Finalmente una gran bella Juve

ferrraraLa Juventus esce dal torpore che l’aveva fin qui accompagnata di fatto per tutto questo inizio d’autunno e schianta una Sampdoria forse troppo brutta per essere vera, ma che sicuramente esce ridimensionata nelle ambizioni e nei valori.
La marcia dei doriani, fino a stasera la novità più frizzante del campionato, la squadra che per gioco, freschezza ed entusiasmo aveva meritato la vetta della classifica, subisce una brusca battuta d’arresto contro una Juventus che regala al suo pubblico la migliore esibizione stagionale.
Ferrara vara il 4-2-3-1 e il modulo ha il suo perché, ma da solo non basterebbe a spiegare una metamorfosi così improvvisa e perentoria.
E’ chiaro che la disposizione degli uomini conta, perché la costante crescita di uno come Sissoko, assente per sette lunghissimi mesi, permette a Ferrara di gestire una diga di centrocampo stile Brasile, forse anche più forte per caratteristiche e soluzioni.
Perché Sissoko è un Gilberto Silva molto più forte in fase offensiva e, se opportunamente disciplinati e catechizzati, lui e il suo compagno di reparto Melo.... beh... allora può diventare durissima per tutti.
Quando questi due riescono a rimanere concentrati e a sfruttare a dovere le loro caratteristiche senza eccedere in personalismi fine a se stessi (significativo Melo che lancia un pallone a campanile in una situazione nella quale qualche settimana fa avrebbe tentato di controllarlo con la quasi certezza di perderlo), mantenendo le giuste distanze con la difesa, automaticamente diventa tutto più semplice per gli uomini dediti alla fase offensiva.
Infatti, che Diego, Camoranesi e Giovinco abbiano piedi adeguati per giocare a calcio è un fatto assodato, le loro caratteristiche sono quelle ideali per creare problemi alle difese: rapidi, tecnici e abili nel fraseggiare nel breve.
Se poi davanti Amauri non si ferma più, le grigie prospettive dell’ultimo mese possono cambiare: per lui due gol (terza partita consecutiva a segno), un assist e una sensazione di prepotenza fisica che avevamo dimenticato da mesi.
Cosa vuol dire trovare la via del gol con continuità per un attaccante... e poi dicono tutti che l’importante è il lavoro per la squadra...
Il secondo gol personale di stasera è una specialità del naturalizzando brasiliano, un marchio di fabbrica che il numero 11 bianconero si porta in dote da sempre e che a Torino avevamo perso di vista nel freddo dello scorso inverno.
Stasera si è visto anche il miglior Diego in versione bianconera, molto meglio di quello che fece felice il popolo juventino in quel tardo pomeriggio di fine estate a Roma.
Un Diego continuo e sempre nel gioco, forse agevolato da una condizione in crescita che lo porta a tentare alcune giocate che infiammano il pubblico, sicuramente favorito dall’avere a fianco due partners che parlano lo stesso linguaggio tecnico.
Ferrara dimostra di credere in Giovinco molto più di quanto si potesse immaginare ad inizio stagione e il piccoletto sta iniziando a ripagare la fiducia del tecnico napoletano, cui devono essere rimasti impressi i segnali positivi che Seba aveva trasmesso nella sofferta serata contro il Maccabi.
Valutati i progressi di Diego, va riconosciuta la palma di miglior uomo in campo a Camoranesi, impressionante per un mix di qualità e quantità ma anche perché l’oriundo è il salvagente cui la Juventus si è aggrappata nei momenti difficili sin dall’inizio della stagione.
Menzione obbligatoria per Chiellini, il quale sembra aver ripreso quel processo di crescita che da tempo appariva rallentato se non interrotto.
Ma sarebbe sbagliato non accomunare tutta la squadra nell’applauso generale che la prestazione di stasera merita, anche chi appare in questo momento in lieve ritardo (Cannavaro, freddato da Pazzini in un modo per lui non consueto), oppure ha limiti cronici (Grygera, lo stesso Poulsen).
Perché le grandi squadre si costruiscono con un’idea, uno spirito, una scintilla (come ha detto Buffon) che consente loro di acquisire una mentalità che prescinde dagli uomini in campo.
La metamorfosi avvenuta in una settimana, dalla gara col Maccabi, nella quale qualcosa si era intravisto, anche se timidamente, qualcosa vanificato dal finale timoroso, spaventato e addirittura inspiegabile in virtù della superiorità numerica, può spiegarsi in tanti modi:
- una maggior fiducia garantita dai due successi (seppur risicati) ottenuti nelle ultime due gare;
- la progressiva “digestione” del modulo da parte della squadra;
- la crescita della condizione generale;
- la convinzione, la compattezza, l’aggressività e la consapevolezza di essere squadra.
Quest’ultimo è probabilmente il fattore determinante, un autentico credo, una filosofia molto cara ad un allenatore che noi conosciamo benissimo, Marcello Lippi, uno che con Ferrara qualcosa c’entra e che usa riassumere tutte le qualità descritte poco sopra in due parole: “unità d’intenti”.
Ecco, questa sera la Juventus è stata molto lippiana; rapida, corta e ferocemente decisa a soffocare l’avversario, una squadra che qualcosina può concedere (un’occasione per i blucerchiati nel primo tempo su velenoso cross di Cassano e il gol di Pazzini comunque sul 4-0: il nulla se rapportato alle brutte abitudini stagionali), ma lascia giusto le briciole agli avversari.
Quanto alla Sampdoria, continua la maledizione di Del Neri, che con la Juventus in tredici confronti diretti ha spesso rimediato batoste epiche e ha totalizzato la bellezza di un punto (Juventus-Atalanta 2-2 dello scorso campionato, la partita che costò la panchina a Ranieri); la Samp si ridimensiona sul piano mentale (non è ancora pronta la squadra di Garrone per questi livelli) e soprattutto il flop di giornata è il tanto decantato Cassano, ottimo giocatore, ma che al momento del tanto auspicato salto di qualità si fa attendere ancora.
Il doriano migliore rimane Pazzini, scisso dal “gemello” barese: per il toscano, un’occasione, un gol, peraltro splendido.
Più facile che in Sudafrica ci vada lui piuttosto dello sponsorizzatissimo compagno di reparto.
Adesso mettiamoci in poltrona e vediamo cosa combina Zenga contro il suo passato, in attesa del Napoli galvanizzato dalla cura Mazzarri, che dopo due successi impone al Milan una piccola Istanbul.
Per la Juventus di Ferrara si attendono conferme e possibilmente progressi.

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