Montali a Londra: "Non sono un Viola"

MontaliVenerdì mattina abbiamo ricevuto in redazione la seguente mail, scritta da un nostro lettore presente mercoledì allo Stamford Bridge. Come leggerete, può essere considerata una sorta di improvvisata intervista fatta da un tifoso bianconero a uno dei membri del cda della Juve post-Farsopoli.
Ieri mattina abbiamo poi avuto da Montali, telefonicamente, la conferma del colloquio col nostro lettore, nonché la sua disponibilità a sottoporsi a un'intervista nella quale ci auguriamo di poter approfondire il suo punto di vista sull'universo Juve, confrontandoci con lui sulle tante questioni ancora aperte per le quali noi di Ju29ro.com e tantissimi tifosi bianconeri ci battiamo.


Buongiorno,
vi scrivo per raccontarvi un episodio che mi è accaduto mercoledì sera a Londra allo stadio.
Ero seduto in un settore adiacente a quello dove erano i nostri dirigenti. In particolare, ho visto a distanza di voce sia Cobolli Gigli che Montali. Preso dalla mia juventinità vera non ho resistito a gridare a Montali che io sono uno Juventino vero mentre lui no perché ci risulta che sia un viola.
Con mia grande sorpresa, Montali invece di ignorarmi mi ha risposto dicendomi che non è vero niente e mi ha fatto cenno di aspettarlo alla fine della gara perché sarebbe venuto a spiegarmi. In effetti, a fine gara mi ha cercato con lo sguardo ed è venuto verso di me; ho avuto pertanto modo di fare uno scambio di opinioni con il suddetto dirigente e di seguito vi riporto in sostanza cosa è avvenuto, per due motivi: il primo è che ho promesso a Montali che avrei scritto a questo sito per riferire cosa mi aveva detto (e io mantengo le promesse), il secondo è che effettivamente ritengo il suo comportamento meritevole di menzione in quanto è stato molto gentile e disponibile quando invece avrebbe potuto semplicemente ignorarmi.
Allora, Montali si è presentato con grande gentilezza e cortesia e mi ha chiesto dove avessi appreso del fatto che lui sarebbe un tifoso viola. Io gli ho detto che se i dirigenti leggessero i blog ed i siti dei tifosi della squadra da loro diretta forse non avrebbero bisogno di fare tali domande. Lui mi ha detto che non era la prima volta che lo accusavano di essere un tifoso della Fiorentina ma che ciò NON ERA MINIMAMENTE CORRISPONDENTE ALLA REALTA'. Lui dice che tale voce sarebbe nata dal fatto che, essendo di Parma e non avendo la sua città una squadra di serie A (probabilmente parlava degli anni 70-80), era normale avere simpatie per qualche squadra di serie A come avviene in tutte le province italiane. Lui aveva una simpatia per Antognoni, che considera un grande giocatore e uomo, e pertanto gli era stato attribuito il tifo per la fiorentina. Ha anche detto che in occasione di un evento con la sua squadra di pallavolo tenutosi a Firenze (loro erano ospiti) qualcuno gli aveva messo al collo una sciarpa viola e lui aveva ritenuto scortese togliersela per non offendere coloro che lo stavano ospitando. In tale occasione gli era stata scattata una foto che poi era circolata avvalorando il mito che lui fosse un tifoso viola. Gli ho chiesto come mai avesse dichiarato in una intervista che si augurava il pareggio tra Juve e Fiorentina poiché aveva il viola nel cuore mentre la Juve era il suo lavoro. Mi ha risposto di non aver mai fatto una simile dichiarazione.
A questo punto, ho approfittato dell'occasione di avere a disposizione un dirigente della Juve per sfogare un po' della mia frustrazione sul loro comportamento nella vicenda calciopoli (ricorsi mancati e difesa inesistente) e gli ho detto se voleva un suggerimento su come gestire il rapporto con i tifosi veri. Ha accettato con grande disponibilità e allora gli ho suggerito che i dirigenti della Juve dovrebbero dichiarare con grande semplicità e chiarezza un solo concetto: "La Juve ha vinto tutti i suoi titoli sul campo, gli scudetti sono 29 e la società farà il possibile per farsi restituire i due scudetti mancanti". Gli ho detto che se uno di loro facesse questo semplice gesto, probabilmente si chiuderebbero tante incomprensioni e contrasti che hanno caratterizzato il rapporto tra gli juventini veri e l'attuale dirigenza.
La sua risposta è stata un po' sfuggente, nel senso che mi ha detto di condividere il fatto che la società dovrebbe essere più aperta verso le istanze dei tifosi ma che lui non può imporre tale visione e che l'ambiente "piemontese" della società è tradizionalmente e culturalmente un ambiente chiuso che rifiuta tali modalità di comunicazione con i tifosi e con l'esterno.
Lui dice, invece, di credere che l'apertura e la comunicazione gioverebbe alla società perché se dai qualcosa allora ricevi qualcosa in cambio. Il motivo per cui lui si sarebbe fermato a parlare con me sarebbe proprio questa sua convinzione e, in verità, gli devo dare atto di essersi comportato in maniera gentile, aperta e molto disponibile verso chi, in fondo, per lui era solo un perfetto sconosciuto.
Detto questo, ritengo di aver adempiuto alla mia promessa di scrivere al sito per ristabilire la verità sulla sua fede calcistica e spero che quanto sopra vi sia utile.
Un saluto e FORZA JUVE!! Siete grandi e non mollate mai fino alla restituzione degli scudetti!!

Paolo Di Domenico


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