Moggi è sempre Moggi

Luciano Moggi, in questi giorni a Roma per difendersi dalle accuse che lo vedono coinvolto nel processo Gea, ieri sera è intervenuto come ospite d’onore nella storica trasmissione romana ”La Juve è sempre la Juve” ( scarica la puntata dal Download).
Beh, forse non ci crederete ma mai nell’emittente locale laziale si era visto un simile entusiasmo.
Studio strapieno, applausi a scena aperta, continui inni a quello che per tutti è stato e rimarrà sempre “Il Direttore”.
Parafrasando il titolo della suddetta trasmissione viene da dire “Moggi è sempre Moggi”.
Un'ora e mezza a ruota libera, svariando su tutti i fronti.
Si parte dal mercato ovvero il settore in cui, Luciano Moggi era il maestro.
“Cristiano Ronaldo era già nostro. Era venuto anche a Torino a fare le visite mediche. Era tutto pronto, ma poi Salas fece saltare lo scambio”. Niente male come inizio.
“Se fossimo ancora dirigenti della Juventus, Antonio Cassano adesso giocherebbe con noi”.
Ah però.
Poi si vanno a toccare gli argomenti che hanno coinciso con i momenti più difficili della sua carriera e della sua vita, ovvero Calciopoli e dintorni, quando, a sue parole, gli è stata rubata l’anima.
“Tornassi indietro mai mi dimetterei vedendo come poi la Juventus non si è difesa nei processi sportivi. Cosa pensava la proprietà? Che poi la Juventus sarebbe stata amata?
In questo mondo di squali bisogna sempre difendersi, senza mai abbassare la guardia.
Altrimenti non vieni mai rispettato.
Guardate gli arbitri come trattano la Juventus adesso.
Gli arbitri non sono mai stati condizionati. Mai.
Gli arbitri si condizionano da soli, con la voglia di fare carriera.”
Il primo sassolino è tolto.
Ma gli attacchi alla nuova dirigenza bianconera non finiscono qui:
“Avessi avuto io un budget di mercato da investire come quello messo a disposizione la scorsa estate dalla proprietà, sicuramente adesso la Juventus starebbe lottando per lo scudetto ma guai a toccarmi Alessio Secco. Alessio è un validissimo ragazzo e lo dimostrerà a voi tutti con il passare del tempo”.
A chi gli domanda poi se in futuro potrebbe tornare alla Juventus risponde: “Con questa dirigenza, mai”.
A chi invece gli chiede se visto il periodo di elezioni, qualcuno l’ha contattato per candidarsi in politica replica dicendo:
“Si, sono stato contattato per entrare in politica. Ma non mi interessa. Perché il mio mondo è stato e sarà ancora quello del calcio”.
Poi le solite stoccate a Tronchetti Provera, a Moratti (“Il contratto che mi propose è in cassaforte. Se mai avrà il coraggio di negarlo, lo tirerò fuori. Ma solo in quel caso”) e ad un mondo che ha trovato in lui un capro espiatorio, un mostro da dare in pasto al popolo affamato di giustizia.
Quella giustizia che è certo di ottenere a Napoli “finalmente in un processo vero, dove non vedo l’ora di poter parlare”.
Non resta quindi che aspettare….