Consigli per gli infedeli

cartellino rossoOvvero: come sfangare una squalifica sicura.

Le nuove norme anti-bestemmie introdotte dalla Federazione hanno lasciato sul campo di battaglia le prime vittime. Capiamo benissimo che il mondo del calcio non possa essere esente dai princìpi che regolano la convivenza civile in ogni settore, uno dei quali è senza dubbio la scelta delle priorità.
Se il mondo del calcio italiano vive un momento generale non certo tra i migliori della sua lunga storia, gran parte di questo declino è da attribuire allo svacco morale sul quale troppi protagonisti, in campo e fuori, si sono adagiati impunemente da tempo.
Non è tanto un problema di bilanci sfondati, di società - magari decotte da anni - tenute in vita solo grazie alle pressioni politiche esercitate verso i creditori, di regole ad "assetto variabile" a seconda di chi le infrange, di livello tecnico da movimento di serie B e di livello dirigenziale e federale da movimento di serie C. Certo, questi dettagli sono migliorabili, come tutti i dettagli, ma il cuore del problema era e rimane uno soltanto: le bestemmie in campo.
Come sempre pronti a destabilizzare l'ordine costituito, ecco allora che proponiamo ai tesserati del Bel Paese un breve compendio aggira-normativa, ad uso e consumo di chiunque voglia continuare a dare impunemente sfogo alla propria blasfemia. Dai, distruggiamolo il giocattolo, una volta per tutte. Colpendolo al cuore.
All'arbitro che vi mostrerà il meritato cartellino rosso, replicate senza indugio trincerandovi dietro all'accorata difesa di uno - o anche più di uno - dei vostri "credo" esistenziali. Fateli vostri, è gratis.
Ecco alcuni esempi assortiti:
1. Il classico: porco ZIO! Ho detto porco ZIO!
Ovvio che se vi chiamate John e avete ereditato una fortuna dal nonno materno, la cosa risulterà subito più credibile. Comunque ottima in caso di questioni familiari e/o di successione aperte con parenti più o meno stretti.
2. Il filo-americano: porco BIO! Ho detto porco BIO!
Ostentate la vostra passione per il fast food made in USA, ricco di grassi, salse, fritti, bevande gassate e ortaggi OGM, in assoluta antitesi con i cibi biologici in voga nell'agriturismo imperante. Sinceratevi che l'arbitro sia etero, dopodiché, per un risultato certo, potrete anche aggiungere "Sono arrivato in Nazionale a colpi di hamburger e muffin, sa?, altro che carotine, fragoline e biscottini per froci".
3. Trauma infantile: porco MIO! Ho detto porco MIO!
Giustificatevi scaricando tutto su vostra madre, colpevole di avervi ingozzato, dai sei ai dieci anni, di minestrina impastata con il terrificante formaggino quadrato della Nestlè. Fingete di volervi abbassare i calzoncini per mostrare anche uno sfogo cronico sui testicoli - che direte diagnosticato dal pediatra molti anni prima - provocato dall'eccesso di conservanti. Difficilmente il direttore di gara non si accontenterà della vostra spiegazione, lasciando così correre.
4. Nella vecchia fattoria: porco, ADDIO! Ho detto porco, ADDIO!
Qui sarà determinante la dose di talento holllywoodiano che saprete sfoderare, segnatamente facendovi scendere sulle guance, singhiozzando, alcune lacrime di disperazione. "Il maiale che avevo in cortile da anni - direte all'arbitro - è stato inviato al macello comunale dal proprietario della cascina dove abitiamo con i miei figli. Mi ci ero così affezionato, sapesse i bambini poi... gli mancava solo la parola...", e giù a piangere disperato. Non sempre efficace, ma con direttori di gara nati e cresciuti in aperta campagna può avere effetti inaspettati.

Nota: invertendo l'ordine dei fattori, il risultato non cambia. Il porco può stare sia davanti che didietro, e voi gabbate la sanzione. E' matematico.