La Juve "mondiale" che sconfisse il Bologna

lippi champions“Non voglio vedere né coppa, né filmati, quando entreremo in campo”. Queste le parole di Marcello Lippi alla vigilia della sfida contro il Bologna che andò in scena a Torino il 1° dicembre 1996. La squadra bianconera solo qualche giorno prima (il 26 novembre) aveva conquistato contro il River Plate la sua seconda Coppa Intercontinentale, a coronamento di un percorso perfetto iniziato nell’estate 1994 con l’avvento del tecnico viareggino sulla panchina bianconera: scudetto, Champions League e Intercontinentale appunto. Facile prevedere che l’attesa dei circa 40.000 spettatori del Delle Alpi fosse rivolta ad un’attesa passerella della squadra con la coppa; ma non la vedeva così Lippi, visto che c’era una gara di campionato da affrontare con la massima attenzione, tenendo conto delle fatiche di Tokyo e del fuso orario ancora da smaltire. Poco importava se di fronte ci fossero da conquistare tre punti contro il neopromosso Bologna di Ulivieri oppure il titolo di Campione del mondo contro il River Plate Campione di Sudamerica: per quella Juventus ciò che contava veramente era la vittoria. E Madama, visto che a dicembre aveva già conquistato un trofeo e l’accesso ai Quarti di Champions League, non voleva certo lasciarsi sfuggire l’occasione di recuperare il terreno in campionato, dove la compagine di Lippi (anche se con una gara in meno) era 4 punti indietro rispetto al sorprendente Vicenza capolista, dopo aver pareggiato consecutivamente contro Roma, Napoli e Milan.

Prima della gara dunque, come da richiesta, niente festeggiamenti, ma solo fiori e applausi per Marocchi, ex di turno dopo otto stagioni in bianconero. Partenza a ritmi bassi con il Bologna che pensava a difendersi come da copione e la Juve che si rendeva pericolosa solo dopo 21 minuti con un’incornata di Zidane, su assist di Dimas (al suo esordio con la maglia bianconera), col pallone che sorvolava la traversa. Ci provava Boksic al 24’ dopo aver scartato due rossoblu sulla sinistra: palla fuori di nulla. Al croato non erano bastate le lezioni di tiro impartite da Gianni Agnelli al giovedì: l’Avvocato, che aveva incontrato la squadra al campo d’allenamento dopo la vittoria in Giappone, si era fermato per circa cinque minuti solo con Boksic, attaccante strepitoso per dribbling, corsa e tecnica, ma con un rapporto difficile col gol, con sulla coscienza diverse occasioni sprecate anche a Tokyo. Alla fine di questo mini-colloquio l’Avvocato aveva spiegato: ”Gli ho detto che ha giocato bene a Tokyo, ma che gli serve una messa a punto del tiro in porta. E gli ho anche spiegato che in certe situazioni, quando sei davanti al portiere, bisogna andare in porta senza tirare". Ci provava Del Piero due volte, al 38’ e al 44’, ma in entrambe le occasioni bravo Antonioli a sventare il pericolo. Nel secondo tempo Alex, dopo 5 minuti, si procurava un calcio di punizione che andava a battere Zidane: mentre Del Piero scavalcava il pallone, alzava il braccio e chiedeva all’arbitro la distanza della barriera, Zizou lasciava partire un destro fulminante che s’insaccava alle spalle di un immobile Antonioli, realizzando il terzo gol in Serie A. Per un francese bravo a segnare su punizione e dotato di un talento calcistico incredibile, unito ad un senso tattico fuori dal comune, non potevano mancare i paragoni con Platini: “E’ un gol alla Zidane e basta, Platini resta su un altro pianeta, io posso avvicinarlo se continuo così per altri tre anni”, dichiarava il francese a fine gara. Lippi invece ammise che questo schema venne già provato in allenamento: ” Lo schema prevede che un giocatore salti il pallone ingannando il portiere che così si muove e chi tira è avvantaggiato. Del Piero e Zidane si dividono il compito di calciare”. La reazione del Bologna era troppo sterile e produceva solo una conclusione di Bresciani ben sventata da Peruzzi al 59’. Al 73’ la seconda svolta dell’incontro con De Marchi (altro ex) che affondava Del Piero lanciato a rete prendendosi un cartellino rosso diretto. Nell’ultimo quarto d’ora la Juventus avrebbe potuto gonfiare il risultato ma né Boksic né del Piero riuscivano a sfruttare due comode palle sventate ancora egregiamente da Antonioli.

Arrivò poi il triplice fischio finale e il successivo e il tanto sospirato giro di campo con la Champions e la Coppa Intercontinentale: a quel punto, visto che il calendario avrebbe proposto l’ultima giornata del primo turno di Champions League con i bianconeri già qualificati, sì, si poteva festeggiare; ma non troppo, visto che lo stesso Zidane fece notare: “Con il recupero di Udine possiamo tornare sul tetto del campionato”. E via verso un’altra vittoria, dimenticandosi di quella precedente, come vorremmo che accadesse domani sera allo Juventus Stadium contro gli uomini di Bisoli: in fondo due vittorie contro Parma e Siena non possono appagare un mister cresciuto in quella Juve e dunque contraddistinto da quella stessa fame di successi.