L'ultimo set di Jean-Claude

blancLicenziare. E’ un lavoro sporco ma qualcuno deve pur farlo. Ed infatti Andrea Agnelli, come primo atto della sua presidenza, ha chiamato in sede Blanc e lo ha incaricato di fare piazza pulita. Il francese, galvanizzato dalla conferma ottenuta nel corso della prima conferenza stampa di Andrea Agnelli, ha cominciato a comunicare ai diretti interessati la notizia che non rientrano più nei piani della Juventus. La lista è lunga. Si va da Secco a Castagnini, da Sorbone a Gattino, da Goitre a Fassone, da Bettega  (ma a lui forse si poteva riservare un trattamento diverso) a Zaccheroni e a tutto il suo staff. Blanc, da bravo soldatino, esegue, illudendosi di rimanere a bordo “per occuparsi di stadio e sponsor”.

Non sappiamo se il francese ci creda davvero, ma questa strategia si studia nei libri di management e, se non l’ha capita, allora Blanc è davvero il mangiatore di baguettes che abbiamo imparato a conoscere in questi quattro anni. Terminata la fase dei licenziamenti, l’ultimo ad essere licenziato sarà proprio lui. Dopo aver fatto il lavoro sporco, per l’appunto.

Al suo posto, in qualità di Amministratore Delegato con responsabilità specifiche verso Stadio e Marketing (ma non solo), tornerà Romy Gai, il quale cercherà di raddrizzare la barra del settore commerciale, atrofizzato nei quattro anni di "cura" Blanc e Fassone. Verrà mandata in soffitta la fallimentare strategia del “less is more”, con cui Blanc cercava di impressionare i giornalisti e i tifosi. Gli azionisti, più svegli, hanno subito capito che si andava controcorrente e che nel medio periodo non ci sarebbero stati apprezzabili miglioramenti nei ricavi da pubblicità.

D’altronde prima si dice che avere un numero più basso di sponsor consente di aumentare le somme pagate da ciascuno di loro e poi, con un doppio salto mortale, si tenta di convincere la gente che per lo sponsor di maglia questo non è vero, e che quindi si cercherà di vendere separatamente la prima e la seconda maglia a due sponsor diversi. Peccato che lo sponsor della seconda maglia finora non si è visto, mentre si è vista una clausola che decapita il già misero contratto per lo sponsor di prima maglia, dopo la non qualificazione in Champions. Clausola inserita e sottoscritta ad aprile, quando era chiaro che la qualificazione fosse ormai sfumata. Davvero geniale.

In realtà la genialità di Blanc si era già vista il giorno dopo l’Assemblea degli azionisti di ottobre, quella che aveva visto la sua nomina a Presidente. Un'Assemblea infuocata, dove tutto ciò che è accaduto in questi mesi era stato preannunciato in maniera dettagliata da parte di un gruppo di piccoli azionisti. Ebbene, in tutta risposta, nei giorni successivi all’evento il Presidente Blanc aveva diramato a tutti i suoi collaboratori una specie di diktat: non dare troppa confidenza ai piccoli azionisti, specialmente a quelli con la lingua lunga e con l’occhio sveglio. Una tattica suicida, che il suo predecessore, Cobolli Gigli, aveva accuratamente evitato di applicare, nonostante fosse stato spesso al centro delle nostre critiche. Il rinchiudersi di Blanc nella sua torre d’avorio, annebbiato dalle tre cariche e dai tre stipendi, è stato il segnale che il francese aveva perso il contatto con la realtà. Alla fine, in stato confusionale, lo hanno dovuto sollevare dall’incarico, come uno Zeman qualsiasi.

Archiviato Blanc, si leggono in giro molte perplessità sulla scelta di Del Neri. Certo i tifosi amano sognare e si fanno coinvolgere dai nomi che godono di fama e buona stampa. Non dobbiamo però dimenticare cosa è oggi la Juventus. Una squadra ed una società da rifare, da ricostruire. E la storia ci insegna che le squadre non si fanno con le figurine ma con la programmazione. Altrimenti quest’anno il Real Madrid avrebbe vinto tutto. E invece non ha vinto nulla. Ecco che allora io guardo Del Neri sotto una luce diversa. Perché prima, quando c’erano quei farabutti (cit.) della Triade, le cose le facevano proprio programmando tutto fin nei minimi dettagli. E allora cerco di darmi una spiegazione logica alla scelta di Del Neri. Ci penso un attimo e poi mi rilasso. Perché quando c’erano "quei farabutti" nel 2004, prima di Capello, volevano prendere proprio Del Neri. Non Zaccheroni o Ranieri, ma Del Neri. Io di "quei tre" mi fidavo, non mi sono mai posto, in quegli anni, il problema di cosa avrebbero fatto. Ero sicuro che avrebbero cercato di fare il meglio possibile, nonostante avessero tutti contro, all'interno e all'esterno. Ero tranquillo che avrebbero fatto la scelta più logica e più adatta al momento della squadra. E così credo sia stato fatto oggi. Una scelta razionale che, se da un lato non mi fa sognare nell'immediato, mi rasserena però in chiave prospettica. In questo momento la Juventus non ha bisogno di snocciolare nomi da copertina, ma di creare una base concreta su cui lavorare. Lavorare con umiltà, con applicazione, con sacrificio. Tutte cose che mancano alla Juventus da troppo tempo.