La Juventus del Dottore: resoconto della serata di Torino

Umberto AgnelliSi è tenuta al Circolo dei Lettori di Torino, in concomitanza con il settimo anniversario della scomparsa di Umberto Agnelli, la presentazione del libro La Juventus del Dottore, scritto da Nicola Negro, uno dei componenti il team di Ju29ro.
L’occasione, nobilitata dalla presenza discreta di Donna Allegra, vedova del compianto presidente della Juventus, padre di Andrea, attuale primo esponente bianconero, ha riunito alcuni noti personaggi dell’universo giornalistico e juventino in particolare: Salvatore Cozzolino, cui è toccato l'onore scrivere la prefazione del libro in qualità di rappresentante di Ju29ro, nonché di amico dell’autore, Guido Vaciago di Tuttosport, Giancarla Tenivella di Quartarete, che ha portato il saluto del suo direttore Darwin Pastorin, il professor Bertinetti presidente dell’Associazione Nazionale Amici della Juve (ANAJ), l’avvocato Galasso, legale della Juventus nonché di Antonio Giraudo, e Gigi Moncalvo, giornalista e scrittore, in gran parte mattatore della serata.
L’incontro è stato introdotto da Nino Ori, coordinatoredi Ju29ro, raccontando ai convenuti un gustoso aneddoto della gioventù del Dottore.
Il ventitreenne Umberto si trovava in visita agli stabilimenti Fiat, seguito da uno stuolo di dirigenti, capi-reparto e rappresentanti degli operai, e veniva edotto sui vari processi di produzione. La sua espressione compita, imposta dalla circostanza, tradiva però una leggera insofferenza verso argomenti non proprio trascinanti. In quel contesto si inserì un inatteso fuori programma, quando uno degli operai (il papà di Nino Ori) si staccò dal gruppo ed ebbe l’ardire di chiedere: “Ma Dottore, adesso che dopo Charles abbiamo preso anche Sivori, ce la faremo a vincere lo scudetto?”. Ci fu un attimo di comprensibile imbarazzo, ma fu proprio il dottor Umberto a risolverlo con estrema disinvoltura, andando incontro all’operaio e dicendogli: “Se vinceremo lo scudetto non lo so ma nutro grande fiducia che questo possa accadere al più presto”. Dal gruppo di operai si alzò uno spontaneo “Forza Juve!”, cui Umberto reagì con un altrettanto convinto “Forza Juve” di rimando.

Gigi Moncalvo ha poi ringraziato il Dottore per avergli regalato il primo scoop della sua carriera giornalistica, quando scriveva per il 'Corriere d’Informazione' e fu mandato a seguire la Conferenza sul Traffico che in quegli anni veniva indetta per discutere i problemi dell’auto. Dopo averlo inseguito per tutto il tempo, prima e dopo i lavori del convegno, per sapere chi sarebbe stato il prossimo allenatore della Juventus, “non so se per simpatia o perché gli feci pietà, un attimo prima di risalire sull’elicottero che lo avrebbe portato via il dottor Umberto si voltò e guardandomi pronunciò il fatidico nome: Trapattoni.” L’episodio valse a Moncalvo un immediato aumento di stipendio e mandò su tutte le furie Boniperti che avrebbe annunciato di lì a poco l’ingaggio del Trap e si ritrovò la notizia “sparata” in anticipo e a nove colonne.
Poi Gigi Moncalvo ha tratteggiato la figura di Umberto Agnelli, esaltandone la lungimiranza di imprenditore, a lungo osteggiato in Fiat da Romiti e dai suoi seguaci, e di appassionato dirigente sportivo, verso il quale la gestione dissennata di Calciopoli operata dai suoi successori suona come una gravissima e imperdonabile postuma offesa. Umberto Agnelli volle ad ogni costo John Charles e portò la Juventus a vincere lo scudetto dopo due noni posti consecutivi, così come molti anni dopo avrebbe voluto fortemente la Triade alla guida della Juventus (chiamava Luciano Moggi “il comandante”) e sarebbe stato decisivo nel concretizzare l’approdo di Capello sulla panchina bianconera.

Salvatore Cozzolino ha individuato una curiosa differenza tra la Juventus dell’Avvocato e quella del Dottore, definendo più romantica quella di Gianni, ugualmente capace di grandi vittorie ma emanazione del suo modo di intendere affettuosamente la Juventus quasi come un giocattolo, mentre in Umberto si riconosceva di più l’impronta del manager, che programmava con la massima attenzione e determinazione il futuro per forgiare una Juve “spietata” in grado di vincere sempre e di non lasciare nemmeno le briciole agli avversari. Era quello che stava per accadere con la Triade, con il raggiungimento dell’apice dell’ambizioso progetto di cui anche il nuovo stadio faceva parte, quando il destino lo strappò all’affetto dei suoi cari e dei tifosi, scatenando la guerra di successione in seno alla Famiglia e determinando l’ascesa degli Elkann che lasciarono ben presto Moggi e Giraudo al loro destino: in particolare quest’ultimo che stava lavorando per portare Andrea Agnelli nel CDA della Juventus, stabilendo quella continuità che si sarebbe realizzata soltanto quattro anni più tardi, a disastro avvenuto, come esaurientemente spiegato ancora da Gigi Moncalvo.

Nicola Negro, chiudendo la serata, si è augurato che Andrea possa emulare il papà e trasformare in uno scudetto i due recentissimi settimi posti della Juventus, così somiglianti a quei due noni posti che Umberto seppe così brillantemente riscattare.
Personalmente sono grato all’autore di questo libro perché mi ha permesso di conoscere meglio un personaggio fondamentale della storia bianconera, di cui avevo una visione incompleta e anche un po’ distorta. Non mi era piaciuto, infatti, il rimbrotto rivolto alla tifoseria per aver disertato il match casalingo di spareggio con l’Udinese per entrare in Coppa Uefa (con i biglietti di curva a 50.000 lire anche per gli abbonati), che concluse l’infelice stagione delle dimissioni di Lippi e dell’ingaggio in corsa di Carletto Ancelotti e ci dirottò in Intertoto.
Ancora meno mi era piaciuto il benservito dato allo stesso Ancelotti, sotto contratto con la Juventus, due stagioni dopo, per riconsegnare la panchina a Marcello (“caro Ancelotti, i contratti sono fatti per essere stracciati”…). Per la cronaca Ancelotti rimase disoccupato solo per pochi mesi e tornò al Milan dopo il flop di Terim consumando poi la sua “vendetta” nella notte di Manchester, mentre la Juve di Lippi vinse due scudetti consecutivi che seguirono ai due secondi posti ottenuti in bianconero dal tecnico emiliano.
In pratica il dottor Umberto ebbe ragione anche quella volta e, comunque, era ben altro da quanto emergeva da quei due miei ricordi così curiosamente in controtendenza. Grazie a Nicola Negro per avermelo insegnato.