La Juve vince, Sky e Mediaset perdono ancora

sissokoJuve apparsa meno bella ma più matura, anche se incapace di chiudere la gara in fretta per godersi con tranquillità gli ultimi minuti in ottica-Bordeaux.
Udinese rattoppata e forse un po’ troppo rinunciataria, fino al brivido finale di quel batti e ribatti in area piccola con parata finale di Buffon.
Chi si aspettava i fuochi d’artificio stile Bologna-Inter o Milan-Cagliari sarà rimasto deluso.
In primo luogo perché era diverso l’avversario: l’Udinese ha una solidità diversa rispetto alle rivali delle concorrenti juventine di questo weekend.
Eppoi, la prima Juventus del dopo-sosta Nazionale inizia titubante e l’atteggiamento tattico dei friulani è parzialmente responsabile delle difficoltà incontrate dai Ferrara-boys.

Marino ha presentato una formazione arroccata davanti ad Handanovic, con D’Agostino a menare le danze e Floro Flores lasciato nel deserto con Chiellini e Cannavaro a fargli da truci sentinelle, una scelta figlia dell’assenza dei punteros più brillanti: Di Natale, Pepe e Sanchez.
La manovra juventina vive di iniziative estemporanee ma prevedibili, scardinare il fortino friulano sembra impresa ardua, nonostante gli avanti ci provino: Handanovic salva su una bella conclusione di Diego e qualche istante dopo si ripete su Giovinco.
E’ invece colpevole Amauri, che da due passi non trasforma in rete un pallone semplice colpendo con un ginocchio un assist meraviglioso di Camoranesi, a sua volta meno brillante di altre volte, ma molto saggio nel gestire la palla una volta sbloccato il risultato.
Una palla, quella mancata da Amauri, che sembrava costruita per Trezeguet, il quale è purtroppo fermo fino all’anno nuovo.
Il fatto di doverci affidare totalmente al numero 11 (ahi... quella maglia così illustre come grida!) fino a Natale, col rischio di giocarsi molto della stagione con lui unico riferimento offensivo, non è una prospettiva esaltante, anche perché tra i brasiliani non è che ci sia tutta questa euforia.
Felipe Melo, ad esempio, è ripiombato nel solito campionario di scelleratezze che le ultime due/tre prestazioni avevano limitato, un'altra prova pessima e ulteriori dubbi sulla consistenza di questo “Mister 25 milioni”.
Mettiamola così: si vede che l’"alegrìa" della Seleçao, con la quale Melo aveva peraltro fatto bene contro l’Inghilterra, non porta bene a Filippone.
Quanto a Diego, soliti problemi nel trovare spazio in avvio, meglio nella ripresa quando entra Del Piero e i due scambiano e fraseggiano, con l’ex Werder opportunamente defilato a sinistra, facendo intuire quanto la coesistenza tra talenti sia sempre possibile, checché ne pensino gli scienziati dello schermo televisivo.

Il primo tempo si chiude con poco altro, con qualche sbadiglio e i cori su Balotelli, insultato sistematicamente su tutti i campi di serie A (e, si badi bene, mai per il colore della sua pelle) ma, mentre altrove si lascia correre, quando questo avviene a Torino si scatenano gli ipocriti del perbenismo televisivo.

E che Sky nel post partita abbia addirittura messo una scritta in sovrimpressione “SE SALTELLI MUORE BALOTELLI” per spiegare anche ai duri d’orecchio quale fosse la frase che i tifosi bianconeri urlavano, non è un gran servizio.
E perché Brandi apre “Controcampo” urlando: “Pesantissimi cori razzisti (ma dove, aggiungiamo noi?) contro Balotelli a Torino, cori che potrebbero costare la squalifica del campo alla Juventus in vista di Juve-Inter!”?.
Perché Sky e Mediaset non hanno istituito nessuna campagna mediatica dopo aver ascoltato i cori partiti ieri sera a Bologna quando, dalle tribune del “Dall’Ara” tinte di nerazzurro, è partito il coro: “ROSSONERI EBREI”, insulto, questo sì, razzista?
Per una volta in cui il dinamico duo Caressa-Bergomi si comporta sostanzialmente a modo (chissà... saranno arrivate in direzione le copiose ed esasperate lamentele dei tifosi bianconeri sulle telecronache antijuventine dei due?), che bisogno c’era da parte del toscanaccio Bonan di aizzare una polemica sul nulla?
Perché il granata Dotto censura il pubblico della Juve che "è recidivo" in questo senso?
Questo coro si sente da anni, inutile fare le verginelle, e purtroppo ha la sua radice in qualcosa che riguarda tristemente proprio la Juventus, cari Dotto, Brandi e Bonan: “SE SALTELLI MUORE UN ALTRO AGNELLI” è un coro che le “civilissime” curve granata, nerazzurra, giallorossa e soprattutto viola (vero, toscanissimo Bonan?) cantano con “entusiasmo” da anni, in relazione alla catena di eventi luttuosi che hanno colpito la Famiglia Agnelli nell’ultima dozzina d’anni.
E a proposito di toscani, caro Bonan, Le ricordiamo che Torino è lo stesso campo che qualche settimana fa vide l’esibizione di un gruppo di tifosi viola che indossavano orgogliosamente una sgargiante maglia rossa (retaggio del recente gemellaggio col Liverpool) recante la scritta “MENO 39”, che in “violese antijuventino” (ma anche granata o nerazzurro fa lo stesso...) sappiamo (e sapete) benissimo cosa significa.

Per tutti, il nome “Heysel” dice niente?

Quindi, pensare che Sky e Mediaset stiano già preparando Juve-Inter memori della squalifica del campo che la Juventus subì lo scorso anno (prima società di sempre a subire una simile sanzione, se lo ricordino TUTTI) potrebbe puzzare di dietrologia, ma dati i precedenti (contro la Juve pre e post 2006 i media non si sono mai fatti mancare nulla) ecco che pure noi mettiamo le mani avanti.
Anche perché l’espulsione di Maicòn (giusta o ingiusta che fosse, e che possa portare a due turni di squalifica è tutto da vedere...) potrebbe diventare una bella apertura di credito presso i media, e forse da Milano si aspettano di pareggiare il conto degli esclusi dalla sfida del 5 dicembre.
Mentre Thiago Motta continuerà tranquillamente a prendere a pugni gli avversari.

Tornando al calcio giocato, la Juve passa in avvio di ripresa, con una splendida combinazione Poulsen (tra i migliori, in grande crescita)- Caceres (sempre grezzo, ma di sicuro non gli manca la proverbiale “garra” uruguagia e il coraggio di osare) – Grosso, che il Nazionale azzurro conclude a rete con un tocco in fotocopia rispetto a quello che lo portò a segnare il primo gol da juventino, quando ancora indossava la casacca dell’Italia.
Marcato il vantaggio, finisce la partita di Giovinco e Melo, e ritornano finalmente Del Piero e Sissoko.
Del Piero, oltre a qualche scambio con Diego di cui si è scritto sopra, denota una logica desuetudine al ritmo partita, ma non potevamo aspettarci di più.
Quello che scrive la parola fine ad una frazione di partita e ne inizia una nuova è Sissoko, l’uomo che è mancato troppo in tutto l’anno solare e che si dimostra imprescindibile una volta di più.
La sua presenza è indice di grande preoccupazione per gli avversari e di profonda rassicurazione per i compagni, che grazie alla “piovra” onnipresente si sentono più protetti e aumentano in maniera esponenziale la capacità di osare.
Sissoko, che Dio ce lo conservi a lungo, tenta anche la via del gol, non riuscendo a coronare il proprio obiettivo per poco e, malgrado un tentativo di Floro Flores respinto in qualche modo da Buffon, la Juve sembra gestire il minimo vantaggio con autorevolezza: rispetto alle ultime esibizioni deconcentrate parrebbe filare tutto liscio, fino al brivido finale.
Brivido che per una volta non si trasforma in doccia gelata: il distacco dalla vetta resta invariato e pure il Milan stellare preso a pallate per almeno un tempo dal Cagliari (ma magnificato ovunque per la meravigliosa partita) viene ricacciato al terzo posto.

Ora per la Juve avanti con l’operazione Bordeaux; in generale si va verso un turno infrasettimanale decisivo per le sorti future di tutte le italiane nella massima competizione europea.
E il sospetto che da questa due giorni internazionale possa essere determinante anche per il prosieguo della stagione è forte.


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