Cosa ci aspettiamo dalla Juve 2010-11?

juve_stemmaSono trascorse quattro stagioni sportive dall'estate del grande linciaggio anti-Juve e per la prima volta da allora ci apprestiamo a vivere un campionato in cui i colori bianconeri sono gestiti da qualcuno che non possiamo accusare di aver accondisceso pubblicamente a quello scempio.
E' la Juve di Andrea Agnelli, tifoso sincero e appassionato, a lungo invocato e finalmente arrivato.
L'orribile pagina di Farsopoli è tutt'altro che voltata, dato che restano ancora tanti torti da raddrizzare, tante menzogne da denunciare, tante calunnie da smontare. Ma non bisogna dimenticare che c'è anche una società sportiva da ricostruire sulle macerie della cattività Elkaniana.
Cosa ci aspettiamo dalla stagione 2010-11?
E' vero, il calciomercato è ancora in corso, ma al di là di quali colpi potranno venire perfezionati nelle prossime settimane, è legittimo iniziare a ragionare su quali obiettivi porci per la prossima stagione.



Non mi aspetto nulla, da Marotta e Del Neri. Non è un giudizio su di loro. Non mi sarei ugualmente aspettato nulla da Benitez, Hiddink, Perinetti, Marino, tanto per fare i nomi di alcuni tecnici e dirigenti che sono stati accostati alla Juve nei mesi scorsi. Non mi aspetto nulla sul piano sportivo, perché non mi interessa, non è la mia priorità. La Juventus non mi appassiona più. Non soffro se perde. Non gioisco se vince (non vince, ma anche se vincesse, resterei indifferente). Rinnoverò come al solito l'abbonamento, ma so già che le mie presenze allo stadio saranno sporadiche, come nella scorsa stagione. La Juventus è morta nel 2006, grazie a John Elkann. Può essere che prima o poi torni in vita, come Lazzaro o Superman (a proposito, qualcuno sa dirmi se Batman è già risorto?), ma al momento non è ancora successo. Succederà solo quando la Juventus tornerà ad essere rispettata (ed odiata), mentre ora è derisa (e sempre odiata). Succederà solo quando la Juventus sarà di nuovo sinonimo, in Italia e nel mondo, di organizzazione, cultura del lavoro, spirito di sacrificio, educazione, rispetto dei ruoli, consapevole arroganza, innovazione, voglia di lottare per i traguardi più alti. La rinascita della Juventus presuppone, in Corso Galileo Ferraris e a Vinovo, una rivoluzione culturale e societaria (questa, in parte già attuata, ma restano ancora dei mammasantissima da mandare via a calcioni), per rimediare ai guasti indicibili prodotti dalla gestione di John Elkann. La rinascita della Juventus, infine, non può che passare per una profonda rivisitazione di quella farsa immonda ed indegna che va sotto il nome di Farsopoli. Ci vorrà probabilmente del tempo, ma si tratta di un passaggio, per quanto mi riguarda, imprescindibile.
Il mago di Ios

Mi aspetto di vincere lo scudetto, anche se dopo tanto tempo che non giochi a certi livelli la fatica si moltiplica all'ennesima potenza. Ma non sarebbe la prima volta. E si fa presto a dire Inter come antagonista, ma ad ogni nuova edizione gli equilibri mutano, tenendo troppo in conto ciò che è stato nella stagione passata e mai abbastanza di cosa potrebbe essere quella successiva, con il suo carico di cambi di rose e allenatori. Mi aspetto di lottare per vincere l'Europa League che, una volta superati i primi mesi di "rodaggio", in genere, concede ritmi e difficoltà un po' più blande del campionato, durante il quale ogni giornata è buona per prendere lo scivolone che non dovresti o perdere un giocatore in grande forma per infortunio, con tutte quelle notturne con i termometri sotto zero o, addirittura, i terreni di gioco ibridi di nuova generazione in erba sintetica che sono una roulette russa per i muscoli di chi scende in campo. Mi aspetto che, non tanto i calci di rigore, quanto i calci di punizione, sappiano riservare qualche emozione in più rispetto alle ultime edizioni, nelle quali chiunque andasse sul pallone faceva una fatica bestia a metterla nel sette, a volte addirittura a metterla nello specchio. Ecco, direi che per adesso mi aspetto questo, anche se con un cruccio e un peso sullo stomaco, anzi due: non ho la Playstation 3, e non so manco se e quando esce il Pro Evolution Soccer nuovo.
Trillo

Una cosa sola: Che la Juve torni ad essere la Juve, dentro e fuori, il che naturalmente presuppone un forte legame tra l’aspetto gestionale e quello più squisitamente sportivo. Marotta e Del Neri devono sentirsi le spalle coperte all’esterno da una Società all’altezza del suo nome e del suo palmarès, che sia ‘davvero vicina’, a tutti i livelli e in tutte le sfaccettature dell’universo calcistico, a loro e al vero core business, la squadra. Premesso questo, e premesso che ci si aspetta da loro che dimostrino di essere quel che il loro ruolo dice (chi fa le fotocopie si limiti a quello, chi fa il mercato deve saperlo fare, e basta coi pensionati sulla panchina), ci si aspetta che i due riportino nel team sportivo quelle buone pratiche che ne hanno fatto la Juve. Basta coi giocatori che ad ogni piè sospinto blaterano ai quattro venti: io voglio restare, io voglio andare, io là no, io là sì, non conti su di me, oggi gioco io: i giocatori sono pagati per assicurare le loro prestazioni in base ai contratti che hanno firmato; e devono essere ricondotti al loro ruolo e al rispetto di una disciplina del gruppo e di se stessi come atleti. A Marotta si chiede di agire con sagace coraggio nel potare i rami secchi (e se necessario ammainare bandiere) e individuare, di concerto col tecnico, i tasselli giusti da immettere gradualmente, ma anche celermente, nell’organico, per avere una squadra e non 25 calciatori assortiti. A Del Neri (e al suo staff) di portare il gruppo ad una valida condizione fisica, nonché di dare una fisionomia di gioco sul campo, perché anche lì ciascuno sappia quale sia il suo compito.
Angelo ribelle

Partiamo da un presupposto che è il punto focale della situazione Juventus: l'eredità lasciata dalla precedente gestione equivale alla ricostruzione di una città dopo un terremoto della scala Richter al massimo livello.
Marotta si trova a gestire un parco giocatori pressoché inesistente (a parte pochissimi calciatori) e deve piazzare sul mercato giocatori finiti (o quasi finiti) con ingaggi spropositati o che non hanno offerte importanti: Tiago, Zebina, Melo, Poulsen, Trezeguet, Grosso, Amauri, Camoranesi, Grygera sono degli esempi evidentissimi.
Diverso il discorso per Diego: la maggior parte dei tifosi bianconeri si aspettava di vedere lo scorso anno un ottimo giocatore. Ma chi è Diego? Il giocatore visto a Brema o quello visto a Torino? Cederlo o tenerlo? Dargli un'ulteriore possibilità o no? Probabilmente la soluzione migliore sarebbe cederlo per poi poter arrivare ad un top player come Dzeko.
Altresì merita un discorso a parte la bandiera juventina Alessandro Del Piero: capitano non giocatore, io mi aspetto questo e spero vivamente che le parole del neo mister Del Neri siano semplicemente interviste da dare in pasto alla stampa e basta. Presentare un quasi 36enne titolare sarebbe come regalare un avversario a partita iniziata: l'esempio del benservito a Raul (33 anni suonati) da parte delle merengues insegna o no? Del Piero deve rimanere perché è il simbolo della Juve? Va bene, a patto che faccia da chioccia ai nuovi arrivati e stop: vederlo con costanza in campo farebbe solo del male alla Juventus e ai nostri fegati già spappolati da quattro anni a questa parte.
C'è ancora tanto da fare, su questo non c'è il minimo dubbio (e per fortuna siamo ancora ai primi di luglio): servirebbero altri acquisti tra cui un terzino sinistro, un regista in mezzo al campo che sappia dettare i tempi, un esterno in più per aumentare la qualità a centrocampo, una punta da 20 reti a stagione e una seconda punta tecnica che faccia del grande movimento lì davanti. D'altronde Marotta è stato chiaro: la Juve è ancora un cantiere aperto. E visto che la rosa dei giocatori numericamente è livellata verso l'alto, prima si cederanno molti pezzi e poi, di conseguenza, si acquisteranno altri calciatori.
Cosa c'è da aspettarsi in questa stagione sportiva? L'obiettivo primario credo sia riappropriarsi di un palcoscenico che fa parte della storia juventina: la Champions League. Dopo un terremoto disastroso durato quattro anni di fila e targato Elkann-Blanc-Secco, non si può chiedere nulla di più.
a.magnodelpiero

Se si parla di risultati sportivi mi aspetto la qualificazione alla Champions League, e mi rammarico nel dirlo, perché più che un risultato era considerata un'abitudine e, più che un'abitudine, la vittoria in Champions League, prima del 2006, era un obiettivo implicito, silenziosamente dichiarato, un obiettivo rinnovato non appena terminava la stagione. Oggi tocca passare dal laborioso impegno di Marotta e dalla competenza di Andrea, come ha chiesto di esser chiamato da noi tifosi, per cercare di riavvicinarsi al gotha del calcio nostrano ed Europeo. Solo oggi torno a credere all'eventualità di un progetto, economico e sportivo, che ci permetterà, forse, dall'anno prossimo, di tornare ad essere competitivi almeno sul mercato. Sportivamente alla Juventus 2010 chiedo di metterci anima e grinta, sudore e fatica, gruppo e maglia. I goal e le vittorie spero arriveranno, ma non sono solo quelle a farmi andare in giro a testa alta indossando un cappellino con la Zebra scalpitante.
Rinasco Bianconero