Real(ismo)

Alex Del PieroAl cuor non si comanda, figurarsi alla gobba. Al secondo gol di Del Piero lo stomaco mi si è arrotolato un po' come ai vecchi tempi. Come quando si sale in funivia soffrendo di vertigini, ho fissato il tabellino del punteggio, cercando di non guardare in basso fino alla fine della corsa.

Rimarrà scritto negli almanacchi per sempre che la Juve ha vinto 2-0 a Madrid, con la doppietta di uno dei simboli della sua storia e la standing ovation finale degli ottantamila sostenitori delle meringhe offerta come bomboniera-ricordo di una cerimonia indimenticabile.

Fra vent'anni e oltre si ricorderanno solo questi particolari, di quella notte di novembre al Bernabeu. Ma siccome chi nasce tondo non muore quadrato (e vent'anni non sono ancora passati), io preferirei non fare il primo della fila, nel gruppo dei festanti tifosi bianconeri corsi subito a strusciarsi con la fine della crisi e dei problemi.

Confermando i sospetti dell'andata, gli spagnoli hanno dimostrato di essere un Cesena molto forte, perché di un Real Madrid, ancorché debole, in questo momento hanno poco o nulla.

Hanno creato tre o quattro palle gol nitide, e se al posto del Buitre, Zidane o Di Stefano se le sono trovate da spingere Diarra, Sergio Ramos e Higuain, buon per noi. E per chi (non) li marcava.

Con il fischietto in bocca a Bergonzi, tanto per dirne uno a caso, ci sarebbero stati tre rigori per loro. Con un arbitro normale - visto che oltretutto si giocava a Madrid, particolare non trascurabile nei secoli dei secoli - non meno di due. Con un arbitro accomodante, almeno uno. Con quei farabutti della Triade ancora in pista, nemmeno uno. Come ieri sera, in pratica. Cazz0 avete da ridere, voi fautori del codice etico e del comitato sportivo, non lo so.

Se Ranieri sulla panchina della Juventus, al di là dei risultati attuali, fa lo stesso effetto di un paio di espadrillas con lo smoking, Schuster su quella del Real Madrid fa lo stesso effetto di una piadina strutto e polenta prima di una finale olimpica dei 100 farfalla. Pochi al mondo sanno incidere sulla partita come lui, Tinkerman e la nuova Lambretta di via Durini (Special 50, più che Special One). Il vantaggio del cantante romano è quello di non avere a disposizione la stessa scelta di uomini dei suoi colleghi, grazie alla lungimirante e scientifica preparazione altletica di inizio stagione, e quindi, in questo momento, di potere sbagliare di meno. In questo momento.

Non è per fare il bastian contrario. Ieri sera, lo ribadisco, ho sentito certe bollicine nella pancia come non mi succedeva da troppo tempo, e non erano le prugne secche. Ne sono ben lieto, altroché. Una secchiata d'acqua ghiacciata ogni tanto fa un gran piacere, dopo tanto tempo vicino alle fiamme dell'inferno.

Ma è dentro che bruciamo, e per quello non ci sono secchi che tengano. Il male resterà comunque, finché avremo davanti al naso e dietro alla schiena certi personaggi.

Che, quelli sì, fanno l'effetto delle prugne secche.