Top of the blog: L'ora segnata dal destino

top of the blogIn fondo noi italiani lo abbiamo sempre saputo: “Un'ora segnata dal destino” ha sempre battuto nel cielo della nostra Patria! Peccato che abbiamo sempre guardato l'orologio sbagliato.
Italia, patria di navigatori, santi, poeti, eccetera.
La retorica certo è uno dei nostri piatti forti, ma in fondo ci fa piacere credere di essere una nazione faro della civiltà umana. Per questo ogni tanto ci piace credere a incantatori di serpenti che ci parlano di ore di destini e di imperi. Peccato che come al solito sbagliamo orologio.

La verità vera è che sì, noi conquisteremo il mondo.
E siamo pure sulla buona strada per completare l'opera. Ma la conquista non sta avvenendo nel senso che vorremmo credere (guardiamo l'orologio sbagliato, infatti).
Datemi una leva e vi solleverò il mondo! Esatto. E noi abbiamo trovato la leva giusta: la cialtroneria.
Come non definire italianizzazione del mondo il successo di uomini come Mourinho che si permettono di dire tutto e il suo contrario, senza che un cane li contraddica?
Il colmo è che noi italiani dobbiamo fare ancora di più e di meglio, eleggendo questo personaggio a profeta. Un po' come rubare in casa di ladri se ci si pensa. Come definire, in altri termini, l'articolo di D'Orrico sul Sette del Corriere della Sera?

Ma questa settimana nell'opera di italianizzazione del mondo s'è fatto di più e di meglio.
Luogo del delitto Manchester. Ci riferiamo, naturalmente alla decisione dell'Uefa di rinviare le norme sulla sostenibilità finanziaria dei club europei. Un bel premio alle società che hanno vinto barando (parola di Platini) in questi ultimi anni e un sonoro schiaffo a quelle società che hanno fatto della sostenibilità una regola benedettina di vita: “ora et labora”. Peccato che gli altri abbiano rispolverato il vecchio detto italico: “Per pagare e per morire c'è sempre tempo”.
Il problema, e noi lo abbiamo scritto, è però un altro: provare a fermare la crisi economica scrivendo una regola che da tempo fino al 2015 (leggi sine die) è come proibire le piogge o i terremoti per legge.
La Natura di proclami di burocrati interessati e di volponi ultraindebitati non sa che farsene. Ciò che deve accadere accadrà. O per dirla con uno che rifiuta di italianizzarsi: “Tutto ciò che non è sostenibile presto o tardi non verrà sostenuto”. Ma leggere i consigli di un Premio Nobel per l'Economia a certi signori non interessa. Molto meglio ascoltare “Fin che la barca va.”.

Ma il premio di Ambasciatore della cultura Italiana nel mondo lo merita Batistuta.
Lui ora fa parte di un sedicente comitato promotore per il Mondiale di calcio in Qatar. Chissà se Batistuta agisce a titolo gratuito? Non è dato sapere.
Quello che comunque ha voluto chiarire è che lui è andato a giocare in quel paese non per soldi, si capisce, era già ricco sfondato. Già.
Dobbiamo crederci, lui è andato solo per godersi i tramonti sul golfo Persico con la sua Irina. Volete mettere la plumbea Milano del petroliere Moratti? Meglio andare direttamente alla fonte.
Ma in questo caso, cari i nostri lettori, va chiarito che non stiamo parlando della conquista dell'Argentina da parte dell'Italia. Gli inglesi lo hanno sempre detto che gli argentini sono degli italiani che parlano spagnolo e fanno finta di essere inglesi.

Non alzi troppo la cresta la perfida Albione, arriveremo presto. Ora che sappiamo qual è la leva che ci farà conquistare il mondo e abbiamo anche trovato un Profeta che parla inglese.