L'abbecedario dello ju29ro ai tempi della Newventus

nndmA come Allenatore. Più ne cambiano, più è evidente che le responsabilità stanno altrove.

B Questa lettera non esiste. Raccogliete e conservate in casa delle uova marce, da usare nel caso in cui qualche esponente newventino a portata di tiro, messo alle corde riguardo ai disastri sportivi in corso, arrivi al punto di vantare la vittoria della Coppa Zaccone 2006-07.

C come Cartoni. Dal 2006 il campionato italiano Aziendale Serie A Tim è uno dei maggiori produttori di questo utile materiale.

D come Doping. Dopo nove anni di ossessione giudiziaria a senso unico ne siamo usciti innocenti, checché ne dicano juventini di comodo alla Travaglio o allenatori boemi. Chi lo nega è un rosicone impenitente e va sfanculato senza pietà.

E come Elkann. Ereditieri sostanzialmente disinteressati al gioco del calcio.

F come Farsopoli, che non è finita nel 2006, ma è un processo in continua evoluzione. F anche come Forza Juve, nonostante tutto. Nonostante record negativi, gioco inesistente, squadra, allenatore, staff tecnico, dirigenti singoli e trini, azionista di maggioranza. Forza Juve! Nonostante loro.

G come Galliani. Meani gli organizzava cene carbonare con l'attuale designatore; chiedeva l’esclusione di determinati arbitri dal sorteggio del Milan; “Spinga, spinga”, diceva, parlando di giovani arbitri da sponsorizzare. Ma il Berlusca gli ha coperto le spalle. Solo oggi il premier ridens lo rinnega, per essersi prestato a risolvere ai cugini la grana di Mancini, quello brasiliano.

H come Herrera. Vedi la D di Doping. Se a darvi dei “dopati” sulla base di un processo finito con la non colpevolezza è un interista, premuratevi di ricordargli che loro hanno appena perso la causa con Ferruccio Mazzola, accusato di aver diffamato l’Inter anni ’60 raccontando in un libro di certi strani “caffè” che ai tempi gli facevano bere, e uscito indenne, anzi, risarcito delle spese processuali.

I come infortuni. La Juve di questi ultimi due campionati è ormai un caso da studiare in tutte le università, nelle facoltà di statistica, medicina sportiva e arte divinatoria.

K come Kakà. L'ultimo campione rimasto in Italia ad avere mollato il campionato aziendale TIM. Quello che da quando Moggi non c'è più, in Europa fa sempre più pupù.

L come Lucianone. Nomignolo di uno un tempo particolarmente bravo a gestire squadre di calcio, finito poi vittima di uno dei più meschini, pelosi, volgari, interessati e idioti linciaggi mediatici della storia.

M come Milano, dove al processo agli spioni, Pirelli e Telecom hanno patteggiato una pena pecuniaria per l’accusa di corruzione per tangenti pagate a Carabinieri, Poliziotti e Finanzieri, accusati a loro volta di vendere informazioni tratte abusivamente dalle banche dati del Ministero degli Interni, delle Finanze e della Giustizia. Ripeto: corruzione di pubblici ufficiali, accesso abusivo a banche dati pubbliche. Tra i maggiori imputati, dirigenti di aziende gestite da uno che sta sempre allo stadio accanto al presidente dell'etica Inter, e che interrogato dai PM ha parlato di "macchina spropositata" riferendosi alle attività illegali svolte nel mondo del calcio, negli anni pre-Farsopoli.

N come Napoli. Dopo la pausa invernale, finalmente il 9 di questo mese riprende, nel tribunale locale, il campionato più appassionante.

O come Orgoglio Gobbo. Il poco rimasto in giro è concentrato nell’omonimo sito, che ha saputo organizzare una manifestazione di protesta in cui finalmente la tifoseria juventina ha pubblicamente preso coscienza di quel che accade da quattro anni a questa parte.

P come Paolillo. Questa è la parola chiave da usare nelle discussioni in ufficio o al bar con gli interisti sbruffoni e disinformati. Essi sono ovviamente impermeabili alle disquisizioni di diritto, alle narrazioni delle beghe ereditarie di casa Agnelli, alla filologia della calunnia sportiva. Per tacitarli, non rimane che usare l’arma finale: “Siete brutti come Paolillo”. E’ davvero sorprendente constatare l’effetto che ha questa frase. Zitti e sguardo basso, come ai bei tempi.

Q come quattro, gli illeciti fantasma evocati dall'avvocato dell'azionista di maggioranza per tacitare le proteste degli azionisti di minoranza che, alla prima assemblea 2007, chiedevano conto, inferociti, dell'harakiri dell'anno prima. A 3 anni di distanza, aspettiamo ancora di scoprire l'esistenza di almeno uno di loro.

R come rosiconi. Tutt’altro. A chi vi dà dei ladri, ridete in faccia senza pietà. E se uno crede di farvi piacere complimentandosi con voi per il nuovo corso pulito della Newve, passate alle maniere forti (vedi anche lettera B), ma sempre con un sorriso disincantato.

S come spogliatoio arbitrale. Negli anni pre-Farsopoli c’era chi entrava a partita in corso, nell’intervallo, a intimidire arbitri. Ad esempio, gli onesti cartonati lo fecero almeno tre volte, è documentato. Ma nell’immaginario della gente, chissà perché, s’impresse solo la protesta di Moggi a Reggio Calabria, a partita finita.

T come trucchi contabili. Chi equipara la Juve alle milanesi, solo perché anche lei uscita indenne da un processo, o è disinformato o in malafede. La Juve ne è uscita perché il fatto non sussiste; le milanesi si sono avvalse della depenalizzazione del falso in bilancio del governo Berlusconi. Cioè, nella sostanza, loro baravano (ma accadeva anche a Roma, se è per questo), noi no.

U
come Uefa. E ora la pacchia sta per finire anche per gli allegri mecenati della madunina.

V come Ventinove. E non uno in meno.

W come WWE, la World Wrestling Entertainment. Eh già, perché tutti hanno come modello gli americani: la Premier League e La Liga si ispirano alla NBA, in Italia dal 2006 è la più famosa lega di Wrestling al mondo a segnare la strada. Campionati finti, dove, alla fin fine, trionfano sempre i "buoni". Se ci avete fatto caso è perché non è un caso: i commentatori del wrestling sulle tv italiche si sono riciclati tutti come telecronisti pallonari di fede interista!

X come Mister X, quell'allenatore dell'Inter famoso per i 14.000 pareggi consecutivi che gridava che la Juve vinceva perché rubbava. Vincitore dello scudetto a tavolino e a tavaroli, risoprannominato dalla stampa di regime "L'uomo che vince sempre", tenta di comprarsi tutti i giocatori della Juve "che ruvvava", e scarica i campionissimi degli scudi di cartone, nel tentativo di vincere uno scudetto "normale". Ci riesce, ma solo con 14.000 rigori inesistenti di fila. Viene cacciato in seguito ad alcune intercettazioni telefoniche coperte da segreto istruttorio. Un uomo, una catarsi. Una squadra, un catorcio.

Y come Yes-Men. Manipolo di indomiti supereroi dell'annuire, che pedissequamente eseguono gli ordini che arrivano da lassù in alto che più in alto non si può. Li eseguono talmente bene, e mai poi e mai un'alzata di testa, che la Juve finisce laggiù in basso che più in basso non si può. La banalità della sconfitta, da Cobolli a Ferrara passando per Secco e Ranieri.

Z come Zaccheroni: siamo arrivati al punto che la "Juvinese" non è più una provocazione giornalistica per rendere l’idea del ridimensionamento in atto, ma un modello a cui puntare, un miraggio cui aggrapparsi. Buon lavoro, mister.