventus, come Tuttosport, ha avuto il suo tornaconto schierandosi con i livorosi tifosi bianconeri che, nascosti come partigiani sulle montagne di Internet, continuano, anch'essi imperterriti, a battagliare con poche risorse in attesa che la società Juventus entri finalmente in guerra. Perché di guerra si tratta, ormai.
- da relegare purtroppo tra i vincitori anche gli sfrontati opinionisti televisivi, a partire dalle televisioni minori su su fino all'ammiraglia nazionale RAI, passando per Mediaset (compreso il Premium) e per la satellitare a pagamento Sky. Con la società F.C. Juventus a pecorella, acqua a catinelle. Dal 2006 in poi tutti hanno potuto dire liberamente qualsiasi cosa su Calciopoli e sulla Juventus senza che nessuno (a parte gli imputati di Calciopoli tramite i propri avvocati) li esortasse o costringesse a smettere. Più che evidente il recente caso di Lia Capizzi che su Sky Sport 24 ha continuato a sostenere la favola di Paparesta chiuso negli spogliatoi spacciandola per una notizia. Stendiamo un velo pietoso su gente come Zazzaroni, Ziliani, Boniek, Pistocchi, solo per citare i più gettonati, che aspettavano questa occasione da anni per poter vomitare il rancore tenuto per anni nel gozzo.
- i tifosi delle avversarie tutte, nessuna esclusa. Dopo anni e anni durante i quali i giocatori della Juve erano stati dati per drogati e dopati, Calciopoli ha finalmente certificato che non solo lo Schillaci bianconero rubava le gomme, ma anche Pavel Nedved le autoradio, Zinedine Zidane i profumi alla Rinascente, Trezeguet non pagava mai il pedaggio autostradale e via così. Vincitori annunciati, come alla kermesse di Sanremo, i tifosi delle curve tutti in coro; "Solo rubare, sapete solo rubare", "Ladri, ladri" e non contenti, quando subivano qualche decisione arbitrale avversa (mentre oggi gli arbitri fanno solo errori in buona fede) facevano partire il coro più bello: "Come la Juve, voi siete come la Juve".

La lista potrebbe pure continuare, perché chiunque abbia inzuppato il pane nella brodaglia ne fa parte a pieno diritto; tuttavia vorrei passare dai vincitori ai vinti.
Ma non lo è certo Moggi, spero nemmeno Giraudo, forse Bettega, magari non vinto ma sicuramente con la bandiera bianca sventolata dalle reti berlusconiane, quelle che non c'entrano nulla con il Milan, come ci ha ricordato il Tenente Colonnello Auricchio con la sua testimonianza. Dicevo non certo Moggi che, tramite le unghie e il ringhio dei suoi avvocati, sta resuscitando la propria anima alla faccia di chi ha cercato di ucciderla; e spero non Giraudo, che prima o poi tornerà dal suo esilio oltremanica per chiarire in appello anche la sua posizione.
Non lo sono certo nemmeno i tifosi bianconeri, di questo sono sicuro: confusi e infelici, dal maggio 2006 hanno impiegato anni a trovare risposte a bugie malcelate: così, chi prima chi dopo, sono riusciti a scorgere tra le ombre della Mole il bandolo della matassa. No, non sono certo i tifosi della Juventus gli sconfitti, nonostante il furto di due scudetti, la retrocessione in serie B, cinque anni di promesse disattese prima da apprendisti del pallone e successivamente da Amministratori Delegati di provincia. Oramai è tutto chiaro a tutti e, con molta dignità, tutti i tifosi bianconeri dalla tastiera al campo camminano a testa alta, almeno loro, con 29 scudetti sul petto.
E quindi i vinti non si sa chi siano, anche perché coloro che dall'inizio, senza sapere nulla di quanto stesse succedendo, forse, erano da subito vicini alla squadra e all'allenatore, ripudiando senza conoscere, condannando senza informarsi, puntando il dito senza farsi nemmeno la domanda più ovvia, ovvero cosa diavolo stesse succedendo, sono poi coloro che si sono presi la Juventus e la sua storia e l'hanno guidata come se fosse la Rinascente o la Fiat, senz'anima, forse svendendola per chissà quali altri interessi. Beh, se non ci volete più bene andatevene, è inutile che veniate anche voi a Napoli; se ci siete dovete esserci fino in fondo e sostenere la Juventus e i suoi tifosi, anche se questo significa appoggiare Moggi, Giraudo e la nostra storia. Non potete non capire che significherebbe anche appoggiare chi da sempre vi sostiene e vi ama, senza nessun indugio, MAI.

Sarebbe facile chiedersi chi saranno i veri vincitori alla fine, magari aggrappandosi alla speranza che l'evidenza prevalga sul sentimento popolare, auspicando che un processo sia finalmente un processo giusto, senza cavilli, senza pretenziose ricusazioni, senza cavalli e senza troie, per una volta aspettando una giustizia che sappia di vero, senza trambusti e senza tafferugli come troppo spesso è successo in passato; e chi sarà a dover decidere, seppur da una scrivania e non con il fischietto, dovrà tenerne conto.
Abbiamo subito abbastanza, da tutti, per continuare ad abbassare la testa e scrivere un articolo, vorrei tanto continuare a scrivere invece di spegnere il computer e scendere per la strada andandomi a prendere da solo quello che era già mio.