Una panchina da assegnare e tanta confusione

marottaLe parole pronunciate qualche giorno fa da Beppe Marotta lasciano adito a pochi dubbi: l'allenatore della Juventus la prossima stagione non sarà Gigi Del Neri, nonostante il baffuto di Aquileia abbia ancora un anno di contratto. "Ora c’è Del Neri ed è giusto farlo lavorare con la dovuta tranquillità, anche se è nella mia responsabilità decidere delle sorti di un allenatore". L'avverbio di tempo (ora) è la pietra tombale che vale più di un esonero, così come il richiamo alla sua responsabilità nel decidere le sorti della panchina juventina. Non che non lo si immaginasse, visti i risultati fallimentari di questi nove mesi di conduzione delneriana. Il toto allenatore che impazza da un paio di mesi entra quindi più che mai nel vivo.
La prima valutazione che si impone, però, è che una società che, a detta del suo massimo dirigente sportivo, ha intenzione di intervenire pesantemente per rafforzare la squadra puntando su tre-quattro innesti di qualità, parte già col piede sbagliato se ad aprile non ha ancora deciso chi sarà il suo nuovo allenatore. Il motivo è che la campagna acquisti va pianificata con largo anticipo, a meno che non si voglia riutilizzare la scusa di aver dovuto fare le cose in fretta e furia, venuta buona per giustificare il mercato di infimo profilo condotto da Marotta e Paratici la scorsa estate. E per pianificare la campagna acquisti non si può prescindere dal conoscere con largo anticipo l'idea tecnico tattica che si vorrà perseguire: è quello il primo tassello per individuare le caratteristiche dei giocatori su cui bisognerà orientarsi.

Ci sono infatti alcuni nodi concettuali che bisogna sciogliere in via preliminare; ne cito tre che mi sembrano i più dirimenti:
1) Si vuole puntare sulla classica difesa a quattro o a tre? Dubbio lecito, visto che tra i nomi che circolano ci sono anche quelli di Gasperini e Mazzarri. Da questa decisione discenderà la scelta sull'eventuale acquisto di un altro centrale titolare e anche quella sulle caratteristiche dei terzini: ne servono comunque due di livello, ma un conto è scegliere due esterni bassi per la difesa a quattro e un altro individuare due laterali in grado di farsi tutta la fascia in un ipotetico 3-4-3.
2) Se la difesa sarà a quattro, si continuerà a puntare su un centrocampo a quattro oppure si virerà verso il 4-3-3? La questione qui diventa fondamentale perché andrà a riverberarsi sulla scelta di un eventuale riscatto di Aquilani. Posto che reputo comunque eccessiva la cifra pattuita l'estate scorsa coi dirigenti del Liverpool (16 milioni), l'idea di un eventuale riscatto credo vada almeno suffragata dalla presa di coscienza (dopo averlo visto giocare un anno) che il centrocampista romano non può essere riproposto nel per lui inusuale ruolo di mediano, perché dà il meglio di sé da mezz'ala in una linea mediana a tre. Un'ipotetica linea Aquilani-Mascherano-Marchisio avrebbe un senso e un valore, insistere invece nel volerlo reinventare regista in un 4-4-2 credo sia invece controproducente, come questa sua stagione di alti (pochi) e bassi (molti) ha dimostrato.
Va da sé, poi, che nomi come quello di Bastos (molto reclamizzato in queste settimane) hanno un senso se si vorrà giocare con due esterni di ruolo, non ne hanno alcuno, invece, se il centrocampo sarà impostato con un mediano e due mezze ali.
3) Dall'ultima considerazione scaturisce anche un altro punto fondamentale: un anno è bastato per capire le attitudini di un giocatore come Milos Krasic? Quello che era stato presentato come un'ala destra vecchio stampo si è a mio avviso rivelato un buonissimo attaccante esterno, ma completamente digiuno dei compiti tattici tipici dell'esterno alto in un 4-4-2, principalmente per ciò che riguarda la fase di non possesso. Ragion per cui credo si imponga una scelta di strategica: o si insiste sul 4-4-2 e si vende il serbo prendendo al suo posto una vera ala moderna oppure si cerca di far fruttare i 15 milioni investiti puntando su un progetto tattico che ne esalti le specificità, quindi un modulo che preveda una punta centrale e due esterne (4-3-3 o 3-4-3). Non prenderei in considerazione il tanto di moda 4-2-3-1 (nel quale Krasic agirebbe nei tre a ridosso del centravanti) in quanto lo ritengo sostanzialmente un riadattamento del 4-4-2.

Come si vede, la scelta dell'allenatore, con l'idea tattica che ne consegue, è preliminare a qualsiasi strategia di calciomercato. Ergo, essere ad aprile senza ancora sapere su che tipo di giocatori bisognerà puntare, quali tenere e quali vendere, quali diritti di riscatto esercitare e quali no, è un'ulteriore dimostrazione di come la confusione e la superficialità continuino a regnare sovrane nella stanza dei bottoni di Corso Galileo Ferraris, nonostante il cambio dei quadri dirigenziali attuato la scorsa estate. Più che altro perplime la disomogeneità dei tecnici che si stanno sondando: sfogliare una margherita i cui petali si chiamano Gasperini, Conte, Spalletti è un po' come compiere un excursus di tutto l'arco costituzionale prima di decidere per chi votare.
Io credo che, ragionando sulle caratteristiche degli elementi della attuale rosa e nell'ottica preannunciata di compiere tre-quattro innesti di spessore (bisogna vedere poi con quali soldi, o al costo di quali cessioni più o meno eccellenti: cessioni non sempre agevoli che spesso fanno viaggiare col freno a mano tirato e perdere importanti opportunità di mercato) la soluzione più agevole sia quella di passare al 4-3-3. Due terzini decenti, un mediano coi fiocchi (magari fosse vera la voce Mascherano!), il riscatto di Aquilani, lo spostamento di Krasic nel trio offensivo insieme a Matri e una punta esterna che dia qualità e imprevedibilità. L'allenatore? Dei nomi in ballo, forse il più aderente sarebbe Spalletti, perché quello che più ha dimostrato nella sua carriera di saper plasmare un progetto tattico in base al materiale a disposizione, senza snaturare le caratteristiche degli uomini e senza dogmatismi. Oltre ad essere l'unico petalo della margherita ad aver già assaporato l'aria dell'alta classifica. Almeno che qualcuno non voglia davvero imbarcarsi in una scelta controcorrente e contro la piazza riportando in Italia da Manchester l'ex nemico della Juve vincente, ora riscopertosi improvvisamente vecchio cuore bianconero. In caso, preparate l'elmetto.