Gente che va, gente che viene

nedvedLo scambio Ibra-Eto'o pare proprio che andrà in porto, consentendo quindi all'Inter di monetizzare le plusvalenze di Calciopoli. Saranno le ultime per Moratti e la sua Band.
Ma l'operazione, al di là degli aspetti economici, non necessariamente si risolverà in un affare dal punto di vista tecnico per entrambe: Eto'o è un giocatore molto forte, che riesce ad esprimere il meglio di sé con una squadra ed un gioco ben strutturati, situazione che lascia nel Barcellona ma che non troverà nell'Inter attuale; Ibra invece si esalta in una squadra che si affida ai suoi numeri e alla sua classe, com'era all'Inter, ma che in una squadra come il Barcellona rischia di trovare delle limitazioni. Come accadeva nella Juve.
Tra le due stanno messi meglio gli spagnoli, che probabilmente avranno da Ibra lo stesso apporto che dava nel contesto di squadra Eto'o.
Mourinho invece sarà costretto a dare un gioco di squadra ai nerazzurri per valorizzare l'acquisto del camerunense, perdendoci sicuramente qualcosa.
La partenza di Ibra è comunque un segnale ulteriore per via Durini. Se ne va perché ritiene che l'Inter non sia una grande squadra con cui poter vincere o ben figurare in campo europeo.
Lo aveva già fatto con la Juve, mandata in serie B per meriti sportivi, lo fa di nuovo con l'Inter in serie A e iscritta alla prossima Champions, perché ha sperimentato in questi anni l'inconsistenza di questa squadra fuori dalle comode e accoglienti mura italiane.
Pare logico e naturale che questo avvenga e non c'è da meravigliarsi, né da gridare al "mercenario".
Succede nel calcio, come succede in qualsiasi altro settore lavorativo. Chi resta, rimettendoci, a volte lo fa seguendo propri calcoli di convenienza differita.
C'è anche chi ritorna, come Cannavaro, e non c'è da scandalizzarsi. Conveniva a lui e conviene alla Juve, se l'età non avrà il sopravvento.
Gente che va e gente che viene.
Ed anche gente che rimane. Succede per tutti ed anche per la Juve.
E' successo per la gran parte dei giocatori della Juve post 2006, o perché avevano avuto garanzie per il futuro, o perché ritenevano che comunque un anno di B si potesse sopportare per garantirsi poi una maglia in A con questa squadra.
Tutti hanno avuto ciò che per loro sembrava conveniente, tranne uno.
Il grande Nedved probabilmente pensava che non fossero necessarie garanzie societarie, garantivano per lui il suo rendimento in campo e la sua dedizione alla causa.
Invece non sono bastate neppure le prestazioni rese nell'ultimo campionato, dove ha primeggiato per rendimento e presenze a dispetto dell'anagrafe, prestazioni che da sole avrebbero consigliato di rinnovare il suo contratto come giocatore per un anno ancora senza badare troppo alle spese.
In cuor suo molto probabilmente c'è ancora l'aspettativa che prima o poi, non troppo in là, arrivi una chiamata dalla Vecchia Signora.
Caro Pavel, non prendertela: signori si nasce, ma capita che crescendo se ne perda il tratto.


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