Mercato estate 2009 /2

calciomercatoLa Roma non ha potuto fare mercato, come da anni non avrebbe potuto fare.
Finalmente, ed era ora, la morsa di Unicredit ha posto il veto all’allargamento di una voragine infinita.
Evidentemente a Spalletti qualcuno aveva promesso altre cose, probabilmente anche un cambio di proprietà non avvenuto: ecco perché il motivo delle dimissioni (scelta onorevole e inusuale in Italia) del tecnico di Certaldo è figlio di una situazione che nella Capitale si sta facendo sempre più insostenibile.
Chiunque manifesti interesse all’acquisto della Roma, appena chiede di approfondire il discorso, scappa a gambe levate.
Chissà cosa c’è di così spaventoso sotto?
Rimaniamo alle parole di Irti, legale di Fioranelli che dichiarò: “il male della Roma è Totti”.
Insorse il popolo giallorosso, mentre il capitano “daamaggica”, sensibile ai problemi economici della società (?) firmava un contratto a vita per la modica cifra di 5 milioni netti a stagione…
Perso Aquilani (non una gran perdita, in realtà), i giallorossi hanno riscattato Motta dall’Udinese e ingaggiato Guberti a parametro zero.
Zambrera e Lobont (un attaccante giovane e un quarto portiere) sono poca roba per un club che rischia di tornare ai vecchi tempi, quelli consoni alla tradizione romanista, in cui i traguardi stagionali erano vincere i due derby e piazzarsi davanti ai cugini laziali in classifica.
A distanze siderali dalla vetta.
Con queste prospettive è logico che un tecnico brillante come Spalletti, con un gesto inusuale per le consuetudini italiane (le dimissioni), lasci la panchina giallorossa facendo indirettamente un favore alla Juventus, che si libera dell’ingaggio di Ranieri, subito accasatosi felicemente nella squadra della sua città.
La Lazio di Lotito, esempio di come ricavare il massimo da giocatori buoni ma non eccezionali, è andata allo scontro con alcuni pezzi pregiati del suo organico: Pandev, Ledesma e De Silvestri.
E se per il terzino romano alla fine l’offerta della Fiorentina è stata giudicata congrua e ha consentito lo sblocco della situazione, per gli altri due la linea dura continua, e ci trova perfettamente d’accordo.
Peccato che ad altri un atteggiamento molto più leggero di questo sia costata una ridicola condanna per violenza privata…
Gli arrivi sono i soliti sconosciuti e qualche fine prestito, eccezion fatta per Julio Cruz, bomber usato sicuro che ha sempre fatto gol e continuerà a farne.
Quanto alla Fiorentina, Corvino ha rivoluzionato la squadra, monetizzando molto e spendendo poco, puntando molto sulla valorizzazione di Jovetic e scommettendo forse per l’ultima volta sulla definitiva crescita di Montolivo.
Cedendo Felipe Melo (rimpiazzato con Cristiano Zanetti) e realizzando una plusvalenza monstre, ha solamente aperto la strada ad altre cessioni illustri e remunerative: Kuzmanovic (altri 8 milioni alle casse viola), Semioli (sostituito da Marchionni) e Da Costa, passato al West Ham in cambio di Savio Nsereko.
Investimento più consistente: De Silvestri dalla Lazio.
Da gestire la grana Mutu, brutta gatta da pelare cui i viola hanno messo una pezza con il solo Castillo, stagionato ex attaccante proveniente dal Lecce. In difesa, unico movimento Natali a parametro zero.
I viola oggi sono al livello del Palermo, appena battuto a Firenze ma per nulla ridimensionato.
Il tecnico Zenga, che a noi piace nonostante il suo passato per la sua schiettezza che non scade in maleducazione, ha a disposizione una rosa di valore, rafforzata da Javier Pastore, trequartista che molti accostano a Kakà, ma che forse somiglia più a Francescoli.
Partito Amelia, sostituito da Rubinho, si attendono buone nuove dall’argentino Bertolo e dal nuovo arrivato Blasi, giunto a infoltire la nutrita colonia di ex juventini in rosanero (ora sono 5).
Attenzione al Genoa di Gasperini…
L’iperattivo Preziosi (formalmente inibito, delega il tutto al figlio, vabbè…) non si è smentito nemmeno quest’anno.
Fuori Rubinho, Ferrari, Thiago Motta e Milito, gli attori protagonisti della straordinaria stagione appena terminata, il Grifone li ha sostituiti nell’ordine con Amelia e Moretti (i primi due), mentre in luogo dei neo interisti sono arrivati due sostituti con caratteristiche diverse l’uno dall’altro: Kharja/Zapater per surrogare il brasiliano naturalizzato, Floccari/Crespo per non far rimpiangere l’argentino che Moratti ha appena eletto a suo idolo.
In più è arrivato l’argentino Palacio, un esterno pagato molto (5 milioni), se consideriamo la crisi del campionato argentino.
A margine, i rossoblu si sono assicurata la metà di Criscito, fresco di esordio in Nazionale.
Sul livello del Genoa collocheremmo il Napoli di Donadoni, che ha trattenuto Lavezzi (forse il miglior colpo dell’estate azzurra) e ha acquistato Quagliarella, uno sul quale fare affidamento ad occhi chiusi.
All’ex Udinese, perso Zalayeta, è stato affiancato il misterioso austriaco Hoffer.
De Sanctis resta un ottimo portiere, Cigarini è un ragazzo di prospettiva e Campagnaro un generoso e affidabile difensore.
Quanto a Zuniga, le sue doti in fase offensiva sono note; bisogna capire quanto uno che nominalmente dovrebbe essere difensore di fascia sappia essere utile al reparto arretrato.


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