Andrea & Andrea: Agnelli spiega a Monti Farsopoli

gazzettaE' un dato di fatto che dall’estate 2006 molti tifosi juventini lasciano la Gazzetta intonsa sul bancone dei gelati dei bar. Lo scorso autunno, su Panorama, si lesse addirittura del malumore espresso da John Elkann agli azionisti RCS per il trattamento riservato alla Juve e di una scaramuccia tra Andrea Agnelli e il giornale rosa. Poi, due settimane fa, è arrivata La buca più bella del Royal Park. Infine, ieri mattina, la rassegna stampa ha presentato ai nostri occhi increduli una bella sorpresa: il direttore Andrea Monti che intervista l’omonimo Agnelli dopo il CdA dell'altro giorno, affrontando con cordialità e franchezza anche il tema di Farsopoli.
Così leggiamo Monti fare confusione tra revoca e restituzione scudetti e Agnelli precisare e smentire: con l'esposto dell’anno scorso la Juve chiede la revoca dello scudetto interista del 2006 e più in generale parità di trattamento; per la restituzione dei titoli sottratti c'è il rimando alle decisioni della giustizia ordinaria. Pare che Monti non l’avesse ancora capito, ma non ci stupisce, perché per la Gazzetta l'art. 39 del CGS sulla possibile revisione delle sentenze passate in giudicato per effetto di "fatti nuovi" non esiste e i suoi editorialisti, direttore Monti compreso, continuano a scrivere che occorre guardare avanti e che Calciopoli è definitivamente chiusa. Questa è una speranza della Gazzetta anche perché "alla RCS nasciamo interisti" (per citare un dirigente del gruppo), ma non è corretta informazione.
Un applauso sincero al presidente Agnelli per aver ricordato al direttore Monti (che, va detto, all'epoca era altrove) il clamore mediatico, il processo sportivo approssimativo, il ruolo della Gazzetta nello scandalo. Ruolo che, teniamo a specificare, non fu solo quello di grancassa (insieme ad altre testate, è vero) delle intercettazioni illegalmente sfuggite agli inquirenti, ma anche e soprattutto, tramite suoi redattori, quello di partecipare prima come informatori all'indagine, poi nell’alimentare la linea giustizialista e forcaiola a scandalo scoppiato, e infine nel pubblicare le sentenze sportive prima che fossero emesse.
A Monti riconosciamo l’onestà intellettuale di affrontare apertamente l’argomento, fornendo i giusti assist al suo interlocutore, evidentemente più preparato sull’argomento. Speriamo che in futuro il percorso di formazione venga completato tramite una presa di posizione critica su quanto combinato dai suoi predecessori.
Da sottolineare anche l'attacco di Andrea (Agnelli) ad Abete, che in una recente intervista aveva fatto un riferimento a Calciopoli parlando di qualcuno che truccava le partite. Condividiamo anche il commento di Andrea sull'arringa dell'avvocato Vitiello, che spazza via certe interpretazioni superficiali lette in questi giorni. C'è una cosa, aggiungiamo, che era passata in cavalleria: nella sua arringa l'avvocato della Juve aveva accusato le parti civili (il Brescia in specie) di aver contravvenuto alla clausola compromissoria per cui si erano impegnate a risolvere le vertenze, economiche o meno, solo attraverso la giustizia sportiva. Come abbiamo visto troppe volte in questi anni, la clausola compromissoria è in vigore a giorni alterni e solo quando conviene.
L’unico passaggio che ha destato nei tifosi qualche mugugno è quello in cui Andrea ha detto che chiederà la revisione solo dopo il terzo grado di giudizio del processo penale (ovviamente in caso di esito positivo per gli imputati). Questa è materia controversa e ha a che fare con scelte strategiche, oltre che legali, anche politiche. Paco d’Onofrio, avvocato di Moggi, la pensa ad esempio diversamente: la giustizia sportiva è una cosa a parte rispetto a quella penale? Okay: abbiamo trovato prove che minano alle fondamenta la sentenza sportiva, quindi si può chiedere la revisione. E qui si torna al punto di prima: sta in piedi l’assioma secondo cui la giustizia sportiva e il sistema calcio sono autonomi rispetto alla giustizia ordinaria o c’è e ci deve essere un’interazione? Forse, più che di giurisprudenza, si tratta di politica…
Per finire, sulla parte sportiva Andrea si è esposto fortemente e anche questo è positivo: i soldi ci sono e bisogna vincere. Il nodo è come verranno utilizzati da Beppe Marotta. Il primo anno ha fatto molto male, ma ciò nonostante gli si danno in mano le chiavi del futuro: questo è un rischio che Agnelli prende in tutto e per tutto su di sé, e risponderà in solido con l'amministratore delegato in caso le cose andassero come nel recente passato. Il giochetto visto in questi ultimi anni di scaricare la croce addosso a uno piuttosto che all'altro non sarà più possibile.