Il più grande spettacolo dopo Zidane siamo noi /10

tifosiIl romanzo euforico della nostra vita

Ogni riferimento a fatti realmente accaduti e/o a persone realmente esistenti è da ritenersi puramente casuale.

C'è chi dice, gente autorevole per carità, che l'Italia non è riuscita ad affrontare adeguatamente le sfide della globalizzazione. Altri, altrettanto accreditati, sostengono che l'Italia non sia ancora riuscita a superare l'eredità della Guerra Fredda. Ci sono quelli poi, stimatissimi, che affermano che in realtà l'Italia non è ancora riuscita a mettersi alle spalle Fascismo e Resistenza. Orbene, forse gli juventini del bar poi non così distante da Torino non sono dei maîtres à penser, e forse non sono neanche maîtres d'hotel come il resto dell'italica stirpe, però sono uno specchio fedele della stessa Italia, isole comprese ovvio, come neanche la naja. E se li ascolti, capisci subito che il problema è che gli Italiani non hanno ancora fatto pace col Risorgimento. Campanilisti come neanche nel Medioevo, provinciali come una strada dissestata. La regione è già un concetto troppo vasto, una specie di Impero Austro-Ungarico. Ah sei pugliese...di dove? Salento. Alto o basso? Basso. Ionio o Adriatico? Papà è di Gallipoli e mamma di Otranto. Ci vengono a fottere le donne, cazzo!
In periodo di olio novello, l'orgoglio paesano raggiunge il suo apice. Innanzitutto perché tutti provano a vendere al Dante l'olio dello zio, e quello ogni volta spiega che senza etichetta non si può fare, che arriva il Nucleo Antisofisticazioni e gli fa il mazzo, e che comunque il suo olio è buono. Ma mai come il mio. Liguri, pugliesi, siciliani, umbri, toscani, bresciani, calabresi: tutti che il mio è quello buono, e genuino cazzo, contadino, e giù a poetare su mani callose e sguardi all'orizzonte. Tutti fieri delle loro origini rurali, mentre con l'Iphone fanno partire Google Earth e zoomano dal satellite per farti vedere gli sterminati vigneti dello zio. Ma allora siete ricchi, cazzo. Ma va': le tasse, i controlli, ci tolgono tutto, si sopravvive a mala pena. Comunque, che olio, gente, spettacolare. Il tuo usalo per la macchina. C'è ancora gente sinceramente stupita che milanesi e torinesi siano venuti a conoscenza dell'olio di oliva, deve essere successo in questi ultimi incomprensibili anni. Ma comunque, che ne sapete voi. Voi che vi fate fottere dalla grande distribuzione. Contadino, scarpe grosse e cervello fino, ti dicono, con le Hogan ai piedi.
Il tribalismo, una volta che lo aizzi, non trova confini nella sua espansione, e travolge tutto. La materia culinaria, naturalmente, è fonte primaria di competizione e divisione. Il Dante ha visto laziali e abruzzesi scannarsi per rivendicare la paternità dei bucatini all'amatriciana, con tanto di pergamene medievali e bolle papali a testimoniare, roba che poi finisci col chiederti se non sia per questo, in definitiva, che quei paesi dove su 40.000 chilometri di estensione tutti invariabilmente mangiano solo aringhe, salmoni e cetrioli abbiano una cultura civica superiore. Superiore all'Italia, ti diranno, ma vuoi mettere con Montescagliosoprovinciadimatera?
Si obietterà che qui non ci sono i mezzosangue. Il bar non poi così distante da Torino è pieno di mezzosangue, solo che quelli sono tribalisti al quadrato: paese del papà più paese della mamma, e da buoni italiani parteggiano un po' più per la seconda.
A volte, come già saprete, queste divisioni claniche finiscono per toccare anche la Juventus, la squadra che ha fatto l'Unità, con assurde gare in cui ci si appropria della Signora come prodotto locale DOP delle più remote province italiane. Si sente di cugini bis-laterali di Claudio Gentile che svernano in Val D'Aosta, ci sono piccoli oriali che millantano le purissime origini savonesi dei nonni di Vidal, e ci sono anche i molisani, che al mondo del calcio hanno regalato solo Aldo Biscardi, e però la cognata di Favero veniva in vacanza nel mio paese. Gente dei Nebrodi che considera Rampulla poco meno di Zoff, livornesi che Bachini, se non avesse avuto quel problema, bergamaschi che vorrei proprio capire perché a Cristian Zenoni non sono state date le giuste opportunità.
A troncare la patetica competizione, interviene il Direttore, l'unico vero uomo di cultura del bar poi non così distante da Torino, uno che lo strapaese lo conosce daddìo per aver diretto bande musicali a tutti gli angoli della penisola, uno che per distinguersi spesso sceglie il silenzio, ma non stavolta: "Lo sapete che Pirlo ha origini Sinti?"
...
"Sinti, provincia di?"

Metaspettacolo
Ci si collega con lo stadio Olimpico di Roma. E, tanto per non smentirsi, gli striscioni degli juventini sono in romanesco. E giù a ostiare in tutti i dialetti della nazione. Mannaja, freghete, ziofà. Pirlo è in dubbio. Il sentimento diffuso è di monorchidia. Entrano: Pirlo c'è. Sollievo, ci si tocca contenti che sia tutto a posto. La maglietta è quella da ciclisti con lo sponsor da ciclismo. Chiellini ha un po' del Bartali.
Partiamo benino, ma c'è da soffrire. Due volte ci mette la manona un veneto di Carrara. Noi ci facciamo vedere con la bella incursione di un torinese e una punizione con effetto SuperTele di Pirlo, sulla cui ribattuta uno di OltreAdula mette sciaguratamente fuori. Poi succede.
Vucinic lancia sulla sinistra uno della Bassa che appoggia in mezzo per un burino (indicazione geografica?) che insacca. Uno a zero. Segue rituale esultanza da golfista. "In fondo, la trovo curiosa questa esultanza di Pepe, la definirei quasi metaspettacolo.", riflette ad alta voce il Direttore, "Cioè: nel suo momento di gloria personale, acclamato da migliaia e milioni di persone, lui si immagina altrove, ma non troppo lontano. Si figura di vincere, ma in un altro sport, se così lo vogliamo chiamare, assai meno importante, lui - è questo il paradosso - si immagina a fare una cosa che vale molto di meno di quella che in realtà ha appena fatto. E' come se, per dire, a teatro Albertazzi, alla fine del monologo di Amleto, si mettesse a imitare Massimo Boldi. Ciao Cipollino!"
"Mitico Max! Ho una zia di Luino che lo conosce benissimo!" esulta El Borchokè.
"Tu regali savoiardi ai maiali, caro il mio direttore", lo rimprovera lo Schizzato.
La Juve va, si gioca a ritmi serrati ma la regia è la nostra: Pirlo zompetta etereo, sembra giocare con l'aquilone nei Campi Elisei, qualcosa che il Direttore definisce leggiadria preraffaelita.
"Ma non era di Stintino?" qualcuno domanda sottovoce.
Nell'intervallo, grazie a Sky, scopriamo un tocco involontario di braccio in area di un fiorentino. Caressa sostiene che abbia "indurito il braccio". Notevole. El Borchoké, di ritorno dal bar cinese, dove, recente consuetudine di metà tempo, stinca giù un Morettone alla modica cifra di due euro, rimarca che su Mediaset Plemium, dove pure si pratica l'antica arte del feuille de rose, nessuno dice niente.

Primi
Il secondo tempo inizia con loro che pompano. Noi stiamo in piedi, su bei dritti. Hernanes, il Profeta (soprannome che qui si voleva dare a Elia, prima di vederlo giocare) centra il palo.
"Ta-ta-ta-ta-ta-ta tachicardia!" esplode El Borchoké, ormai in trip boldesco.
"Tu la Juve non te la meriti proprio" gli fa lo Schizzato, guatandolo con disprezzo "E' troppo per te. E' come... come se Boldi vincesse il Leone d'Oro alla carriera, ecco com'è!"
La Lazio ci fa passare un brutto quarto d'ora: stavolta è Klose che fa tutto in bello stile e disegna una parabola sul palo lontano che Buffon va a prendere con una parata da poster.
"Beshtia mi sto cagando addosso!" spara El Borchokè, all'infinitesima imitazione di Boldi.
"La vuoi smettere?" lo ammonisce fosco Gino L'Incazzoso.
Il Direttore dimostra longanimità, improvvisandone un'esegesi: "In fondo anche questa è metanarrazione. De Sica, infatti, è tifoso laziale."
La Juve, intanto, ha detto basta: adesso ricominciamo noi. Echeccazzo, oh. Fuori Vucinic e dentro un aretino ino ino. E proprio il piccoletto se ne pappa uno, dopo aggraziata giravolta. Le contumelie non si contano. Il palo lo prendiamo anche noi, che così poi non puoi dire niente, con un bel sinistro di un lodigiano. Anzi di Matri. Questo cognome che ci ricorda la mamma e ci fa piangere. Siamo tutti juventini, se non proprio italiani.
Matri, solo per te la mia canzone vola...
Fischio finale, e siamo lassù. Primi come il primo bacio. Ora sì che siamo italiani, siamo i migliori di Italia.

Il Belpaese
E quindi si fa la pace con tutta la penisola. Come quegli italiani d'antan che cercavano di cuccare la danesina a colpi di Laudrup e Sirenetta, si compiace il vicino con pelosissimi complimenti turistico-culinari. Ah, il lungomare di Trani. Ah, la pasta con le sarde. E Venezia è Venezia. L'olio d'oliva è un orgoglio nazionale. Regione che vai, ghiottoneria che trovi. L'Italia è bella tutta.
I più insofferenti a queste menate, già sono al dibattito post-partita. I temi sono tre: 1) Gino L'Incazzoso che è incazzato perché abbiamo concesso alla Lazio di tirare in porta, e così non va bene 2) Chi sostituirà Marchisio, squalificato 3) Giaccherini sì o Giaccherini no?
Su quest'ultimo argomento, la prefazione la fa lo Schizzato: "In quegli ultimi venti minuti pensavo: se questo è così inutile così com'è, hai idea di quanto sarebbe inutile se fosse alto 1.95?" Il Direttore si lancia in un'accalorata perorazione, dagli inaspettati toni pop: "Oggi mi sento un po' Jackass e voglio difendere il Giac, è forse il miglior acquisto sulla fascia...". Di rimando: "Senti, piuttosto che Krasic va bene anche Jean-Paul Gautieri, ma non è che per non mangiare una merda adesso dobbiamo farci andare bene le carrube e dire pure che sono buone." E non ci sta:"Capita che il portiere te lo pari un tiro così. Soprattutto fuori dalla playstation, bimbominkia!" Finisce a insulti, nel reciproco rispetto, ovviamente.
Sul sostituto di Marchisio, in molti ritengono la scelta più prudente sostituirlo con Pazienza. Lo Schizzato invece darebbe un'ultima chance al Carneade: "Estigarribia! Brutto è brutto, il che non guasta, ma stavolta o mi fa vedere che punta l'uomo e corre come uno scippatore verso il fondo, o per quanto mi riguarda può pure tornare a ingoiare le spade coi fratelli Ramirez al Circo Medrano."
Infine, la prova incolore della Juve, come sostiene il Gino. L'Epifanio si mostra triorchide e gli dà contro.
"Caro Epi, riepiloghiamo: io sono antipatico, stronzo, ladro e arrogante. E questa è la filosofia vincente. Continuiamo?" E continuano.
Com'era quella delle guerre e delle partite di calcio?
Viva l'Italia! Vai con la sigla!

13^ Giornata, Sabato 26 Novembre, Ore 20.45
LAZIO-JUVENTUS 0-1
LAZIO (4-3-1-2): Marchetti; Konko, Stankevicius, Diakite, Radu; Brocchi (46' Gonzalez), Ledesma, Lulic (72' Sculli); Hernanes; Rocchi (65' Cissé), Klose. A disp.: Carrizo, Biava, Scaloni, Cana. All.: Reja
JUVENTUS (4-3-3): Buffon; Lichtsteiner, Barzagli, Bonucci, Chiellini; Marchisio, Pirlo, Vidal; Pepe (81' Estigarribia), Vucinic (66' Giaccherini), Matri (84' Quagliarella). A disp.: Storari, De Ceglie, Pazienza, Del Piero. All.: Conte
Arbitro: Rocchi
Reti: 34′ Pepe
Ammoniti: Marchisio (J), Ledesma (L), Sculli (L)