Quer pasticciaccio brutto de Via Di Trigoria

sensi rosellaGli italiani, generosissimi in tutto, non sono generosi quando si tratta di pensare. (C. E. Gadda - Meditazione milanese, Garzanti)

Leviamoci subito il dente. Diciamolo subito, prima che siate voi a criticarci. Il titolo di questo articolo è sbagliato o comunque ingeneroso. La vendita della Roma sembrerebbe infatti una partita che si decide lontano dalla Capitale.
Per capire cosa sta succedendo è necessario seguire un sottile filo che si dipana tra Zurigo, Milano, alcuni Stati esteri non ancora identificati e forse, sorpresa delle sorprese, anche Londra, attuale residenza del grande accusatore di Calciopoli. Sì, proprio lui, Franco Baldini, che secondo indiscrezioni dovrebbe diventare direttore sportivo della "nuova" Roma.

L'antefatto
Per comprendere da dove nasce per Italpetroli l'urgenza di vendere la Roma occorre fare un passo indietro nel tempo. Ritornare fino agli anni ruggenti in cui la Roma venne quotata in borsa e ogni desiderata di Fabio Capello era considerato legge.
Sensi ha sostanzialmente speso un patrimonio per rendere la Roma competitiva. Fino al punto in cui chiedere aiuto a Capitalia divenne non un'opzione ma una necessità. Negli anni si accumularono notevoli debiti, e solo un sapiente maquillage contabile ripulì i bilanci della Roma. Ricordiamo, per esempio, la vendita del marchio alla società Roma 2000 o l'operazione di lease-back con cui la Roma abbatté i debiti, ma fu costretta a cedere il centro sportivo di Trigoria. Naturale che per continuare a mantenere l'uso del centro sprotivo si paghino profumati canoni all'acquirente.

Insomma, a voler leggere in controluce i fatti societari degli ultimi anni, si ha quasi l'impressione che la società Roma dovesse comunque competere ai massimi livelli nel campionato di calcio. C'era sempre qualcuno (Capitalia) disposto ad allargare i cordoni della borsa e c'era sempre qualcuno (la FIGC) disposto a non fare troppe domande sulla correttezza contabile di certe operazioni.
Poi, è venuto il 2007, Capitalia è stata incorporata nel colosso del credito italo-tedesco Unicredit. Geronzi non c'era più e la differenza s'è vista da subito. Il calciomercato della Roma divenne da subito morigerato: acquistare solo dopo aver venduto era la nuova parola d'ordine. Quindi addio Chivu e addio Mancini, tanto per far qualche nome.
Ma non è finita qui, il bello doveva ancora venire: la grave crisi finanziaria che ha colpito l'economia mondiale nel 2008 ha imposto, alla banca (Unicredit) principale creditrice, una politica più accorta. I Sensi sono stati invitati a rientrare dell'esposizione ammontante a circa 300 milioni di euro. Non rimaneva che una strada: vendere la società di calcio.

Le voci a questo punto rimbalzarono incontrollate sui mass media. Dall'ipotesi della vendita al finanziere americano Soros, intermediato dall'improbabile e pittoresco avvocato italoamericano Tacopina, fino alla vendita al fondo sovrano libico benedetta addirittura dal governo italiano, passando per il possibile interessamento dello sceicco degli Emirati Arabi Al Maktum.
Tutte queste trattative, inutile dirlo, si sono rivelate quasi immediatamente degli improbabili ballons d'essai. Niente.

Infine, ecco apparire un compratore "serio". Tale Vinicio Fioranelli, agente svizzero di numerosi calciatori. E qui che inizia il pasticciaccio brutto di cui vogliamo raccontarvi, certo, senza aver la pretesa di aver capito tutto. Definiamo quindi, le nostre considerazioni, come quelle di umili uomini della strada, che a legger sui giornali non possono non stupirsi di fronte a certe notizie.

Gli equivoci e i fatti.
Fioranelli, agente con licenza Fifa, con una scuderia di una settantina di calciatori, già in passato aveva dimostrato di essere interessato a fare il grande passo: diventare proprietario di una società del grande circo. Un anno fa, infatti, sembrava voler acquistare il Bologna di Cazzola, sempre in cordata con mai troppo bene identificati soggetti esteri.
Nel caso del Bologna, si parlò, come socio, di un certo Romano Spadaro, una sorta di importatore di camion della Iveco in Svizzera, Austria e Germania. All'ultimo momento però l'allora presidente Cazzola si tirò indietro e il nostro tuonò: "Confermo che c’è un accordo firmato dalle due parti, e quindi da Cazzola, e quindi dai rappresentanti della società acquirente. Ripeto: c’è un accordo firmato. Credo che per il bene del Bologna e dello stesso Cazzola, sarebbe bene che il clima si stemperasse. " Ma alla fine non se ne fece niente, nonostante l'accordo di cui aveva parlato.
Successivamente il Bologna fu ceduto all'imprenditore di casa, Menarini. Fatto curioso, sul Bologna puntò gli occhi anche quell'avvocato Tacopina che voleva acquistare anche la Roma: destini paralleli.

Il pasticciaccio
E dopo un anno, di nuovo alla carica. Questa volta destinazione Roma. Fioranelli dichiara di essere interessato all'acquisto della società, ma non chiarisce chi sarebbero i suoi soci. Si parla, un po' fumosamente, di una società di diritto svizzero; chiaro, tutto regolare. Ma chi sarebbero i soci di questa "entità"? Per alcuni giorni stampa e televisioni non sembrano curarsi troppo della "quisquilia", così come la Borsa che premia il titolo della Roma con aumenti a doppia cifra.
Tutto va bene fino a quando Lotito, presidente della Lazio, non rievoca in maniera obliqua antichi fantasmi che in passato lo videro protagonista. Dichiara infatti che non si vende senza sapere chi siano i compratori. Lui di queste cose si intende: in passato fu quasi costretto a vendere la Lazio ad una strana cordata anonima, che si rivelò successivamente, secondo le indagini della magistratura, una cordata interessata più che alla Lazio all'opportunità di riciclare soldi della camorra. Naturalmente, Lotito non cedette alle pressioni che gli vennero fatte.
L'uscita del Presidente della Lazio, secondo noi, ha causato un piccolo terremoto nelle redazioni dei giornali, quelli romani in particolare.
Il Messaggero sopratutto ha iniziato a porre domande molto circostanziate:
- Non vi è conflitto di interessi tra un presidente di società che è anche procuratore di calciatori?
- Chi sono i famosi soci della cordata?
- E' vero che in una delle società svizzere interessate all'operazione appare come socio un signore radiato dall'albo dei promotori finanziari?

Insomma, come si può intuire, le domande sono lecite e pertinenti, e a dir la verità nel lettore lasciano una sensazione che tutta l'operazione abbia risvolti poco chiari. A riprova di questo, Fioranelli ha dovuto smentire il coinvolgimento della società nella quale ha interessi il famoso personaggio radiato dall'albo dei promotori.
Ma ormai lo scetticismo è palpabile: sia Canovi che Morabito, due procuratori, parlano apertamente di offerta inesistente o ritirata causa un passo indietro di alcuni soci della cordata. Inutile parlare delle garanzie che a Mediobanca aspettavano: ad oggi, secondo indiscrezioni di stampa, nulla è arrivato.
L'affare sta saltando. E forse si arriverà ad una più trasparente vendita all'asta della Roma.

Ma il mistero permane. Come mai Fioranelli dopo essersi esposto con il Bologna è tornato alla carica per la Roma? Chi sono i soci finora occulti?
La Federcalcio non ha nulla da chiedere? Non sarebbe ora di istituire un regolamento preciso, che obblighi i potenziali acquirenti di società di calcio a rispettare parametri minimi di trasparenza?

Ma a queste domande, forse, nessuno vuol rispondere. Perché pensare? Perché farsi troppe inutili domande?
L'unico problema in Italia è avere i soldi. Da dove arrivino e di chi siano poco importa: pecunia non olet.


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