Cobolli sotto la curva!

tifosiE fu così che la Nord iniziò ad intonare Cobolli sotto la curva! ...sotto la curvaaaa, Cobolli sotto la curva!... e la Sud rispose c’è solo un presidente!... un presidenteeee, c’è solo un presidente!
No, non è il 27 Maggio; no, non siamo a Roma; no, la Juve non ha appena vinto la Champions League.
No, non siamo neppure a fine stagione a festeggiare lo scudetto numero 30, quello dell’asterisco (altro che stella!) ad indicare i 2 titoli revocati!
Siamo all’Olimpico sì, ma quello di Torino, quello che per alcuni è stato e rimarrà sempre il caro e vecchio Comunale, teatro di partite memorabili dai protagonisti tra i più indimenticabili giocatori della storia del calcio, grandi uomini prima che campioni.
E’ la semifinale della Coppa Italia, quella che fino a tre anni fa era considerata il contentino di una stagione fallimentare, e oggi è l’obiettivo principale a cui aspirare come auspicio di chissà quali successi futuri; avversario la Lazio, una buona squadra, non certo una corazzata inaffondabile, eppure… eppure dopo 60 minuti di gioco ha già segnato 2 gol.

Non so quale sia la goccia che ha fatto traboccare il vaso, quale molla sia scattata nelle menti e nei cuori dei presenti, ma mi piace pensare che sia stato ancora una volta il fattore J, ben radicato nel DNA di ogni juventino, a risvegliare i tifosi da un torpore che li attanaglia dall’estate del 2006. Fatto sta che il velo di Maja che avvolgeva la Rinascentus (orrido surrogato della squadra che fu) si è squarciato e la realtà è apparsa ai loro occhi in tutta la sua durezza e drammaticità (per dirla alla Schopenhauer); un subdolo sospetto ha così cominciato a strisciare e a diffondersi tra di loro: ma non è che questi ce stanno a pià per il c*lo? (per dirla alla romana).

Spinti da tale pensiero, gli ultrà della Nord hanno lasciato la loro postazione al secondo anello e si sono diretti verso le barriere di separazione tra curva e tribuna del primo anello; lì hanno urlato tutta la loro rabbia e indignazione contro gli artefici dell’ennesimo insuccesso.
Prima il grido corale “Vergogna! Vergogna!”, poi “Andate a lavorare!” riferito ai giocatori rei di non impegnarsi abbastanza per l’onore della maglia; “Ranieri vattene!”, dedicato all’allenatore dalle poche idee ma confuse, e un “Cannavaro non lo vogliamo”, in ricordo di chi ha preferito rinnegare due anni di successi per fuggire verso nuovi e più comodi lidi piuttosto che rimanere a difendersi dall’infamante accusa di essere un ladro.
Ma la rabbia e l’indignazione stasera sono al culmine e l’invocazione Cobolli sotto la curva!, ripetuta più volte, risuona forte!

Anche nella curva opposta, la Sud, i tifosi si accalcano vicino alle barriere di protezione ed hanno risposto con un "C’è solo un presidente!"; certo non alludendo all’ultimo dei dirigenti investiti di questa carica, ma a ricordare che un tempo quel ruolo era ricoperto da una persona di ben altra levatura e piglio, un certo Giovanni Agnelli e scusate se è poco!
Chissà cosa avrebbe detto l’Avvocato davanti a tutto questo! Non so ma posso facilmente immaginarlo, visto che non mi sembra di ricordare fosse un tipo da simpatici e perdenti!

All’improvviso entrambe le curve hanno intonato un canto, che nella Torino bianconera nessun orecchio umano aveva mai udito prima: Dirigenzaaaa... Dirigenzaaaa... vaffanculooo!!!
Come strozzato in gola per tanto tempo, quel Dirigenza vaffanculo!!! riecheggia, nel piccolo stadio, in un rombo sordo come quello di un tuono, ma dalla melodia dolcissima.

Ecco, è fatta, finalmente anche quest’ultimo tabù è caduto: prima la B, ora la contestazione alla società!
Non siamo più noi! Non siamo più quelli de “i campioni fanno a pugni per indossare la nostra maglia”, “gli Agnelli ce li abbiamo solo noi!”, “Stile Juventus”, “mai giocato tra i cadetti”, “che vinca il migliore! Cioè noi!”, “arrivare secondi è una grande sconfitta!”…
Non siamo più i temibili bianconeri!
Il bianco che un tempo splendeva lindo sulla nostra bandiera e nei nostri cuori ha lasciato il posto ad un grigio sporco, tanto che ormai siamo solo i perdenti e simpatici incaxxatineri!

Pian piano, confortati da questo clima quasi irreale, gli altri tifosi, rimasti seduti ai propri posti, prendono coraggio e iniziano a gridare di tutto contro tutti, fino ad arrivare ai due nipotini terribili.

Poi i cori terminano, i gruppi ultrà abbandonano lo stadio andando a manifestare tutta la loro insoddisfazione all’uscita della tribuna vip; tutti gli altri avevano atteso la fine del match solo per la soddisfazione di sommergere di fischi i protagonisti della disfatta.
Intanto, mentre i laziali festeggiano per l’insperata vittoria (non tanto per i valori espressi in campo quanto per la tradizione), l’amara osservazione di un rancoroso tifoso di serie C, per dirla alla Cobolli, fa da lapidario commento all’insolita serata “una volta si festeggiava di qua, ora si festeggia da un’altra parte!”, indicando rispettivamente la curva e il settore ospiti di quello che fu il vecchio e glorioso stadio Comunale.

Dedicato a tutti i tifosi juventini.
Avrei voluto raccontarvi di epiche vittorie,
di gol memorabili,
di finali di Coppa Campioni,
di combattuti scudetti,
così come li raccontava Vladimiro Caminiti nelle pagine del fu Hurrà Juventus;
ma l’unico evento memorabile di queste assurde stagioni postFarsopoli,
sono state le scene di isterismo avvenute durante la semifinale della più snobbata tra le Coppe.


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