Come ricostruire una Juve degna del suo nome?

delneriPremessa: il segnale più positivo trasmesso da questa rinnovata Juventus è il silenzio nel quale opera. Stop alle trattative semestrali (ricordiamo per tutti i casi Amauri e Xabi Alonso) reclamizzate sui giornali, al contrario massima discrezione anche per quel che riguarda gli avvicendamenti in società. Profilo basso e sobrietà sabauda, finalmente. Che i giornali impazziscano pure a rincorrere notizie, vere o fasulle che siano. E’ chiaro che qualche spiffero esce, anche e soprattutto se Monsieur Blanc approfitta di un momento di assenza del suo presidente per concedersi alla stampa con la solita loquacità e le solite contraddizioni, abusando dei soliti luoghi comuni cui ci ha abituato negli anni.
“Qualità”, “giusto budget”, “faremo bene come sempre”, le banalità scaturite da un personaggio di suo altrettanto banale, se non fosse che l’interregno juventino di questo signore ha portato risultati tutt’altro che banali. In negativo però.
Attendendo che il “giusto destino” orienti la carriera di Monsieur Blanc, soffermiamoci su quella che potrebbe essere la futura Juventus di Andrea Agnelli, Marotta e Del Neri.
Dalle indiscrezioni che stanno trapelando, invero confuse, sembrerebbe che la società voglia puntare su giocatori giovani, possibilmente italiani (o con esperienza consolidata nel nostro campionato) e dai ruoli ben definiti.
Per la difesa, salutato Cannavaro che emigra in Dubai, i nomi gettonati sono quelli di Bonucci e, più recentemente, quello di Ranocchia, nel caso in cui Chiellini prendesse la strada di Madrid.
Partendo dal presupposto che non mi priverei mai di Giorgione (fra i primi cinque centrali europei pur così giovane), i due difensori sbocciati in questa stagione a Bari sono i classici centraloni “alla del Neri”, che nel mezzo della retroguardia predilige gente di stazza e vigore.
Il Legrottaglie che si guadagnò Juve e Nazionale nell’anno di grazia 2003 era un giocatore di questo tipo, e a lanciarlo fu proprio il Chievo del neo tecnico juventino.
Capitolo esterni difensivi: secondo Del Neri un difensore esterno deve prima di tutto mantenere la posizione e le giuste distanze con i compagni di reparto, e in seguito occuparsi di aiutare la fase offensiva.
A sinistra il doriano Ziegler, 24 anni, sembrerebbe il favorito a raccogliere l’eredità (!!!) di Molinaro e De Ceglie: lo svizzero ha buon piede e fisico, anche se certe esibizioni (vedi derby genovese d’andata della stagione appena conclusa) avevano dato l’impressione di un giocatore in grave imbarazzo.
Purtroppo il ruolo mostra carenza di interpreti accessibili sul mercato, assodato che Kolarov pare in viaggio per Madrid e, a parte la soluzione Criscito, in comproprietà col Genoa e più tecnico dello svizzero ma meno consistente sul piano fisico, resterebbe Gareth Bale del Tottenham, mancino dotato e pure giovanissimo, che però giocherà la Champions League in una squadra che non ha necessità di privarsene a meno di offerte folli.
A destra si parla di Cassani, che mi sembra un ripiego, e di Motta, e pure lui non mi convince.
In passato si è fatto il nome di Rafinha: ottimo piede ma un disastro in copertura.
L'ultima voce riguarda il generosissimo e sottovalutato (non dal suo presidente...) Lichsteiner: se l'ipotesi fosse vera rischiamo di trovarci due svizzeri ai lati della difesa...
Personalmente riscatterei Caceres, che, stante le buone cose mostrate in appoggio alla manovra d’attacco, dovrebbe imparare a gestire meglio la fase difensiva, fase nella quale quest’anno l’uruguagio ha compiuto troppe ingenuità e leggerezze.
Fattore che ad un teorico del calcio organizzato come Del Neri non può far piacere.
Tanti saluti a Grygera, e probabilmente anche a Zebina, ancora il migliore del lotto se solo si conservasse in salute, il motivo reale per il quale potrebbe finire l’avventura torinese del parigino, e non per via del difficile rapporto con una frangia della tifoseria, fattore marginale se la società, come sembra, riprenderà a curare in maniera professionale la gestione dei propri tesserati.
Nel settore centrale Marchisio appare inamovibile e investito dei gradi di futuro capitano, Sissoko temo possa partire, fra infortuni e ricadute e una vocazione all’anarchia tattica che mal si concilia con il rispetto delle consegne richiesto da Del Neri.
Forse partirà anche Melo, anche e soprattutto per motivi disciplinari, ma per lui sarà decisivo il rendimento che terrà in Sudafrica e le eventuali offerte che dovessero giungere a Torino per rilevarne il contratto.
Ho la sensazione che uno fra Diego e il “supponente” (cit. Ciro Ferrara) Melo ce lo dovremo sorbire pure l'anno prossimo.
Vorrei sbagliarmi.
Sono curioso di capire chi sarà il Corini del 2010, tanto per rimanere al più celebre regista avuto da Del Neri.
E’ il dubbio tecnico più intrigante che circonda la prossima Juve.
Nomi?
Xavi Hernandez... O Xabi Alonso, reduce da una non proprio scintillante stagione madridista...
Ok, scherzavo… basta con i sogni impossibili!
Torniamo coi piedi per terra: l'ipotesi D'Agostino è fortunatamente abortita sul nascere e l’ex romanista si è accasato a Firenze per una cifra pari ad un terzo della richiesta che Pozzo fece alla Juve lo scorso anno.
E’ vero che il siciliano nella passata stagione disputò il campionato della vita, ma passare da una valutazione di 25 milioni a 8/9 ce ne vuole, e questo aspetto chiama in causa il potere di un manager credibile e competente, mica un Alessio Secco qualsiasi.
Ledesma non mi solletica la fantasia e, se si parla di Schweinsteiger, fatico a capire non solo quale convenienza economica e tecnica possa avere il bizzarro tedesco ad accettare un simile trasferimento ad oggi, ma anche quale utilità possa ricavare la Juve acquistando quello che, in sostanza, è un doppione di Marchisio meno dinamico del “miracolato da Calciopoli”.
Perché se in “Basti” certi “esperti” vedono un regista siamo completamente fuori strada, visto che le chiavi del Bayern sono saldamente nelle mani del compagno di reparto, l’esperto Van Bommel. Se proprio dobbiamo scommettere su un nome, torniamo a farne uno familiare a Del Neri, Marotta e Paratici.
Palombo? No, il Nazionale è in realtà più incontrista che uomo d’ordine: in verità pensavo ad Andrea Poli, 21 anni a settembre ma centrocampista completo, forse un azzardo dopo un solo anno di esperienza in serie A: ma il ragazzo è decisamente sveglio, e anche se la Samp è una cosa e la Juve è tutt'altro affare, l’allenatore è lo stesso.
E se invece si vuole scommettere su qualcosa di già noto, la soluzione più semplice è già in casa, e consiste nel riscattare Candreva e impostarlo in quel ruolo di regista basso che è nelle sue corde, come fece giustamente notare Zaccheroni dopo la grande prova del romano a Firenze.
Quanto agli "esterni" offensivi, entriamo nel capitolo forse più importante.
Del Neri ha sempre avuto (e spremuto) specialisti: da Luciano/Eriberto a Manfredini, fino a Guberti, Semioli e Mannini.
Sembrerebbe vicinissimo l’accordo per l’azzurro Simone Pepe, esterno buono per entrambi i lati del campo, uno specialista dotato di corsa, buona tecnica e rispettoso delle consegne tattiche.
Contrariamente al pensiero dei tifosi che vogliono il grande nome (ne esistono e ne parlo dopo, ma costano uno sproposito), a me il 27nne laziale non dispiace per nulla.
Si parla molto di Milos Krasic, serbo 26enne del CSKA che ricordiamo per essere stato l’unico ad infastidire l’Inter a San Siro nella gara d’andata dei quarti dell’ultima Champions League.
Krasic, che è appetito anche dal Manchester United, cui ha fatto vedere i sorci verdi ad Old Trafford nel gironcino della scorsa Champions League, viene definito impropriamente il “nuovo Nedved”.
Sgomberiamo il campo da paragoni blasfemi e inopportuni: le somiglianze fra il serbo e il Pallone d’Oro 2003 si fermano alla capigliatura e ad un certo modo di incedere, ma il giocatore del CSKA è più uomo di fascia di quanto lo fosse il ceko, il quale aveva un rapporto confidenziale con il gol che il suo presunto erede nemmeno si immagina.
Ciononostante, nel panorama europeo attuale, uno come Krasic rappresenterebbe un ottimo acquisto, anche se David Silva, Mesut Ozil (più ibrido, giostra anche da trequartista) e Di Maria restano di una categoria superiore e, particolare che non guasta, sono pure piu giovani.
Del Nazionale tedesco seguito da Real Madrid e Barcellona avevamo scritto lo scorso anno al momento dell’ingaggio di Diego, quando pensavamo che Secco e Blanc fossero andati a Brema per comprare il giocatore sbagliato, strapagando il brasiliano e lasciando lassù quel "tamarro cosmico" (consultare i continui aggiornamenti del look del ragazzo per giustificare tale definizione) dal sinistro mica male; un sinistro che quest'anno ha trascinato il Werder ai preliminari di Champions League sfornando assist in serie.
Uno che nella stagione 2008/09 mi lasciò a bocca aperta quando, in entrambe le gare del girone di Champions League contro l’Inter, fece vedere le streghe a Maicon.
Un altro sogno è l’argentino Angel Di Maria, esterno sinistro puro del Benfica che, secondo i media, avrebbe già in tasca il biglietto per l'aeroporto di Barajas, destinazione Ciudad Deportiva, destino che secondo altre fonti dovrebbe toccare invece al valenciano David Silva.
Parlo di questi elementi perché, se le indiscrezioni riportate dai giornali sono vere, pur essendo possibilità limitate e soprattutto costose, automaticamente assumono valore se consideriamo attendibili i discorsi che molti giornali hanno costruito attorno al nome di Vargas, potenziale remake del caso-Melo.
Corvino per il peruviano pagò la bellezza di 12 milioni al Catania due estati orsono.
Ora il buon Pantaleo pretenderebbe per il 27nne sudamericano una cifra oscillante fra i 20 e i 25 milioni.
Che, detto per inciso, sono uno sproposito e tanto varrebbe puntare su qualcuno di quelli citati qualche riga sopra.
Non saprei se dar peso alle voci su Martinez, buon giocatore di 27 anni, ma nemmeno convocato per i Mondiali.
D’accordo che il ct dell’Uruguay è quel Washington Tabarez che da noi non ha lasciato un gran ricordo una volta chiamato a gestire una grande squadra, ma ricordiamo che a metà stagione la squadra di Martinez era buon’ultima, e mi risulta difficile pensare che un simile presunto fenomeno non si stagliasse nel grigiore generale.
E le punte? Posto che Del Piero “vuole giocare sempre ed a volte risulta un problema”, ma che dalla prossima stagione dovrebbe essere un pochino meno “invasivo”; posto che Iaquinta dovrebbe rimanere perché è attaccante duttile e generoso; posto che Trezeguet sembrerebbe al passo d’addio (e stavolta parrebbe davvero finita, non senza rimpianti per quel che mi riguarda), rimane da definire la situazione Amauri, che Del Neri conosce per averlo allenato al Chievo, dove fece del brasiliano naturalizzato l’erede di Corradi.
L’ex palermitano è teoricamente l’elemento perfetto per il sistema di gioco del mister di Aquileia, resta da vedere quale sia la volontà del giocatore, partito in maniera folgorante all’inizio della sua esperienza juventina, e poi progressivamente adagiatosi sugli allori.
Sei gol nell’ultimo campionato e mezzo, in 18 mesi di serie A sono un bottino decisamente misero e non da Juve.
Si parla dell’ipotesi Pazzini, dell’idea Gilardino, meglio la prima della seconda a mio parere, ma tutte ipotesi non di primissimo piano.
L’attacco della Juventus, così sterile nell’ultima stagione, necessita di un grande bomber, un nome forte anche per la piazza, uno che sappia risolvere le partite con una giocata e che possa restituire al tifoso la fiducia nella società, che deve dimostrare di ambire a reclutare campioni.
Non parlo di Torres, irraggiungibile nonostante le difficoltà del Liverpool, non parlo nemmeno di Aguero, altrettanto costoso seppur bravissimo, ma a mio parere ancora acerbo per assumersi le responsabilità che l’attacco di una squadra come la Juve comporta.
Voglio parlare del campione di Germania, miglior giocatore e vicecapocannoniere dell’anno 2008/09 e capocannoniere quest’anno: al secolo Edin Dzeko da Sarajevo, bosniaco esploso due stagioni fa e che a molti ricorda Van Basten, paragone già fatto anni fa a proposito di Ibrahimovic, cui il centravanti della squadra della Volkswagen assomiglia per il caratterino deciso e sfrontato e per la tecnica, meno ostentata e spettacolare rispetto a quella dello svedese, ma più rivolta all’aspetto pratico e altrettanto efficace.
Dzeko, 24 anni è un uomo gol puro, ma in grado anche di giocare per la squadra: molti gol del suo compagno di reparto (il trentenne brasiliano Grafite) derivano da assist dello slavo.
La dote più importante di questo giocatore è la semplicità con la quale trova la rete con entrambi i piedi, a volte con una prodezza, a volte di rapina, quello che conta è che non è mai banale e denota rapidità, agilità e prontezza di riflessi non comuni per un corazziere di 193 centimetri.
La clausola rescissoria da 40 milioni di euro è scaduta il 31 maggio e il Manchester City, che era interessato, non l’ha pagata, forse perché Mancini spera di approfittare dei probabili saldi che potrebbero aprirsi a breve, risparmiando anche sull'aspetto logistico del trasferimento, visto che l'obiettivo dei "Citizens" dista a poco più di 50 km da Eastlands...
Per Dzeko ora si torna a trattare col Wolfsburg, e si può pensare ad uno sconto.
Se Andrea Agnelli volesse regalarci un campione…