Juventus Channel, l'occasione perduta

calciotvLa nascita della TV commerciale in Italia a partire dai primi anni '80 ha determinato una trasformazione epocale nel modo di trattare l'argomento "calcio" da parte dei mass-media. Prima di allora c'erano solo un paio di trasmissioni sulla TV di stato che parlavano di pallone e che venivano condotte con molta sobrietà e poche polemiche. Il primo segnale che qualcosa stava cambiando fu la nascita del "Processo del Lunedi". Da quel momento in poi le emittenti televisive hanno incominciato a pullulare di talk-show, dibattiti, tavole rotonde in cui i giornalisti che intervenivano abbandonavano progressivamente il loro asettico, e in teoria equidistante, compito di cronisti, fino ad assumere il telegenico e lautamente remunerato ruolo di opinionista tifoso.

Quella trasformazione, deontologicamente discutibile, del ruolo di giornalista/opinionista è un passaggio da non sottovalutare se vogliamo arrivare a capire fino in fondo la genesi di Calciopoli. E' proprio in quel periodo, infatti, che si gettano i semi da cui nasceranno le erbacce mediatiche che faranno da "tappeto" al sentimento popolare che verrà usato come pretesto per giustificare lo scempio delle sentenze sportive del 2006.
La lottizzazione delle redazioni sportive delle varie testate televisive causò infatti una grossa asimmetria informativa. A Roma, ad esempio, nelle sedi RAI, i giornalisti erano in gran numero laziali e soprattutto romanisti, tra l'altro in un periodo storico in cui la squadra giallorossa era un'ottima compagine. A Milano, invece, le emittenti Mediaset facevano la parte del leone e avevano cominciato il lungo lavoro di supporto al Milan di Berlusconi, senza trascurare ovviamente i cugini interisti, che comunque potevano contare su un buon numero di giornalisti schierati non solo in Mediaset, ma anche alla redazione RAI di Milano e soprattutto nelle emittenti regionali e successivamente nella redazione di LA7, che era controllata da Telecom e da Tronchetti Provera, padrone di Pirelli, storico sponsor della seconda squadra di Milano.
L'avvento di queste truppe mediatiche non più imparziali, ma schierate, in nome dell'audience e della TV commerciale, fu sottovalutato dalla società bianconera. Il mezzo televisivo permise a personaggi discutibili di instillare continuamente il germe del sospetto, della polemica, della diffamazione nei confronti della Juventus e del suo strapotere tecnico e di immagine. Un lungo accerchiamento che partì dalle vergognose accuse di Zeffirelli (querelato da Boniperti e successivamente condannato) e si protrasse fino al 2006 e ai giorni nostri, attraverso la sistematica sovraesposizione polemica dei presunti "vantaggi" ottenuti dalla Juventus, e la minimizzazione, che in alcuni casi sfiorava l'occultamento, di qualunque episodio vessatorio nei confronti della squadra bianconera.

Il cliché sempreverde della Juventus che vinceva "regalando le auto agli arbitri" veniva coniugato nei tempi e nei modi più disparati, usufruendo di una cassa mediatica che ne fissava i concetti nella mente dei telespettatori, spesso in contesti poveri di contraddittorio, dove i giornalisti pro-Juventus venivano scelti apposta tra quelli meno mordaci e combattivi, attribuendo quindi loro, spesso già in partenza, il ruolo di mero sparring partner da mettere all'angolo.
Gutta cavat lapidem dicevano i latini. E questo strisciante fenomeno di goccia che scava la roccia fu quindi sottovalutato, anche perché i successi sportivi della squadra mettevano spesso fine, con l'ineluttabile concretezza dei fatti, a tutte le polemiche. Ma nel 50% di Italia antijuventina certi concetti piano piano sedimentarono, e come abbiamo visto costituirono la base su cui i mass-media costruirono le condanne, prima morali e poi materiali del 2006.
Che la situazione mediatica della Juventus negli anni pre-Calciopoli fosse drammatica lo si capisce bene anche in molte intercettazioni, in particolare in quella tra Moggi e Tosatti. Moggi si lamenta di essere accerchiato, e di avere tutti contro. Per cercare di recuperare qualcosa sul fronte televisivo, Moggi e Giraudo decisero di creare un canale tematico come quello di altre società, che andasse in onda sulla piattaforma di SKY. Nacque così l'idea di Juventus Channel, il cui battesimo però non fu celebrato dalla Triade, bensì dai simpatici "Cobolli Boys" che nell'estate del 2006 si insediarono, tra qualche"smile" e un paio di asterischi, al comando dell'ormai ex corazzata bianconera.

Nato il 1° novembre 2006, in piena serie B, il canale offre interviste esclusive degli allenatori e dei giocatori della Juventus, tutte le partite, incluse quelle della Serie A, Coppa Italia e delle competizioni internazionali, tutti gli allenamenti dallo Juventus Center e ovviamente le ultime notizie e lo spazio amarcord. Ma ha tre grandi problemi: 1) è autoreferenziale a livelli simili agli organi di partito comunisti della guerra fredda; 2) ha un palinsesto che è modulato sulle esigenze della società e non dei possibili utenti; 3) è a pagamento.
E' chiaro che con questi presupposti, esaurita la curiosità iniziale che aveva portato circa 40.000 abbonati nei primi 12 mesi, è stato inevitabile imboccare la strada dell'anonimato. D'altronde non si capisce giustamente perché la gente dovrebbe pagare (9 euro circa al mese oltre al canone SKY) per avere poco più di quello che già il pacchetto SKY Calcio include (partite e interviste) oppure per ascoltare notizie che ormai, con la diffusione di Internet, può leggere 24h su 24h in tempo reale sui principali siti di informazione, tra cui Ju29ro.com.
Ma a parte i costi, il principale difetto del canale tematico, a nostro avviso risiede nella mancanza di attenzione verso le esigenze dei potenziali utenti, che il mercato stima in alcuni milioni. Clamorosa da questo punto di vista è l'ASSOLUTA assenza di informazione sulla vicenda Calciopoli, fin dal 2006. Per Juventus Channel è come se non fosse successo nulla. Non hanno battuto ciglio nemmeno dopo l'aprile del 2010, con la scoperta delle nuove telefonate e successivamente con la presentazione dell'esposto in FIGC da parte del nuovo Presidente Andrea Agnelli.Una vera "PRAVDA", dunque, che vede e racconta solo quello che gli piace e che probabilmente non si è ancora accorta che al Cremlino qualcosa è cambiato. Ma soprattutto un organo di partito che, anziché affrontare e combattere le truppe del nemico vero, identifica spesso quest'ultimo proprio nelle persone che in fondo potrebbero dargli una mano. Sono proverbiali gli attacchi che l'opinionista di punta di Juventus Channel, il sig. Paolo Rossi, ha rivolto al nostro sito e in particolare ad alcuni dei nostri redattori, più volte oggetto di offese anche personali in diretta televisiva nel corso dell'ottima trasmissione Serata Juve, su Quarta Rete TV di Torino, condotta da Giancarla Tenivella e Darwin Pastorin.
E a sostegno di quanto affermiamo proprio in questi giorni abbiamo letto un'illuminante intervista rilasciata agli amici di Tutti Pazzi Per La Juve dallo scrittore Luca Beatrice, che qualche volta è stato ospite proprio di Juventus Channel. Lapidario il suo giudizio, quando gli chiedono dell'emittente tematica:“I miei rapporti con Juventus Channel sono pressoché esauriti. Li capisco, è difficile su un canale tematico esercitare il diritto di critica, oltre ad un certo limite consentito dall'azienda non puoi andare e allora a quel punto sto volentieri a casa. L’ospite ideale è quello allineato, meglio se narcotizzato."
Quello che manca a Juventus Channel, ad esempio, è proprio una trasmissione come quella della Tenivella e di Pastorin. Una trasmissione senza censure, con ampio contraddittorio, con ospiti variegati, e con attenzione non solo al campo, ma anche agli aspetti extracalcistici e societari. Così come saremmo convinti che renderla gratuita, trasferendola sul Digitale Terrestre, potrebbe essere una strategia assolutamente vincente, visto che abbiamo ragione di credere che la mancanza degli attuali esigui introiti sarebbe ampiamente compensata dall'aumento degli ascolti e dal conseguente upgrade dei margini pubblicitari.

Inspiegabile inoltre l'assoluta assenza di inviati al Processo di Napoli dove, non dimentichiamolo, la Juventus è responsabile civile. Ci saremmo aspettati una copertura assidua degli eventi. Invece siamo stati costretti noi, in virtù della nostra passione e della nostra forza d'animo, ad inventarci una diretta con mezzi di fortuna, ma che è tanto seguita dai nostri lettori.

Insomma Juventus Channel è stata un'altra occasione sprecata. I nostri nemici avanzano con l'artiglieria pesante e noi rispondiamo con la fionda e l'elastico di Paolo Rossi. Fortunatamente in questo caso la situazione non è irreversibile. Qualcosa si può ancora fare. Noi stessi abbiamo più volte offerto collaborazione e contenuti alla società, senza ottenere risposta. Nel frattempo il canale tematico trasmetteva le immagini della pettinatura di Amauri o la solita emozionante ma ormai lontana Juventus-Ajax del 1996. W Juventus, abbasso Channel!