Ma Moratti stia zitto

MorattiLa condanna per il becero e incivile dileggio rivolto a Balotelli dai tifosi (?) juventini è arrivata presto anche sul nostro sito. Prima ancora che parlasse Moratti. Ma Moratti stia zitto.
La Gazzetta gli regala una pagina (e così il Corriere), in cui dà sfogo al proprio sentimento civile e alla repulsione per i cori rivolti a Balotelli. Dice che addirittura avrebbe voluto ritirare la squadra.
Avrebbe voluto, ma naturalmente c'erano i tre punti di mezzo, e ha evidentemente soprasseduto ai bellicosi propositi.
Ah già, all'Inter non contemplano l'uso del telefonino.
Ma vuoi mettere la dignità con i tre punti?
Moratti è, come tutti nella giungla, un uomo della giungla.
Ora però dovrebbe ricordarsi di Zoro.
Il difensore ivoriano, che, durante un Messina-Inter, scelse di tornare anzitempo negli spogliatoi, per rispondere ai cori razzisti che provenivano dai tifosi dell'Inter. Lui negli spogliatoi ci sarebbe tornato eccome. Incurante dei tre punti, del sei in pagella, del contratto con la sua squadra.
Il ritorno a San Siro fu ancora peggiore. Zoro fu accompagnato per tutta la partita da cori e manifestazioni di inciviltà assortite, tra cui spiccava lo striscione: "Noccioline e banane la paga dell' infame".
Nell'occasione, Moratti non difese il nero altrui, ma i propri tifosi. Disse che si trattava di una questione personale, e non di razzismo.
Il presidente del Messina Franza, pensa un po', diceva dell'arbitro: "Speravo che facesse qualcosa, che interrompesse la partita".
Moratti: "In questo caso il razzismo non c'entra" , " Non temo assolutamente la squalifica del campo. Gli ultrà ce l' avevano con la persona".
Insomma, essere razzisti coi neri degli altri non è mai stato un grande problema in Via Durini.
E, non bastassero i neri, ci sono anche i napoletani.
Umiliati e offesi da tutto lo stadio di San Siro, con tanto di striscioni razzisti e cori come l'agghiacciante "Voi non siete esseri umani".
Alle sacrosante sanzioni (quelle che, ben inteso, spettavano in questo caso alla Juve e sono giustamente arrivate) come replicò la società nerazzurra? Con un bel ricorso e tanto vittimismo.
E, quella volta, si decise di chiudere soltanto la curva, a fronte di un comportamento tenuto in tutti i settori dello stadio, come hanno testimoniato diversi supporters partenopei. Reazione di Moratti: "Mi sembra una sentenza di notevole severità". A fronte di striscioni (e non cori, qui pesa la responsabilità oggettiva, in quanto gli steward non hanno collaborato) come "Napoli fogna di Italia", "Ciao colerosi" e l'ignorantissimo "Partenopei tubercolosi".
C'è anche la tribuna d'onore del Meazza, quel salotto buono in sui siede la famiglia Moratti, culla di civiltà. Clarence Seedorf, persona schietta e intelligente, la ricordava così: "Quando ero all' Inter amici e parenti al loro ingresso in tribuna d' onore vennero insultati. In quel settore dello stadio ci sono persone di buona famiglia, con un buon salario. È la cultura e la conoscenza delle culture altrui che manca".
E come dimenticare che, any given sunday, i supporters nerazzurri si rivolgono ai cugini milanisti nei loro cori usando come insulto un protonazista "ebrei"?
Strano mahatma dell'antirazzismo, questo Moratti.
Una volta sta con la schiera dei machiavellici interpreti della questione razziale. Il razzismo non è accettabile come fine, ma come mezzo ci sta tutto. Robaccia talmente ipocrita da non meritare un commento serio.
Un'altra, piange contro le sanzioni.
Questa volta, antirazzista tout-court, da battaglia.
Il coraggio di prendere una posizione al di là del tifo e della partigianeria non gli appartiene. E questa ne è l'ennesima dimostrazione. La dimostrazione di come moralizzare il calcio non gli sia mai interessato, ma, come tutti, abbia sempre cercato di portare a casa il risultato pro domo sua.
L'appello per tutti, ora, non è più, semplicemente, quello di piantarla con l'idiozia da stadio.
Ma di provare davvero a essere diversi. Diversi dall'Inter e da Moratti.
Perchè essere brutti come lui è difficile, ma qualcuno, sabato sera, c'è proprio riuscito.


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