Caceres, un altro sudamericano alla Juve

CaceresDopo lunghe settimane di trattative sull’asse Barcellona-Torino, Ferrara ottiene finalmente il sospirato rinforzo difensivo.
La Juve ha praticamente definito l’ingaggio dell’uruguagio José Martin Caceres, 22enne centrale con la giusta dose di duttilità per poter essere impiegato come laterale sinistro di difesa.

I termini dell’accordo sono quelli di un prestito con diritto di riscatto in favore della Juventus ad una cifra oscillante intorno ai 10 milioni di euro.
Il giocatore, rappresentato dall’ex juventino Daniel Fonseca, è già a Torino, dove domattina sosterrà le visite mediche, avvenute le quali apporrà la firma sul contratto che lo legherà ufficialmente alla società di Corso Galileo Ferraris.
Normolineo, Caceres cresce nel Defensor (squadra dalla divisa tutta viola...), di cui diventa leader appena entrato in prima squadra, e dopo appena una stagione nel campionato del Paese a nord del Rio de la Plata viene acquistato dal Villarreal del cileno Pellegrini, neo tecnico del Real Madrid.
Ma Caceres non vestirà mai la maglia del “sottomarino giallo”, come veniva definito il gruppo guidato da Pellegrini, il quale preferisce mandare il ventenne di Montevideo a fare esperienza nelle fila del Recreativo Huelva, il più antico club iberico recentemente tornato a frequentare la Liga.
L’annata di Caceres è positiva, e il giovanotto mette in evidenza grinta e carattere (la proverbiale “garra” uruguagia non mente...), abilità nel gioco aereo e una personalità piuttosto spiccata, doti che attirano l’interesse del Barcellona, che se lo assicura per la cifra di 16,5 milioni di euro, un prezzo elevatissimo se si considera che il Villarreal per il cartellino dell'uruguagio solo l'estate precedente aveva speso la miseria (calcistica) di un milione soltanto.
A Barcellona però, le cose non sono andate per il verso giusto, e nell’annata memorabile dei catalani, il ruolo di Caceres è stato quello dell’uomo ai margini della serie infinita di trionfi, complice una serie di guai fisici ma anche della scarsa considerazione che di lui ha avuto il tecnico Guardiola, che pure era stato tra i promotori dell'operazione che aveva portato il giovane difensore in Catalunya tanto da farne il primo (in ordine cronologico) rinforzo della stagione del “triplete”.
La fiducia di Guardiola, inizialmente piuttosto convinta, è andata man mano scemando nel corso della stagione, toccando il fondo al momento di stilare la formazione che avrebbe dovuto fronteggiare il ritorno di semifinale di Champions league a Stamford Bridge contro il Chelsea, quando il tecnico catalano ha preferito sostituire i due “califfi” difensivi Puyol (squalificato) e Marquez (infortunato) snaturando la formazione, ossia piazzando al centro della difesa, al fianco del cavallo di ritorno Piqué, nientemeno che Yaya Touré, togliendo l'ivoriano dalla sua naturale posizione di perno del centrocampo.
Una mossa che testimoniava del poco credito concesso da Guardiola al ragazzo sudamericano, che in tutta la stagione ha collezionato non più di una ventina di presenze tra tutte le manifestazioni.
Le caratteristiche del giovanotto sono quelle del classico difensore uruguagio, bravo sull’uomo (forse addirittura un po’ troppo aggressivo) e capace di inserirsi sotto porta, soprattutto nel gioco aereo (in questo ricorda un pochino Sergio Ramos, per altri versi Gabriel Heintze, e non è detto che sia un complimento...), dotato di personalità e temperamento da vendere e di riflesso questo comporta un caratterino non morbidissimo.
C’è chi lo paragona a Montero; per chi è tifoso juventino trattasi di paragone decisamente ingombrante.
E dal grande Paolo, impegnato com’è nel suo lavoro sulla tratta Uruguay-Italia, non ci risultano (almeno pubblicamente) dichiarazioni in favore dell’operazione Caceres-Juve.
Quanto a Fonseca, speriamo non ripeta l’operazione Viudez-Cardacio, che lasciò perplessi i tifosi milanisti (forse meno gli amministratori del club di Via Turati...) portando a Milanello due autentici oggetti misteriosi.
Quel che è certo, è che con Caceres la Juve diventa sempre più sudamericana.
Un’inversione di tendenza clamorosa che non ha precedenti nella storia della società.


Foto Gallery