La pazienza di Roberto Bettega

bettegaCerto, certo: “L’amore è una cosa grossa”.
Così dice sempre un vecchio saggio che conosco.
Ma io proprio non riesco a capire dove Bobbygol trovi la forza di spirito e la pazienza di lavorare nella Juventus.
Nell’attuale Juventus, questo mi sembra chiaro.
Non permettetevi neanche per un attimo di pensare al denaro, perché sappiamo benissimo tutti che non è questo l’elemento che ha guidato le scelte di Bettega.
Grazie ai dirigenti attuali come Blanc, o quasi attuali (Cobolli, Montali, e soci), Roberto ha dovuto dare mandato ad un avvocato per difendersi in tribunale da accuse poi crollate miseramente.
Crollate sì miseramente, ma con un tonfo molto forte…
La sentenza, e le motivazioni della stessa, danno quasi l’idea di un giudice sorpreso e, se me lo permettete, incazzato; quasi come se si fosse reso conto che gli hanno fatto solo perdere del tempo.
E’ un po’ come se il giudice fosse il Totò di una famosa scena di un vecchio film, in cui cominciò a bere un caffè e poi disse:

“Prrrsffffsptfff! (sputa) Questo non è un caffè, è una ciofega!”

Per non parlare della mancata riconferma del contratto…
Eppure, nonostante gli sgarbi ricevuti, l’ardimentoso eroe di mille imprese bianconere è rientrato.
Coraggioso davvero.
Grazie a quei dirigenti la sua squadra del cuore ha visto per la prima volta la serie B.
Grazie a quei dirigenti la sua squadra del cuore ha visto volare via due scudetti strameritati.
Grazie a quei dirigenti la sua squadra del cuore non vince più nemmeno i tornei del bar.
Grazie a quei dirigenti la sua squadra del cuore sembra diventata un mercato rionale nell’ora di punta, dove tutti parlano, alcuni gridano, alcuni guardano il bel deretano delle signorine che camminano sculettando, e chi non fa nessuna di queste cose come minimo fa la figura del broccolone.
Grazie a quei dirigenti la squadra del cuore di Moratti e Tronchetti vince scudetti a raffica.
Una raffica di gomma peraltro.
Roba vecchia direte voi, Bettega è rientrato da un pezzo…
Dove risiede la novità?
Roba vecchia, certo, certo, per carità.
Ma è strano che Betteguccio nostro non si sia ancora stufato.
Non vi pare?
Risponde a Gasperini e a Preziosi, ricuce i rapporti tra giocatori, ricuce i rapporti tra giocatori e dirigenti, ricuce i rapporti tra dirigenti e magazzinieri, ricuce i rapporti tra uscieri e segretarie, ricuce i rapporti tra centraliniste e ballerine, ricuce i rapporti tra guardiani e domatori di leoni, ecc.
Tenta di aiutare l’ambiente Juve in generale con la dedizione di sempre.
Così si dice, e io voglio pensare che tutto ciò sia vero.
Ogni volta che le tv inquadrano la tribuna durante le partite mi viene un forte senso di nausea, ma è una sensazione che procede di pari passo con un'altra ancora più spiazzante: mi si intenerisce il cuore.
Si si. Avete letto bene.
C’è il nostro Bobbygol seduto che guarda la partita.
Alla sua destra Blanc, alla sua sinistra Secco.
E lui è lì nel mezzo che spiega il calcio ai due colleghi, che lo ascoltano sempre con molta attenzione.

“Quello è il portiere, il nostro, non quello degli avversari.
Non facciamo confusione…”

“Nel gioco del calcio il portiere è l’unico che può toccare la palla con le mani.
Ma certo, anche con i piedi… ovvio”.

“Quella è la porta degli avversari, quell’altra invece è la nostra.
Noi dobbiamo riuscire a mettere la palla dentro la porta degli avversari, oltre la linea bianca.
Chiaro?”

“Quello non è uno spettatore che ha invaso il campo di gioco… quello è l’arbitro!”

“Che stai dicendo? Racchette? Quali racchette?”



E via così…
Che pazienza!
E così tutte le volte che ho la possibilità di osservarlo seduto in tribuna rimango perplesso.
Mi perdo in pensieri strani…

"Se solo avessi riflettuto, avrei capito che quella dedizione assoluta era un'inesauribile fonte di pena; ma forse era proprio perché soffrivo tanto che la adoravo sempre di più, schiavo dell'eterna stupidaggine di stare dietro a chi ci fa del male". (Carlos Ruiz Zafón)

Sarà colpa mia evidentemente, perché ho una filosofia di vita completamente diversa.
Per me, rifacendomi nuovamente al principe De Curtis, "ogni limite ha una pazienza".
Ho sempre pensato che sperare troppo può essere molto dannoso...

“Amare e non essere amati è tempo perso” (la nonna materna di Crazeology)

Detto questo, penso che sarà un giorno molto triste quello in cui Roberto si sveglierà e si accorgerà che la Juve non esiste più.
La Juve è morta il 31 agosto del 2006, la poesia è finita; ma devo ammettere che è molto dolce l’idea di uno Juventino che con gli occhi chiusi si è risvegliato in un sogno sereno.