Nostalgia canaglia

ibraUn anno fa Zlatan Ibrahimovic siglava il gol dello 0-2 con cui l'Inter liquidava il Catania in casa e allungava a +6 sulla Juventus seconda e +8 sul Milan terzo. Un anno dopo l'unica cosa a non essere cambiata è l'espulsione di Muntari. Per il resto, dal punteggio alla distanza delle inseguitrici, è tutto un altro film.
I vari Mourinho, Paolillo, Moratti e compagnia, che dopo l'ultimo derby parlavano di complotto per riaprire un campionato già chiuso, forse si morderanno la lingua. Oggi quello stesso Milan battuto in 10 contro 11 ha la ghiottissima occasione di portarsi a -1, senza dimenticare che c'è comunque la Roma dietro che incalza (anche se le parole di Ranieri in conferenza stampa su un'Inter che “può solo lei perdere il campionato, ma se lo perde vogliamo stare lì dietro” suonano un tantino troppo familiari, nonché foriere di ricordi poco positivi), e che ha da giocarsi ancora lo scontro diretto con i nerazzurri nella capitale.
Insomma sembra un'altra storia rispetto all'ultimo campionato di serie A Tim, specialmente se si focalizza un pochino l'attenzione su partite come quella di venerdì, o come i recenti pareggi con entrambe le compagini di Genova, e su come, riportando gli orologi indietro di un anno, fossero proprio queste le occasioni in cui il pennellone svedese con il numero 8, la cui cessione forse è stata troppo frettolosamente festeggiata in estate, alla luce soprattutto del rendimento fin qui deludente di Eto'o, riusciva a sbloccare il risultato e a vincere praticamente da solo, assicurando alla sua squadra un consistente "tesoretto" di punti che le consentiva di arrivare con tranquillità e serenità a fine stagione tenendo sempre, più o meno saldamente al mutare delle occasioni, la prima posizione.
Oggi lo schema "palla a Ibra e che Dio ce la mandi buona" non può essere più applicato, e lo stesso Milito, pur dimostrandosi altrettanto, se non di più, spietato sotto porta, non ha le caratteristiche di gioco universali del suo predecessore; quanto al rendimento di Eto'o, contropartita tecnica nell'affare Ibra, si è già detto.
In questo contesto si diceva a inizio campionato che il valore aggiunto quest'anno doveva essere Mourinho, il quale avrebbe dovuto raccogliere la sfida di dare finalmente un gioco corale a una squadra che non poteva più contare sul suo factotum. Ma fino a qui i risultati non sono proprio quelli sperati. La costanza nei risultati, fino a quando c'è stata, è stata spesso merito delle giocate dei singoli, e non ha potuto mascherare invece la poca continuità nelle prestazioni di una squadra rivelatasi in molte circostanze Sneijder-dipendente, fino ad arrivare alla prova del nove, cioè quelle partite che l'anno scorso, come detto, sbloccava e vinceva Ibrahimovic, e che invece allo stato di forma attuale l'Inter fatica tremendamente a giocare.
Ah, quanta nostalgia deve avere il tecnico di Setubal del caro Zlatan che gli risolveva le situazioni più spinose, e che domenica scorsa gli avrebbe permesso di godersi la partita dalla tribuna senza l'assillo di dover dirigere i propri giocatori nonostante la squalifica!
Vedremo come andrà a finire, se i nerazzurri riusciranno a portarsi comunque a casa lo scudetto (per meriti loro o, molto più probabilmente, per demeriti della concorrenza) o se magari riusciranno ad andare avanti nel loro cammino in Champions League. Certo è che l'Inter post Calciopoli sta seguendo in patria una parabola sempre più discendente. Alla ventottesima giornata siamo già a 8 pareggi e 3 sconfitte per la capolista, l'anno scorso a fine campionato furono rispettivamente 9 e 4. L'ultima Inter di Mancini, e speriamo qui di non far infuriare ulteriormente Mourinho, concluse la stagione con 10 pareggi e 3 sconfitte.
Ma quella squadra poteva contare ancora su un numero 8 che non era Thiago Motta.
Un'ultima postilla a proposito di nostalgia: di sicuro i Della Valle e tutti i tifosi della Fiorentina non ne avranno molta dell'Europa e del “mega-complotto” di Platini ai loro danni, visto che nel campionato di casa al posto di Ovrebo si ritrovano un Banti che non gli fischia un rigore contro e gli grazia pure Felipe dalla sacrosanta e conseguente espulsione...
Ma ovviamente questa volta, come in occasione di Fiorentina–Livorno, bisognerà “abbassare i toni” (ipse dixit).