Ce n'è abbastanza per vergognarsi

ferraraCon questa mentalità non si va da nessuna parte. E con questi uomini neanche. Scherzava ieri Ciro Ferrara, bello rilassato e ripreso dalle telecamere di Sky mentre confabulava con l’ex compagno di squadra Laurent Blanc (malgrado sia di estrazione interista, evidentemente deve essere il Blanc giusto), al quale il tecnico (?) posillipino domandava: “Con che formazione giochi?”. E il francese sornione, privo della stellina Gourcuff, rispondeva: “Prima dimmi con che squadra giochi tu”.
Ma era logico che il “baciatore della pelata di Barthez” avrebbe schierato la formazione più collaudata possibile.
Che ti combina invece Ciruzzo? Turnover, con Legrottaglie rimesso al posto di Cannavaro, uno che, se proprio non è morto, in certe gare vorrei sempre vedere in campo.
Ma la scelta del centrale, per quanto discutibile, non è stata, ahimè, la peggiore.
Ciro, dove l’ha combinata grossa è da centrocampo in su.
Che senso aveva confermare uno stanco (ce la menano ad ogni sciocchezza che combina sul fatto che il brasiliano non abbia fatto vacanza) e dannoso Felipe Melo al fianco di uno pur fortissimo e che a noi è mancato come l’ossigeno, ma che di fatto rientrava oggi dopo 9 mesi in una gara che si preannunciava di questa intensità?
Abbiamo appena avuto il tempo di verificare quanto Poulsen stia crescendo e dia equilibrio ad un reparto zeppo di senza cervello che riproponiamo una squadra con un 4-3-1-2 a rombo, anzi un 4-4-2, no, che dico, un 4-2-2-2. Boh?
Follia pura.
Che senso aveva, Ciro, riproporre dal primo minuto un giocatore fermo da quattro mesi, con tutto il rispetto per la sua storia, conoscendone da quindici anni (dei quali undici di carriera agonistica comune) la proverbiale lentezza nel recuperare la condizione?
Ci abbiamo perso un campionato per favorire il recupero di un Del Piero 25nne; perché oggi, con dieci anni in più, dovrebbe recuperare con maggior rapidità?
A fronte di uno schieramento del genere, soprattutto con Del Piero schierato a sinistra sulla linea di Grosso, cosa avrà provato Chalmé, invitato a sfondare con una facilità probabilmente sino ad oggi a lui sconosciuta?
Mi rifiuto di credere che Wendel, Diarra, Planus, Plasil, Tremoulinas siano fenomeni tanto superiori ai nostri seppur mediocri interpreti.
Mi rifiuto ma qualche dubbio mi sovviene, soprattutto mi metto le mani nei capelli e me li vorrei strappare tutti se penso al centinaio di milioni che sono costati (tra cartellino e ingaggio) i vari Diego, Melo e Amauri.
La “Juve Brazil”, una violenza alla storia e alla tradizione bianconera, dopo più di un terzo di stagione è alla bocciatura.
Gravemente insufficiente Melo, e che sia disastroso non è purtroppo una novità, vede la sua ex squadra veleggiare verso gli ottavi di finale di Champions League con i giocatori entrati nella trattativa che lo ha portato a Torino (scartati dalla Juve come rifiuti nemmeno troppo speciali) recitare ruoli da protagonisti.
Da encefalogramma piatto Amauri, uno che solo un pazzo potrebbe pensare di scatenare tutto un tam tam di questo genere per la sua convocazione in azzurro.
Se dovesse andare lui in Sudafrica e dovesse rimanere a casa uno tipo Pazzini (non Rooney o Drogba, per intenderci), sarei d’accordo con chi sostiene che Lippi sia ormai insano di mente.
Da bluff ormai svelato Diego, che prova, prova e riprova col solito stucchevole movimento a rientrare, ma se proprio non assomiglia alla bella copia di Zavarov, ad essere ottimisti ricorda Miccoli.
Il Miccoli juventino intendo.
La palla gol mancata sull’unica iniziativa decente di un peraltro impresentabile (non solo per colpe sue) Del Piero grida vendetta venticinque milioni di volte più i bonus.
Una cosa decisiva la vuole fare questo diavolo d’un mezzo giocatore?
Basta tirare fuori paragoni impegnativi, da Platini a Zidane (c'è chi addirittura cita i primi mesi juventini di Nedved) che fecero fatica all’inizio della loro esperienza juventina.
Tutte balle colossali; a quest’ora della stagione i francesi più importanti nella storia della Juve (che storicamente son quelli che vanno in campo, non ad occupare indegnamente le massime cariche in società) avevano già fatto capire che giocatori erano e avevano già determinato partite importanti.
L’anno scorso vedevo giocare il Werder Brema, relegato nelle posizioni di retrovia della Bundesliga, e l’uomo dal maggior potenziale mi sembrava il giovane turco-tedesco Mezut Ozil, che quest’anno sta trascinando gli anseatici al vertice del loro campionato.
Diego era lo stesso giocatore di quest’anno, un bel soprammobile dalla buonissima tecnica ma tatticamente ignorante, che tendeva a sparire per lunghi tratti della stagione dispensando a sprazzi colpi di classe, meglio se contro avversari di mediocre caratura.
Il ritratto di un giocatore che è tutto meno che il leader sul quale impostare una squadra ambiziosa.
E, indipendentemente dalla scarsa considerazione di cui goda presso Dunga, è singolare che i club più importanti d’Europa (quelli che si esprimono nei campionati più competitivi del Continente, e la serie A non è fra questi) si siano lasciati sfuggire un simile fenomeno ad un prezzo relativamente basso per le loro tasche.
Piuttosto, non è che la Nuova Juventus ha strapagato pure questo?
Il dubbio è sempre meno tale e sempre più certezza.
Il tanto bistrattato Giovinco, piccolo e non particolarmente sensuale, celebrato un millesimo del signor Ribas da Cunha, ha una caratteristica che l’eroe “do Brasil” non ha ancora capito e forse non capirà mai: è juventino e conosce il significato del termine.
E ci mette le palle, sempre, anche quando a sovrastarlo sono in tre contro uno, e nel suo caso specifico gli avversari invece di tre sembrano sei.
Che senso ha, Ciro, inserire Marchisio a due minuti dalla fine? Spiegacelo, Ciro.
Che cosa succede, Ciro, se in una partita così importante ti presenti con il solo inguardabile Amauri (peraltro pure lui infortunato a fine gara) di punta e sei costretto a gettare nella mischia un ragazzino volenteroso, ma che la Champions League dovrebbe guardarla dalla tv in cameretta?
Perché gli infortuni “nella media stagionale”, disse il francese meno vincente della storia della Juventus (quello che non va in campo), in concomitanza della sosta, invece di diminuire si mantengono costanti?
Perché un professionista come Brazzo Salihamidzic, uno dalla carriera solida e longeva, da quando è a Torino è sempre in infermeria finché, esausto, sparisce dal capoluogo piemontese per andare a farsi curare dal vecchio Muller-Wohlfahrt, santone del Bayern?
E ha senso prolungare il problema di Buffon, da oggi operabile non più “dopo l’Inter”, ma “dopo il Bayern”?
Fossimo in Gigi, prenderei le distanze immediatamente da certa gente: e stasera si posson salvare solo parzialmente Chiellini, Caceres e un nervoso Camoranesi, probabilmente irritato perché stufo di tirare la carretta, e verosimilmente in debito d’ossigeno dopo questi mesi in cui ha retto sostanzialmente da solo il peso della poca creatività che questa squadra ha saltuariamente sviluppato.
Ora, io che ieri sera ho dileggiato l’Inter per la figuraccia di Barcellona, devo riconoscere che la Juventus di stasera non è stata una schifezza molto minore, tutt’altro.
E da juventino mi incazzo, perché posso perdere, ma almeno lotto fino alla fine.
Qui a farlo sono in pochi, e prendere un gol come il primo è imbarazzante, mentre subire il secondo, con mezza squadra sotto la doccia a guardare indisturbata Chamakh freddare Buffon ancora da palla inattiva (“E dire che l’avevamo preparata, loro hanno fatto tutti i gol meno uno di questo girone su palla inattiva... ”, ha detto Ferrara nel dopo partita: apperò!), fa vergognare il sottoscritto per quello che ha dovuto vedere.
Sarebbe ora che qualcun altro, dai patteggioni in giù, cominciasse a farlo.
E ora attenzione a Van Gaal (uno che con la Juve ha qualche conto da regolare da anni), al quale non par vero di poter venire a Torino a vincere, con più possibilità di quante se ne possano immaginare, contro questa Juve senza anima. Che se uscisse dalla Champions League adesso, con la situazione di classifica che si era creata, prenderebbe uno schiaffo clamoroso.
Uno schiaffo per molti aspetti ausicabile, perché forse farebbe bene a tanti e ad altri aprirebbe gli occhi, anche perché, vista l’evoluzione che stanno prendendo i gironi, arrivare secondi porterebbe solo a ritardare l’agonia fino a febbraio, con la certezza di doverci sorbire mesi di proclami, sciocchezze e menzogne dal Trino Blanc. Il primo della lista di quelli che dovrebbero vergognarsi.

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