Juventus: troppe incognite e troppe bugie

Campo minato"Vota Antonio, Vota Antonio, Vota Antonio, Vota Antonio" (Totò)

Finisce il campionato più scontato d'europa (titolo rubato di diritto a quello francese), e inizia il campionato delle chiacchiere, ovvero il calciomercato.
Intanto la Juventus, che nel campionato vero ha finito la benzina con due mesi di anticipo, in quello parlato finisce i soldi prima ancora di cominciare.

Fa tenerezza vedere come Tuttosport e Gazzetta parlino una settimana prima di "40-50 milioni ancora disponibili per il mercato", salvo poi dichiarare che per l'arrivo di Spalletti si cercava uno sponsor "ad hoc" per pagargli l'ingaggio.
La Juventus per comprare deve prima vendere e, viste le capacità manageriali messe in campo, alla fine svenderà.

Criscito, Diego e Cannavaro
: questi al momento i rinforzi della campagna acquisti, in attesa di capire che fine faranno Palladino e Zalayeta, in comproprietà con Genoa e Napoli. Amauri è cercato dal Milan, per far coppia con Pato, dopo la cessione di Kakà. L'italo brasiliano non è un campione, e si sapeva, ma cederlo al Milan significa regalare a Leonardo il complemento ideale per Ronaldinho e Pato stesso.

Vedremo cosa partorità il consiglio di amministrazione. Il consiglio è di cederlo ma al tempo stesso assicurarsi due tre giovani in grado di integrare la rosa: questa Juventus non può in alcun modo competere per la lotta allo scudetto in questo momento e costruire per il futuro resta l'unica soluzione logica, sperando magari in una stagione come quella di Amoruso, Boksic e Vieri.

Marchisio, Ariaudo, Criscito, De Ceglie, Giovinco: tutto passa da loro.
Il nuovo tecnico dovrà essere in grado di metterli in condizione di essere efficaci per il progetto (quello serio).
Marchisio e Criscito necessitano un rafforzamento fisico, Ariaudo deve imparare ad usare il piede destro se vuole essere compatibile con Chiellini (anche lui mancino), De Ceglie deve diventare il centrocampista esterno che manca alla Juventus, uscendo dall'incertezza tattica che ne ha fatto un terzino lento e impacciato in fase difensiva, mentre Giovinco deve costruirsi una carriera partendo dalla panchina come arma tattica.
C'è molto da lavorare. Ma con un preparatore atletico serio, e con un allenatore disposto a lavorare con i giovani, i risultati si possono ottenere.

Tornando per un secondo al Milan, è bello vedere come il tanto incensato Galliani è riuscito a distruggere una società nel giro di quattro anni, sbagliando praticamente tutto: Dida, Emerson, Zambrotta, Oddo, Vogel, Borriello (prima regalato e poi ripreso a peso d'oro), Flamini (che guadagnerà tra un anno tre volte quello che guadagnerà Ambrosini), Oliveira... La lista potrebbe andare avanti per ore, mentre l'unico acquisto azzeccato è quel Pato voluto da Leonardo ed Ancelotti. Se ne facciano una ragione i tifosi, quelli veri: il problema non è la proprietà, ma la dirigenza. Dove non c'è competenza, esiste solo spreco di soldi e risorse.

Ancelotti, Donadoni, Gullit, Van Basten, Rijkaard, Boban, Savicevic, Baggio, Shevchenko: tutti giocatori voluti da Silvio B.. Persino Gourcuff
era un giocatore voluto dal Presidente. Kakà, Pato ed ora Thiago Silva i giocatori voluti da Leonardo. Non un campione, a memoria d'uomo, è stato scelto dalla dirigenza rossonera, mentre gli Ziege, i Vogel, gli Oddo e compagnia bella arrivavano direttamente da via Turati.

A Torino pare che Diego sia una scelta diretta di John Elkann. Staremo a vedere, ma il parallelismo, seppure in scala, è evidente: come per la dirigenza rossonera, la critica è speculare in quel di Corso Galileo Ferraris: i Tiago, i Poulsen, gli Andrade e via dicendo sono frutto del genio di un gruppo dirigenziale che ancora non è purtroppo decollato, insieme al progetto, fuori dalle finestre della sede della Juventus.

A questo punto, se il capro espiatorio a Milano è stato Ancelotti, così come Ranieri a Torino, è interessante capire come saprà difendersi il nuovo allenatore. Anche alla Juventus è tempo di elezioni. Chi si sa accontentare a Torino ha vita breve. Chi aspetta sperando in una chiamata promessa (vedi Gentile due anni fa) poi resta disoccupato: pare che l'ex ct dell'under 21 conosca Antonio Conte, che ha preferito firmare per un altro anno col Bari, specificando di non essere "un pagliaccio", mentre in mente ritorna quell'Antonio La Trippa interpretato da Totò, che rinunciò ad essere eletto per dignità e onestà pur di non truffare i suoi sostenitori. Forse la Juventus aveva trovato il suo uomo, ma si accontenterà di un caporale.

Gli antagonisti di Ranieri due anni fa erano Gentile appunto, Novellino, Guidolin e Zaccheroni (due su tre sono finiti poi al Torino che, come loro, non ci mancherà neanche un po'), quest'anno a contendersi la panchina erano Conte, Ferrara e Spalletti.
Conte ricorda tanto Claudio Gentile come carattere, Novellino e Zaccheroni erano due allenatori graditi al quotidiano sportivo torinese che tanto sponsorizza Ferrara, mentre Guidolin è un allenatore che se avesse avuto la fortuna di allenare la Roma, probabilmente non avrebbe fatto peggio di Spalletti, il quale ha deciso di rinuciare alla Juventus e di restare a Roma. Non che dispiaccia, però fa tenerezza vedere come Lippi, Capello, Spalletti, Laurent Blanc e Deschamps abbiano nel corso degli anni reagito di fronte al "progetto".

Difficile a questo punto ipotizzare che il "progetto" riesca a tirar fuori dal cilindro qualcosa di nuovo, anche se l'idea Roberto Mancini non tramonta, (previa intercessione del genio del ritiro ricorso al Tar): visto che resta soltanto un candidato, bisogna accontentarsi, un pò come farebbe uno che rappresenta la quarta o quinta scelta e che si ritrova, dopo la fuga di tutti gli altri, ad essere allenatore per esclusione.
Qualcuno per dignità non accetterebbe. Qualcuno si accontenta.

Ciro Ferrara (o chi per lui) sarà la scelta ottimale solo se alle sue spalle ci sarà una direzione forte in grado di tarpare le ali ai senatori, altrimenti il tecnico si troverà uno spogliatoio esplosivo tra le mani, nell'anno in cui per la prima volta nella storia la Juventus si affida a un trequartista puro, ovvero Diego, giocatore che ricorda quei calciatori in grado di fare la differenza come uomini assist, giocatori in grado con la rapidità di cambiare volto alla partita e sfruttare le ripartenze, senza contribuire alla fase difensiva o con tanti gol.
In Pratica un Rui Barros o un Giovinco, ma molto più forte e con cinque centimetri in più, sperando che il padre procuratore non sia tale e quale a quello di Kakà, o saranno mal di testa, perchè i mercenari non si accontentano mai...

Diego non è Sivori, Platini o Baggio nè Zidane o Nedved. E' un giocatore nuovo a cui la Juventus dovrà adattarsi e che dovrà integrarsi con Del Piero in un modulo che la Juventus non usa dalla seconda guerra mondiale (più o meno).

La prossima stagione, dunque, il capitano sarà ancora fondamentale in spogliatoio come in campo.
Certo un altro attaccante farebbe comodo ma, in questa Juventus, bisogna accontentarsi.

A cessioni avvenute potrebbe arrivare Gaetano D'Agostino, talento mancino che dovrebbe diventare il faro del centrocampo. Non un Paulo Sousa, non un Nedved o un Davids, nè tantomeno un Platini o uno Zidane. Diciamo una sorta di Magrin ma un pò più forte, vedremo quanto, mentre Spalletti ha già dichiarato di preferirgli Pizarro, scarto di Inter e Roma e soggetto a infortuni continui. Poulsen e Tiago speriamo abbiano insegnato qualcosa. Altrimenti, bisogna accontentarsi.
In fondo, anche Cannavaro è il nuovo Pietro Vierchowood, ma un pò più giovane e forte, per chi si accontenta.
E se qualcuno alla fine dovesse non accontentarsi, e rispondesse "no grazie" per dignità, il numero di telefono di Marchesi ce l'ho io, basta chiedere.