Il monito di Agnelli: il calcio italiano cambi strada, Malagò condivide ma Abete frena.

News, 21 maggio 2013.

Agnelli: Il calcio italiano perde terreno; è una questione di metodo, la Federazione deve avere un ruolo strategico di indirizzo politico, un indirizzo chiaro e preciso. Malagò condivide la necessità di un cambiamento, ma Abete frena pressoché su tutto, seconde squadre incluse. Le presenze negli stadi italiani sono cresciute rispetto alla passata stagione; la Juventus rimane la squadra più appetita in trasferta. I cori contro Balotelli costano alla Roma la squalifica della curva sud, oltre a 50.000 euro di multa, ammenda toccata, per lo stesso motivo, anche all'Inter. Collina ha designato Rizzoli per dirigere la finale di Champions League. Il ministro Kyenge: Bisogna distinguere i cori razzisti da quelli determinati da una sconfitta sportiva o da motivazioni di altro genere.

Agnelli: Bisogna affrontare i problemi del calcio - All'evento "Il calcio che vogliAMO", organizzato da 'La Gazzetta dello Sport' e TIM, per parlare di sostenibilità economica, stadi e fair play, ha partecipato anche il presidente della Juventus Andrea Agnelli che ha affrontato il discorso dei passi che Juventus e calcio italiano devono compiere per evitare che la serie A resti quello che lui stesso ha definito "un campionato di transito", quando un tempo era la "meta finale per i campioni": "Innanzitutto io vorrei come prima cosa ringraziare per i complimenti che ho ricevuto a titolo personale da più persone, ma che credo vadano distribuiti equamente alla gente che oggi non è qui con me ed è a Torino: Marotta, Paratici, il mister Conte e la squadra. - sono le sue parole riportate da www.Tuttojuve.com - - Se è vero che i discorsi di sviluppo e di crescita economica si possono fare, questi non possono che passare dai risultati del campo, che sono fondamentali nel volano virtuoso di cui stiamo parlando quest'oggi. I complimenti, quindi vorrei trasferirli alle persone che oggi sono rimaste a Torino. La situazione è difficile e complessa. Abbiamo avuto una fotografia dinamica, poi subito dopo mi è parso di sentire che le cose funzionano, funzionano bene e dovremo essere molto fieri e orgogliosi del nostro calcio italiano, nel primo tavolo che abbiamo avuto. Lo stadio è un modo di valutare il lavoro di una società: diciamo che le voci principali dei ricavi di una società sportiva, sono tre: abbiamo i diritti televisivi, lo stadio, quindi il match day, ma nel caso di uno stadio moderno lo stadio può essere allargato sette giorni su sette, ma questo dipende dalla struttura che si ha a disposizione, e poi la parte commerciale. Questi sono i tre ambiti su cui la società sportiva lavora come ricavi organici. Da questo punto di vista è chiaro ed evidente che noi siamo molto indietro, lo stadio non è solo quel luogo che può far vivere alle famiglie il giorno della partite, ma è anche quello stesso luogo in cui le riprese vengono fatte e quindi distribuite all'estero per andare a valorizzare i ricavi dei diritti televisivi esteri. Questa è sicuramente una parte dove noi siamo molto lacunosi, perché se noi guardiamo la Premier League, fatturano largo circa per i diritti nazionali un miliardo che è largo circa quello che fatturiamo noi, adesso non stiamo a fare i conti con la virgola zero zero. Ma sulla distribuzione dei diritti tv esteri, loro ricavano 1,5 miliardi, mentre noi ricaviamo circa 100 milioni. E' vero che la Premier ha iniziato un lavoro 20 anni, è vero che una serie di fondi furono stanziati dalle scommesse per andare a lavorare sugli stadi, però è altrettanto vero che la Premier League è 20-25 anni che lavora in una direzione e chiaramente oggi non può che raccoglierne i frutti. Quando guardiamo all'attività della Germania, si parla oggi di modello tedesco, ma la Germania parte 10 anni fa, non guardando tanto alla valorizzazione dei diritti tv, anche se arrivano lì, ma ne ha fatto tutto un discorso sportivo. Le aspettative che noi generiamo, noi che gestiamo il calcio, voi che gestite l'informazione, devono essere aspettative che poi siano realizzabili. Da dove bisogna ripartire? Credo sia una questione di metodo arrivati a questo punto. Io non posso che concordare con le affermazioni del presidente Abete, quando dando una fotografia del calcio ci posiziona al quarto posto nel mondo; e se ci compariamo ad altri settori, è sicuramente una posizione di assoluto prestigio. Però dobbiamo anche ricordarci che 15-20 anni fa noi eravamo al primo posto probabilmente e da questo punto di vista abbiamo perso delle posizioni. Poi oggi stiamo ragionando su una Fiorentina che ha fatto un'annata splendida a livello di calcio giocato, lo dice uno juventino e facciamo un po' di fatica, però questi non riescono ad accedere alla Champions League perché l'Italia ha perso un posto nella Champions. Noi oggi ne qualifichiamo 3 e non 4 e questo sicuramente mette il sistema calcio in difficoltà. Credo siano tanti e diversi gli argomenti. Non è questo il momento di approfondire le varie voci, ma non può che essere un discorso di metodo e di serena valutazione di quelle che sono le problematiche del calcio. Io condivido quella che era l'affermazione del presidente Abete sul fatto che l'Italia è il Paese dei Comuni e questi vanno tutelati nella loro visibilità, però questo si deve sapere che è in contrasto con quelle che sono le esigenze delle squadre principali, perché le squadre B, per le grandi squadre, sarebbero una grossa possibilità secondo il sistema spagnolo, perché ci permetterebbero di tenere i nostro giovani all'interno dei nostri centri di allenamento, con i nostri allenatori e con il nostro staff. E' una questione di affrontare le problematiche con metodo, con serenità, ed essere consapevoli quali che siano le soluzioni che individueremo, che ci vorranno 5-8 anni per riuscire ad attaccare, ad aggredire le varie problematiche, e far sì che queste diano i loro frutti. E' troppo semplice parlare di sistema tedesco oggi. Il sistema tedesco nasce dieci anni fa, quindi oggi è riduttivo parlare di sistema tedesco. Noi dobbiamo parlare di sistema italiano, che ci ha tenuto al primo posto in questa classifica, dobbiamo individuare il metodo, gli obiettivi e perseguirli con la massima disciplina possibile". Insomma un Agnelli severo, come da tempo è, nei confronti del nostro calcio, e molto preoccupato per l'avvenire, in contrapposizione al perenne e inerte ottimismo di Abete, che è perennemente a capo di quella Figc cui Agnelli rivolge un monito: "La Federazione deve avere un ruolo strategico di indirizzo politico, un indirizzo chiaro e preciso in cui le leghe debbano giocare la loro partita". Una Federazione, per capirci, che non può scappare davanti ai problemi dichiarandosi incompetente.Ma molto probabilmente Andrea Agnelli è troppo avanti per questo calcio che, impegnato in sterili beghe di cortile, non vuole prendere coscienza della china lungo la quale sta precipitando.

Se Malagò dice sì alle riforme, Abete frena - Se Malagò è parso condividere l'allarme lanciato da Agnelli ("Sappiamo che la gente vuole questi cambiamenti, noi li vogliamo, non abbiamo alibi: dobbiamo agire. Che il calcio sia di gran lunga lo sport più importante è ovvio, ma non si può negare che il calcio ha perso qualche punto negli ultimi anni: non si può vivere di rendita tutta la vita"), Abete è apparso, al solito, molto più cauto e tutt'altro che incline ad avviarsi su riforme di sistema: agli stadi pensi la politica e poi si può sempre sperare che il trend economico cambi direzione. "Forse non riusciamo a dare risposte agli investitori esteri - ha detto il numero uno della Figc - Il ruolo del Parlamento è fondamentale per gli stadi anche se Juve e Udinese dimostrano che si può fare senza. Loro hanno usato siti già esistenti, se si cercano quelli nuovi servono leggi. Sui cinque grandi campionati, solo la Germania ha 18 squadre, eppure anche altri riescono a essere competitivi. Spero che si inverta il trend negativo del Paese a livello economico. In questo triennio bisogna migliorare il prodotto calcio, più vendibile. Bisogna attrezzarsi per evitare rischi sui diritti tv del prossimo futuro, bisogna cercare di mixare diversamente i ricavi dei club. Serve anche molta formazione e prevenzione. Approcciare il calcio con i valori giusti viene prima di tutto". Anche la 'novità' delle seconde squadre non lo attira, perché andrebbe in conflitto con quella che Agnelli ha chiamato la visibilità dei Comuni (ricordiamo che le seconde squadre, appoggiate anche dal vicepresidente federale Albertini, sono state bocciate dalla Lega Pro). L'idea di "un ruolo strategico di indirizzo politico, un indirizzo chiaro e preciso in cui le leghe debbano giocare la loro partita" in capo alla Figc è distante anni luce e ribadisce: "Dobbiamo migliorare molto a livello di formazione, educazione, rispetto dei valori, possiamo migliorare in aree strategiche come la riforma della giustizia sportiva e sul sistema delle pluriproprietà che è più facilmente raggiungibile delle seconde squadre, perché dobbiamo tutelare la rappresentatività dei territori".

Aumentate le presenze negli stadi, Juve regina in trasferta - Al termine della stagione 2012-13, la media presenze delle squadre di serie A, pari a 24.655 spettatori, fa registrare, per la prima volta dopo 5 stagioni, un risultato positivo, con un incremento del 6,2% rispetto alla scorsa stagione (23.214). Sono i dati riportati dall'Osservatorio Calcio Italiano che si fonda sui dati forniti dal database online Stadiapostcards. Per quanto riguarda gli incontri casalinghi guida la graduatoria il pubblico interista con 46.551 spettatori, con un aumento del 3,9%), seguono Milan (43.651, con un -10,9%), Roma (40.179, con un aumento del 10,9%), Napoli (39.808 con un -0,4%) e Juventus (38.600, con un aumento del 2,8% rispetto ai 37.545 della passata stagione). Il maggior incremento è quello della Fiorentina (25.665. l'aumento è del 19,8%), poi Bologna (+11,3%) e Roma (+10,9%); il maggior decremento è quello del Catania (-9,9%), seguito da Parma (-6,6%), Genoa (-5,5%), Palermo (-4,8%) e Lazio (-1,3%). La Juventus però è la squadra che ha richiamato il maggior numero di presenze sui campi avversari: infatti le partite con la squadra bianconera in campo hanno fatto registrare il record a Bergamo, a Bologna, a Catania, a Milano (sia con Inter che con Milan), a Napoli, a Parma, a Roma (con i giallorossi) a Siena e ad Udine.

Roma e Inter punite per i cori razzisti - I cori dei tifosi giallorossi e nerazzurri nei confronti di Balotelli, giudicati di matrice razzista, sono stati la causa delle sanzioni deliberate ieri dal Giudice Sportivo che, "letta la relazione dei collaboratori della Procura federale; rilevato che, verso il 39' del secondo tempo, sostenitori della Soc. Roma, collocati nel settore dello stadio denominato 'curva sud', indirizzavano ad un calciatore di altra Società grida e cori insultanti, espressivi di discriminazione razziale; valutata la pervicace e specifica recidività in tali biasimevoli comportamenti, nonostante la formale diffida inflitta in occasione della precedente gara di campionato" ha sanzionato la Roma con l'ammenda di € 50.000,00 e con l’obbligo di disputare una gara con il settore dello stadio denominato 'curva sud' privo di spettatori; inoltre, letta la relazione dei collaboratori della Procura federale, rilevato che, verso il 39' del secondo tempo, sostenitori della Soc. Internazionale indirizzavano ad un calciatore di altra Società grida e cori insultanti, espressivi di discriminazione razziale, ha sanzionato l'Inter con l'ammenda di € 50.000,00 con diffida. Multate anche: di € 15.000 alla Sampdoria per avere suoi sostenitori, nel corso della gara, utilizzato reiteratamente fasci di luce laser; di € 4.000 al Pescara per avere suoi sostenitori, nel corso della gara, lanciato nel recinto di giuoco sei petardi; di € 2.000 al Palermo per avere suoi sostenitori, nel corso della gara, lanciato sul terreno di giuoco due bengala. Squalificati per una giornata i due espulsi di giornata (doppio giallo) Ambrosini (Milan) e Terlizzi (Siena) e altri sei calciatori già in diffida e nuovamente ammoniti: Armero e Dzemaili (Napoli), Biondini e Giorgi (Atalanta), Galloppa (Parma) e Rubin (Siena). La proteste della panchina senese in occasione del rigorello fischiato su Balotelli hanno portato a tre ammonizioni con diffida: per l'allenatore Giuseppe Iachini (sanzionato anche con € 2.000 di ammenda), per avere, al 37' del secondo tempo, contestato una decisione arbitrale rivolgendo al Direttore di gara un'espressione irriguardosa, infrazione rilevata dal Quarto ufficiale; per il preparatore dei portieri Marco Savorani per avere, al 38' del secondo tempo, contestato una decisione arbitrale rivolgendo al Direttore di gara un ironico apprezzamento; infrazione rilevata dal Quarto Ufficiale; per il dirigente Vincenzo Mirra, per avere al 37' del secondo tempo, contestato platealmente l'operato arbitrale, infrazione rilevata dal Quarto Ufficiale.

A Rizzoli la finale di Champions League - E' Nicola Rizzoli l'arbitro designato da Collina a dirigere a Londra la finale di Champions League tra Bayern Monaco e Borussia Dortmund; assistenti Faverani e Stefani; Tagliavento e Rocchi gli arbitri di porta; quarto uomo lo sloveno Skomina; Cariolato sarà l'arbitro di riserva. La trovata del rigore di ascella di Isla gli ha evidentemente portato bene.

Il ministro Kyenge: Non tutti i cori sono razzismo - Uno dei temi caldi è la questione degli insulti, definiti razzisti, a Balotelli. Sul tema è intervenuta ieri anche Cecile Kyenge, ministro dell'integrazione, che ha introdotto nelle disputa alcuni distinguo: "Bisogna essere molto lucidi per capire quando si parla di razzismo, quando si parla di sport, di una sconfitta sportiva o di altri tipi di motivazione che spingono le persone. Occorre vedere in quale momento quei cori sono stati fatti e ricondurre l'accaduto ai risultati della partita''.



Foto Gallery