Ma state zitti!

vomitevoleE' difficile trovare le parole per descrivere quanto sia infimo il livello toccato dalla squadra che indossa le maglie della Juventus domenica pomeriggio.
Su quello che si è visto in campo si è espresso in maniera impeccabile Claudio Amigoni nel suo commento di ieri. Mi soffermerò, allora, su quello che è successo fuori, prima e dopo l'ignobile spettacolo del Via Del Mare.

Non sono pochi a ritenere che la recita indecente messa in scena sia solo il punto di arrivo di un processo iniziato con la corsa sotto lo curva dopo la partita con l'Inter e proseguito per tutta una settimana piena di parole, sorrisi e champagne. E' una teoria che mi trova abbastanza d'accordo, e nel mio piccolo l'avevo fatto notare la scorsa settimana, quando parlavo di un campionato che per la Juve doveva iniziare proprio da Lecce. E invece a Lecce è finito, o quasi. Mi ero permesso umilmente di consigliare una strategia comunicativa di bassissimo profilo, che limitasse al minimo indispensabile il solito effluvio di sciocchezze che fanno da compagne inseparabili nei sei giorni in cui non si gioca, proprio perché era chiarissimo il pericolo di eccessiva autocelebrazione nel momento in cui il campionato ci avrebbe concesso l'ultima chance di riagganciarci al treno delle prime quattro posizioni. E invece nulla di tutto ciò.
Il ridimensionamento, che parte dalla testa prima ancora che dai valori tecnici, ha avuto la sua sublimazione in una settimana nella quale mancavano solo i trenini e qualche stella filante. Nessuno ha voluto mancare di dire la sua, su che impresa stellare sia stata essere stati graziati tre volte da Eto'o, su come la Juve sia finalmente ritornata, e poi ancora il carattere, persino disquisizioni sui diritti di riscatto: sì, sui diritti di riscatto. Cose di cui dovrebbe occuparsi la società A FINE STAGIONE, ma che sono rimbalzate sulla bocca di qualcuno quando ancora c'era tutto da conquistare e niente da rivendicare. Ma nel clima di sbornia, tutto è concesso. Come l'ultima provinciale, anzi peggio: come il Toro. Questo è diventata oggi la Juve? Due partite all'anno con il sangue agli occhi e i pugni battuti sul petto stile Tarzan e poi lo svacco?

In un colpo solo sono state sbriciolate tutte le scuse accampate per due terzi di stagione: i tanti cambiamenti e l'amalgama da trovare, e poi gli infortuni, e poi qualche decisione arbitrale, e poi gli attaccanti che non segnano. A Lecce non c'era nulla di tutto questo, c'era solo una partita da vincere contro le riserve della quartultima in classifica, c'era solo una stagione da rilanciare nel momento topico. E, come una provinciale di basso livello, la squadra che indossa le maglie della Juventus ritrovatasi senza scuse cui aggrapparsi è andata a fondo. Portandosi dietro tutta una settimana di parole inutili, di proclami spocchiosi, di promesse da marinaio, di tremendismi assortiti.
Dopo aver assistito a quello scempio perpetrato da 14 maglie bianconere indegnamente indossate, mi sarei aspettato poche cose ma significative. "Ci vergogniamo, chiediamo scusa a chi perde il proprio tempo a seguire le nostre gesta ed entriamo in silenzio stampa fino a maggio per provare a salvare il salvabile". Niente di tutto ciò, ovviamente. I campioni delle occasioni perse non sbagliano mai un colpo.
Mi è toccato leggere la solita litania di cose trite e ritrite, che fanno aumentare ancora di più l'incazzatura. E oggi non c'eravamo, ed è andato tutto storto, e quelli correvano di più, e dobbiamo ripartire, e capiremo dove abbiamo sbagliato, e bla bla bla bla..... E BASTA!!! Non se ne può più. Esiste ancora qualcuno, in questa società, in grado di imporre il SILENZIO? Che, se non servirà a portare i risultati, almeno fornirà un leggero sollievo ai nostri fegati già stremati.
Di chi verrà riscattato e chi no, del contratto di una bandiera da tempo ammainata, delle corse sotto la curva, dello stadio nuovo coi tiranti negli angoli, delle fatiche di Krasic, di quanto ci impegneremo nella prossima partita, non ce ne frega nulla. Chiudete quelle bocche per dodici settimane e fate il vostro dovere.