Il mercato dei miserabili

calciomercatoE’ iniziata la fiera dei sogni, anche se oggi sarebbe meglio definirla la fiera dei miserabili, almeno per quel che riguarda le squadre italiane, sostanzialmente in bolletta e fuori mercato rispetto ai clubs spagnoli e inglesi, e forse nemmeno competitive con la società guida della Bundesliga, quella che comprava Ribery mentre altri si accontentavano di Tiago.
Gli affari conclusi in entrata, parliamo di quelli di un certo rilievo, si limitano ai movimenti di Juventus e Napoli che hanno rispettivamente acquisito Diego (24,5 milioni, l’acquisto più caro al momento) e Cannavaro (scadenza contratto) i torinesi; Quagliarella (16 milioni e la seconda metà di Domizzi) i napoletani, mentre l’Inter ha di fatto concluso ma non concretizzato gli ingaggi di Milito e Thiago Motta.

QUARESMA SI, QUARESMA NO.

Il trasferimento dei due uomini più in vista della stagione del Grifone prevedeva, per un Genoa gongolante grazie alla plusvalenza realizzata, tanti soldi, il giovane Bonucci e Quaresma (quello per il quale lo scorso anno Mourinho ebbe subito frizioni con Moratti, e forse non solo per questioni tecniche…), ma il gitano avrebbe rifiutato di “trivelare” le gallerie genovesi dopo aver provato inutilmente a “trivelare” il prato di San Siro e quello di Stamford Bridge.
E ora l’affare, pur non saltando, si complica, anche se in sostituzione del trivela dovrebbe andare il giovane portoghese Pelé, oltre ad un gruppo di giovanotti di belle speranze.
I rossoblu dell’inibito presidente Preziosi, libero di condurre trattative in prima persona nonostante la squalifica (Palazzi, dove sei?) a patto che l’interlocutore non sia un rappresentante della Juventus (vedi deferimento di Alessio Secco in seguito al secondo filone d’intercettazioni pro-calciopoli), confermano il tecnico rivelazione Gasperini (soprannominato da alcuni “Gasperson” per via della sua abilità gestionale a 360°, qualità che lo avvicinerebbe al leggendario Sir Alex Ferguson) nonostante le avances provenienti da altri clubs, e ingaggiano lo svincolato Crespo e, soprattutto, la rivelazione Floccari.
Con la Juventus comunque, qualcuno del Genoa dovrà parlare, stante la volontà di Preziosi di trattenere Palladino e Criscito.
Sull’altra sponda genovese, per un Mazzarri che lascia, ecco un Del Neri che arriva e un Cassano che sfoglia la margherita: Inter in agguato, soprattutto se il mal di pancia di Ibrahimovic dovesse sfociare in qualcosa di tanto grave da giustificarne il saluto alla banda petrol-ecologica.

COMMEDIE NERAZZURRE

Nerazzurri sempre in voga in fatto di mercato: detto dei due acquisti genoani e di quello probabile dalla Samp, il mercato nerazzurro è cominciato all’insegna dell’ennesima farsa.
Protagonista della sceneggiata, l’allenatore Mourinho che evidentemente conscio di essere stipendiato da una manica di sprovveduti, ha millantato l’ipotesi Real Madrid (seccamente smentita a più riprese dal club merengue) per ottenere un cospicuo adeguamento del suo già spropositato ingaggio.
Ma la manfrina, in altri momenti passibile di diversa conclusione (ovvero: licenziamento del tecnico) ha di fatto aumentato a dismisura il potere del tecnico portoghese all’interno dell’area tecnica nerazzurra, dato che gli obiettivi più immediati del mercato “bauscia” sono due giocatori del Chelsea che però hanno dalla loro il fatto di essere due ex luogotenenti dello Specialissimo; Ricardo Carvalho e Anderson Luiz de Souza, meglio conosciuto come Deco.
Si dirà: è normale che un tecnico cerchi di affidarsi a due giocatori che ha avuto alle proprie dipendenze in passato, che c’è di male?
In condizioni normali, nulla; se invece consideriamo le carriere di questi due giocatori, qualche dubbio sorge. Carvalho, classe 1978, è un difensore centrale di valore indiscutibile ma dalla carriera logora e recentemente più abituato a frequentare l’infermeria che il campo, mentre Deco (trequartista o regista di centrocampo) compirà 32 anni ad agosto e viene da stagioni non propriamente brillanti.
Se aggiungiamo che l’ex Porto e Barcellona venne acquistato da Abrahmovic in saldo dai catalani, in seguito al repulisti di nomi (e stipendi) eccellenti avallato la scorsa estate da Guardiola, restano dubbi su cosa potrà farsene di Deco Ancelotti (che intanto, ha confermato Ballack, di un anno più vecchio del brasiliano naturalizzato portoghese, e preme per avere Pirlo) considerando come il giocatore sia caduto progressivamente in disgrazia dal momento in cui l’altro suo mentore (Scolari) fu destituito dal suo ruolo di allenatore del Chelsea.
Che convenienza avrebbe l’Inter a seguire i “consigli per gli acquisti” di Mourinho?
Tecnicamente non moltissima, piuttosto le motivazioni sono altre.
Quali?
Il procuratore di Mourinho, Jorge Mendes, è lo stesso procuratore di Muntari, Pelé (quello portoghese, intendiamoci…), Quaresma, Figo e di tutto il calcio portoghese che conta.
Carvalho e Deco compresi.
Chi vedeva nella GEA tutto questo “criminale” conflitto di interessi adesso dovrebbe quantomeno vergognarsi per il silenzio tenuto a proposito di questa vicenda.

IBRAHIMOVIC, L'INGRATO.

Cose da mondo nerazzurro, dove si trattano gli Arnautovic come piccoli Ibrahimovic ma ci si preoccupa per i “dolori addominali” dell’Ibrahimovic originale, il quale, tra una dichiarazione d’amore al Barcellona “futurista” e chiari segnali diretti ai vertici nerazzurri in merito alla sua volontà di cambiare aria, dimostra di aver capito che: “in Italia ha vinto tutto e non ha più nulla da dimostrare”.
A far da cornice a tutto questo, la rabbia disperata (farcita da una consueta dose di spocchia) esternata dai media filo nerazzurri, lesti a censurare l’atteggiamento dell’ingrato Zlatan e a prepararne il benservito, addirittura con i crismi della semi-ufficialità (Fabio Monti, dalle pagine del Corriere della sera, esprime quotidianamente il Moratti-pensiero), oppure con lo sport preferito del tifoso nerazzurro: ovvero il mettere le mani avanti, atteggiamento secondo il quale una cosa che non ti appartiene più (o potrebbe non appartenerti in futuro) va trattata con sufficienza e sdegno (il sempre patetico Severgnini, nel suo intervento: “Vai Ibra, vinceremo la Champions senza di te!”).
Cose già viste in passato a proposito di Ronaldo e ora di nuovo “in lavorazione” nell’attesa della definizione della questione Ibrahimovic, che ora, anche dalle parti che un tempo lo definivano scorretto e ladro, salvo poi eleggerlo quale idolo indiscusso, viene accusato di non essere mai stato decisivo in Europa.
Come se ad ogni partita, allenamenti compresi, Zlatan dovesse elargire miracoli.
Lui e solo lui.
Senza Ibrahimovic, dovesse mai andarsene (il contratto è oneroso e pochi potrebbero sostenerlo), l’Inter vedrebbe dimezzato il proprio potenziale, con buona pace di Cassano, Eto’o o chiunque si volesse chiamare a sostituire lo svedese.

I TORMENTI DI MORATTI

In termini concreti, la vicenda si sviluppa più o meno così: Moratti, innervosito, non sta nella pelle e va ad incontrare Laporta, dal quale vorrebbe cash, vorrebbe Iniesta (“no grazie”, la risposta perentoria dell’eroe di Stamford Bridge), vorrebbe Eto’o ma il camerunese ha altre idee, infine si vede offrire Hleb.
Una riserva.
Ma il presidente Perbene in cuor suo non vorrebbe nessuno, desideroso com’è di tenersi il giocoliere; finchè ci si mette in mezzo Raiola, che prima nega l’evidenza e millanta come al solito nel suo “napolandese” doc, per poi venir beccato a Barcellona, da dove dichiara: “C’è un tempo per parlare di lavoro, e un tempo per le chiacchiere. Adesso è ora di lavorare”.
Punto.
Tradotto: non rompete le scatole.
Immaginiamo un Moratti attaccato all’ossigeno, anche perchè Maicon fa sapere, attraverso il suo procuratore (l'immarcescibile Caliendo) di essere scontento e "geloso" delle troppe coccole (leggasi: soldi soldi e ancora soldi) rivolte sempre e solo ad Ibrahimovic…

KAKA' SALUTA. QUANTA IPOCRISIA!

Se Ibracadabra ha voglia di Spagna, Kakà questa voglia l’ha già soddisfatta, e non ci sono baci a maglie e pugni sul cuore che tengano.
Dopo che a gennaio aveva rifiutato il Manchester City (mica scemo) nonostante il Milan lo spingesse ad accettare l’offerta dello sceicco Mansour, quasi doppia (almeno a parole) rispetto a quella formulata e risultata vincente da parte del solito Florentino Perez, il brasiliano si dichiara felice e desideroso di “fare la storia” col suo nuovo club.
Club che ha chiuso in queste ore con il Manchester United per Cristiano Ronaldo, alla modica cifra di 93 milioni di euro (nuovo record mondiale per un calciatore), e ora si prepara a scucire "spiccioli" per gli "accessori" David Villa (valutato tra i 35 e i 40 milioni) e Xabi Alonso (intorno ai 25/30 milioni, forse meno), approfittando di un Liverpool apparentemente in difficoltà finanziaria.
Liverpool che si fa scippare il sostituto naturale del basco, quel Gareth Barry finito al bulimico Manchester City che, aggiungendo Carlos Tevez alla collezione, comincia ad assumere sembianze da squadra intrigante.
Ma dicevamo del Milan, che dopo quasi 25 anni cede alla politica del “bilancio prima di tutto”, e suscita le reazioni di tifosi abituati a chi, in tempi passati, razziava calciatori non solo per rafforzare la squadra ma anche per il gusto di toglierne alla concorrenza.
Ora il club di Via Turati si affretta a trattare l’ottimo Edin Dzeko, bosniaco di 23 anni campione di Germania e miglior giocatore dell’ultima Bundesliga con la squadra della Volkswagen.
Ma potrebbe perdere Pirlo, tentato dal suo pigmalione Ancelotti, mentre anche su Pato si addensano nubi provenienti da Londra, in seguito a dichiarazioni del giovane brasiliano che deciderà “il suo futuro parlandone a fine giugno coi dirigenti rossoneri. E con Ancelotti...”.

BARZELLETTE ROMANE


Al Milan è stato accostato anche Amauri, e pure Trezeguet, sul quale si scrivono cose meravigliose in merito ad un possibile trasferimento a Roma, sponda giallorossa, meraviglie sponsorizzate dal procuratore Caliendo.
Con quali soldi?
E’ la domanda che sorge spontanea, vista la situazione della società presieduta da Rosella Sensi, da ormai due anni soggetta a episodi poco chiari in relazione a fantomatici acquirenti (ora è la volta dell’agente FIFA Vinicio Fioranelli e di una “cordata” ancora non ben delineata) che, oltre a drogare il mercato azionario, non fanno che allungare i tempi per la “gioia” di Unicredit, creditrice di qualche centinaia di milioni nei confronti della controllante del club, l’Italpetroli.
Nelle ultime ore, dal megafono a tinte giallorosse è uscito anche il nome di Pavlyuchenko, centravanti russo del Tottenham rivelatosi agli Europei austro-svizzeri, che si libererebbe per 10 milioni.
Nemmeno un comico potrebbe scrivere una battuta più demenziale e facilmente smentibile per 2 motivi:
(1) i parametri sui prezzi inglesi sono tendenzialmente più elevati, gli "Spurs" hanno pagato il centravanti 14 milioni di sterline, improbabile che se ne privino per poco più della metà;
(2) il rendimento del giocatore è stato soddisfacente, non molti gol (ma pesanti) ma tanto movimento in funzione della squadra.
Balle romane: l’impressione è che la Roma sarà costretta a sacrificare qualcuno anche quest’anno.

UNA SERIE A DA TERZO MONDO.

Alla faccia nostra e di chi adesso guarda in casa d’altri, alla fiscalità spagnola che agevola lo scippo dei pochi fuoriclasse presenti dalle nostre parti o alla situazione debitoria dei clubs inglesi.
Perché i nostri sarebbero in grande salute, altroché!
Perché invece non pensare che il nostro campionato faccia schifo perché chi lo gestisce non lo valorizza a dovere, a fronte di una Premiership o di una Liga che hanno mercati e appetibilità internazionali molto superiori alla nostra?
No, secondo i fenomeni che rappresentano il nostro calcio la colpa è della fiscalità favorevole e dei debiti contratti dalle concorrenti.
Balle.

NUOVA JUVENTUS: CREDIBILITA' ZERO.

E’ un concorrente il Siviglia, oggi ultimo club avvicinato a Trezeguet?
E’ un concorrente quello che solo un anno fa sbolognò alla Juventus per quasi dieci milioni Poulsen?
E’ logico aspettarsi una cifra simile (questo è quanto la Juve auspicherebbe realizzare), in cambio di un’eventuale partenza del francese d’Argentina per l’Andalusia?
La risposta è ovviamente no, barattare Trezeguet con Poulsen alla stessa cifra è assurdo anche considerando parametri quali ingaggio ed età degli atleti.
Eppure la Juventus è riuscita a scaricare un giocatore che qualche gol potrebbe ancora farlo, col conseguente risultato di deprezzarne il valore, per far posto, si dice, a Pandev, giocatore dal buonissimo sinistro ma dai muscoli di gelatina (chissà l’ex preparatore bianconero Capanna quali capolavori ci avrebbe ricamato!), che Lotito (lui sì, uno squalo vero) venderebbe a peso d’oro nonostante il macedone vada in scadenza nel 2010.
L’ennesima, sciagurata dimostrazione di incapacità di una società rifiutata, nell‘ordine, da Gasperini, juventino doc e dal passato legato alla Juve;
Conte (idem);
Spalletti (la prima scelta di John Elkann preferisce rimanere a Roma in quella situazione piuttosto che sposare il famoso “projetto” bianconero, facendo ripiegare su Ferrara, l'obbligata scelta definitiva);
Marotta, direttore generale della Samp (società presieduta da un amico di famiglia dell’Ing. Elkann) che doveva colmare il vuoto di competenza calcistica che regna in società.
Tutte offerte declinate: che appeal possiede la Nuova Juventus!
Una società che prima fa mercato e poi sceglie l’allenatore e infine il manager esperto di calcio.
Eccezionale; e in tal senso aspettiamo di vedere se il nuovo Delle Alpi verrà costruito partendo dalla copertura oppure dalle fondamenta, perché il metodo è quello.
Metodo di chi non capisce nulla della realtà nella quale opera, che non sa pianificare e ragionare per strategie, ma vive alla giornata col risultato di comprare a prezzi salati e svendere rimettendoci pesantemente; in poche parole, una società incapace di svolgere il compito cui è stata chiamata ad adempiere.

BLANC, UNA "WILD CARD" SPRECATA MALAMENTE.

Esattamente quello di cui si lamentava il prode Jean Claude Blanc, gran venditore (questo sicuro) di aria fritta, nella recente intervista concessa al giornale rosa amico di questa sciagurata Nuova Juventus dello Smile, nella quale l’esperto di tennis bianconero esprimeva risentimento nei confronti di quei tifosi colpevoli di averlo definito incapace.
Lui e il suo gruppo di lavoro.
Come definire un gruppo di lavoro, e atteniamoci esclusivamente alla questione mercato, che vende giocatori sotto prezzo ai diretti concorrenti e compra soggetti come Andrade, Poulsen, Knezevic, Tiago, Almiròn?
Come definire se non bugiardo chi addossa le responsabilità di parte di questi acquisti fallimentari ad altri (Bettega, nello specifico, mentendo), oppure conduce trattative interminabili e reclamizzate con mesi di anticipo, con il risultato di rischiare figure assurde o, nel caso in cui l’accordo vada a buon fine, gonfiando a dismisura la valutazione del giocatore (vedi i casi di Amauri e Diego).
Esemplare, in questo senso, l’attuale, ridicola trattativa per D’Agostino, valutato globalmente intorno ai 30 milioni da Pozzo (13 milioni più la comproprietà di due tra Marchisio, Giovinco e De Ceglie) e questo, temiamo, solo perché c’è di mezzo “questa” Juventus.
Perché, come scritto in apertura, Quagliarella, il pezzo pregiato del mercato friulano in uscita è costato al Napoli 16 milioni più la metà di Domizzi, per una valutazione che arriva a sfiorare i 20.
Ma alla Juventus si può chiedere di tutto e rispondere di tutto, visto come tratta i giocatori che ne hanno fatto la storia e che anche nell’ultima stagione hanno avuto minutaggio e rendimento superiori ai compagni di reparto, il tutto senza incorrere nella specialità della stagione: l’infortunio cronico.
Per Nedved si parla di ritiro, di “pista italiana” e offerte straniere.
Sia per lui che per Trezeguet e Camoranesi (si parla anche di una sua possibile uscita), per quanto ci riguarda, sarebbe giustificato mandare certa gente dove merita.
A quel paese.

 


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