Boniek, fu vera gloria?

boniekHa fatto molto discutere la revoca della dedica a Zbigniew Boniek di una delle cinquanta stelle previste nel nuovo stadio della Juventus. Questa decisione ha lasciato tutt’altro che indifferente l’ex giocatore polacco che se ne è infatti assai risentito e addolorato, al punto da dichiarare, con un’inverecondia pari forse soltanto all’ira, di meritarla senz’altro.

A mio parere quello dell’assegnazione in sé di una stella a Boniek è un falso problema. Ciò in quanto sin dal principio si era stabilito che la decisione spettava alla maggioranza di alcuni tifosi juventini, member o appartenenti a club Doc, sulla base di determinati requisiti. Una volta accertato che il polacco non aveva quei requisiti e che la votazione era stata tutt’altro che trasparente, come ben evidenziato dal settimanale Calcio GP nel numero 12 del 2010, non v’è dubbio che essa andasse ripetuta e quindi non resta che attenersi al verdetto, unico e insindacabile, della votazione, che proprio in questi giorni è stato pubblicato sul sito ufficiale della società bianconera e che ha assegnato la vittoria a Edgar Davids.
Il problema vero era in realtà un altro: la forte probabilità che Boniek non sarebbe stato il candidato più votato. Non è un caso infatti che soprattutto gli antijuventini abbiano molto protestato contro tutto ciò, affermando in merito che la Juventus si sarebbe piegata al volere di pochi tifosi beceri, ignoranti e violenti o gridando, più genericamente, all’ingiustizia.
E' stata invece proprio la maggioranza dei tifosi, che per fortuna sono educati e moderati, a decidere l'assegnazione ad altri, come è avvenuto e come sapevano benissimo anche tutti coloro che sostenevano il contrario (se infatti fosse stato certo che Boniek avrebbe prevalso non vi sarebbe stata alcuna polemica).

D’altronde l'esito della votazione non dovrebbe destare meraviglia perché, in un’ipotetica e analoga votazione, i tifosi di Ajax e Barcellona avrebbero molte ragioni e tutto il diritto di non scegliere Cruijff da un lato, Maradona e Ronaldo dall’altro, quali stelle di tali squadre, benché – a differenza di quanto vale per il Boniek juventino - essi ne siano stati certamente i giocatori migliori della storia. D’altra parte democrazia vuol dire soprattutto questo per ciascuno di noi: accettare che in una votazione libera e regolare possa prevalere un candidato che ci è sgradito.
Chiusa la questione voglio qui porne un’altra, certamente molto più interessante: prescindendo da quel che è stato l’esito della votazione e da quanto Boniek ha detto contro la Juventus nell’ultimo quarto di secolo, egli meriterebbe la stella dal punto di vista tecnico-calcistico, ossia anche se, per assurdo, avesse quotidianamente dichiarato dal maggio 2006 che la Juventus è una vittima innocente d’una banda di criminali invidiosi e impuniti?
Di primo acchito verrebbe da rispondere di sì, ma in una storia così lunga e gloriosa qual è quella della società torinese è molto difficile scegliere, e inoltre sono parecchi i parametri da prendere in considerazione: durata del periodo di militanza nel club, numero di trofei - di squadra e personali - vinti e rilevanza dell’apporto dato alla loro conquista, costanza di rendimento, ruolo ricoperto, segno e ricordo lasciato nel cuore dei tifosi, importanza nella squadra, forza e valore complessivi di quest’ultima a prescindere dal giocatore di cui si dibatte ecc. ecc.

Premesso che trattasi quindi di un giudizio opinabile, come quando si discute su chi sia stato il calciatore migliore della storia, a me sono sorti dei seri dubbi dopo un’analisi più accurata che qui voglio esporre.
Boniek era sicuramente una stella del calcio europeo quando fu comprato nell’estate 1982, in quello che fu probabilmente il suo anno migliore, come conferma il terzo posto che ottenne allora nella classifica del Pallone d’Oro, ancora limitato ai soli giocatori del Vecchio Mondo.
Nel periodo juventino indossò la maglia numero undici e giocò come seconda punta accanto a Paolo Rossi, che in quegli anni era una stella senza dubbio più luminosa di lui.

Gran contropiedista e più potente che tecnico, nella memoria dei tifosi bianconeri sono rimaste impresse principalmente alcune sue grandi sgroppate verso le porte avversarie su magnifici passaggi dell’immenso Platini, soprattutto… dopo il tramonto. Più che giustificato fu infatti il soprannome “bello di notte”, derivato dal titolo d’un celebre film di Buñuel, e che gli fu dato da Gianni e Umberto Agnelli, poiché il nostro diede certamente il meglio di sé in gare serali di coppe europee (non per niente nelle interviste egli cita sempre pro domo sua solo il suo rendimento nelle finali) e anche nel Mondiale spagnolo la sua miglior partita, contro il Belgio, ebbe luogo nottetempo.
Come attaccante fu tuttavia - volendo essere generosi - atipico, dato che segnò poco, come del resto fece in tutta la sua carriera. La sua media complessiva, alquanto scadente, è di appena 0,23 reti per gara (che in campionato scende a 0,17!), corrispondente a meno di un goal ogni quattro partite. Appena migliore è quella in Nazionale: 0,3, lontanissima comunque da quelle dei suoi connazionali Deyna e Lubanski, che sono stati d’altronde sicuramente più forti di lui.
A favore di Boniek depongono le numerose e storiche vittorie della squadra di cui fece parte, che tuttavia fu una Juventus davvero stellare in toto, tant’è vero che quasi tutti i calciatori titolari in quell’aureo triennio ben possono aspirare a fregiarsi del titolo in discussione (della formazione titolare nel 1982-83 il solo Bonini non è compreso nell’elenco dei 49 nomi a cui la stella è stata sinora attribuita, privilegio conferito peraltro a Furino, sua riserva dell’epoca).

Il fatto di aver giocato in una squadra così forte svaluta infatti l’apporto del singolo. Ciò trova conferma nello scadente curriculum extra-juventino della sua non lunga carriera (due campionati polacchi e una Coppa Italia). Va detto peraltro che nel corso di essa non giocò sempre come punta e ciò pure concorre a dimostrare che in fondo non era un attaccante puro.
Personalmente, posto che su cinquanta calciatori circa venti dovrebbero essere difensori (portieri compresi) e una trentina centrocampisti e attaccanti, perché è più difficile far bene in questi ultimi due ruoli, ritengo che altri ventotto attaccanti della storia juventina, tipici e non (esclusi cioè i centrocampisti puri), siano stati superiori o non inferiori al polacco, considerando i vari fattori citati sopra: Hirzer, Borel II, Cesarini, Orsi, Gabetto, Boniperti, John Hansen, Martino, Praest, Hamrin, Charles, Sivori, Anastasi, Causio, Haller, Bettega, Altafini, Rossi, Platini, Laudrup, Vialli, Baggio R., Del Piero, Vieri R., Inzaghi F., Trezeguet, Nedved, Ibrahimovic.
Alcuni sono stati senza dubbio più forti di lui sotto ogni profilo (ad esempio Orsi, John Hansen, Charles, Sivori, Platini, Nedved, Ibrahimovic, ecc.), altri gli sono stati certamente superiori, ma hanno giocato per una sola stagione nella Juventus (Hamrin, Martino, Vieri R.) o quando erano vicini al tramonto della loro carriera (Altafini), altri ancora non gli sono stati inferiori tecnicamente (Laudrup), o hanno saputo compensare una differenza di bravura a loro sfavore per mezzo d’una prolificità enormemente maggiore nonostante una militanza molto più lunga nel club (Borel II, Inzaghi F., Trezeguet ecc.).
Pertanto Boniek non merita la stella come calciatore. Se le considerazioni sopra esposte sono corrette, è certo che il dubbio è più che legittimo e perciò è in ogni caso sbagliato scandalizzarsi per la sua esclusione.